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Colpevole di aver fatto politica?L'Italia è ancora Occidente? Lo vedremo con Open arms - Radio Libertà
16/12/2024

Colpevole di aver fatto politica?
L'Italia è ancora Occidente? Lo vedremo con Open arms - Radio Libertà

Cari ascoltatori, tra quattro giorni scopriremo se l’Italia è ancora una democrazia liberale, se è ancora inserita nel cosmo dei valori e dei riferimenti del mondo occidentale. Non stiamo drammatizzando: il 20 dicembre avremo la sentenza di quell’abominio giuridico, logico, politico che è il ...

16/12/2024

Ora in onda su - Rassegna Stampa - P. Scimia

16/12/2024

Ora in onda su - AUTO DA FÉ - UCRAINA AL 1024° GIORNO DI GUERRA - CONVERSAZIONE CON UGO POLETTI da ODESSA
LUNEDÌ 16 DICEMBRE 2024
DALLE ORE 10 ALLE ORE 11
Ugo Poletti è nato a Milano, si è laureato all’Università Bocconi, vive e lavora a Odessa, in Ucraina. Nel 2020 ha fondato il giornale online ‘The Odessa Journal’ (https://odessa-journal.com/)
Per l’editore Rizzoli ha pubblicato il libro “Nel cuore di Odessa”. Abbiamo fatto numerosi collegamenti radiotv per Radio Libertà in passato
Abbiamo discusso dei seguenti argomenti:
Le infrastrutture energetiche ucraine sono state colpite venerdì 13 dicembre da un "massiccio" attacco da parte delle forze russe. "Si tratta di uno dei più grandi attacchi contro il nostro settore energetico", ha sottolineato Zelensky. Mosca rivendica: raid risposta a uso missili Atacms. La Russia ha affermato che la posizione di Trump contro il lancio di missili americani in Russia da parte delle forze ucraine "coincide completamente con la posizione" di Mosca, ma ha anche aggiunto che al momento non è possibile sapere se il prossimo presidente americano annullerà il permesso a Kiev di colpire in Russia con missili a lungo raggio forniti dagli Usa.
Qual è oggi la situazione dal punto di vista bellico?
Il bilancio dei morti della guerra in Ucraina ha ormai raggiunto cifre drammatiche. A circa 1000 giorni dall’inizio del conflitto, secondo le forze armate di Kiev sono 719.240 i soldati russi uccisi o feriti nel Paese dal 22 febbraio 2022. Il 2024, secondo le stime ucraina, sarebbe stato pesante per le forze russe, con circa 360mila vittime da inizio anno. Nel campo ucraino, secondo stime degli alleati occidentali basate su report confidenziali emersi di nuovo a settembre 2024, sono circa 80mila i soldati di Kiev morti in battaglia dall'inizio della guerra, mentre sarebbero circa 400mila quelli feriti. Il Wall Street Journal, a settembre 2024, aveva stimato un totale di oltre un milione di vittime tra morti e feriti su entrambi i fronti.
Al di là dei numeri e dei morti, come si vive la vita di ogni giorno in Ucraina?
In che condizioni di salute è l'economia ucraina?
Quanti sono i profughi e che accoglienza hanno avuto nei Paesi che li hanno ospitati? Il caso della Polonia, dove i profughi ucraini sono diventati imprenditori e contributori netti del fisco polacco
Chi va a combattere oggi in Ucraina? È vero che i metodi di reclutamento dell'esecito ucraino si sono fatti molto aggressivi?
La paura che la guerra tra Russia e Ucraina possa portare a un'escalation che coinvolge anche armi nucleari. Dopo aver portato armi nucleari tattiche in Bielorussia e condotto esercitazioni con lo stesso tipo di testate ai confini del territorio ucraino, Putin ha firmato alcune modifiche alla dottrina nucleare di Mosca che regola l'utilizzo delle testate in caso di attacco al territorio russo: potranno essere usate anche se l'offensiva viene condotta da una potenza non nucleare appoggiata però da uno Stato che possiede le atomiche; Secondo Iriad Review, il periodico dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, stando ad alcune stime la Russia dispone di circa 1.900 armi nucleari tattiche. Gli Stati Uniti ne hanno 230. Il rischio è reale?
Il dibattito occidentale inizia a orientarsi già sul dopoguerra. E prende corpo l'idea di inviare truppe per gestire un eventuale cessate il fuoco. Crosetto apre: "Italia disponibile". Cauto invece Tajani: "Idea prematura"
Trump si è detto contro l'uso di missili Usa in Russia da parte di Kiev. Biden annuncia un nuovo pacchetto di armi all'Ucraina da 500 milioni di dollari
Bisogna "fare di tutto per porre fine alla guerra nel 2025 attraverso la via diplomatica", ma partendo da "un'Ucraina forte". A dirlo è il presidente Volodymyr Zelensky, mentre il suo omologo russo Vladimir Putin - nel corso della telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz - ha ribadito che un possibile accordo per la fine del conflitto deve "basarsi sulle nuove realtà territoriali", ovvero su quanto conquistato finora da Mosca.
Su quali basi immaginare la fine della guerra?
Putin ha posto come condizioni per un cessate il fuoco il ritiro delle forze ucraine dalle quattro regioni parzialmente occupate (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson). Zelensky ha sempre ribadito che il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un punto fondamentale, ma secondo Reuters nel suo "piano per la vittoria" non si parla di confini internazionalmente riconosciuti. E sul tavolo c’è anche il misterioso piano di pace di Trump che, stando alle indiscrezioni del Financial Times, prevederebbe regioni autonome su ogni lato di una zona demilitarizzata; alcuni pezzi da novanta di Kiev hanno incontrato il transition team di Trump per discutere del futuro. Fra loro, il capo dello staff di Volodymyr Zelensky e la vicepremier Yulia Svyrydenko; L'idea, che già qualcuno bolla come "piano Trump", è quella di una forza di peacekeeping da collocare lungo la linea di contatto fra Russia e Ucraina. Un contingente di circa duecentomila uomini tutto sulle spalle dell'Europa.
È realmente discusso in Ucraina questo scenario?
Cosa farà Trump sul tema Ucraina?
Nello scenario rientra anche l’ipotesi che Washington, con l’avvento di Trump, tagli gli aiuti all’Ucraina ponendo l’Europa davanti a una scelta. Prendere il posto degli Stati Uniti sul fronte degli aiuti militari significa moltiplicare per due i contributi annuali - ad oggi circa 20 miliardi, sostenuti in gran parte dalla Germania - e in un momento in cui, per giunta, l'economia non è al suo meglio. Al tempo stesso, il crollo di Kiev non è un'opzione per molti Stati membri, perché rappresenterebbe una minaccia esistenziale alla sicurezza. Inoltre i dati d'intelligence stimano che, se il Paese finisse davvero in mano ai russi, circa 10 milioni di persone fuggirebbero in Europa, con un esodo di proporzioni bibliche
Gli altri attori: UE e Cina e Turchia, un Paese di cui si parla poco, ma che ha ottimi rapporti con l'Ucraina
Il profilo del Governo Meloni sull'Ucraina
Il caso di Hunter Biden, il figliol prodigo che faceva affari in Ucraina e Cina usando il nome di papà (come ha scritto Il Sole 24 Ore): cold case o caso pronto a scoppiare di nuovo?
Hunter era nel Cda della società energetica ucraina Burisma e firmava contratti mentre Joe Biden era vicepresidente alla Casa Bianca: «accuse ingiuste», il complotto degli avversari politici, l’uso distorto della giustizia e dei processi: sono le motivazioni con le quali Joe Biden ha concesso la grazia al figlio Hunter; La grazia «piena e incondizionata» concessa da Joe Biden al figlio Hunter riguarda tutti reati che «ha commesso o potrebbe aver commesso» in un periodo insolitamente lungo, «dall’inizio del 2014 alla fine del 2024»; il 2014 è l’anno in cui Hunter, tre mesi dopo la caduta del presidente filorusso Yanukovich, entrò a fare parte del Cda della società energetica ucraina Burisma, con una retribuzione di 50mila dollari al mese, mentre il padre era alla Casa Bianca, come vicepresidente di Barack Obama, con delega per l’Ucraina; Hunter Biden non aveva alcuna competenza in materia energetica; Burisma era una azienda con qualche problema di legalità, e il magistrato ucraino, Viktor Shokin, aprì un’indagine per corruzione contro Burisma. Un’indagine che, se fosse diventata un procedimento giudiziario avrebbe danneggiato l’immagine dell’allora vice presidente Biden, il cui figlio era nel Cda della Burisma.
Il vicepresidente Biden, in accordo con Obama, intervenne: ottenne di far licenziare il prosecutore generale Viktor Shokin
Il prossimo Presidente dell'Ucraina ben difficilmente sarà Zelensky
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CULTURA POPOLARE ITALIANA ANDREA ROGNONI  ANTONIO VERNA 16 12 24H 16.Intervista allo studioso vapriese sul suo nuovo lib...
16/12/2024

CULTURA POPOLARE ITALIANA ANDREA ROGNONI ANTONIO VERNA 16 12 24

H 16.
Intervista allo studioso vapriese sul suo nuovo libro
sul cuore linguistico e culturale della costa abduana, IL VAVARINO.
Altre novità editoriali su piccole patrie del Nord.
Finalino di cosmologia popolare ( Scorribande celesti prenatalizie)

16/12/2024

Ora in onda su - Te la ridò io l'America con Matteo De Sio
Lunedì 16 Dicembre 2024

16/12/2024

Ora in onda su - LiberaMente con Giovanni Sallusti
Lunedì 16 Dicembre 2024

16/12/2024

Ora in onda su - Rassegna Stampa di Samuele Sammy Varin
Lunedì 16 Dicembre 2024

CHE GIORNO È - PIER LUIGI PELLEGRIN – 16/12/2024Dalle 12.30: convenevoli formulaici, genetliaci, ricorrenze, commemorazi...
16/12/2024

CHE GIORNO È - PIER LUIGI PELLEGRIN – 16/12/2024
Dalle 12.30: convenevoli formulaici, genetliaci, ricorrenze, commemorazioni, rilevamenti demoscopici & musica per voi;

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – MAURIZIO TORORELLA – QUI PARLAMENTO – GIGI MAIERON – 16/12/2024

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – MAURIZIO TORTORELLA – 16/12/2024
Alle 13.35 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), bomba o non bomba? C’era una volta la paura della guerra nucleare, tempi di guerra fredda e di testate calde, baie dei porci, Krusciov, Nixon, Kissinger e Reagan. Tempi di day after che sembravano remoti, risolti, superati, no nuke la trionferà. Tempi che a volte ritornano. Anche se non molti sembrano essersene accorti. Eppure un warning è rintoccato potente lo scorso 21 novembre, quando Vladimir Putin ha dato l’ordine di colpire la città ucraina di Dnipro, testando il nuovo missile balistico ipersonico Oreshnik (“albero di nocciole”). Il vettore nell’occasione era armato di testata convenzionale, ma si tratta di un’arma capace di trasportare sei ordigni nucleari alla velocità di 13mila chilometri orari (in 13 minuti può colpire Londra, Parigi o Roma, in 9 arriva a Berlino). “La velocità e la traiettoria con cui viaggia l’Oreshnik – ha spiegato Sergei Karakayev, generale a capo delle forze missilistiche russe – lo rendono molto difficile da intercettare dai migliori sistemi di difesa NATO”. La mossa seguiva di pochi giorni la decisione del presidente statunitense, Joe Biden, di dare il via libera a Kiev per l’utilizzo dei missili ATACMS per colpire obiettivi all’interno della Russia. Come immediata risposta Putin ha annunciato il drastico ridimensionamento dei protocolli d’impiego di armi nucleari;

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – _QUI PARLAMENTO – 16/12/2024
Alle 14.05 con

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – GIGI MAIERON – 16/12/2024
Alle 14.35 Terza Pagina con GIGI MAIERON (cantautore, poeta), “musicante che ha saputo sciogliere il sale del dolore nel canto di una poesia”, parole e immagini di Dorino Minigutti, musica di Gigi Maieron, protagonista del suo lungometraggio “Si Vîf – Une vite di musicant”. Un dialogo tra il regista e il cantautore per mettere a n**o il poeta ma anche l’uomo: le sue fragilità, il suo rapporto con i genitori, con l’amore, con i figli, con la morte, con il trascorrere del tempo. Sullo sfondo la Carnia, per Maieron Patria di terra, carne, pietra, istinto, magia e sorpresa. Si vive, soprattutto, per come lo sentono i furlani (cjarniei compresi) si sopravvive, con la stessa espressione di chi riceve un regalo né chiesto né desiderato, ma dir di no non si può, non sta bene (per un friulano una vita senza dolore sembrerebbe strana). “Si Vîf” è anche il titolo del singolo e dell’album di Maieron, il secondo, quello della sua consacrazione;

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OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – GIGI MAIERON – 16/12/2024Alle 14.35 Terza Pagina con GIGI MAIERON (cantautore, ...
16/12/2024

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – GIGI MAIERON – 16/12/2024
Alle 14.35 Terza Pagina con GIGI MAIERON (cantautore, poeta), “musicante che ha saputo sciogliere il sale del dolore nel canto di una poesia”, parole e immagini di Dorino Minigutti, musica di Gigi Maieron, protagonista del suo lungometraggio “Si Vîf – Une vite di musicant”. Un dialogo tra il regista e il cantautore per mettere a n**o il poeta ma anche l’uomo: le sue fragilità, il suo rapporto con i genitori, con l’amore, con i figli, con la morte, con il trascorrere del tempo. Sullo sfondo la Carnia, per Maieron Patria di terra, carne, pietra, istinto, magia e sorpresa. Si vive, soprattutto, per come lo sentono i furlani (cjarniei compresi) si sopravvive, con la stessa espressione di chi riceve un regalo né chiesto né desiderato, ma dir di no non si può, non sta bene (per un friulano una vita senza dolore sembrerebbe strana). “Si Vîf” è anche il titolo del singolo e dell’album di Maieron, il secondo, quello della sua consacrazione. Minigutti scava nell’artista e nell’uomo, lo racconta, dal complesso rapporto con la madre, al dolore per la perdita della figlia, alla scrittura come autoterapia. Emozione e misura, nessuna enfasi, zero birignao, essenziale, quasi basico, ma anche necessario. Un furlan, insomma. “Gigi – racconta Minigutti – mi ha colpito fin da subito per la sua sensibilità e la spontaneità nel raccontarsi senza filtri. Questa sua attitudine di mettere a n**o le proprie fragilità lo rende una persona e un autore non convenzionale. Un artista le cui parole riescono a toccare temi che coinvolgono tutti, ma che spesso non indaghiamo per riservatezza o riguardo. Per questi motivi ho deciso di realizzare un documentario incentrato più sulla persona, che sul musicista. Per la prima volta, ho deciso di entrare in scena anch’io per non perdere quell’intesa che si era creata sin dall’inizio tra me e Gigi, portando sullo schermo una conversazione più naturale e spontanea possibile. Da questo dialogo scaturisce una testimonianza profondamente legata alla sua terra e che ne attraversa il tempo, facendo emergere aspetti di vita ormai dimenticati o di cui si conserva solo un flebile ricordo. Nasce così un documentario biografico che tratta di temi universali, ma che allo stesso tempo racconta la storia di un uomo, di un luogo e di un’epoca”. Cantautore, poeta e scrittore, Luigi Maieron pubblica il primo CD, Anime Femine, nel 1998, seguito da Si Vîf, prodotto da Michele Gazich e Massimo Bubola. Con l’album Une primavere è tra i cinque finalisti al premio Tenco 2008. Firma inoltre la raccolta di poesie Orepresint, il romanzo autobiografico vincitore del premio Leggimontagna La neve di Anna (2004), il libro scritto a quattro mani con Mauro Corona Quasi niente (2017) e il romanzo Te lo giuro sul cielo (2018). Dorino Minigutti è autore e regista di numerosi documentari tra i quali Big John (2023); L’Atlante della Memoria (2020) e Oltre il filo (2011). In lingua friulana ha realizzato Masse Biel (2023), dedicato a Dario Zampa; le serie documentarie Il Mont intune pagjine (2024), Altris Feminis (2023) e Feminis (2022), Int/Art (2016-2018) e Nûfcent (2004-2007). “Si Vîf – Une vite di musicant” fa parte della serie documentaria in lingua friulana Muse a Muse ed è prodotto da Agherose, con il sostegno del Fondo Regionale dell’Audiovisivo del FVG e la collaborazione dell’ARLeF – Agenzia Regionale per la Lingua Friulana. Potrete vedere il film con la presenza in sala del regista e del protagonista mercoledì 18 dicembre a Cinemazero di Pordenone (ore 21). nell’anno nuovo appuntamento per venerdì 17 gennaio, al Cinema David di Tolmezzo (ore 20.30);

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – MAURIZIO TORTORELLA – 16/12/2024Alle 13.35 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), ...
16/12/2024

OLTRE LA PAGINA – PIER LUIGI PELLEGRIN – MAURIZIO TORTORELLA – 16/12/2024
Alle 13.35 con MAURIZIO TORTORELLA (Panorama), bomba o non bomba? C’era una volta la paura della guerra nucleare, tempi di guerra fredda e di testate calde, baie dei porci, Krusciov, Nixon, Kissinger e Reagan. Tempi di day after che sembravano remoti, risolti, superati, no nuke la trionferà. Tempi che a volte ritornano. Anche se non molti sembrano essersene accorti. Eppure un warning è rintoccato potente lo scorso 21 novembre, quando Vladimir Putin ha dato l’ordine di colpire la città ucraina di Dnipro, testando il nuovo missile balistico ipersonico Oreshnik (“albero di nocciole”). Il vettore nell’occasione era armato di testata convenzionale, ma si tratta di un’arma capace di trasportare sei ordigni nucleari alla velocità di 13mila chilometri orari (in 13 minuti può colpire Londra, Parigi o Roma, in 9 arriva a Berlino). “La velocità e la traiettoria con cui viaggia l’Oreshnik – ha spiegato Sergei Karakayev, generale a capo delle forze missilistiche russe – lo rendono molto difficile da intercettare dai migliori sistemi di difesa NATO”. La mossa seguiva di pochi giorni la decisione del presidente statunitense, Joe Biden, di dare il via libera a Kiev per l’utilizzo dei missili ATACMS per colpire obiettivi all’interno della Russia. Come immediata risposta Putin ha annunciato il drastico ridimensionamento dei protocolli d’impiego di armi nucleari. Finora, a partire dai tempi sovietici, Mosca aveva stabilito che il ricorso alle atomiche si sarebbe verificato solo in risposta a ogni attacco in grado di minacciare l’esistenza della Russia, adesso il Cremlino fa sapere che l’impiego del nucleare può avvenire anche in presenza di sole minacce alla sovranità o all’integrità territoriale della Russia e della Bielorussia. Non solo, Putin si è pure arrogato il diritto di attacchi nucleari contro Stati non nucleari che siano però aiutati da potenze nucleari. Della serie: “Kiev avvisata, mezza salvata”. Da quel momento gli alti comandi della NATO sono entrati in allarme rosso, anche perché la minaccia atomica non arriva solo da Mosca ma pure da Pechino, visto che Xi Jinping ha disposto di passare dalle attuali 500 testate nucleari ad almeno 1.000 entro il 2030 e a 1.500 nel 2035. Una vertiginosa corsa al riarmo che si aggiungerà alle 1.770 bombe nucleari attive degli USA e 1.710 russe. Una competizione nella quale Pechino ha visto crescere le spese militari del 7-8% negli ultimi quattro anni (secondo i servizi segreti americani le spese nel 2024 hanno toccato i 700 miliardi contro i 232 dichiarati ufficialmente; la Difesa USA costa a bilancio 800 miliardi). La Cina ha inoltre schierato il nuovo bombardiere strategico XI’an H-20, simile allo STEALTH americano, non rilevabile dai radar e capace di trasportare fino a 10 tonnellate di bombe (anche atomiche) in un raggio di 9mila chilometri. Intanto, come se non bastasse, la Corea del Nord ogni settimana sperimenta missili intercontinentali sempre più potenti. Mentre il 29 novembre l’Iran ha informato l’Agenzia atomica internazionale di aver installato altre seimila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, contro tutti gli accordi di non proliferazione e in spregio ai continui richiami delle Nazioni Unite (Teheran già lo scorso giugno era arrivata al 95% della quantità necessaria per fabbricare la bomba H, mentre il misterioso sisma del 5 ottobre, epicentro nel Semnan, non lontano dagli impianti sotterranei di Fordow e Natanz, potrebbe essere sintomo di un primo test nucleare made in Iran). Una situazione allarmante che secondo gli osservatori spingerà Donald Trump a riattivare una parte delle duemila testate nucleare tenute in riserva nei depositi, scelta da compiere anche per recuperare quel ruolo di deterrenza militare globale che quattro anni di Joe Biden hanno fatto perdere agli USA. Non ha funzionato la strategia di Barack Obama che, per fermare la corsa all’atomica iraniana stipulò nel 2015 l’Accordo congiunto globale JCPOA con Cina, Russia, Iran, Francia e Gran Bretagna. Al contrario uno come Trump preferisce puntare sulla superiorità strategica (modello Ronald Reagan), tant’è che nel 2019 uscì unilateralmente dal JCPOA, dando impulso alle difese antimissile e all’ammodernamento dell’arsenale nucleare (misure puntualmente cancellate da Biden). Il tycoon newyorkese è già pronto a risfoderare la “dottrina del pazzo”, ovvero la strategia dell’imprevedibilità. Intanto, sulla scorta dell’esempio statunitense, anche l’India (che è dotata di 172 bombe atomiche), in riposta alla crescente aggressività della flotta cinese sul Pacifico, aumenterà la propria flotta sottomarina in grado di lanciare testate nucleari;

ZOOM - IL DRIVE TIME IN MEZZO AI FATTI - A. D'ANNA - C. DEFILIPPI - L. DE BERNARDI, 16-12-24, h. 18.05FATTI SENTIRE!Per ...
15/12/2024

ZOOM - IL DRIVE TIME IN MEZZO AI FATTI - A. D'ANNA - C. DEFILIPPI - L. DE BERNARDI, 16-12-24, h. 18.05
FATTI SENTIRE!
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Monica Busetto è stata condannata a 25 anni per aver ucciso la dirimpettaia Lidia Taffi Pamio a Mestre: sono già passati 12 anni dai fatti e c'è una rea confessa, Susanna Lazzarini. Ma non è possibile chiedere la revisione del processo della Busetto, perché? Antonino D'Anna ne parla con l'avvocato Claudio Defilippi nel Faccia a faccia delle 18.35, non mancate!
Alle 19.05 torna l'imperdibile Carla De Bernardi con "La grande città", a spasso per le vie di Milano. Si va all'Ortica ed alla chiesa di Sant'Antonino in Segnano.
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RASSEGNA STAMPA & POTERE AL POPOLO - Samuele Sammy Varin - On.Riccardo Molinari -  Max Lago - Giovanni Galli  - 16 - 12-...
15/12/2024

RASSEGNA STAMPA & POTERE AL POPOLO - Samuele Sammy Varin - On.Riccardo Molinari - Max Lago - Giovanni Galli - 16 - 12- 2024 ORE 07.30

Qualcuno pensa che le rassegne stampa siano noiose..
Provate la mia!
Vi aspetto delle 07.30 alle 09.30 poi dalle 11 alle 12 sul CANALE 252 di www.radioliberta.net😉

Scoprire e riscoprirePalazzeschi, Sgarbi, Eliade: ecco i vostri libri di Natale - Radio Libertà
15/12/2024

Scoprire e riscoprire
Palazzeschi, Sgarbi, Eliade: ecco i vostri libri di Natale - Radio Libertà

Archiviato il disastro della kermesse “Più libri più liberi”, di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata, entriamo nella settimana prenataliza, ed ecco la nostra rassegna di libri da regalare (e leggere) scelti fra le nuove uscite: la presenta Alessandro Gnocchi nella nuova puntata della rubr...

14/12/2024

Ora in onda su - CULTURA E ARTE

14/12/2024

Ora in onda su - FILO DIRETTO NUOVO CODICE DELLA STRADA

14/12/2024

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14/12/2024

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La truffa mainstream"Parlando liberaMente" con Fausto Biloslavo: La vera storia dei fantomatici talebuoni - Radio Libert...
14/12/2024

La truffa mainstream
"Parlando liberaMente" con Fausto Biloslavo: La vera storia dei fantomatici talebuoni - Radio Libertà

A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti parla dello scacchiere mediorientale dopo la caduta di Assad in Siria con il giornalista di guerra Fausto Biloslavo, da oltre 40 anni impegnato a ra...

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Le origini

Il nome originario di Radio Padania Libera, era Radio Varese, detta anche la radio delle tre scimmiette . Radio Varese, fu fondata il 28 febbraio 1976, a Varese, nella sede di via Walder dal futuro ministro dell’interno Roberto Maroni, da alcuni suoi compagni del liceo classico Cairoli di Varese e dal loro professore di filosofia, esperto di telecomunicazioni.

Le trasmissioni di Radio Varese, venivano diffuse tramite un ponte radio che collegava la sede principale di via Walder con un’altra sede della città di Varese, situata a Campo dei Fiori. Il segnale radiofonico giungeva alle province di Varese e in quelle dell’Altomilanese sulla frequenza di 100.700 MHz. Il palinsesto di Radio Varese, comprendeva diverse rubriche: informazione, approfondimento politico, sport, cucina, salute, agricoltura.

Gli editori di Radio Varese furono la Democrazia Proletaria (1976-1985) e il Partito Socialista Italiano (1985-1990). Il 20 ottobre 1990, Radio Varese diventa Radio Varese - Lega Lombarda a seguito dell’acquisto del partito guidato da Umbero Bossi, la Lega Lombarda, che fu editore fino al 16 maggio 1997. Il palinsesto di Radio Varese - Lega Lombarda, riguardava principalmente l’informazione con numerose rubriche di approfondimento politico, rubriche di sport, rubriche dedicate alla salute. Radio Varese-Lega Lombarda, trasmetteva musica di vario genere: country, rock, jazz, musica classica. Il segnale radiofonico, giungeva sia alle province di Varese (100.7FM) e Como (89.1FM) e anche in altre province della Lombardia.

Il 17 maggio 1997, Radio Varese - Lega Lombarda, diventa Radio Padania Libera. Il nuovo nome, fu scelto dall’amministratore delegato di Editoriale Nord di Milano, Davide Caparini. Dal 1997 al 1999, il direttore di Radio Padania Libera è stato Roberto Poletti.


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