🎭 𝑐ℎ𝑒 𝐈𝐃𝐄𝐀.
«𝑰𝑵𝑺𝑰𝑬𝑴𝑬, 𝑽𝑰 𝑰𝑵𝑺𝑬𝑮𝑵𝑰𝑨𝑴𝑶
𝑨 𝑽𝑰𝑽𝑬𝑹𝑬 𝑴𝑬𝑮𝑳𝑰𝑶 𝑰𝑳 𝑷𝑹𝑬𝑺𝑬𝑵𝑻𝑬»
C’è qualcosa di profondamente affascinante nel provare a unire due mondi, solo apparentemente lontani, come il teatro e la psicologia. E chi meglio di Giacomo Poretti, celebre comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, e sua moglie Daniela Cristofori, psicologa, psicoterapeuta, regista e attrice, potevano immaginare e concretizzare un’idea simile? Il loro seminario, ospitato dall’Università Cattolica e denominato “Competenze relazionali per le professioni di aiuto: gli strumenti del teatro”, si propone proprio di unire due discipline per creare professionisti in grado di gestire, con empatia e consapevolezza, la relazione d’aiuto. Il progetto, nato dall’esperienza personale e professionale di Daniela Cristofori, è una provocazione poetica e al tempo stesso una risposta concreta alle esigenze di un’epoca che rischia di sacrificare la dimensione umana delle professioni sull’altare della produttività. Ne parliamo comodamente seduti nella platea del Teatro degli Angeli di via Pietro Colletta, un’ulteriore sfida per Giacomo e Daniela, entusiasti nel raccontare una vera e propria meta culturale: l’obiettivo dichiarato è quello di recuperare la dimensione umana, empatica e relazionale nelle professioni che troppo spesso rischiano di essere schiacciate da logiche produttive e pragmatiche. Una scommessa sul presente, ma anche su un futuro in cui la connessione autentica con l’altro torni vigorosamente al centro.
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«𝑷𝑨𝑻𝑨𝑻𝑬, 𝑷𝑶𝑹𝑪𝑰𝑵𝑰, 𝑵𝑨𝑺𝑻𝑼𝑹𝒁𝑰𝑶»
Da Procaccini, ogni piatto racconta una storia personale e culturale: quella di Emin Haziri, chef di origini kosovare che, non ancora trentenne, ha raccolto esperienze in alcuni dei ristoranti più celebri d’Italia e d’Europa. Ispirato da nomi come Cracco, Bistrot Cannavacciuolo, Villa Crespi, Enrico Bartolini e Noma, Haziri porta a Milano una cucina che si prende il tempo di selezionare ogni ingrediente con cura, offrendo ai suoi ospiti un viaggio sensoriale pensato per valorizzare ogni sapore. Il percorso culinario di Procaccini inizia con le quattro Frigerie, un omaggio che rompe il ghiaccio e invita a immergersi con calma nell’esperienza gastronomica. Da qui, gli ospiti possono scegliere fra tre menù degustazione da sei portate: il “Viaggio dello Chef”, che segue il percorso professionale di Haziri; il “Classico”, che rivisita la tradizione in chiave moderna; il “Vegetariano”, una celebrazione delle verdure e delle stagioni, sempre con un tocco innovativo. «Milano è il palcoscenico ideale per ogni chef che vuole proporre la propria idea di cucina – esordisce –. Contemporaneizzazione della tradizione e selezione dell’eccellenza nella scelta delle materie prime sono le mie stelle polari. E, se la vera ricchezza della persona è riuscire oggi a governare il proprio tempo, dedicando i giusti momenti al lavoro e al riposo, analogamente il vero lusso in cucina è poter seguire in maniera incondizionata il ritmo della natura ricercando il meglio sul territorio». Chi entra da Procaccini non trova un ristorante come gli altri. L’obiettivo di Haziri è quello di offrire una cucina raffinata, ma al contempo leggera e rilassante, lontana dall’oppressione di un’esperienza troppo formale. E poi c’è lui, il signature di una vita: patate, porcini, nasturzio.
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«𝑹𝑰𝑫𝑬𝑹𝑬? 𝑼𝑵𝑶 𝑺𝑷𝑶𝑹𝑪𝑶 𝑳𝑨𝑽𝑶𝑹𝑶.
𝑴𝑨 𝑸𝑼𝑨𝑳𝑪𝑼𝑵𝑶 𝑳𝑶 𝑫𝑬𝑽𝑬 𝑺𝑷𝑰𝑬𝑮𝑨𝑹𝑬»
Oggi le ragazze del solito bar sono molto più allegre del solito ed è un piacere vederle lavorare così. Ridono, si scambiano sguardi complici e alla fine la nostra curiosità ha il sopravvento e domandiamo loro cosa succede. «Oggi c’è Gigi – rispondono –: fa un sacco di battute e quando c’è lui ci divertiamo». “Ci divertiamo”: eccolo qui, servito insieme a un ottimo cappuccino il migliore attacco possibile per raccontare l’essenza di HBE, acronimo di Human Business Experience, un hub creativo il cui obiettivo è sviluppare consapevolezza nell’utilizzo dell’umorismo nelle relazioni in azienda. Follia? Il contrario: ridere fa bene anche (e soprattutto) sul luogo di lavoro. «Ci sono fior di ricerche che lo hanno dimostrato, fin dagli anni Settanta – spiega Fania Alemanno, psicologa, fondatrice insieme a Germano Lanzoni (l’attore che interpreta Il Milanese Imbruttito) e alla moglie Lara Bogni di HBE –: ridere fa bene». L’importante è «ridere “con” e non “di” qualcuno – le fa eco Lanzoni –. Per questo motivo parliamo di umorismo relazionale, perché la possibilità di coinvolgere all’interno della risata chi sta intorno a noi ci permette di creare relazione. È un concetto che abbiamo traslato nelle dinamiche aziendali evidenziando proprio come le persone che utilizzano l’umorismo relazionale riescano a costruire rapporti anziché distruggerli, contribuendo così a migliorare il clima lavorativo».
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«𝑰𝑳 𝑵𝑼𝑶𝑽𝑶 𝑪𝑹𝑬𝑫𝑶
𝑺𝑰 𝑪𝑯𝑰𝑨𝑴𝑨 𝑪𝑹𝑬𝑫𝑨»
Che cosa succede quando due chef campani decidono di reinventare il comfort food in una città come Milano? Nasce CreDa, che è l’acronimo delle iniziali dei nomi di Crescenzo Morlando e Dario Pisani, fondatori di una gastronomia trasformando una vecchia pasticceria in via Orti in un punto di riferimento della rivoluzione del food milanese in atto. Il bancone in marmo, un tempo fulcro della produzione dolciaria, oggi è stato restaurato e trasformato in uno dei tavoli del locale. «Abbiamo voluto recuperare alcuni elementi della vecchia pasticceria: oltre al tavolo anche il camino e le cornici del soffitto – raccontano –. Non è nostalgia, ma il desiderio di dare continuità a un luogo che aveva già un’anima». Un’anima che oggi pulsa con energia rinnovata. CreDa non è solo un luogo dove si mangia: è un punto d’incontro, uno spazio in cui le storie si intrecciano e le idee prendono forma. Un microcosmo che accoglie chi cerca i sapori dell’infanzia, chi desidera esplorare nuove frontiere del gusto e anche chi cerca compagnia. «Chi entra da CreDa da solo, esce in compagnia», dicono con orgoglio i due chef soci.
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«𝑫𝑰𝑺𝑬𝑮𝑵𝑬𝑻𝑻𝑰 𝑫𝑬𝑷𝑹𝑬𝑺𝑺𝑬𝑻𝑻𝑰.
𝑶𝑽𝑽𝑬𝑹𝑶: 𝑴𝑨𝑰 𝑺𝑬𝑵𝑻𝑰𝑹𝑺𝑰 𝑺𝑶𝑳𝑰»
«Casa è semplicemente un momento da cui non sento il bisogno di scappare». Immaginatelo scritto in stampato maiuscolo, in modo disordinato, quasi infantile, su uno sfondo giallo. Una semplice scritta che racchiude un modo di sentirsi, uno spunto per chi la legge per domandarsi: «La penso anche io così? Casa cosa significa per me? Casa è il mio vero rifugio?». Per molti di noi c’è stato (o c’è ancora) un momento della vita in cui “casa” non è un luogo accogliente. Capita di sentirlo stretto, faticoso. E può capitare di imbattersi in una scritta che, ogni giorno, ci ricorda che qualcosa deve cambiare. È successo anche a me: aveva uno sfondo verde, era scritta in modo grossolano, ma quella frase dentro i confini di una cornice mi ricordava che qualcosa doveva cambiare forma. Parole semplici, dirette che ti permettono di fare i conti su come stai. Una domanda semplice, oggi quasi diventata retorica. Eppure fondamentale per permetterci di capire se la direzione a cui stiamo puntando sia davvero quella corretta. Quelle parole, scritte veloci capaci di avvicinarci al nostro sentire, nascono da Elisa Shori, giovane creativa che, partita da Vicenza, ha trovato la sua “casa” a Londra. E che a novembre scorso, mentre le luci di Natale iniziavano a fare capolino nella nebbia milanese, ha festeggiato i cinque anni del suo brand, Disegnetti Depressetti, con un pop up store: «Milano è il posto ideale per festeggiare questo traguardo. È la città delle occasioni e degli incontri». Ce lo racconta all’interno di un piccolo spazio in viale Monte Nero. Tutto colorato, come lei e il suo brand. Alle pareti, le sue stampe. Sugli scaffali i prodotti che, negli anni, ha ideato con grafiche d’impatto: planning, agende, calendari, magliette…
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«𝑬 𝑵𝑶𝑵 𝑹𝑰𝑬𝑺𝑪𝑶
𝑨 𝑺𝑬𝑫𝑨𝑹𝑬 𝑳𝑬 𝑰𝑫𝑬𝑬»
«Le idee, a Milano e ovunque, non finiscono mai. E quando si pensa di aver esaurito un argomento, se cambi il punto di vista c’è sempre il modo di trovare una buona idea». È il concetto che meglio di tutti può riassumere la spinta creativa di Luca Argentero, fresco di ventennale nel mondo dello spettacolo. Un mondo che per certi versi, come vedremo, gli sta stretto. Lo incontriamo a Imola mentre sta girando una nuova serie per Netflix, «titolo provvisorio Motor valley», mentre sono appena usciti il thriller per Sky La coda del diavolo e la commedia natalizia Una famiglia sottosopra. Solo questi titoli, così diversi, sono esplicativi della varietà delle idee che Luca ama abbracciare. Ed è fuori dal set che emerge l’altro grande punto d’interesse dell’attore torinese: l’associazionismo, che segue attraverso 1 Caffè, la prima onlus digitale italiana, da lui fondata nel 2011 con un gruppo di ex compagni di università. Non è finita. Proprio in queste settimane Argentero ha lanciato una sua bibita, non in qualità di testimonial, ma proprio come creativo e imprenditore. Il nome? Sodamore. Da un paio di anni Luca ha messo radici a Milano, città che considera «ideale», nonostante «due grossi difetti». È qui che, con la moglie Cristina Marino, sta crescendo i piccoli Nina Speranza e Noé Roberto. Di loro dirà la cosa davvero più tenera che un papà potrebbe dire. Leggere per credere.
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«𝑫𝑬𝑺𝑰𝑮𝑵 𝑫𝑰 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑰,
𝑫𝑬𝑺𝑰𝑮𝑵 𝑷𝑬𝑹 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑰»
Avete presente quel ragazzo con gli occhiali e l’aria da moderno dandy che sui suoi profili social cerca di dare un contributo quotidiano al design del futuro? No? E allora avete in mente i reel virali sul redesign di alcuni totem iconici come quelli di McDonald’s e Atm? In tanti li hanno commentati, esaltati, destrutturati. Ma soprattutto hanno cercato di approfondire chi si celasse dietro questi studi open source, lasciati alla collettività senza la presunzione di essere “verbo”, piuttosto con la consapevolezza di alimentare il mondo, tanto complesso quanto intrigante, dello UX design. Che cosa vuol dire UX? Ce lo racconta direttamente lui, Riccardo Cambó, per tutti “Breccia”, per tanti uno dei fondatori di Caffè Design, un progetto ambizioso formato da una vera e propria “gang” di designer. Che non poteva che nascere a Milano.
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ǫᴜᴀʟꜱɪᴀꜱɪ ᴄᴏꜱᴀ ꜱɪ ᴅɪᴄᴀ ɪɴ ɢɪʀᴏ, ʀɪᴄᴏʀᴅᴀ:
ʟᴇ ɪᴅᴇᴇ ᴘᴏꜱꜱᴏɴᴏ ᴄᴀᴍʙɪᴀʀᴇ ɪʟ ᴍᴏɴᴅᴏ.
Che idea. «Ma quale idea?». Intanto quella che ci ha portato a tagliare il traguardo della issue numero 20 di MilanoVibra. Una pazzia nata in pieno Covid - e oggi solido asset di Pradivio Editrice - in grado di raccontare (non solo) la città di Milano come nessun’altra nostra testata. Per una volta, giro la testa indietro per scorrere velocemente immagini, momenti, carezze che hanno segnato questo primo lustro.
Dalla prima copertina di giugno 2020, la Madonnina “salvatrice” di Mr. Savethewall, all’omaggio prezioso dell’amico Marco Lodola, dal Bosco Verticale al femminile di Giulia Rosa - che da pochi giorni ha permesso alla nostra testata di essere parte integrante della biografia di Bosco Verticale - Morphology of a Vertical Forest, il libro di Stefano Boeri che celebra il primo decennio della sua “visione” - al regalo di Romero Britto, che ci ha infuso un po’ della sua felicità artistica in un momento non facile.
Tanti flash. Tante persone, prima che personaggi, che hanno scelto di raccontare il loro “adesso” e il legame con Milano con estrema libertà, a tratti con imprevedibile passione. E questo numero, dedicato proprio alle idee, non sarà da meno.
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🎭 𝑐ℎ𝑒 𝐈𝐃𝐄𝐀.
«𝐼𝑙 𝑡𝑒𝑎𝑡𝑟𝑜 𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑎 𝑐𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑖 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑖, 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑒. 𝐴𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎, 𝑑𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑟𝑖𝑓𝑙𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑛𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖»
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«𝑀𝑖𝑙𝑎𝑛𝑜 ℎ𝑎 𝑖𝑙 𝑑𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒𝑛𝑜𝑟𝑚𝑒. 𝑄𝑢𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑜, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑖 𝑑𝑎 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜. 𝐶𝑒𝑟𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑔𝑎𝑠𝑡𝑟𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎»
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«𝐼𝑙 𝑣𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑎? 𝐷𝑜𝑣𝑟𝑒𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑜, 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑐𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑒𝑠𝑐𝑜 𝑎 𝑠𝑒𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑒: 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜, 𝑑𝑒𝑣𝑜 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑙𝑒 𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑜 𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑐𝑖»
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