Podcast dello Shogun

Podcast dello Shogun Parlo di storia, di cultura, di intrighi di corte, di guerre e di battaglie! Tutto in salsa SAMURAI!!

NUOVA PUNTATA! Per scrivere di Taira no Kiyomori ci sono volute 3493 parole, per un totale di 21502 caratteri, ma sono c...
14/01/2025

NUOVA PUNTATA! Per scrivere di Taira no Kiyomori ci sono volute 3493 parole, per un totale di 21502 caratteri, ma sono convinto che se avessi voluto scrivere proprio tutto, ci sarebbe voluto il triplo, se non il quadruplo di tutto! Scopriamo insieme il le vicende che hanno caratterizzato la vita di questo controverso personaggio!

Trovate tutti i link per ascoltarlo nei commenti qui sotto (o nel post in evidenza nel profilo)

Fonti: -George Sansom - A History of Japan to 1334 -Stephen Turnbull - The Gempei War 1180-85
Immagini: Taira no Kiyomori richiama il sole che tramonta, di Tsukioka Yosh*toshi

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Guerra Genpei, Guerra Gempei, guerra tra Minamoto e Taira, chi erano i Taira, Kiyomori

Recensione "SAMURAI LA GUERRA DELL’ANNO DEL DRAGO"PREMESSAQuando ho deciso di aprire il podcast e avventurarmi per quest...
07/01/2025

Recensione "SAMURAI LA GUERRA DELL’ANNO DEL DRAGO"

PREMESSA

Quando ho deciso di aprire il podcast e avventurarmi per questo viaggio, mai mi sarei aspettato che un giorno mi sarebbe stato inviato un libro per poter scrivere una recensione.
Ovviamente al mio entusiasmo si sono uniti molti dubbi etico-morali: con quali meriti e titoli posso io giudicare un manuale storico, tra l'altro scritto da un autore tutt'altro che in erba? Come posso valutare la veridicità o meno dei fatti storici qui narrati?
La risposta alla prima domanda è, a mio avviso, il "timone" che guiderà questa recensione, cioè scrivere le proprie opinioni da lettore pure e semplici, mostrando ciò che ritengo siano pregi e ciò che ritengo siano difetti, senza alcuna velleità professionale. Pur di darmi un tono, rischierei di inventare pregi e difetti, finendo per mentire e intaccando la serietà mia e della mia pagina, nonché la fiducia instaurata coi miei follower; alla seconda domanda fortunatamente risponde stesso l'autore, fornendo una pletora di fonti di qualunque tipo, facilmente consultabili e che permetterebbero anche a un bambino di poter confermare o confutare quanto scritto.
Fatta questa premessa per me necessaria, ringrazio Diarkos per avermi fornito il pdf del libro e vi lascio alla recensione di "Samurai - La guerra dell'anno del drago".

RECENSIONE

Come dice il nome stesso del libro, l'argomento principale è la Guerra dell'anno del drago, anche detta Guerra Boshin (戊辰戦争 "Boshin Sensou", lett. Guerra dell'anno del Drago di Terra), conflitto durato solo un anno (1868/69) e che ha rappresentato il punto culminante del cosiddetto "Bakumatsu", cioè la fine dello Sh**unato Tokugawa (幕末, Bakumatsu, lett."La fine del governo del bakufu", quest'ultimo termine con cui veniva definito il governo dello Sh**un) che poi ha portato, appunto, allo scoppio di questa guerra e al conseguente inizio della "Restaurazione Meiji".
Come dicevo prima, il focus principale di questo libro di Francesco Dei è proprio la guerra che ha portato alla fine dello sh**unato e, con esso, quello che possiamo definire "l'Ancien Regìme" giapponese, partendo dal famigerato arrivo delle "navi nere" del Commodoro Matthew Perry nel 1853, fino ad arrivare alla creazione della "Repubblica di Ezo" da parte di Enomoto Takeaki nel 1869.

Il libro è a tutti gli effetti un manuale storico che fa dei dettagli il suo cavallo di battaglia, da cui si evince che lo scrittore non è un semplice "addetto ai lavori", ma un vero e proprio appassionato di storia e di militaria. Ritengo, infatti, che anche una persona molto appassionata di storia giapponese e che certamente già conosce i fatti narrati in questo libro possa comunque trovare il modo di apprendere qualcosa di nuovo, qualcosa che non conosceva (come il sottoscritto, ad esempio).
Il tutto è coadiuvato da una scrittura fredda e imparziale, che ritengo sia vitale in una trattazione di questo tipo, che però non risulta pesante e tediosa, anzi, quasi come se si leggesse un romanzo, ti invoglia ad andare avanti per scoprire cosa ne sarà di tutti i personaggi, di tutte le fazioni, gruppi armati (qualcuno ha detto Shinsengumi?) e alleanze che in un lasso di tempo così breve hanno cambiato, nel bene o nel male, le sorti di un'intera nazione.
A sostegno di tutto ciò bisogna citare l'enorme quantità di immagini e mappe presenti nel libro e che aiutano ad orientarsi nella lettura e nell'analisi di questo periodo caotico.
Per non parlare dell'incredibile mole di fonti presenti che rappresentano forse il vero punto di forza di questa opera, dato che permette non solo di "certificare" quanto scritto dall'autore, ma anche di poter scardinare qualunque pregiudizio che noi occidentali ci portiamo dietro quando si parla della fine dei samurai (ad esempio pensare che i bushi e lo sh**unato combattessero solo con katane, lance e archi, quando invece si scopre che i primi a mettersi in contatto con gli occidentali per ammodernare l'esercito fu proprio lo sh**unato, seppur con un epilogo non proprio fortunato).

Ovviamente questo libro non è privo di difetti. Al netto di alcuni refusi che sicuramente verranno corretti nelle successive ristampe (o che potrebbero essere già stati corretti), il difetto principale che ho riscontrato, specialmente nella prima parte del libro, è il ricorso a volte eccessivo ai salti temporali. Cosa intendo esattamente? Può succedere spesso che, giungendo alla fine di un paragrafo a una determinata data, in quello successivo si riprenda da un punto precedente. Ovviamente, essendo la storia non narrabile sempre tutta alla stessa velocità, è facilmente giustificabile una cosa del genere, ma vista la quantità di date e di dettagli inseriti, può succedere che a volte si crei un po' di confusione e che sia necessario rileggere qualche altra volta uno stesso concetto per poterlo assimilare senza problemi.
Qui arriviamo a quello che può essere il secondo difetto di questo libro: proprio il cavallo di battaglia di cui parlavo prima, cioè i dettagli. Una persona come me, che già conosce a grandi linee come sono andate le cose ed è appassionato, e che quindi è affamato di dettagli e ne vuole di più, difficilmente può vedere nei dettagli un difetto. Ma oggettivamente parlando, una persona che si approccia a questo periodo per la prima volta e lo fa proprio attraverso questo libro, potrebbe effettivamente trovarsi di fronte a un ostacolo bello importante. Nulla di insormontabile in ogni caso.

Il mio voto finale è 4 Fuhamaru e mezzo su 5.
"Samurai - La guerra dell'anno del drago" è certamente una ventata di aria fresca, dato che non solo parla di una storia diversa da quella che ci viene insegnata a scuola, ma tratta di un periodo e di vicende che difficilmente vengono prese in considerazione e che, quando lo si fa, così come tutto ciò che è diverso dalla storia "occidentalocentrica", è facilmente preda di pregiudizi.
Questo libro, al netto di qualche piccolo difetto, cerca di scardinare questi pregiudizi e lo fa con una narrazione degli eventi pulita e imparziale, sostenuta da una grande quantità di immagini, mappe e fonti di ogni tipo che permettono di districarsi in questo periodo caotico e pieno di cambiamenti.
Una lettura consigliata sia a chi è già immerso nella storia giapponese e dei samurai, sia a chi non ha mai trattato questo periodo storico, purché sia pronto e motivato ad affrontare l'enorme quantità di dettagli che questo libro presenta. 終

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Tanti auguri di buon Natale!
25/12/2024

Tanti auguri di buon Natale!

La fuga che salvò una dinastiaTokiwa GozenIn seguito alle conseguenze della Ribellione di Heiji, il clan Minamoto sembra...
20/12/2024

La fuga che salvò una dinastia
Tokiwa Gozen

In seguito alle conseguenze della Ribellione di Heiji, il clan Minamoto sembrava destinato a scomparire dalla faccia della storia: la testa del capoclan, Yosh*tomo, insieme a quella di due dei suoi figli e a decine e decine di vassalli, si trovava sulla via della capitale per poter essere esposta al pubblico come monito: nessuno poteva niente contro l'onnipotente Taira no Kiyomori; il figlio maggiore, Yoritomo, incredibilmente, fu risparmiato, ma spedito lontano, nella provincia di Izu, ostaggio del ramo Taira del posto. La furia di Kiyomori sembrava implacabile e di questo se ne rese conto la giovanissima moglie di Minamoto no Yosh*tomo, Tokiwa Gozen.
Tokiwa (conosciuta anche come Hotoke Gozen) fu prima concubina, poi seconda moglie del Minamoto, a cui diede tre figli (e tra questi il giovane Ushiwakamaru, quel Minamoto no Yosh*tsune eroe tragico della Guerra Genpei). Della sete di sangue Minamoto di Kiyomori se ne rese subito conto la giovane Tokiwa che, nonostante il rigido inverno, decise di fuggire dalla capitale per salvare se stessa e i suoi figli. Questa fuga rappresenta un episodio così tragico, che è stato rappresentato più volte nel corso dei secoli, con i due figli più grandi a piedi e il piccolo Ushiwaka in braccio, tutti protetti dal calore di questa donna coraggiosa, con dietro una scia di sangue rosso sulla neve bianca, a simboleggiare il torto fatto dai Taira (i rossi) sui Minamoto (i bianchi).
La fuga riuscì e per giorni Kiyomori non riuscì a scoprire dove si nascondevano Tokiwa e figli.
Tuttavia era implacabile e disposto a tutto, così convocò Sekiya, la mamma di Tokiwa, per farsi dire dove fosse sua figlia e, alla risposta negativa (pare che la donna davvero non sapesse dove fosse sua figlia), la rinchiuse in cella e torturò.
Venuto a sapere di ciò, Tokiwa non resistette e decise di tornare a Kyou per chiedere clemenza.
Non sapremo mai cosa prese a Kiyomori, sta di fatto che alla vista di questa donna bellissima e a sentire le sue suppliche disperate, il capo dei Taira risparmiò la vita sua e dei suoi figli, che però allontanò dalla vita politica e dalla capitale, mandandoli nei templi e prese lei come concubina.
Il coraggio di Tokiwa e la debolezza, anche solo per un istante, di Kiyomori, avrebbero giocato un ruolo importantissimo nel destino del clan Taira.

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Fonti:
Stephen Turnbull - The Samurai, a Military History
Yei Theodora Ozaki - Warriors of Old Japan
Louis Frederic - Japan Encyclopedia

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Spade con una crisi di identitàMakuragami e Sun-nashiSpade, o più in generale armi, leggendarie, a cui vengono attribuit...
13/12/2024

Spade con una crisi di identità
Makuragami e Sun-nashi

Spade, o più in generale armi, leggendarie, a cui vengono attribuite qualità incredibili, addirittura sovrannaturali o divine, sono presenti in molte culture del mondo, vedasi le nostre Excalibur, Durlindana, Gioiosa, Cortana (no, non "quella" Cortana). Il Giappone non è stato da meno.
Nei post precedenti abbiamo imparato cosa siano le "meitou" (名刀) l'importanza delle loro storie, le loro qualità e i loro fabbri. Nel corso del tempo è inevitabile che per alcuni portenti questi elementi si sublimino fino a creare leggende.
Quella più famosa è sicuramente quella legata a Masamune e Muramasa.
Leggenda questa (probabilmente di origine esotica che aveva come protagoniste le scimitarre di Damasco) che metteva in risalto la buona e la cattiva reputazione delle lame rispettivamente dei due fabbri suddetti.
Immergendo una lama di Muramasa in un ruscello e facendo scorrere una foglia verso di lei, questa veniva tagliata con facilità, mentre ciò non avveniva con la Masamune. Questo perché, si diceva, che nelle Masamune albergasse uno spirito di giustizia, mentre in quelle di Muramasa uno sanguinario. Gli sh**un Tokugawa temevano le Muramasa, accusate di aver più volte fatto scorrere il sangue del loro clan (sin da quando ancora si chiamavano Matsudaira), per questo collezionavano le Masamune, usate come veri e propri talismani contro il male (soprattutto i tantou, che portavano sempre con sé).
Nel post parlo di due lame gemelle appartenute ai Minamoto e del loro singolare destino: il cambio di nome in base a ciò che facevano! E ne hanno viste proprio tante nel corso dei secoli…

Sul finire del decimo secolo, l'imperatore fece dividere una lancia cinese in due parti uguali e ordinò a due fabbri di creare ognuno una spada con quell'acciaio. Uno dei due, di nome Moufusa, ottenne una lama di 3 shaku, mentre l'altro, Munechika, ne ottenne una di 3 shaku (circa 3cm) più corta. Così l'imperatore, sentendosi preso in giro, fece rinchiudere Munechika.
Alla lama più lunga venne dato il nome di "Makuragami" (枕上, "al lato del guanciale", del cuscino), mentre l'altra fu chiamata "Sun-nashi"(寸無, “senza sun”). Pare che alle preghiere di Munechika di ottenere giustizia, la Sun-nashi scivolò sfoderandosi da sola e tagliò la lama della Makuragami, accorciandola di esattamente 3 sun. L'imperatore, sbalordito e commosso, liberò il fabbro e cambiò il nome della lama da Sun-nashi in Tomokiri (友切, lett.“taglia-amico”).
Le spade passarono a Minamoto no Mitsunaka, che testò le lame facendo tameshigiri su un bandito condannato: con la Tomokiri riuscì a decapitare il condannato con un taglio talmente pulito, che riuscì a tagliare anche la barba. Per questo cambiò nome alla Tomokiri chiamandola Higekiri (髭切, taglia-barba). La Makuragami invece tagliò dal collo fino al ginocchio, per questo fu chiamata Hizamaru (膝丸, lett. "ginocchia", o "taglia-ginocchia" con una traduzione più libera).

Mitsunaka cedette le due lame a Raikou, suo figlio (sì, il demon slayer preferito del podcast), che ne cedette una, la Higekiri, a uno dei suoi Sh*tenno, Watanabe no Tsuna, che la userà nel suo celebre scontro contro Ibaraki-douji, tagliandogli un braccio (ma approfondirò in uno special futuro). Alla vista del braccio del demone, Raikou rinominò nuovamente la Higekiri in "Onikiri" (鬼切, taglia-demoni).

Un giorno Raikou aveva la febbre alta e nel delirio, impugnò Hizamaru e iniziò a colpire un'ombra, che sparì. Gli Sh*tenno quando arrivarono nella stanza, videro una scia di sangue che loro, insieme al loro capo, seguirono fino a una tana dove si nascondeva uno Tsuchigumo. Raikou uccise con un taglio netto il ragno e guarì. Per questo, alla spada fu cambiato il nome da Hizamaru a Kumokirimaru (蜘蛛切丸, taglia-ragno).
Raikou cedette le due lame a suo nipote Yoriyoshi (il protagonista della Zenkunen no eki), che poi le cedette a suo figlio Yoshiie (Hachimantarou, protagonista della Gosannen Kassen e "papà" dell'orgoglio come clan dei Minamoto), che infine le cedette a suo figlio Tameyoshi (uno dei protagonisti della Ribellione di Hogen).

Una notte, le spade cominciarono a emettere dei rumori. La Onikiri ruggiva, e per questo le fu cambiato il nome in Shishi no ko (Cucciolo di leone), mentre la Kumokirimaru fu rinominata in Hoemaru (Abbaio). Tameyoshi cedette la Hoemaru a suo genero, per "svegliarlo", dato che pare non fosse proprio un genio con la spada. Inoltre, gli chiese di far forgiare una gemella di Shishi no ko, cosa che fece, ma la lama era 6mm più lunga. Così, la Shishi no ko scivolò, si sguainò e tagliò la lama della nuova spada. L'episodio fece tornare alla mente le origini delle spade, così la Shishi no ko tornò a chiamarsi nuovamente "Tomokiri".

La Tomokiri, dunque, passò a Yosh*tomo (figlio di Tameyoshi, nonché suo killer nella ribellione di Hogen e poi morto in quella di Heiji). Un giorno lanciò dei lamenti verso il dio Hachiman chiedendogli dove fosse la fortuna dei Minamoto, nonostante l'orgoglio del clan avesse portato il suo nome (Yoshiie, Hachimantarou). Quella notte, Hachiman gli apparve in sonno e gli disse che la fortuna era sparita a causa delle spade che avevano perso potere per via dei troppi cambi di nome. Yosh*tomo non p***e tempo e cambiò il nome della Tomokiri nuovamente in Higekiri.

Yoritomo (figlio di Yosh*tomo e futuro primo Sh**un) ereditò la Higekiri, mentre suo fratello Yosh*tsune ottenne la Hoemaru che era rimasta in mano al genero di suo nonno. Yosh*tsune cambiò il nome della Hoemaru in "Usu-midori"(Verde Chiaro), perché il colore della lama gli ricordava quello delle montagne di Kumano.

Quando questi morì, la Usu-midori andò a Yoritomo, che finalmente ebbe le due lame gemelle nuovamente insieme.

La leggenda delle lame gemelle dei Minamoto continua, ma mi fermo qui. Dopo tutti questi nomi, non voglio che venga anche a voi una crisi di identità!

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
Markus Sesko - Legends and Stories Around the Japanese Sword
https://japaneseswordlegends.wordpress.com/
https://art.thewalters.org/detail/29099/dai-nihon-shiryaku-zukai/

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Tenka Sansaku - I tre armaioli divini giapponesiSiamo agli inizi del 18esimo secolo quando viene redatta una lista di sp...
06/12/2024

Tenka Sansaku - I tre armaioli divini giapponesi

Siamo agli inizi del 18esimo secolo quando viene redatta una lista di spade e di fabbri considerati i migliori di sempre in Giappone.
Il committente di tale opera fu nientepopodimeno che lo Sh**un in carica in quel momento, Tokugawa Yoshimune, e questa missione venne affidata al clan Hon'ami (本阿彌家), clan specializzato nella stima, nella pulitura e manutenzione delle spade, probabilmente il più importante clan con una mansione del genere. Questo clan ha origini risalenti a svariati secoli prima, per la precisione ad alcuni monaci che ebbero fortuna sotto lo sh**unato Ashikaga, in quanto ottennero il controllo dell'ufficio sulle merci provenienti dalla Cina (Karamono Bugyou - 唐物奉行). Il loro compito era quello di valutare queste merci e, evidentemente, nel corso del tempo questa loro mansione si è evoluta e specializzata, trasformando questo clan nei massimi esperti a cui fu affidato il compito di redigere questa lista.
Fu così che, nel 1719 gli Hon'ma pubblicarono la loro opera in tre volumi chiamata "Kyouhou Meibutsu Chou", cioè "Catalogo delle cose famose". Questo catalogo contiene una lista di "meitou" (名刀 - Spade famose, se siete appassionati di One Piece potrebbe esservi accesa una lampadina) con gli armaioli che le hanno forgiate. Una lama, per essere considerata meitou, era necessario che possedesse una storia, quindi che si sapesse chi l'avesse forgiata e dove fosse stata forgiata. All'epoca della stesura di quest'opera, c'erano già molte meitou che erano disp***e, o erano state distrutte e si trovano nel terzo volume.
Sono molti gli armaioli che si guadagnarono un posto -o più di un posto- in questa lista, tuttavia, tra tutti, sono tre quelli che spiccano: Gou Yoshihiro, con 16 spade; Awataguchi Yoshimitsu, anche lui con 16 spade; infine, con ben 61 spade, Gorou Nyuudou Masamune, conosciuto anche solo come "Masamune". Per la quantità di meitou forgiate, questi tre sono conosciuti come Tenka Sansaku (天下三作 - I migliori forgiatori al mondo -lett. "al di sotto dei cieli" ), o anche come "Nihon Sansaku"(I tre forgiatori del Giappone), dando anche il nome al primo libro (Nihon Sansaku, appunto).
I Tokugawa erano ossessionati dalle spade di Masamune e cercavano di accaparrarsele tutte, costringendo chi le possedeva a vendergliele, anche con la forza.
Le meitou divennero talmente famose da generare miti e leggende attorno a loro, la più celeberrima è quella che circonda le spade forgiate da Masamune e da Muramasa.

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Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
Markus Sesko - The Honami Family

https://nihontoclub.com/category/Smith-Tags/Nihon-Sansaku
https://romanceofmen.com/pages/tenka-sansaku-in-japanese-katana-terminology?srsltid=AfmBOooAmwPkq0g4AXovLGxa8MW1oV40pW3NrOj0uex3gRRdHWnhwc96
https://nihontoclub.com/swords/kyoho-meibutsu-cho?order=field_sword_type_value&sort=desc
http://www.intk-token.it/forum/index.php?/topic/4733-alcuni-pensieri-circa-le-nihonto-qui-sul-forum/page/3/&tab=comments -57903
https://www.meihaku.jp/sword-basic/tengasansaku/

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ANNUNCIOAlcuni giorni fa sono stato contattato dalla casa editrice  che mi ha messo a parte dell’imminente pubblicazione...
02/12/2024

ANNUNCIO

Alcuni giorni fa sono stato contattato dalla casa editrice che mi ha messo a parte dell’imminente pubblicazione di un libro a tema samurai e sono stati così gentili da inviarmi il testo in questione. Quindi annuncio ufficialmente che a breve avremo qui in pagina la recensione del libro “SAMURAI. La Guerra dell’anno del drago - La fine dello sh**unato e la restaurazione Meiji” scritto da Francesco Dei e, devo dire la verità, sono molto contento di avere la possibilità di leggere questo libro in anteprima perché capita giusto nel momento in cui ho deciso di non avere paura di trattare anche altri momenti storici della storia del Giappone e dei samurai, pur continuando la narrazione che sto portando avanti.
Sono due le cose che mi entusiasmano in questo caso: il fatto che il libro in questione parli del periodo della Guerra Boshin, siamo quindi nella seconda metà del 19esimo secolo e al tramonto dei samurai; il libro non è un romanzo, quindi dovrebbe essere libero dai soliti stereotipi, rendendolo un possibile candidato a “fonte” per quando parleremo di questo periodo (e sappiamo bene, purtroppo, di quanta penuria ci sia nel panorama italiano di libri del genere sui samurai). Speriamo bene.

Nel ringraziare nuovamente Diarkos per avermi fornito il libro, vi lascio con la sua sinossi, che trovate nel carosello di foto.
Ci vediamo in questi giorni con la recensione!

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Il valore di una lama - TameshigiriCi troviamo alla fine del 18esimo secolo, in pieno periodo Edo, periodo di relativa p...
29/11/2024

Il valore di una lama - Tameshigiri

Ci troviamo alla fine del 18esimo secolo, in pieno periodo Edo, periodo di relativa pace, dove non si viene combattuta una guerra da oltre un secolo in Giappone. E' in questo periodo, quindi, che i samurai, non potendo più praticare ciò per cui erano nati, la guerra appunto, misero "da parte" (si fa per dire) la propria katana e cominciarono a dedicarsi ad altre arti, usandole anche per manipolare l'immagine dei loro predecessori. Ed è grazie a questa che oggi il nostro immaginario sui samurai è plasmato in una certa maniera. Tuttavia, alcuni di loro non dovettero mettere da parte la loro arma che, anzi, continuò a essere il loro strumento principale di lavoro. Questo era il caso della famiglia Yamada Asaemon, famiglia specializzata nelle esecuzioni e boia personali dello Sh**un (se siete appassionati di anime e manga e avete pensato subito a Hell's Paradise, ebbene sì, gli Yamada Asaemon sono davvero esistiti).

Nel 1797 fu pubblicato un libro chiamato "Kaihō Kenjaku", opera che descriveva il lavoro del capo del clan Yamada Asaemon di quel periodo, il quinto nello specifico, che si chiamava "Yamada Asaemon V Yoshimutsu", conosciuto anche come "Yamada Kubikiri" (Yamada il tagliateste). Alla stesura di quest'opera contribuirono, oltre che lo Yamada, anche altri due collaudatori di spade. Lo scopo era redigere una lista di fabbri (anche di molti secoli prima) e di classificarli in base all'efficienza nel taglio delle loro "wazamono"(業物, lett. "cosa che funziona"), cioè le spade da loro forgiate, siano esse katane o tachi.
Yamada Asaemon e soci testarono oltre duecento lame, classificandole in base alla loro affilatezza in queste categorie:
Saijō Ōwazamono (最上大業物, Filo Superlativo);
Ōwazamono (大業物, Filo Superbo);
Yoki-wazamono o Ryō-wazamono (良業物, Filo Eccellente);
Wazamono (業物, Buon Filo).

La tecnica usata per decidere a quale di queste categorie i fabbri e le loro lame appartenessero era quella dello "tameshigiri"(試切) che significa letteralmente "prova del taglio". Esistevano vari tipi di tameshigiri: ikidameshi, cioè il taglio di gente viva (di solito criminali condannati a morte); shinidameshi, cioè il taglio di corpi morti; infine il katamonodameshi, cioè il taglio di oggetti duri.
Ovviamente, se il collaudatore si chiama "Asaemon tagliateste", difficilmente una lista del genere può essere redatta tramite katamonodameshi.

Il tameshigiri funzionava così: veniva preparata una base fatta di sabbia chiamata "dodan" e su questa venivano impilati alcuni corpi. A quel punto il collaudatore performava alcuni tipi di tagli, alcuni tipici del kenjutsu, altri specifici per testare la lama su cadaveri. Il taglio più famoso si chiamava "ookesa", che era un taglio che andava dalla spalla fino al fianco opposto. A questo punto la lama veniva classificata in base a quante volte questa poteva penetrare più corpi con un singolo taglio. Se poteva tagliare almeno 3 corpi più volte, allora la classificazione del fabbro e della spada era Saijō Ōwazamono e così via.
I tipi di tagli e la quantità di corpi tagliati venivano incisi nel "nakago", cioè il codolo della spada, aumentando ovviamente il valore di quella spada (alcune tra le più vecchie hanno ancora queste incisioni, chiamate "tameshi-mei" o "saidan-mei").

La pratica del tameshigiri esiste tutt'oggi, ma ovviamente non ha questi risvolti macabri e lo scopo non è più quella di testare la capacità di taglio di una spada, ma l'abilità di chi la spada la maneggia e lo fa tagliando non più corpi vivi o cadaveri, ma i tatami arrotolati in forma cilindrica, o il bambù.

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Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
John Man - Samurai
Markus Sesko - Legends and Stories Around the Japanese Sword

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Come si chiamavano tra di loro i samurai?La risposta alla domanda del titolo potrebbe sembrare semplice, ma in realtà si...
21/11/2024

Come si chiamavano tra di loro i samurai?

La risposta alla domanda del titolo potrebbe sembrare semplice, ma in realtà si cela una matassa così ampia, che un post da solo non basterebbe per sbrogliarla per intero, dato che questo termine assume connotati e sfaccettature diverse a seconda del periodo storico esaminato. Cerchiamo, però, di dare una risposta quanto più possibile esaustiva.

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Quando si parla di samurai, si tende sempre a pensare che tutti i guerrieri medievali giapponesi fossero tali, ma abbiamo assodato che questo è un errore. Sappiamo infatti che, in realtà, "samurai" si riferisce alla casta di guerrieri, quindi gente nobile che possiede un cognome, terre, armi e così via, tuttavia questa cosa è vera solo dal periodo Edo, nonostante oggi sia accettato usare questo termine anche in maniera retroattiva (seppur anacronisticamente). Andare, quindi, dal daimyō della provincia di Tanba nel 1750 e chiamarlo "samurai" non avrebbe sortito alcun effetto, avremmo detto semplicemente la verità. Andare da Taira no Masamori, nel 1140 e chiamarlo "samurai" ci avrebbe procurato una freccia nel cranio.

Perché?

Come molti sanno, il termine "samurai" deriva da "saburai", che a sua volta deriva dal verbo "saburau", che significa "servire" ed indicava proprio questo, cioè "persone che servivano"(in armi). Infatti, i primi "saburai" erano i soldati al servizio della Corte imperiale nella capitale.
Successivamente questo termine venne esteso ai contadini (detti hyakusho) che, nel periodo di espansione verso est, avevano conquistato del terreno, che avevano acquisito un cognome e che sapevano maneggiare le armi e si erano messi al servizio di proprietari terrieri più importanti (per approfondire questo tema, vi rimando alle puntate 1 e 2 del podcast).
Insomma, "samurai", fino al 17esimo secolo, era un termine situazionale. Lo stesso nobile di basso rango un momento prima poteva essere samurai e il momento dopo no, mentre uno potente, con tanti terreni che difficilmente rispondeva a qualcuno al di sopra di lui, non era per nulla un samurai (e magari ti tirava una freccia nel cranio se lo chiamavi così).

Rispondiamo finalmente alla domanda del titolo. Come bisognava chiamarli, allora, questi samurai?
"Gokenin"(御家人), che letteralmente significa "persona onorevole che possiede una casa". Per spiegare l'origine e l'evoluzione del significato di questo termine sarebbe necessario fare ulteriori post, ma era questa la parola che indicava lo status sociale di quei nobili "di campagna" che noi, seppur erroneamente, chiamiamo in maniera indistinta "samurai".
Chiamarli con questo termine ci avrebbe risparmiato certamente la freccia nel cranio.

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

Fonti:
George Sansom - A History of Japan to 1334-Stanford University Press (1958)
Thomas Donald Conlan - Samurai and the Warrior Culture of Japan, 471–1877
Intervista al prof. Conlan - https://www.youtube.com/watch?v=CsRByx3d62A

Puntate del podcast menzionate:
Episodio 1 "Yamataikoku"
Episodio 2 "La città della pace e della tranquillità"

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SFIDA AL POTERE- PARTE II: I TAIRAScopriamo le origini e l'evoluzione della famiglia Taira, un clan segnato da diversità...
12/11/2024

SFIDA AL POTERE- PARTE II: I TAIRA
Scopriamo le origini e l'evoluzione della famiglia Taira, un clan segnato da diversità e potere. Da Takamochi a Tadamori, esploriamo come i Taira siano diventati influenti attraverso il coraggio, l'intelligenza e talvolta l'astuzia (e non proprio nella legalità). Immergiamoci nella storia di questi samurai, dalla loro nascita fino al vertice del potere con Kiyomori, e scopriamo perché il loro nome è diventato sinonimo di celebrità nel Giappone medievale.

Potete ascoltare la puntata come sempre sul sito https://www.podcastdellosh**un.it o sulla piattaforma che preferite (link nei commenti o nel post in evidenza sul profilo).

Se avete domande, o semplicemente volete farmi sapere cosa ne pensate, non esitate a lasciare un commento! Vi aspetto!

Fonti: -George Sansom - A History of Japan to 1334 -Stephen Turnbull - The Gempei War 1180-85

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Guerra Genpei, Guerra Gempei, guerra tra Minamoto e Taira, chi erano i Taira, Kiyomori

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