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Kate Winslet-LeeIntervista di Elisa LeonelliKate Winslet è stata candidata dai giornalisti internazionali votanti per i ...
20/12/2024

Kate Winslet-Lee
Intervista di Elisa Leonelli

Kate Winslet è stata candidata dai giornalisti internazionali votanti per i Golden Globes fra le migliori attrici protagoniste per la sua interpretazione della fotografa Lee Miller nel film Lee da lei prodotto, prima regia di Ellen Kuras, con Andy Samberg, Josh O'Connor, Andrea Riseborough, Alexander Skarsgård, Marion Cotillard.

Quali difficoltà ha dovuto superare nel trovare finanziamenti per produrre questo film indipendente?
Credo fermamente che se trovi qualcosa nella vita di cui sei appassionato devi continuare a perseguirla, ma è stata una lotta e una sfida ottenere investimenti per pagare varie stesure della sceneggiatura, perché c’è voluto un po’ di tempo per vagliare la vasta biografia di Lee Miller e distillarla nel decennio più importante della sua carriera, del quale era molto fiera, ma di cui nessuno conosceva i particolari. Era frustrante sentire che tanti potenziali investitori maschi non erano in grado di simpatizzare con Lee, perché aveva problemi di alcolismo, depressione e PTSD (disturbo post traumatico da stress). Eppure era una persona che aveva compiuto gesta straordinarie per rivelare la verità, presentare testimonianza delle atrocità del regime nazista, quando fotografò montagne di cadaveri nel campo di concentramento di Dachau. Per me è stato un grande privilegio raccontare la storia di Lee, senza sessualizzarla con uno sguardo maschilista, come era avvenuto quando aveva fra i venti e i trent’anni, ma presentare una donna di mezza età con molti difetti che è andata in guerra a documentarla per le lettrici femminili di Vogue.

Si identifica con il coraggio e lo spirito di indipendenza di Lee Miller?
Le azioni di Lee ci ispirano e ci ricordano quanto sia importante fare qualcosa con la nostra vita, come ha fatto lei, senza prendere in considerazione i rischi. Dopo la fine della guerra era tornata a Londra, ma poi è andata di nuovo a Vienna e in Ungheria per fotografare le conseguenze. Posso senz’altro identificarmi con la sua forza e la sua determinazione. Lee era una donna che, già 80 anni fa, ridefiniva la femminilità come resistenza e potere, compassione, solidarietà e integrità.

Che rapporto ha instaurato con Antony Penrose, il figlio di Lee Miller, che nel 1985 ha scritto la biografia della madre, The Lives of Lee Miller, dopo la sua morte nel 1977?
Antony, che è ancora vivo e ha 77 anni, è stato per me una parte estremamente importante del processo creativo, che è durato 9 anni, e infatti mi ha motivato a fare questo film proprio per lui, perché aveva bisogno di una chiusura emotiva. Mi ha dato completo accesso agli archivi di sua madre, tutto il suo lavoro di fotografa, lettere e diari personali, i suoi vestiti e le macchine fotografiche. E questo mi ha aiutato a capire il mondo interiore di questa donna, che era a volte molto fratturato, dopo la quantità di sofferenze che aveva visto durante la guerra. Antony scoprì chi era veramente sua madre solo dopo la sua morte, quando la moglie suggerì di andare a rovistare fra quelle scatole che erano nella soffitta per cercare delle foto del marito da bambino e vedere se assomigliava alla loro bimba Ami appena nata. Fu allora che trovarono 60,000 negativi, stampe e manoscritti, e il figlio si rese conto di cosa aveva fatto sua madre durante la seconda guerra mondiale, un’esperienza della quale non gliene aveva mai parlato. Senza questo lavoro di preservazione delle opere di Lee Miller non sarei mai riuscita a fare il film.

Quali riflessioni possiamo trarre da questo film che ci aiutino a capire le atrocità delle guerre di oggi?
Lee si rifiutava di censurare la verità, aveva il coraggio viscerale di testimoniarla con la sua Rolleiflex, che teneva davanti al cuore e le consentiva di guardare in faccia le persone che stava fotografando. La sua vita ci fa riflettere sul coraggio straordinario e sull’incredibile importanza dei fotoreporter di guerra, del lavoro che fanno, della loro abilità di continuare a rivelare al resto del mondo la verità che altrimenti rimarrebbe nascosta, e spesso volutamente tenuta segreta. E questo tipo di lavoro è decisamente educativo e oggi più importante che mai.

Non considera il suo lavoro di attrice altrettanto importante?
Sarebbe impossibile paragonare il lavoro degli attori e delle attrici con quello di persone che si espongono a veri traumi nel loro lavoro, sia che si tratti di un fotografo al fronte, di un medico del COVID, di un neurochirurgo, di un cardiologo pediatrico, gente che tiene letteralmente fra le mani la vita altrui. Mi inchino di fronte a loro, per questo era importante per me accettare la sfida di fare questo film, sentire che mi immedesimavo nella vita di Lee e provavo quelle che lei aveva provato. Ci tenevo che Lee Miller non fosse semplicemente descritta come fotomodella da copertina, amante e musa del fotografo surrealista Man Ray. Dobbiamo cambiare il modo in cui giudichiamo le donne e le definiamo solo in relazione ai loro compagni, modificare la cultura per dare loro il rispetto che si meritano.

Lee è uscito nei cinema USA il 27 settembre, su Sky Cinema UK il 1 novembre.

Amy Adams-NighbitchIntervista di Elisa LeonelliAmy Adams è stata candidata dai giornalisti internazionali che votano per...
13/12/2024

Amy Adams-Nighbitch
Intervista di Elisa Leonelli

Amy Adams è stata candidata dai giornalisti internazionali che votano per i Golden Globes fra le migliori attrici protagoniste per la sua coraggiosa interpretazione nel film Nightbitch, regia e sceneggiatura di Marielle Heller dal romanzo di Rachel Yoder Bestia di notte del 2021.

Quali sono i temi di questo film l’hanno interessata tanto da volerlo co-produrre oltre che interpretare?
Ho ottenuto le bozze del libro prima della pubblicazione, e mi sono identificata profondamente con questa idea allegorica della perdita di identità e della trasformazione dopo la maternità. Sapevo che ci voleva un particolare talento visivo per realizzare questo film, allora l’ho portato a Mari, la quale aveva appena dato alla luce una bambina e abitava da sola con il figlio di 5 anni, mentre il marito era via per lavoro, durante la chiusura per la pandemia COVID-19, quindi aveva una prospettiva molto personale su questo tema.

Ci spiega come questa neo-mamma si sentisse isolata, dato che aveva messo in pausa la carriera di artista per occuparsi del figlio neonato, che a questo punto ha due anni, mentre il marito (Scoot McNairy), seppur comprensivo, era spesso lontano da casa per il suo lavoro?
Questa madre non si identifica più con gli amici che aveva prima e non è ancora riuscita a crearsi un gruppo nuove amicizie, e quando arriva ad accettare la gioia e la natura ferale della maternità, si sente convalidata da questa esperienza. Interpretare questo ruolo mi ha dato la possibilità di esprimere la sensazione di invisibilità e insignificanza che provano le nuove mamme impegnate quotidianamente in compiti monotoni e ripetitivi. Ho capito che far leva sui nostri istinti animalistici ci aiuta ad avvicinarci a noi stessi, senza prestare attenzione alle aspettative di perfezione e alle pressioni del mondo che ci circonda.

Era successo anche a lei qualcosa di simile quando è nata la sua bambina, Aviana, nel 2010?
No, perché io non ho rinunciato alla carriera, avevo un marito che mi appoggiava e mi aiutava, e intorno a noi c’era una comunità di altri genitori, zie e zii, parenti, amici e insegnanti, quindi sono riuscita a mantenere la prospettiva e a sentirmi radicata. La mia famiglia ha avuto il beneficio di questi sostegni, che dovrebbero essere a disposizione di tutti nella nostra società.

Che cosa intende comunicare al pubblico con questo film su una donna che immagina di trasformarsi fisicamente in una c***a e scorazzare nella notte con un branco di cani?
Ho sentito le reazioni di gente di tutti i tipi con diversi punti di vista, sia che fossero genitori oppure no, e abbiamo avuto interessanti conversazioni sui desideri sessuali, sulle frustrazioni e sulla rabbia della donne. Mari e io siamo tipi pragmatici e non volevamo lasciare il pubblico con un’impressione negativa, perché crediamo che la maternità sia un’esperienza positiva che genera ottimismo e speranza. Dobbiamo mettere in atto cambiamenti significativi per aiutare le famiglie a provvedere per il loro figli e migliorare il nostro futuro.

Nightbitch, nei cinema USA dal 6 dicembre, non ha data di uscita in Italia.

È uscito il nuovo numero di Voilà in versione digitale. In cover l’attrice Florence Pugh che ha raccontato: “Mi piace sc...
13/12/2024

È uscito il nuovo numero di Voilà in versione digitale. In cover l’attrice Florence Pugh che ha raccontato: “Mi piace scrivere canzoni e cantarle. Ho un canale YouTube, mi chiamo Flossy Rose. Sono diventata attrice un po’ per caso, se avessi scommesso probabilmente le mie possibili- tà come cantante sarebbero state più alte. È uno dei miei sogni nel cassetto, spero di poter produrre un album... prima o poi.”. All’interno di Voilà trovate anche l’intervista a Jacob Elordi che ci dice: “ho sempre voluto fare cinema, sin da bambino quando vidi l’interpretazione del Joker di Heath Ledger, australiano come me. A 12 anni ho interpretato il mio primo ruolo nella recita scolastica di ‘Charlie e la Fabbrica di Cioccolato’, dove ho capito che avrei potuto diventare un’altra persona e vivere in un altro mondo, anche se solo per un breve momento. Nella vita privata sono una persona semplice, tranquilla, mi piace leggere, dipingere, ecco perché trovo il mestiere di attore eccitante, perché mi dà la possibilità di esplorare vite che altrimenti non vivrei”. E ancora l’imperdibile gift guide, una serie di approfondimenti che spiegano in che modo è possibile bilanciare il significato più vero del Natale con le pressioni sociali alle quali tutti noi siamo sottoposti. A proposito di moda vi proponiamo il look delle feste e come la musica delle feste influenza senza pietà la moda di stagione e sdogana diamanti e paillettes. E per il beauty? È tempo di countdown per il Natale!

Colin Farrell Intervista di Elisa LeonelliSabato 7 dicembre si è svolto a Chicago un ballo di beneficenza per la nuova f...
09/12/2024

Colin Farrell
Intervista di Elisa Leonelli

Sabato 7 dicembre si è svolto a Chicago un ballo di beneficenza per la nuova fondazione lanciata da Colin Farrell per aiutare il figlio James afflitto dalla sindrome di Angelman.
L’attore irlandese, a cui la Hollywood Foreign Press aveva conferito due premi Golden Globe come migliore attore, nel 2009 per In Bruges-La coscienza dell’assassino e nel 2023 per Gli spiriti dell’Isola, entrambi scritti e diretti da Martin McDonagh, viene intervistato da noi giornalisti internazionali nella sede della nuova Golden Globes Foundation a West Hollywood.

Quali sono i motivi che l’hanno spinta a creare questa fondazione?
La motivazione è stata che James ha compiuto 21 anni il 12 settembre, e tutti i benefici garantiti dallo stato e dal governo federale, che gli offrivano sicurezza, protezione e inclusione nella comunità, come i programmi del doposcuola, sono finiti adesso che ha raggiunto la maggiore età. E nonostante io sia in una posizione privilegiata, dato il successo nella carriera degli ultimi 25 anni, anche io e sua madre facciamo fatica a capire come sarà il futuro di nostro figlio. Allora mi sono reso conto che, se io ho queste difficoltà per trovare un istituto di assistenza residenziale dove James possa ricevere le cure e il trattamento amorevole a cui è abituato, dobbiamo aiutare le altre famiglie che non possiedono i miei mezzi. La mancanza di strutture di assistenza per ragazzi con esigenze speciali quando diventano adulti è scioccante e crudele, ed è causata da apatia e inazione. In quanto esseri umani siamo al nostro meglio quando ci prendiamo cura degli altri.

Che cosa ha in programma per il gala di beneficenza del 7 dicembre?
Quella sera a Chicago, nella sala da ballo con 1200 persone, non si parlerà di politica, non si faranno discorsi filosofici o ideologici. La gente è stanca dei conflitti a livello mondiale nelle zone di guerra, vogliono affermare il loro desiderio di gentilezza, bontà e decenza umana. L’unico motivo per cui siamo lì è per esprimere l’amore per i nostri figli, nati in famiglie di diverse opinioni politiche, quindi parleremo solo di come provvedere assistenza a questi ragazzi per dargli l’opportunità di vivere una vita più piena possibile. Si tratta del debutto della nostra fondazione, con molti donatori abbienti in sala, quindi la trovo una prospettiva entusiasmante.

Quali lezioni di vita ha imparato dalla difficile esperienza di prendersi cura di un figlio come James?
Dato che James aveva bisogno di me, ho dovuto imparare a prender cura di me stesso. Quando aveva due anni ho deciso di diventare sobrio, smettere di bere alcolici e prendere droghe. Sapevo già a quel punto che James aveva gravi problemi di salute, soffriva di crisi epilettiche, dimostrava profondi e significativi ritardi nello sviluppo. A quei tempi pensavamo che avesse la paralisi cerebrale, non avevamo ancora la diagnosi della sindrome di Angelman, dato che i sintomi sono molto simili. Il più grande regalo che mi ha fatto James è stato di ridarmi il desiderio di vivere per potergli stare vicino. Da allora, quando non sono impegnato col lavoro, penso solo di stare a casa a fare il papà dei miei due figli, James e Henry che ha 14 anni.

A che punto si trova adesso James, quali difficoltà continua ad avere?
James è molto coraggioso e ha un’incredibile forza di volontà, lavora assiduamente con un fisioterapista per raggiungere abilità fisiche che la maggioranza di noi ha già a due o tre anni. Le nostre difficoltà sono generalmente esistenziali, emotive e psicologiche, ma non visibili, mentre quando James entra in una stanza, tutti si chiedono che cosa ci sia che non vada con quel ragazzo. Fa fatica a muoversi, non ha controllo sui suoi muscoli e sulle sue azioni, non è verbale, ma io gli parlo come come se avesse padronanza della lingua inglese, anche se non credo che abbia un alto livello di comprensione, quindi per me quello che pensa rimane un mistero. Spero che impari da me che è bello sentirmi amati, e sicuramente capisce quando qualcuno vuole stare insieme a lui, ma non sarà mai in grado di prendersi cura di se stesso, avrà sempre bisogno di assistenza.

In che modo possiamo aiutare questi ragazzi che hanno esigenze speciali?
Le cose brutte e dannose esistono solo al buio, appena vengono portate alla luce perdono il loro potere negativo, dobbiamo esporre la verità e essere disposti a vederla, educare la gente a vedere i nostri figli come esseri affascinati anche se diversi dal normale. Quando ero ragazzino a Dublino, tanti genitori di bambini affetti dalla sindrome di Down probabilmente provavano un senso di vergogna e li tenevano nascosti in casa, perché il mondo di allora non era interessato a vederli e includerli in attività socializzanti, quindi volevano proteggerli. Ma adesso il mondo è cambiato per il meglio, grazie al lavoro straordinario della fondazione Para-Olimpiadi che da decenni ha promosso il potere dell’inclusività come una responsabilità della nostra società. Tutti noi genitori dobbiamo uscire fuori, parlare a voce alta, mandare messaggi mail, iniziare queste conversazioni, bussare alla porta dei nostri rappresentanti al governo, sia democratici che repubblicani, perché approvino leggi che garantiscano il finanziamento di questo tipo di assistenza.
📸 GGF 📸

Cynthia Erivo-WickedIntervista di Elisa LeonelliCynthia Erivo è la protagonista di Wicked, regia di Jon M. Chu, il film ...
20/11/2024

Cynthia Erivo-Wicked
Intervista di Elisa Leonelli

Cynthia Erivo è la protagonista di Wicked, regia di Jon M. Chu, il film tratto dal musical di Broadway del 2003, basato sul romanzo di Gregory Maguire del 1995 Strega-Cronache dal Regno di Oz in rivolta.
I personaggi sono gli stessi del romanzo di L. Frank Baum Il meraviglioso mago di Oz, pubblicato nel 1900 con illustrazioni di William Wallace Denslow, e visti nel film del 1939 Il mago di Oz con Judy Garland, ma reinterpretati in chiave revisionista, per raccontare come Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande), che poi si trasformeranno nella Strega Cattiva dell’Ovest e nella Strega Buona del Sud, erano diventate amiche all’università, nonostante le loro differenze. Intervistiamo la famosa cantante e attrice britannica Cynthia Erivo.

In che senso si riconosce in Elphaba, una ragazza nata con la pelle verde smeraldo?
Ho scoperto con sorpresa che esiste molto tessuto connettivo fra me e lei e le vite che viviamo, sul livello personale, perché anche io ho un padre e una sorella minore, quindi capisco che cosa prova; ma in generale, dato che sono una donna nera e q***r, esistono molti paralleli, so che cosa vuol dire essere diversa e sentirsi emarginata. Ho dovuto rendermene conto e trovare modi di accettare pienamente chi sono e utilizzarlo come un mio potere in un mondo che non è costruito per persone come me e non ci lascia spazio. Quindi tutti questi aspetti di Elphaba mi hanno commosso perché li vedo in me stessa.

Dato che ha spesso parlato apertamente della necessità di rappresentazione e inclusione delle diversità, che cosa spera di comunicare con questo personaggio?
Penso che parli eloquentemente a chiunque si sia sentito discriminato e al di fuori della comunità considerata accettabile. Questo situazione risuona profondamente per me perché la vedo ogni giorno. È vero che mi trovo in una posizione di maggior privilegio, ma anche per me ci sono campi a cui non riesco ad accedere altrettanto facilmente rispetto ad altri. Questo personaggio mi permette di esplorare il tema in una maniera facile da capire, che offre alla gente che non conosce questa esperienza la possibilità di vedere i danni e le sofferenze che causa, e forse cambiare opinione sul modo in cui trattano gli altri.

Pensa che il messaggio di Wicked sia utile e importante in questo momento politico?
Spero che sia persone come Ephalba che come Glinda si riconoscano e trovino il modo di festeggiare la loro amicizia nonostante le loro differenze, e che, se incontrano difficoltà, questo film gli permetta di avere delle conversazioni per risolverle, per cambiare opinione, per comportarsi diversamente, per avere più empatia per persone che non sono esattamente come loro, perché troveranno sempre delle somiglianze. Se queste due giovani donne sono riuscite a diventare amiche, è molto probabile che migliaia e sperabilmente milioni di altre persone riusciranno a fare lo stesso.

Dobbiamo avvisarvi che questo film è la prima parte e dovremo aspettare un altro anno per vedere la seconda parte e capire l’intera trama, quindi per ora non riveliamo spoiler, se non avete visto il musical o letto il libro. Arrivederci al novembre 2025.

📸 Cynthia Erivo in Wicked © Universal Studios

Kathryn HahnIntervista di Elisa LeonelliKathryn Hahn interpreta una potentissima strega dell’universo Marvel nella serie...
11/11/2024

Kathryn Hahn
Intervista di Elisa Leonelli

Kathryn Hahn interpreta una potentissima strega dell’universo Marvel nella serie TV Agatha All Along, spin-off di WandaVision (2021) con Elizabeth Olsen e Paul Bettany, entrambe create da Jac Schaeffer. L’attrice risponde alle domande dei giornalisti della Golden Globe Foundation durante un’intervista esclusiva.
Cosa sapeva di Agatha Harkness prima di interpretarla in Wandavision?
Non sapevo proprio niente di questo mondo, mi hanno dovuto guidare i miei figli, spiegarmi tutto, aiutarmi passo passo per tutto i percorso, e gliene sono molto grata. (ndr. Lorenzo ha 18 anni, Mae 15)
Che messaggio può offrire Agatha All Along ai giovani di oggi?
Per un giovane è importante vedere che esiste un tipo di magia analogica, un potere che sentiamo come un combattimento corpo a corpo, proprio dentro noi stessi. Le streghe e la stregoneria hanno un qualcosa di misterioso e potente, quasi onirico, come una nuvola nera piuttosto spaventosa, almeno dal punto di vista di un bambino. Ma la strega è anche il personaggio più divertente con cui puoi giocare, per questo tanti si travestono da strega per Halloween, perché la trovano attraente.
Ha notato che soprattutto le donne delle nuove generazioni sembrano aver imparato ad apprezzare il loro potere di streghe?
Certo, perché sentirsi una strega si applica non solo alle donne, ma a tutti coloro che si ritengono emarginati e hanno bisogno di crearsi una congrega in cui trovarsi a casa e alzare la propria bandiera di diversi. Si prova una buona sensazione ad avere la nostra tribù, gente che ti capisce e con cui puoi essere esattamente chi sei, dove ti senti al sicuro e persino invincibile quando siete insieme. Inoltre le streghe tradizionalmente hanno sempre minacciato il potere degli uomini, perché sono donne che sanno gestire se stesse nella foresta, dicono esattamente quello che pensano e non hanno bisogno degli uomini. Quindi le donne di oggi trovano alettante l’idea di essere autenticamente se stesse e di poter parlare a voce alta, di appartenere a un congrega di streghe potenti che suscitano timore.
Ho consultato delle vere streghe per prepararsi al ruolo di Agatha?
Sì, incontravo una strega una volta a settimana, si chiama Maja D’Aoust, la Strega Bianca di Los Angeles; è una persona straordinaria e molto legata alla terra, abbiamo avuto conversazioni meravigliose. Volevamo che le nostre streghe avessero delle sfumature diverse, che non fossero tutte uguali con i soliti luoghi comuni, per rappresentarle nel modo giusto.
Le vere streghe sono degli esseri umani incredibili, e anche io mi considero una strega.
Se potesse avere un super potere, quale sceglierebbe?
Vorrei poter volare su una scopa come una strega, così non dovrei più gestire quegli aeroporti affollati, potrei spostarmi da un posto all’altro molto rapidamente. Mi piacerebbe anche avere il potere di fermare il tempo, perché a volte si muove cosi velocemente che non riesco ad apprezzarlo. Questo potere sarebbe magnifico.

📸 Kathryn Hahn photo by Earl Gibson

È uscito il nuovo numero di Voilà. In cover l’attrice , che, a proposito dell’essere madre, ha raccontato: “Ho imparato ...
09/10/2024

È uscito il nuovo numero di Voilà. In cover l’attrice , che, a proposito dell’essere madre, ha raccontato: “Ho imparato ad ascoltare, credo sia una delle cose più difficili da fare come genitore, essere paziente e non reagire subito quando senti qualcosa che non ti piace; in quei momenti devi fare un passo indietro. È molto, molto importante mantenere la calma nei momenti critici, mentre vorresti saltare e dire qualcosa di spiacevole, di cui poi potresti anche pentirti. Devi prendere un momento per respirare, ascoltare ed essere presente fino a quando non puoi esprimere la tua opinione”. All’interno di Voilà trovate anche l’intervista a che ci dice: “ho iniziato a recitare molto giovane e poi a 20 anni mi hanno proposto Shameless. Entrambi i miei genitori erano aspiranti attori e quindi per guadagnare qualcosa cercavo di trovare piccole parti in spot pubblicitari. Potrei essere un prototipo dei nepo-baby (ride). (…) Penso che la cosa bella dell'essere attore sia l'opportunità di imparare nuove abilità oltre che immergersi in mondi e vite diverse, imparando da colleghi esperti e che rispettano quest’arte”.
E ancora una serie di approfondimenti che spiegano in che modo l’istinto e la ragione influenzano le nostre scelte e come l'educazione e l'ambiente culturale modellano il nostro approccio al decision-making. A proposito di moda parliamo dello stilista Gianfranco Ferré e vi proponiamo una serie di capi icona che ci accompagnano dagli impegni del lunedì alle feste del weekend. E per il beauty? il focus è il colpo di fulmine…olfattivo!

Madame ClicquotDi Elisa LeonelliMadame Clicquot, regia e sceneggiatura di Thomas Napper dalla biografia di Tilar Mazzeo ...
10/09/2024

Madame Clicquot
Di Elisa Leonelli

Madame Clicquot, regia e sceneggiatura di Thomas Napper dalla biografia di Tilar Mazzeo del 2008 La vedova Clicquot, racconta la storia vera di una giovane donna francese, Barbe-Nicole Ponsardin, che dopo la morte del marito, François Clicquot, nel 1805 insiste a gestire da sola il vigneto di famiglia, rifiutando la proposta dello suocero di venderla al rivale Jean-Rémy Moët. Superando molte difficoltà, riesce a raffinare la produzione di quello champagne che diventerà famoso nel mondo, e lo rimane a tutt’oggi, il V***e Clicquot Ponsardin, e a esportarlo a San Pietroburgo, nonostante la proibizione del governo di Napoleone Bonaparte, dove diventa il preferito dello zar Alessandro I di Russia.

Intervistiamo in esclusiva la protagonista e produttrice, Haley Bennett, attrice americana, compagna del regista inglese Joe Wright con cui ha una figlia, Virginia, di cinque anni. Non a caso, Madame Clicquot aveva una bambina di 6 anni, Clémentine, quando rimase vedova a 27 anni.

Questa donna nata nel 1777 aveva un rapporto insolito con il marito per quei tempi, dato che lui la amava, la apprezzava e la trattava come un suo pari.
“Volevo che il pubblico scoprisse una giovane donna che soffre un dolore straziante dopo la morte del marito, ma riesce ad andare avanti esaminando il passato, ricordando i momenti felici del suo matrimonio, l’amore per il compagno che cerca di mantenere in vita occupandosi del suo vigneto. Fa il viaggio archetipico da ragazza timida innamorata del marito, la quale, dopo che lui muore sconfitto dai suoi demoni, si trova in una posizione nuova e scopre la propria indipendenza e il suo potere creativo.”

Madame Clicquot propone ai suoi lavoratori di cooperare con lei, la padrona, spiegando il concetto del circolo, un metodo impiegato solitamente dalle donne, in contrasto con il rapporto gerarchico preferito dagli uomini.
“Ho molte amiche donne che sono imprenditori, disegnatori, produttori, registi, scrittori, artisti, figure politiche, innovatori e lo fanno con grazia, umiltà e compassione, sempre disposte a collaborare e ascoltare. La vedova Clicquot ha cambiato il corso della storia per le donne, molto prima che fosse di moda capire che potevamo diventare padrone del nostro destino. Con questo film sento la responsabilità di ispirare le donne a sognare alla grande, progettare la propria vita, essere ambiziose, avere successo, raggiungere il proprio potenziale sia a livello professionale che personale. Ho una bambina di cinque anni, quindi interpretando questa donna, voglio darle una torcia per illuminarle la strada, appoggiare altre ragazze a fare lo stesso.”

📸 Caroline Dubois

È uscito il nuovo numero di Voilà. In , l’attrice iconica di Emily in Paris, che ha raccontato: “Sono sempre stata un gr...
03/09/2024

È uscito il nuovo numero di Voilà. In , l’attrice iconica di Emily in Paris, che ha raccontato: “Sono sempre stata un grande sostenitrice del fatto che i giovani debbano aiutare altri giovani, perché nessuno può farlo meglio di noi. Dobbiamo avere conversazioni aperte, anche se questo significa trovarsi in una situazione imbarazzante o vulnerabile (…). Ho reso pubblico il mio disturbo alimentare perché il nostro passato non deve dettare il nostro futuro, non deve definire chi siamo nel presente. Ho capito che dovevo liberarmi della mia rabbia, anche quella che provavo nei confronti di mio padre. È molto importante sentirsi fisicamente sani, ma ancora di più esserlo internamente ed emotivamente. Volevo essere la versione migliore di me stessa perché quando sono la versione migliore di me stessa, posso aiutare gli altri”. All’interno di Voilà trovate anche l’intervista ad , approdato al cinema per destino, come ci spiega: “A 13 anni accompagnando mio fratello alle selezioni per un commercial, alla fine hanno preso me. Ero molto timido ed essere sul set con altri coetanei con personalità esplosive, mi ha aiutato a uscire dal guscio. Poi ho iniziato a prendere lezioni di recitazione e mi sono innamorato del mestiere, e scoperto che se vuoi farlo bene devi prepararti molto. E lavorare duramente”.
E ancora una serie di approfondimenti che ci spiegano come sia fondamentale combattere gli stereotipi e l’influenza negativa che hanno su tutti noi, come contrastare il razzismo e sviluppare l’empatia, e un’intervista alla blogger Laurel Evans che ci insegna a combattere i preconcetti sulla cucina americana. A proposito di moda rompiamo gli schemi, vestendoci come le donne più anticonformiste del panorama globale. E nel beauty valorizziamo la nostra unicità.

Freud-L’ultima analisiDi Elisa LeonelliFreud’s Last Session descrive una discussione immaginaria fra Sigmund Freud (Anth...
27/08/2024

Freud-L’ultima analisi
Di Elisa Leonelli

Freud’s Last Session descrive una discussione immaginaria fra Sigmund Freud (Anthony Hopkins), padre della psicanalisi, e C.S. Lewis (Matthew Goode), autore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia.
Freud, 83enne, si era rifugiato a Londra da Vienna nel 1938, dopo che la Germania Nazista occupò l’Austria, e soffriva di cancro alla bocca, Lewis, 40enne, insegnava Letteratura all’università di Oxford, e venne a trovarlo, o almeno così immagina il film tratto da una commedia teatrale del 2009, basata sul libro The Question of God del 2002, una serie di lezioni di psichiatria all’università di Harvard. Lo scienziato austriaco, ebreo e ateo, e lo scrittore irlandese e cristiano anglicano, amico del cattolico Tolkien, autore di Il Signore degli Anelli, discutono infatti se Gesù fosse davvero figlio di Dio, oltre che a raccontarsi episodi delle loro vite, viste in flashback.
Abbiamo intervistato il regista e sceneggiatore, Matt Brown, che aveva scritto e diretto L’uomo che vide l’infinito (2015) con Dev Patel, e l’attore britannico Matthew Goode. Entrambi spiegano quanto sia attuale questo film, ambientato il 3 settembre, 1939, all’inizio della seconda guerra mondiale, in questo momento storico con due guerre in corso, nell’Ucraina e nel Gaza.
Brown dice: “In questi ultimi anni la situazione mondiale è diventata cosi polarizzata e continua a peggiorare, quindi mi sembrava incredible che questi due grandi cervelli potessero incontrarsi e avere un dibattito civile sull’esistenza di Dio, una questione che secondo me non potrà mai essere risolta. Mi viene in mentre quella frase di Albert Einstein, riverito come il più grande scienziato dei nostri tempi, che la scienza senza la religione è zoppa e la religione senza la scienza è cieca. Spero che dopo che il pubblico avrà visto il nostro film e sentito i due punti di vista opposti, avranno anche loro questo tipo di conversazioni.”
Goode aggiunge: “Mi sembra che Freud e Lewis avessero molto in comune, l’idea della fede e della spiritualità considerate una guida morale su come vivere la nostra vita, la necessità di dire la verità, di prendersi cura del prossimo, di comportarsi onestamente. Abbiamo bisogno di menti illuminate per guidare i nostri paesi e rappresentare la volontà popolare, perché viviamo in un mondo complicato, dove dovrebbe esserci separazione fra chiesa e stato. Non voglio parlare del Medio Oriente, ma dovremmo togliere il potere agli attuali leader di Gaza e Israele e sostituirli con persone intelligenti che sappiano usare la diplomazia per iniziare delle conversazioni, perché se non ci parliamo, facciamo la guerra.”

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