25/03/2023
Alcolisti Anonimi, una realtà da conoscere
Otto milioni e 700mila i consumatori di alcolici a rischio, oltre 64.500 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici (Ministero della Salute, Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcologici anno 2021).
di Gabriele Cigognini
Sul numero di febbraio abbiamo pubblicato un comunicato di Alcolisti Anonimi, nel quale si descrivevano i connotati dell’associazione, i principi e le finalità perseguite.
La lettura del comunicato dà senz’altro conto di ciò che AA si prefigge e delle modalità a cui si attiene per realizzare quel “recuperarsi dall’alcolismo” che ne è lo scopo.
È utile ricordare che il servizio prestato è completamente gratuito, svincolato da ogni appartenenza politica, religiosa, sociale o istituzionale, e che è completamente autofinanziato.
Ma come è inevitabile che accada, nel comunicato non emergono quegli elementi che nessun comunicato potrà mai compiutamente rappresentare e che solo l’esperienza diretta e viva, “sul campo”, può dare. Lo scrivente è stato invitato a una riunione di alcolisti del Gruppo Barona, nell’occasione composto da una ventina di partecipanti, nel corso della quale ha appreso molte più cose di quante mai si sarebbe aspettato. La prima è che un alcolista non è mai un ex: anche se ha smesso di bere, un alcolista rimane un alcolista, perché l’alcolismo non è un vizio, ma una malattia cronica, progressiva e tendenzialmente recidivante, che si può curare arrestandone il decorso, ma non eliminare. Una secondo connotato che è stato subito messo in chiaro è che AA si autofinanzia, e l’autofinanziamento è inteso in senso stretto e rigoroso: sono gli alcolisti di ogni gruppo a contribuire liberamente alle spese e nessun altro: né invitati, ne ospiti a qualsiasi titolo, fossero anche parenti di membri del gruppo, possono farlo.
Un altro aspetto, rigorosamente applicato, è l’anonimato: benché il partecipante quando prende la parola, per prassi, dichiari il nome, non è fatto alcun obbligo che sia davvero il proprio nome: il nome dichiarato può essere fittizio. Di conseguenza non vi sono né elenchi, né registri, né anagrafiche. A ulteriore tutela dell’anonimato, è vietato scattare fotografie.
Le riunioni sono condotte, a rotazione, dagli alcolisti del gruppo. Si articolano attorno a una procedura che molto assomiglia a una liturgia, che ha comunque un senso che va molto al di là della mera forma. Quella a cui il sottoscritto ha partecipato è iniziata con qualche attimo di silenzio, per ricordare ai convenuti le ragioni che li hanno lì condotti. L’incontro era centrato sul primo dei “dodici passi”: dodici regole adottate da AA che tracciano un percorso verso la consapevolezza e il recupero individuale. Dodici “suggerimenti” che sono altrettante pubbliche (nell’ambito del gruppo) confessioni. È impossibile sfuggire all’analogia con le stazioni della via crucis, in particolare con la quindicesima, detta della Resurrezione. E in effetti, i dodici passi costituiscono un itinerario spirituale di autocoscienza che, “stazione” dopo “stazione”, è inteso condurre verso la decisione di smettere di bere e raggiungere così lo stato di sobrietà - che quando è raggiunto costituisce un ritorno alla vita, una resurrezione, appunto -, sciogliendo lungo il percorso i nodi che legano il soggetto all’alcol.
Il primo passo recita: “Noi abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili”. Ed è immediatamente chiaro che si tratta di un passo difficile ma fondamentale che, se non compiuto, probabilmente precluderebbe il prosieguo del cammino verso la sobrietà. Infatti, i vari interventi che si sono succeduti dopo la sua lettura, hanno testimoniato le difficoltà e le resistenze a compierlo. Muoverlo impone di riconoscere senza remore le debolezze e le contraddizioni che incatenano l’alcolista all’alcol. In definitiva, per quanto duro possa essere ammetterlo, il primo passo non è che il necessario riconoscimento di una sconfitta di fronte a un avversario tanto forte da rendere vana ogni rivendicazione di fiducia in sé stessi e velleitaria ogni ribellione. Tuttavia, ognuno, pur con le proprie debolezze e contraddizioni, trova nel gruppo motivi di comprensione e sostegno che non ha trovato altrove. Non è un caso che alcuni partecipanti abbiano affermato di avere, in precedenza, abbandonato percorsi terapeutici condotti da medici perché “non parlano la mia stessa lingua”. Ed è a questo punto che emerge l’elemento specifico del gruppo: la sua forza coinvolgente e trascinante, dove, oltre a non sentirsi giudicati, si parla la stessa lingua; e persino i momenti di silenzio si percepiscono non come vuoti intervalli, ma istanti densi di ascolto e condivisione. L’aprirsi completamente davanti agli altri partecipanti, mettere a n**o il proprio animo, rinsalda nel gruppo un senso di condivisione e sostegno reciproco, nonché di amicizia, che fondano le basi su cui costruire il percorso verso la sobrietà. Percorso, come è intuibile, non facile né privo di insidie, ma il gruppo è a disposizione anche nei momenti bui: “Se ti viene voglia di bere un bicchiere, prima chiama uno del gruppo…perché è più facile smettere che cercare di controllare”. L’alcolista, anche quando ha raggiunto la sobrietà, non può mai dimettersi dalla propria condizione, può solo, in ogni occasione, ritrovare la forza di opporre un cortese, ma fermo: “No grazie, preferisco una gazzosa”.
Per contattare Alcolisti Anonimi
numero verde: 800 411 406
www.alcolistianonimiitalia.it
I gruppi in Zona 5
Gruppo Barona – Nuovi Orizzonti, via Zumbini 19, cell. 333 4326273
Ticinese, c/o Comunità S. Egidio, via degli Olivetani 3, cell. 334 3949766
L’articolo lo potete scaricare con il PDF del numero di marzo su www.laconca.org