03/11/2024
The Substance, il film rivelazione dell’ultimo Festival di Cannes, contiene un sacco di indicazioni su come il linguaggio espressivo e il punto di vista di un autore possano raccontare il presente. Ma ha anche dentro di sé una libertà creativa e una capacità di provocazione che in altri ambiti, tipo la moda, non esistono più. Il film parla di corpi femminili e di come il loro invecchiamento sia diventato inaccettabile, impossibile da sostenere e causa di dolore profondo. La genialità della regista Coralie Fargeat e della protagonista Demi Moore è però di parlare di un argomento cosi serio usando la nostalgia, il passato, la citazione, con un linguaggio spietatamente ironico in cui La Morte Ti Fa Bella viene triturato insieme a Shining, a Carrie, al cinema di Cronenberg, di Zulawski o di Jonathan Glazer. The Substance è un film in cui la narrazione è una traccia lontana mentre quello che conta è la forma debordante e grottesca delle riprese, della fotografia e della recitazione. Guardare al passato in un modo così distaccato, divertito e freddo per parlare degli orrori del presente e nello specifico del corpo delle donne è qualcosa a cui la moda dovrebbe aspirare perché si occupa, nello stesso modo, di corpi femminili. Ma anche il super successo di Barbie, che in una maniera molto più comprensibile usa un linguaggio simile, non ha spinto nessuno a fare a pezzi le romanticherie nostalgiche trasformandole in armi di rivoluzione. La quiete del lusso è una forma di distacco dal reale, di abdicazione a dire qualcosa di sensato sul presente, di rifugio impenetrabile in un limbo che non esiste, un tutto amorfo ormai irricevibile. Mi sono sempre chiesto, per esempio, se qualcuno da Gucci ha mai pensato al fatto che nella loro storia c’è un omicidio e una lunga serie di tragedie familiari. Magari esiste un modo per riflettere su quel momento che, si voglia o no, fa parte del brand tanto quanto Jackie Onassis a Capri. Anche morte e separazione possono rendere una storia credibile. E magari più interessante.