Marco Saya Editore

Marco Saya Editore Poesia contemporanea Marco Saya Edizioni è una casa editrice costituita nel 2010 che si occupa prevalentemente di poesia contemporanea.

La linea editoriale prevede un catalogo che oltre la poesia contemporanea include la saggistica letteraria.

22/06/2024

Il ritratto di Gandolfo Cascio
(Scritture, il Maradagàl 10)

Miss Charlotte Morrissey guardava con attenzione il vasetto di gerani rosa sul proprio tavolo. Si accorse che i fiori posti sugli altri quattro della saletta dove veniva servita la colazione erano di un rosso scarlatto, infiammato. Fu contenta di constatare che il suo piccolo mazzo si distinguesse per sobrietà e che, in un certo senso, le assomigliasse. Questo sentimento la fece star bene, le riconfermò la propria opinione su sé stessa. Poi si chiese se si fosse seduta a quel posto a caso, o perché attratta in modo quasi inconsapevole.
Dalla finestra entrava una luce pallida che cadeva piano sulla tovaglia di cotone bianco. Ai bordi c’era un delicato ricamo che riproduceva un semplice disegno geometrico. Il suo sguardo rimase ancora un po’ posato su quei fiori che l’avevano intenerita. Era come se non volesse guardare, come invece facevano gli altri ospiti, oltre i vetri della finestra che si apriva sul cortile. Preferì concentrare per intero la propria attenzione sui dettagli di quella camera e a completare, senza fare errori, il rituale lento della colazione. A Venezia del resto c’era venuta con poca voglia. Venezia e Roma non le interessavano nel loro splendore così evidente, innegabile e dunque sfrontato. Lei preferiva di gran lunga Firenze, la città che sapeva nascondere all’interno di palazzi severi i ritratti più dolci che lei conoscesse. Questa città non sapeva essere austera, e perciò non le piaceva. Pur nella luce di febbraio c’era una certa allegria nell’aria, una leggerezza che la infastidiva. E poi c’era molta umidità e questo la preoccupava parecchio. Ma così come aveva visitato Roma qualche anno fa, adesso le era sembrato opportuno ve**re anche qui, seppure solo per qualche giorno. Poi sarebbe tornata a Firenze e avrebbe ripreso i suoi studi per completare il libro sul Cimitero degli Inglesi. Stava rivedendo il capitolo più importante: quello dedicato alla tomba di Elizabeth Barrett Browning; ma prima di fare delle correzioni voleva che quello che aveva già scritto si sedimentasse bene sulla pagina. Al suo ritorno avrebbe riletto tutto con uno spirito fresco.
Ieri aveva passato la giornata visitando alcune chiese. Oggi sarebbe andata alle Gallerie
dell’Accademia e domani si riprometteva di dare un’occhiata al Palazzo Ducale. Alla
reception aveva già prenotato il servizio auto che venerdì l’avrebbe riportata a Firenze.
Si portò uno dei fiori al naso. Respirò forte e percepì nel profondo delle narici un odore intenso che veniva dal groviglio di petali e si posava ora all’interno del suo petto.
Andò in camera, indossò un cappotto color ca****lo che aveva acquistato anni addietro, ma che le piaceva sempre di più, perché il pelo si era ammorbidito e aveva preso una tonalità che si adattava benissimo ai suoi capelli castani. Si avvolse in una sciarpa e infilò i guanti di camoscio. Controllò che nella borsetta avesse gli occhiali e l’ombrellino portatile che in quelle giornate invernali aveva usato soprattutto per le leggere nevicate pomeridiane.
La portinaia non era al suo posto perché adesso stava sparecchiando, questo la rese allegra, perché non sopportava quella donna che le faceva troppe domande e lodava troppo spesso il suo italiano, quando invece era evidente che voleva solamente sottolineare le imperfezioni di cui Miss Charlotte Morrissey era consapevole.
A questa piccola fortuna si aggiunse la soddisfazione di accorgersi che l’aria era più tiepida che il giorno prima. Il sole restava dietro una massa di nuvoloni bianchi, ma non preoccupavano più di tanto. Oggi non avrebbe nevicato né piovuto. Camminava piano,
cercando di evitare di incontrare lo sguardo dei garzoni e delle donne che andavano al lavoro. Il volto era abbassato e girato a destra come a osservare il corso dell’acqua, e si accorse di camminare controcorrente. Arrivò all’ingresso del museo e, come c’era da aspettarsi, alla cassa non trovò nessuna fila e poté fare subito il biglietto. Al guardaroba consegnò il paltò, ma si tenne la sciarpa che non raccolse più attorno al collo ma lasciò cadere sulle spalle e si avvolse sul davanti tenendola con le mani incrociate. Inforcò gli occhiali e si ordinò delicatamente i capelli dietro le orecchie. Ebbe un piccolo brivido. In giro c’erano pochi turisti: una coppia di anziani, «italiani o francesi» pensò. Camminavano, difatti, a braccetto e Miss Charlotte Morrissey si era fatta l’idea che solo nel Sud le coppie camminassero mostrando apertamente i propri sentimenti. I gruppi a quest’ora erano ancora dispersi nelle sale degli hotel, e anche le classi di bambini non sarebbero arrivate prima della tarda mattinata. A quell’ora lei avrebbe già terminato la sua visita e quindi sarebbe andata al Ghetto.
Non aveva una guida del museo. Conosceva dai libri che aveva a casa le opere più importanti della collezione e si era riproposta di soffermarsi piuttosto su qualche quadro che ancora non conosceva. La cosa le riuscì più difficile di quanto si proponesse, e la sua debolezza davanti a quella bellezza così evidente la indispettì. Accelerò anche per questo il passo. Si lasciò alle spalle la coppia e arrivata alla sala sette decise di sedersi su uno dei divani. Mise le braccia all’indietro, si stirò piano la schiena e la sciarpa le si aprì sul maglioncino di lana nera. Guardò la parete e si accorse del ritratto che le stava davanti. Provò una sensazione che non le piacque. Quel ragazzo pallido la osservava come se fosse proprio lì davanti a lei. Spontaneamente si drizzò e si raccolse la sciarpa sul petto. Di controvoglia si alzò, ma era come se non avesse scelta, come se qualcosa la attraesse a quell’immagine che pareva viva. Andò a leggere la targhetta, posta in basso a sinistra della cornice: «Lorenzo LOTTO, Portrait of a Gentleman in his Study, c. 1530, Oil on canvas, 98 x 111 cm.». Non ricordava di aver visto questo ritratto in uno dei cataloghi che a casa teneva sul coffee-table. Rilesse il titolo in italiano e scandì piano le parole: Giovane malato. Non capiva perché non si trattasse di una traduzione letterale. Quell’aggettivo l’aveva inquietata. Perché malato? Il ragazzo era pallido, ma quel biancore era enfatizzato dal nero della giacchetta. Miss Charlotte Morrissey non si capacitava di come fosse possibile che la pupilla del ragazzo centrasse perfettamente il suo sguardo. Lo sentiva vicino. Il ragazzo pallido era lì e la osservava, la fissava. Il liuto testimoniava che amava la musica, così come il c***o facevano forse intuire una passione per la caccia. Questo spiegava molte cose sul suo status sociale. La lucertola sulla stoffa azzurra è un simbolo noto di virtù: di chi va incontro alla luce, di chi cerca Dio. E poi è segno anche di distacco dalle passioni, perché la lucertola è un animale a sangue freddo. Tutto questo era abbastanza facile da ricostruire. Ma quello che Miss Charlotte Morrissey non riusciva a capire era il senso di quella lettera ripiegata, circondata da pochi petali di rosa rosa, sparsi a circondarla, a evidenziare la sua presenza e il suo segreto. Il Giovane continuava a fissarla e le penetrava dentro, era come se dagli occhi arrivasse al cuore. Sentiva il muscolo pulsare, ne percepiva chiaramente il ritmo, e avvertiva un leggero dolore che la incupì. Charlotte Morrissey si voltò di scatto. Si diresse al guardaroba e imboccò la stradina per tornare alla pensione. Aveva intuito che quello era il proprio ritratto. La luce che nel quadro cadeva sul libro aperto era la stessa che in mattinata si era posata sulla tovaglia di cotone; il pallore del ragazzo ero identico a quello che segnava il suo viso appuntito; le mani più robuste dell’italiano parevano sfogliare le pagine con la stessa mollezza che aveva anche lei quando era intenta a studiare i grossi volumi degli archivi. Ma quello che per un attimo la fece impietrire fu la consapevolezza che la lettera che il pittore aveva posto sul copritavolo era piegata come lei aveva fatto con quella del professor Donovan. Due anni prima il collega le scrisse poche righe dove le comunicava di voler rompere la loro relazione che ormai durava da cinque anni. Francis Donovan si annoiava. Era stanco delle conversazioni colte e delle gite in campagna. Prima della rottura Miss Charlotte Morrissey aveva sempre considerato la propria storia d’amore come felice perché tenuta insieme, tutto sommato, senza grossi sforzi.
The Portrait of a Gentleman in his Study era il ritratto di una grande malinconia. Era il ritratto di Charlotte Morrissey, nata a Maidstone, nel Kent, nel 1958 ed ora studiosa dei cimiteri monumentali italiani.

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Quanto dura la felicità
se non ce ne accorgiamo
come impietosa
svapora…

dovevamo dovevamo
stare attenti
non perderla di vista
essere più coscienti

Aida Airaghi

Blog di cultura, dibattito e riflessione diretto da Angelo Gaccione. Collaborano grandi firme.

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