19/07/2024
32 anni fa alle 16:58 del 19 luglio 1992 un’altra strage a Palermo.
Un’altra drammatica pagina di storia dell’Italia.
Un altro magistrato massacrato, “il migliore in campo dopo la morte di Falcone”.
In via D’Amelio esplose una Fiat 126 imbottita di tritolo.
Morirono Paolo Borsellino e la sua scorta “proprio nel posto dove era solito andare a trovare sua mamma e dove da un paio di giorni stazionava una macchina imbottita di tritolo. Questa sarebbe la vigilanza più stretta che vi era stata raccomandata? Non ci sono scuse, non ci sono giustificazioni, se non è qualcosa di peggio, di molto peggio, questa è la prova di un’incuria irresponsabile, delittuosa. Mi aspetto le vostre dimissioni. (Prefetto e
Procuratore della Repubblica)” (Martelli all’epoca Ministro della Giustizia).
57 giorni dopo la Strage di Capaci e la morte di Giovanni Falcone, toccó a Paolo Borsellino.
Falcone e Borsellino, amici e colleghi che hanno lavorato fianco a fianco nella lotta alla mafia.
Fino all’ultimo servitori dello Stato.
Borsellino disse: “Mi uccideranno, forse saranno i mafiosi a farlo materialmente, ma altri avranno voluto la mia morte”
Claudio Martelli, ministro della Giustizia, durante la seduta del 6 agosto 1992 presso il Senato, pronunciava queste parole “[...] Dobbiamo dare e daremo prova che ci sono nel governo, nel Parlamento, nella magistratura, nelle forze dell’ordine. volontà ed eneraie sufficienti ad ad adeguate, con un comune sentimento e con un comune razionale denominatore. Il martirio di Falcone e Borsellino ha reso evidente la necessità assoluta di fornire questa prova, ha reso la lotta alla mafia un obbligo morale per chiunque abbia una responsabilità pubblica [...]”.
#1992