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05/06/2024
➤ Nel giugno di 𝟏𝟎𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐟𝐚 si spegneva 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐳 𝐊𝐚𝐟𝐤𝐚 (1883-1924), uno fra i più misteriosi, lungimiranti e influenti scrittori del XX secolo.
Nelle sue opere – le più note sono 𝐿𝑒 𝑚𝑒𝑡𝑎𝑚𝑜𝑟𝑓𝑜𝑠𝑖, 𝐼𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 e 𝐼𝑙 𝑐𝑎𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜 – l'autore ha saputo indagare i misteriosi e perturbanti 𝐥𝐚𝐛𝐢𝐫𝐢𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥❜𝐚𝐧𝐢𝐦𝐨 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐨, esplorando tematiche quali l'alienazione, l'angoscia esistenziale e il senso di profonda inadeguatezza e di smarrimento dei confronti del reale.
Leggere le pagine di Kafka significa compiere un percorso introspettivo fra detti e, soprattutto, non detti, in un vortice allegorico che rimane indecifrabile e che risucchia brutalmente in un baratro di solitudine e ambiguità da cui non è semplice uscire.
In un mondo che è, dunque, sempre più kafkiano, con il 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐝𝐨𝐬𝐬𝐨 all'ordine del giorno e l'immobilizzante 𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 come 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑢𝑠 𝑞𝑢𝑜 pressoché impossibile da affrontare, vogliamo ricordare due libri editi da Biblion Edizioni ( ) che presentano testi rari e interpretazioni brillanti dello scrittore praghese, per riscoprire così la straordinaria profondità del suo genio letterario e per immergersi nuovamente nel suo universo enigmatico e affascinante.
❯ Il primo libro che proponiamo è 𝑰𝒏 𝒗𝒆𝒓𝒊𝒕𝒂̀, 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐 𝒏𝒆𝒎𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆… 𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒆 𝒐𝒃𝒍𝒊𝒐 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒏𝒂𝒓𝒓𝒂𝒕𝒊𝒗𝒂 𝒅𝒊 𝑭𝒓𝒂𝒏𝒛 𝑲𝒂𝒇𝒌𝒂, di Barbara di Noi per Biblion Edizioni.
Le tre opere prese in esame dall’autrice (“Descrizione di una lotta”, “America” e “Il Processo”) sono tappe fondamentali nella produzione kafkiana. La natura eminentemente visiva del mondo kafkiano, il suo costante carattere di messinscena, sul cui sfondo si muovono non già personaggi reali, a tutto tondo, bensì figure, ombre nate dalla dimidiazione di un Io che non possiede sé stesso, può essere ricondotta ad almeno due ragioni: da una parte la scoperta, già fatta da Nietzsche, dell’impossibilità di un’espressione immediata di ciò di cui davamo per scontato il possesso. Dall’altra, la perentoria icasticità di immagini e situazioni, frutto di un ribaltamento del mondo verso l’esterno oppure, secondo Gerhard Kurz “un mondo esteriore rovesciato all’interno”.
❯ Il secondo libro che consigliamo è Franz Kafka, 𝑫𝒊𝒔𝒄𝒐𝒓𝒔𝒐 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒍𝒊𝒏𝒈𝒖𝒂 𝒋𝒊𝒅𝒅𝒊𝒔𝒄𝒉 – 𝑰 𝒈𝒖𝒂𝒓𝒅𝒊𝒂𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒓𝒊𝒑𝒕𝒂, a cura di Barbara Di Noi per Biblion Edizioni, con testo tedesco a fronte.
Questi due rari testi di Kafka vengono per la prima volta accostati grazie ad un’ottica interpretativa che ne sviscera i tratti comuni, offrendo al lettore un Kafka inconsueto, nel quale tuttavia temi e costellazioni figurali fanno intravvedere interessanti anticipazioni di temi che giungeranno poi nel loro pieno sviluppo in altre opere dello scrittore praghese.
Il testo della conferenza che Kafka tenne a Praga nella sede del municipio ebraico, come introduzione alla recita di addio dell’amico e attore Jizchak Loewy, segna il culmine dell’interesse dell’autore per l’ebraismo e per il teatro e la letteratura nella lingua germanica che era allora parlata e scritta dagli Ebrei originari dell’Europa Centro-Orientale. Ed è appunto la dimensione teatrale il nascosto trait-d’union che ci conduce in questo contesto all’analisi e alla lettura del solo lavoro teatrale di Kafka che ci sia pervenuto, frutto incompiuto di un’elaborazione tormentata, come testimoniano le tre stesure del testo integralmente riportate.
𝐁𝐮𝐨𝐧𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚!