Lo sportello è un servizio di supporto del CIG - Centro di Iniziativa Gay - Arcigay Milano. Il progetto nato inizialmente anche come una rete oggi è un coordinamento tecnico di realtà come ArciLesbicaZami Milano, Sportello Trans Ala Milano Onlus, Associazione Radicale Certi Diritti, Il Grande Colibrì , Lesbiche senza frontiere, volontari di singole persone che lavorano negli uffici immigrazione del territorio, avvocati o associazioni milanesi che da anni si occupano di lotta alla discriminazione quali Cambio Passo, il Todo Cambia ed il Naga. Importante è anche il supporto dato dallo studio legale associato Santilli e Corace di Milano.
Nel 2008 con un contributo del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali Arcigay Nazionale realizzava un progetto denominato “Nuovi approcci nel campo dell'integrazione dei migranti residenti in Italia: l'aiuto ai migranti lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT)”.
Erano anni in cui non si sentiva parlare molto di immigrazione ed il tema era spesso sconosciuto. Il progetto prevedeva una formazione di coloro che si occupavano o si volevano occupare di immigrazione nel campo specifico delle discriminazioni multiple. In questo caso l’attenzione era focalizzata sulla discriminazione di tipo sessuale. Il CIG decise di aderire al progetto inviando a Napoli, luogo di incontro del progetto, due volontari, Diego Puccio e Domenico Abbate che dopo tre giorni di formazione decisero al rientro di dedicare le loro forze all’apertura a Milano di uno sportello all’interno del mondo LGBT.
Così nel 2009 nasce il Gruppo I.O. Immigrazione Omosessualità. Il gruppo si rivolge alle persone migranti LGBTQ per fornire loro servizi di orientamento, supporto sociale, aiuto nella richiesta di protezione internazionale per coloro che fuggono dal paese di origine perché discriminati per il loro orientamento sessuale.
Lo sportello è rivolto alle persone migranti Gay-Lesbiche, Trans* e Bisessuali (GLBTQ) per fornire loro servizi di orientamento e supporto, alla comunità GLBTQ italiana attraverso attività culturali con lo scopo di sensibilizzare i propri membri alle problematiche legate alle discriminazioni multiple; lo sportello inoltre è rivolto alle organizzazioni ed ai singoli che si occupano di migranti nel nostro paese per contribuire alla costruzione di una rete che agisca in modo sinergico.
Gli ambiti di intervento dello sportello IO sono:
- dare voce e visibilità ad un tema spesso misconosciuto e sottaciuto;
- introdurre il tema dell'intercultura all'interno del movimento GLBTQ italiano ed il tema dell'orientamento sessuale all'interno del movimento e tra le organizzazioni che si occupano di migranti in Italia;
- contribuire a ridurre la xenofobia, il razzismo, le discriminazioni e i pregiudizi nei confronti delle persone GLBTQ italiane e l'omofobia tra le persone migranti nel nostro Paese;
- fornire aiuto tecnico ed un supporto sociale a quei migranti che si rivolgono allo sportello attraverso le proprie competenze e attraverso la rete creata con le associazioni che nel territorio milanese da anni si occupano di immigrazione.
- lottare contro lo sfruttamento e promuovere il rispetto dei diritti umani dei migranti;
- aiutare a prendere coscienza dei diritti e dei doveri dei cittadini di paesi terzi;
- offrire ai migranti misure di formazione, quali: corsi di lingua o altre attività mirate all'apprendimento della lingua italiana come supporto per la ricerca di corsi di formazione professionale o di corsi di formazione specifici che tengano conto della cultura, dell'istruzione e della situazione socioeconomica delle persone. corsi di orientamento culturale;
- incontri per far conoscere ai migranti i diritti e i doveri
In una società che tende a rendere rigide e naturali le identità si riconosce che esse invece sono multiple, complesse e in continua trasformazione. Progetto IO propone ai migranti laboratori e dibattiti per conoscere le intersezioni fra percorsi migratori, generi e orientamenti sessuali con l’intento di stimolare il dialogo, parlare di orientamento sessuale e di malattie connesse alla sessualità.
All’inizio lo sportello accoglieva una piccola quantità di persone e un lavoro grande è stato quello di creare una rete con le realtà che si occupavano di immigrazione che con i vari attivisti che si occupavano di tematiche LGBTQ.
La città di Milano in particolare ed il territorio della città metropolitana sono diventati il punto di approdo o di transito di persone (uomini, donne, transgender) che qui cercano protezione da forme di discriminazione fondate su motivi etnico-razziali, sull’orientamento sessuale e identità di genere, sull’appartenenza religiosa. Diverse sono le ragioni sottese a questi movimenti. Tra i flussi migratori ed in particolare nell’imponente flusso di persone richiedenti protezione internazionale, è in aumento il numero di giovani che sono oggetto di una discriminazione multipla: Orientamento sessuale e discriminazione etnico razziale da parte degli italiani, discriminazione sull’orientamento sessuale da parte dei connazionali. Sul versante dei cittadini e delle cittadine italiane, la spinta data anche dalle promozione dell’acquisizione e dal riconoscimento dei diritti civile che porta ad esempio alla comunicazione del proprio orientamento sessuale alle proprie famiglie di origine, genera forme di respingimento ed allontanamento sia dagli affetti che dalla casa.
Dal 2009 al 2018 si sono rivolti ai volontari del Gruppo I.O. 270 persone, sono stati seguiti costantemente e continuativamente e la maggior parte ha ottenuto lo status di rifugiato.
Molte di queste persone ottengono così gli stessi diritti e doveri di cui godono i cittadini italiani (a esclusione dei diritti che presuppongono la cittadinanza italiana) ma per come è strutturato ad oggi il sistema di accoglienza nel nostro Paese, si trovano tuttavia ai margini se non del tutto escluse dalla società. Molti non riescono a trovare lavoro, altri perdono il diritto ad avere un posto letto e una struttura che possa ospitarli, pochi riescono a seguire e a concludere percorsi formativi. La quasi totalità si sente aliena e si isola (per ragioni linguistiche, culturali, sociali, economiche). Le comunità locali, per diverse ragioni, tra cui incidono moltissimo le crisi economica e occupazionale, vivono con insofferenza la loro presenza.
Nel 2019 abbiamo accolto circa 150 persone con l’ottenimento di 32 protezioni internazionali
Il progetto IO oggi è innanzitutto una rete prima di essere un servizio. Le persone che si rivolgono a noi hanno per la maggior parte subito casi di doppia discriminazione sia dalla comunità di origine che da quella del paese di arrivo. Si ritrovano pertanto sole nel territorio italiano; IO cerca di dare attraverso l’associazione un contesto in cui confrontarsi e iniziare ad inserirsi nella società. Queste persone che spesso a causa delle condizioni del paese di origine hanno vissuto malissimo il loro orientamento sessuale e la loro sessualità, hanno talmente interiorizzato l’omofobia circostante che spesso non trovano neanche le parole per esprimere quello che sentono. Sono spesso persone che a volte non hanno modelli di riferimento, non si sono mai interrogati sul concetto di omosessualità al contrario nascondendosi da tutto ciò a cui questo elemento era connesso. Può capitare invece, come per la Russia o Iran, che i modelli esistano ma l’appartenere è stato sempre motivo di torture e violenze.
Il progetto IO lavora molto su questi aspetti. Cerca di aiutare la persona a liberarsi da quelle gabbie sociali in cui la persona ha sempre vissuto accompagnandola in un processo di crescita.
Non è pertanto un “semplice servizio tecnico” di accompagnamento alla commissione, di scrittura della storia, di ricerca del lavoro, legale o psicologico. L’organizzazione di cene, la proiezione di film a tematica LGBTQI, i momenti di discussione e di confronto, tutte le attività svolte in Arcigay Milano non sono un semplice contorno al servizio tecnico fornito. Ne fanno interamente parte e costituiscono il completamento fondamentale ad un servizio mirato al benessere della persona. Il semplice mostrare che si può vivere la propria condizione in maniera più serena fornisce speranza e forza alle persone le quali il più delle volte realizzano che è possibile vivere “altri modelli di vita”.
Infine IO cerca di trasmette alla persona che qualunque cosa accadrà (anche dopo l’ottenimento dello status di rifugiato), avrà sempre una comunità ed un luogo di riferimento a cui rivolgersi; sostenendola, sempre, cercherà di strapparla alla sua condizione di solitudine.