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Spade con una crisi di identitàMakuragami e Sun-nashiSpade, o più in generale armi, leggendarie, a cui vengono attribuit...
13/12/2024

Spade con una crisi di identità
Makuragami e Sun-nashi

Spade, o più in generale armi, leggendarie, a cui vengono attribuite qualità incredibili, addirittura sovrannaturali o divine, sono presenti in molte culture del mondo, vedasi le nostre Excalibur, Durlindana, Gioiosa, Cortana (no, non "quella" Cortana). Il Giappone non è stato da meno.
Nei post precedenti abbiamo imparato cosa siano le "meitou" (名刀) l'importanza delle loro storie, le loro qualità e i loro fabbri. Nel corso del tempo è inevitabile che per alcuni portenti questi elementi si sublimino fino a creare leggende.
Quella più famosa è sicuramente quella legata a Masamune e Muramasa.
Leggenda questa (probabilmente di origine esotica che aveva come protagoniste le scimitarre di Damasco) che metteva in risalto la buona e la cattiva reputazione delle lame rispettivamente dei due fabbri suddetti.
Immergendo una lama di Muramasa in un ruscello e facendo scorrere una foglia verso di lei, questa veniva tagliata con facilità, mentre ciò non avveniva con la Masamune. Questo perché, si diceva, che nelle Masamune albergasse uno spirito di giustizia, mentre in quelle di Muramasa uno sanguinario. Gli sh**un Tokugawa temevano le Muramasa, accusate di aver più volte fatto scorrere il sangue del loro clan (sin da quando ancora si chiamavano Matsudaira), per questo collezionavano le Masamune, usate come veri e propri talismani contro il male (soprattutto i tantou, che portavano sempre con sé).
Nel post parlo di due lame gemelle appartenute ai Minamoto e del loro singolare destino: il cambio di nome in base a ciò che facevano! E ne hanno viste proprio tante nel corso dei secoli…

Sul finire del decimo secolo, l'imperatore fece dividere una lancia cinese in due parti uguali e ordinò a due fabbri di creare ognuno una spada con quell'acciaio. Uno dei due, di nome Moufusa, ottenne una lama di 3 shaku, mentre l'altro, Munechika, ne ottenne una di 3 shaku (circa 3cm) più corta. Così l'imperatore, sentendosi preso in giro, fece rinchiudere Munechika.
Alla lama più lunga venne dato il nome di "Makuragami" (枕上, "al lato del guanciale", del cuscino), mentre l'altra fu chiamata "Sun-nashi"(寸無, “senza sun”). Pare che alle preghiere di Munechika di ottenere giustizia, la Sun-nashi scivolò sfoderandosi da sola e tagliò la lama della Makuragami, accorciandola di esattamente 3 sun. L'imperatore, sbalordito e commosso, liberò il fabbro e cambiò il nome della lama da Sun-nashi in Tomokiri (友切, lett.“taglia-amico”).
Le spade passarono a Minamoto no Mitsunaka, che testò le lame facendo tameshigiri su un bandito condannato: con la Tomokiri riuscì a decapitare il condannato con un taglio talmente pulito, che riuscì a tagliare anche la barba. Per questo cambiò nome alla Tomokiri chiamandola Higekiri (髭切, taglia-barba). La Makuragami invece tagliò dal collo fino al ginocchio, per questo fu chiamata Hizamaru (膝丸, lett. "ginocchia", o "taglia-ginocchia" con una traduzione più libera).

Mitsunaka cedette le due lame a Raikou, suo figlio (sì, il demon slayer preferito del podcast), che ne cedette una, la Higekiri, a uno dei suoi Sh*tenno, Watanabe no Tsuna, che la userà nel suo celebre scontro contro Ibaraki-douji, tagliandogli un braccio (ma approfondirò in uno special futuro). Alla vista del braccio del demone, Raikou rinominò nuovamente la Higekiri in "Onikiri" (鬼切, taglia-demoni).

Un giorno Raikou aveva la febbre alta e nel delirio, impugnò Hizamaru e iniziò a colpire un'ombra, che sparì. Gli Sh*tenno quando arrivarono nella stanza, videro una scia di sangue che loro, insieme al loro capo, seguirono fino a una tana dove si nascondeva uno Tsuchigumo. Raikou uccise con un taglio netto il ragno e guarì. Per questo, alla spada fu cambiato il nome da Hizamaru a Kumokirimaru (蜘蛛切丸, taglia-ragno).
Raikou cedette le due lame a suo nipote Yoriyoshi (il protagonista della Zenkunen no eki), che poi le cedette a suo figlio Yoshiie (Hachimantarou, protagonista della Gosannen Kassen e "papà" dell'orgoglio come clan dei Minamoto), che infine le cedette a suo figlio Tameyoshi (uno dei protagonisti della Ribellione di Hogen).

Una notte, le spade cominciarono a emettere dei rumori. La Onikiri ruggiva, e per questo le fu cambiato il nome in Shishi no ko (Cucciolo di leone), mentre la Kumokirimaru fu rinominata in Hoemaru (Abbaio). Tameyoshi cedette la Hoemaru a suo genero, per "svegliarlo", dato che pare non fosse proprio un genio con la spada. Inoltre, gli chiese di far forgiare una gemella di Shishi no ko, cosa che fece, ma la lama era 6mm più lunga. Così, la Shishi no ko scivolò, si sguainò e tagliò la lama della nuova spada. L'episodio fece tornare alla mente le origini delle spade, così la Shishi no ko tornò a chiamarsi nuovamente "Tomokiri".

La Tomokiri, dunque, passò a Yosh*tomo (figlio di Tameyoshi, nonché suo killer nella ribellione di Hogen e poi morto in quella di Heiji). Un giorno lanciò dei lamenti verso il dio Hachiman chiedendogli dove fosse la fortuna dei Minamoto, nonostante l'orgoglio del clan avesse portato il suo nome (Yoshiie, Hachimantarou). Quella notte, Hachiman gli apparve in sonno e gli disse che la fortuna era sparita a causa delle spade che avevano perso potere per via dei troppi cambi di nome. Yosh*tomo non p***e tempo e cambiò il nome della Tomokiri nuovamente in Higekiri.

Yoritomo (figlio di Yosh*tomo e futuro primo Sh**un) ereditò la Higekiri, mentre suo fratello Yosh*tsune ottenne la Hoemaru che era rimasta in mano al genero di suo nonno. Yosh*tsune cambiò il nome della Hoemaru in "Usu-midori"(Verde Chiaro), perché il colore della lama gli ricordava quello delle montagne di Kumano.

Quando questi morì, la Usu-midori andò a Yoritomo, che finalmente ebbe le due lame gemelle nuovamente insieme.

La leggenda delle lame gemelle dei Minamoto continua, ma mi fermo qui. Dopo tutti questi nomi, non voglio che venga anche a voi una crisi di identità!

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
Markus Sesko - Legends and Stories Around the Japanese Sword
https://japaneseswordlegends.wordpress.com/
https://art.thewalters.org/detail/29099/dai-nihon-shiryaku-zukai/

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Tenka Sansaku - I tre armaioli divini giapponesiSiamo agli inizi del 18esimo secolo quando viene redatta una lista di sp...
06/12/2024

Tenka Sansaku - I tre armaioli divini giapponesi

Siamo agli inizi del 18esimo secolo quando viene redatta una lista di spade e di fabbri considerati i migliori di sempre in Giappone.
Il committente di tale opera fu nientepopodimeno che lo Sh**un in carica in quel momento, Tokugawa Yoshimune, e questa missione venne affidata al clan Hon'ami (本阿彌家), clan specializzato nella stima, nella pulitura e manutenzione delle spade, probabilmente il più importante clan con una mansione del genere. Questo clan ha origini risalenti a svariati secoli prima, per la precisione ad alcuni monaci che ebbero fortuna sotto lo sh**unato Ashikaga, in quanto ottennero il controllo dell'ufficio sulle merci provenienti dalla Cina (Karamono Bugyou - 唐物奉行). Il loro compito era quello di valutare queste merci e, evidentemente, nel corso del tempo questa loro mansione si è evoluta e specializzata, trasformando questo clan nei massimi esperti a cui fu affidato il compito di redigere questa lista.
Fu così che, nel 1719 gli Hon'ma pubblicarono la loro opera in tre volumi chiamata "Kyouhou Meibutsu Chou", cioè "Catalogo delle cose famose". Questo catalogo contiene una lista di "meitou" (名刀 - Spade famose, se siete appassionati di One Piece potrebbe esservi accesa una lampadina) con gli armaioli che le hanno forgiate. Una lama, per essere considerata meitou, era necessario che possedesse una storia, quindi che si sapesse chi l'avesse forgiata e dove fosse stata forgiata. All'epoca della stesura di quest'opera, c'erano già molte meitou che erano disp***e, o erano state distrutte e si trovano nel terzo volume.
Sono molti gli armaioli che si guadagnarono un posto -o più di un posto- in questa lista, tuttavia, tra tutti, sono tre quelli che spiccano: Gou Yoshihiro, con 16 spade; Awataguchi Yoshimitsu, anche lui con 16 spade; infine, con ben 61 spade, Gorou Nyuudou Masamune, conosciuto anche solo come "Masamune". Per la quantità di meitou forgiate, questi tre sono conosciuti come Tenka Sansaku (天下三作 - I migliori forgiatori al mondo -lett. "al di sotto dei cieli" ), o anche come "Nihon Sansaku"(I tre forgiatori del Giappone), dando anche il nome al primo libro (Nihon Sansaku, appunto).
I Tokugawa erano ossessionati dalle spade di Masamune e cercavano di accaparrarsele tutte, costringendo chi le possedeva a vendergliele, anche con la forza.
Le meitou divennero talmente famose da generare miti e leggende attorno a loro, la più celeberrima è quella che circonda le spade forgiate da Masamune e da Muramasa.

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
Markus Sesko - The Honami Family

https://nihontoclub.com/category/Smith-Tags/Nihon-Sansaku
https://romanceofmen.com/pages/tenka-sansaku-in-japanese-katana-terminology?srsltid=AfmBOooAmwPkq0g4AXovLGxa8MW1oV40pW3NrOj0uex3gRRdHWnhwc96
https://nihontoclub.com/swords/kyoho-meibutsu-cho?order=field_sword_type_value&sort=desc
http://www.intk-token.it/forum/index.php?/topic/4733-alcuni-pensieri-circa-le-nihonto-qui-sul-forum/page/3/&tab=comments -57903
https://www.meihaku.jp/sword-basic/tengasansaku/

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ANNUNCIOAlcuni giorni fa sono stato contattato dalla casa editrice  che mi ha messo a parte dell’imminente pubblicazione...
02/12/2024

ANNUNCIO

Alcuni giorni fa sono stato contattato dalla casa editrice che mi ha messo a parte dell’imminente pubblicazione di un libro a tema samurai e sono stati così gentili da inviarmi il testo in questione. Quindi annuncio ufficialmente che a breve avremo qui in pagina la recensione del libro “SAMURAI. La Guerra dell’anno del drago - La fine dello sh**unato e la restaurazione Meiji” scritto da Francesco Dei e, devo dire la verità, sono molto contento di avere la possibilità di leggere questo libro in anteprima perché capita giusto nel momento in cui ho deciso di non avere paura di trattare anche altri momenti storici della storia del Giappone e dei samurai, pur continuando la narrazione che sto portando avanti.
Sono due le cose che mi entusiasmano in questo caso: il fatto che il libro in questione parli del periodo della Guerra Boshin, siamo quindi nella seconda metà del 19esimo secolo e al tramonto dei samurai; il libro non è un romanzo, quindi dovrebbe essere libero dai soliti stereotipi, rendendolo un possibile candidato a “fonte” per quando parleremo di questo periodo (e sappiamo bene, purtroppo, di quanta penuria ci sia nel panorama italiano di libri del genere sui samurai). Speriamo bene.

Nel ringraziare nuovamente Diarkos per avermi fornito il libro, vi lascio con la sua sinossi, che trovate nel carosello di foto.
Ci vediamo in questi giorni con la recensione!

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Il valore di una lama - TameshigiriCi troviamo alla fine del 18esimo secolo, in pieno periodo Edo, periodo di relativa p...
29/11/2024

Il valore di una lama - Tameshigiri

Ci troviamo alla fine del 18esimo secolo, in pieno periodo Edo, periodo di relativa pace, dove non si viene combattuta una guerra da oltre un secolo in Giappone. E' in questo periodo, quindi, che i samurai, non potendo più praticare ciò per cui erano nati, la guerra appunto, misero "da parte" (si fa per dire) la propria katana e cominciarono a dedicarsi ad altre arti, usandole anche per manipolare l'immagine dei loro predecessori. Ed è grazie a questa che oggi il nostro immaginario sui samurai è plasmato in una certa maniera. Tuttavia, alcuni di loro non dovettero mettere da parte la loro arma che, anzi, continuò a essere il loro strumento principale di lavoro. Questo era il caso della famiglia Yamada Asaemon, famiglia specializzata nelle esecuzioni e boia personali dello Sh**un (se siete appassionati di anime e manga e avete pensato subito a Hell's Paradise, ebbene sì, gli Yamada Asaemon sono davvero esistiti).

Nel 1797 fu pubblicato un libro chiamato "Kaihō Kenjaku", opera che descriveva il lavoro del capo del clan Yamada Asaemon di quel periodo, il quinto nello specifico, che si chiamava "Yamada Asaemon V Yoshimutsu", conosciuto anche come "Yamada Kubikiri" (Yamada il tagliateste). Alla stesura di quest'opera contribuirono, oltre che lo Yamada, anche altri due collaudatori di spade. Lo scopo era redigere una lista di fabbri (anche di molti secoli prima) e di classificarli in base all'efficienza nel taglio delle loro "wazamono"(業物, lett. "cosa che funziona"), cioè le spade da loro forgiate, siano esse katane o tachi.
Yamada Asaemon e soci testarono oltre duecento lame, classificandole in base alla loro affilatezza in queste categorie:
Saijō Ōwazamono (最上大業物, Filo Superlativo);
Ōwazamono (大業物, Filo Superbo);
Yoki-wazamono o Ryō-wazamono (良業物, Filo Eccellente);
Wazamono (業物, Buon Filo).

La tecnica usata per decidere a quale di queste categorie i fabbri e le loro lame appartenessero era quella dello "tameshigiri"(試切) che significa letteralmente "prova del taglio". Esistevano vari tipi di tameshigiri: ikidameshi, cioè il taglio di gente viva (di solito criminali condannati a morte); shinidameshi, cioè il taglio di corpi morti; infine il katamonodameshi, cioè il taglio di oggetti duri.
Ovviamente, se il collaudatore si chiama "Asaemon tagliateste", difficilmente una lista del genere può essere redatta tramite katamonodameshi.

Il tameshigiri funzionava così: veniva preparata una base fatta di sabbia chiamata "dodan" e su questa venivano impilati alcuni corpi. A quel punto il collaudatore performava alcuni tipi di tagli, alcuni tipici del kenjutsu, altri specifici per testare la lama su cadaveri. Il taglio più famoso si chiamava "ookesa", che era un taglio che andava dalla spalla fino al fianco opposto. A questo punto la lama veniva classificata in base a quante volte questa poteva penetrare più corpi con un singolo taglio. Se poteva tagliare almeno 3 corpi più volte, allora la classificazione del fabbro e della spada era Saijō Ōwazamono e così via.
I tipi di tagli e la quantità di corpi tagliati venivano incisi nel "nakago", cioè il codolo della spada, aumentando ovviamente il valore di quella spada (alcune tra le più vecchie hanno ancora queste incisioni, chiamate "tameshi-mei" o "saidan-mei").

La pratica del tameshigiri esiste tutt'oggi, ma ovviamente non ha questi risvolti macabri e lo scopo non è più quella di testare la capacità di taglio di una spada, ma l'abilità di chi la spada la maneggia e lo fa tagliando non più corpi vivi o cadaveri, ma i tatami arrotolati in forma cilindrica, o il bambù.

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Fonti:
Christopher Ross - La spada di Mishima
John Man - Samurai
Markus Sesko - Legends and Stories Around the Japanese Sword

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Come si chiamavano tra di loro i samurai?La risposta alla domanda del titolo potrebbe sembrare semplice, ma in realtà si...
21/11/2024

Come si chiamavano tra di loro i samurai?

La risposta alla domanda del titolo potrebbe sembrare semplice, ma in realtà si cela una matassa così ampia, che un post da solo non basterebbe per sbrogliarla per intero, dato che questo termine assume connotati e sfaccettature diverse a seconda del periodo storico esaminato. Cerchiamo, però, di dare una risposta quanto più possibile esaustiva.

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Quando si parla di samurai, si tende sempre a pensare che tutti i guerrieri medievali giapponesi fossero tali, ma abbiamo assodato che questo è un errore. Sappiamo infatti che, in realtà, "samurai" si riferisce alla casta di guerrieri, quindi gente nobile che possiede un cognome, terre, armi e così via, tuttavia questa cosa è vera solo dal periodo Edo, nonostante oggi sia accettato usare questo termine anche in maniera retroattiva (seppur anacronisticamente). Andare, quindi, dal daimyō della provincia di Tanba nel 1750 e chiamarlo "samurai" non avrebbe sortito alcun effetto, avremmo detto semplicemente la verità. Andare da Taira no Masamori, nel 1140 e chiamarlo "samurai" ci avrebbe procurato una freccia nel cranio.

Perché?

Come molti sanno, il termine "samurai" deriva da "saburai", che a sua volta deriva dal verbo "saburau", che significa "servire" ed indicava proprio questo, cioè "persone che servivano"(in armi). Infatti, i primi "saburai" erano i soldati al servizio della Corte imperiale nella capitale.
Successivamente questo termine venne esteso ai contadini (detti hyakusho) che, nel periodo di espansione verso est, avevano conquistato del terreno, che avevano acquisito un cognome e che sapevano maneggiare le armi e si erano messi al servizio di proprietari terrieri più importanti (per approfondire questo tema, vi rimando alle puntate 1 e 2 del podcast).
Insomma, "samurai", fino al 17esimo secolo, era un termine situazionale. Lo stesso nobile di basso rango un momento prima poteva essere samurai e il momento dopo no, mentre uno potente, con tanti terreni che difficilmente rispondeva a qualcuno al di sopra di lui, non era per nulla un samurai (e magari ti tirava una freccia nel cranio se lo chiamavi così).

Rispondiamo finalmente alla domanda del titolo. Come bisognava chiamarli, allora, questi samurai?
"Gokenin"(御家人), che letteralmente significa "persona onorevole che possiede una casa". Per spiegare l'origine e l'evoluzione del significato di questo termine sarebbe necessario fare ulteriori post, ma era questa la parola che indicava lo status sociale di quei nobili "di campagna" che noi, seppur erroneamente, chiamiamo in maniera indistinta "samurai".
Chiamarli con questo termine ci avrebbe risparmiato certamente la freccia nel cranio.

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

Fonti:
George Sansom - A History of Japan to 1334-Stanford University Press (1958)
Thomas Donald Conlan - Samurai and the Warrior Culture of Japan, 471–1877
Intervista al prof. Conlan - https://www.youtube.com/watch?v=CsRByx3d62A

Puntate del podcast menzionate:
Episodio 1 "Yamataikoku"
Episodio 2 "La città della pace e della tranquillità"

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SFIDA AL POTERE- PARTE II: I TAIRAScopriamo le origini e l'evoluzione della famiglia Taira, un clan segnato da diversità...
12/11/2024

SFIDA AL POTERE- PARTE II: I TAIRA
Scopriamo le origini e l'evoluzione della famiglia Taira, un clan segnato da diversità e potere. Da Takamochi a Tadamori, esploriamo come i Taira siano diventati influenti attraverso il coraggio, l'intelligenza e talvolta l'astuzia (e non proprio nella legalità). Immergiamoci nella storia di questi samurai, dalla loro nascita fino al vertice del potere con Kiyomori, e scopriamo perché il loro nome è diventato sinonimo di celebrità nel Giappone medievale.

Potete ascoltare la puntata come sempre sul sito https://www.podcastdellosh**un.it o sulla piattaforma che preferite (link nei commenti o nel post in evidenza sul profilo).

Se avete domande, o semplicemente volete farmi sapere cosa ne pensate, non esitate a lasciare un commento! Vi aspetto!

Fonti: -George Sansom - A History of Japan to 1334 -Stephen Turnbull - The Gempei War 1180-85

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Guerra Genpei, Guerra Gempei, guerra tra Minamoto e Taira, chi erano i Taira, Kiyomori

Special Halloween 2024 - Shuten Dōji, il re demoneQuest’anno per Halloween tornano qui sul Podcast le vicende dedicate a...
31/10/2024

Special Halloween 2024 - Shuten Dōji, il re demone

Quest’anno per Halloween tornano qui sul Podcast le vicende dedicate allo Sterminatore di demoni più famoso della storia dei samurai, sto parlando ovviamente di Minamoto no Raikō.
L’anno scorso vi ho parlato di come questi abbia cacciato e sottomesso il terribile yokai aracnide Tsuchigumo, in compagnia del suo fedele vassallo Watanabe no Tsuna. Quest’anno la posta in gioco è ancora più alta.
Il nemico da affrontare non sarà un semplice yokai, ma sarà colui che, secondo alcune versioni di questa leggenda, era definito come il “Dairokuten no Mahō” (第六天の魔王), “Re demone del sesto cielo” (e con un nome così altisonante non poteva essere un avversario così facile da superare), Shuten Dōji. Infatti sarà accompagnato dai suoi fedeli “Sh*tenno”(四天王 - Watanabe no Tsuna, Usui Sadamitsu, Urabe Suetake e Sakata Kintoki) e dal suo amico Fujiwara no Yasamusa.

Sul sito potrete ascoltare la puntata e leggere la trascrizione. Inoltre, come sempre, potrete ascoltarla anche sulla piattaforma che preferite! I link sono in bio (instagram) o nella storia e nel post in evidenza (su facebook, anche se cercherò di mettere un tasto per andare sul sito direttamente sul post, se vedete "Scopri di più", usatelo pure).

Buon ascolto e buon Halloween!

**un **un
Shuten Doji, Shuten Douji, Minamoto no Yorimitsu, Fujiwara, Ibaraki Doji

In questo libro a essere narrata è solo una parte della vita di Tomoe Gozen, da quando era una poppante alla vittoria ne...
26/10/2024

In questo libro a essere narrata è solo una parte della vita di Tomoe Gozen, da quando era una poppante alla vittoria nella Battaglia di Yokotagawara (dopotutto, escludendo la parte di approfondimento storico -presente su tutti i volumetti della serie- le vicende narrate coprono solo 99 pagine), passando per il suo allenamento, per l'analisi dei suoi sentimenti riguardanti l'essere una donna ma anche una guerriera, al suo avvicinamento intimo con Kiso Yoshinaka.
Tutto questo è possibile grazie al fatto che le vicende di Tomoe Gozen sono piene di "zone grigie", cioè non si sa molto della sua vita e questo lascia ampio margine alla fantasia per poter agire e colorare quelle zone.
Il risultato è un romanzo che si lascia leggere anche abbastanza agilmente (ritengo che, un lettore incallito e rapido -come non sono io- potrebbe finire il libro in 1.30/2 ore) e che in bocca lascia il sapore di "Giappone medievale", visto che comunque i fatti coperti sono realmente accaduti, così come i personaggi sono realmente esistiti. Da menzionare anche le illustrazioni originali, davvero molto belle (la copertina in particolare è fantastica a mio avviso!).
Insomma, una persona che non ne sa molto di storia giapponese, dopo aver letto questo volumetto, certamente potrà dire di sapere cosa fosse la Guerra Gempei, chi fossero i contendenti e chi siano stati i protagonisti. Ma purtroppo, come si suole dire, "il diavolo è nei dettagli".

Se dovessi restituire un'immagine per descrivere questo volumetto, la descriverei così: immaginate una costruzione vista da lontano, bellissima e di cui riconoscete subito lo stile, diciamo barocca. Man mano che vi avvicinate, però, qualcosa non vi torna: cominciate a vedere che ha una parte gotica, una parte romanica, una rococò e così via.
Questo testo è vittima di pregiudizio circa la figura del samurai, una figura che è esistita per quasi 1000 anni e che, purtroppo, agli occhi di molti resta sempre uguale, non si è mai evoluta, creando importanti anacronismi che agli occhi di chi non mastica molto la storia giapponese (e la sua conoscenza resta dunque relegata ai pregiudizi di dominio pubblico) potrebbero anche risultare esaltanti, ma che diventano immediatamente palesi agli occhi di chi ha approfondito anche solo superficialmente tale storia. Di conseguenza abbiamo una donna vissuta nel XII secolo, che indossa fieramente il "daishou" (concetto nato almeno 150 anni dopo), che non usa mai l'arco (e fino all'arrivo delle armi da fuoco nel XV secolo, l'arco era un must), che deve farsi strada attraverso il pregiudizio che nasce dal bushido (concetto formulato nel XX secolo e che si fonda su come i samurai idealizzavano se stessi nel periodo Edo, 500 anni dopo), insomma, immagino ora sia chiaro il punto. Non mi avrebbe dato nemmeno troppo fastidio se nella parte dei crediti non ci fosse stato scritto che sono stati interpellati dei consulenti per poter scrivere queste pagine.
A questo punto, mia opinione, hanno chiamato i consulenti solo per dare autorevolezza a ciò che è scritto, senza interpellarli per davvero.
Non ritengo sia questo il luogo per discutere sull'etica e la morale, sugli obblighi che ha uno scrittore ecc. (anche perché, ripeto, a cosa sono serviti i consulenti?), soprattutto perché c'è la "grande attenuante", chiamiamola così: in copertina c'è scritto che questo volume appartiene al "Ciclo dei Samurai", anche se sotto in giapponese c'è scritto "samurai no densetsu", cioè "la leggenda dei samurai". Che fa ve**re una crisi di identità: sto leggendo qualcosa di storico o un fantasy? A questo punto alzo le mani e gli concedo il beneficio del dubbio (ma...i consulenti??).

Commento finale e info:

"Tomoe Gozen, La prima samurai" è un libro edito da RBA Italia e fa parte della serie "Miti e leggende giapponesi", acquistabile in edicola.
Sembrerebbe non essere una pubblicazione originale italiana, ma un adattamento italiano di una pubblicazione sp****la (infatti il volumetto è stampato a Barcellona).
Illustrazioni - Diego Olmos
Disegno copertina - Tenllado Studio

Scegliere una direzione da intraprendere per quanto riguarda la natura e come recensire questo piccolo volumetto è particolarmente difficile. Ritengo che i difetti superino i pregi, tuttavia ci sono attenuanti (di cui una bella grossa) che impediscono una bocciatura senza alcun dubbio. Andiamo con ordine:
innanzitutto il genere è quello del romanzo storico (forse?). Il volumetto in questione non si spaccia per saggio, ma anzi sfrutta tutte le "zone grigie" (e sono parecchie!) presenti nella storia di Tomoe per poter dare vita a un romanzo che cerca di dare colorare tali zone, pur cercando di non snaturare la nostra onna-musha, ma anzi donandole una umanità che nei testi antichi può faticare a ve**re fuori.

Pros:
-Lettura scorrevole
-Illustrazioni molto belle
-La figura di Tomoe Gozen è ben sfaccettata
-Il lettore generalista interessato alla storia del Giappone conoscerà a grandi linee i fatti che fanno da cornice alla vita di Tomoe...

Cons:
-...ma purtroppo non romperà il velo del pregiudizio che circonda la figura del samurai, anzi!
-Evidenti problemi di dettagli anacronistici
-Non tutta la vita di Tomoe e di Yoshinaka viene narrata qui, tagliando via i fatti forse più avvincenti e tragici della loro storia
-Il chiamare questa collana "La leggenda dei samurai" è un po' una paraculata in questo caso

Voto: 6

Avrei voluto scrivere di più, ma probabilmente sarei finito a lamentarmi più del dovuto. In fin dei conti, come ho evidenziato, non è assolutamente tutto da buttare.

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"I samurai usavano lo scudo?" - PLUSScrivo questo post per integrare qualcosa al reel uscito ieri, ma soprattutto per mo...
19/10/2024

"I samurai usavano lo scudo?" - PLUS

Scrivo questo post per integrare qualcosa al reel uscito ieri, ma soprattutto per mostrare bene le immagini che ho messo in quel reel e aggiungere qualcosa:

Nella prima immagine possiamo vedere chiaramente com'era utilizzato lo scudo: i portatori lo piantavano a terra, per formare un vero e proprio muro portatile e permettere ai samurai appiedati di ti**re con l'arco in relativa sicurezza (nel periodo storico da noi trattato, ovviamente.
Dopo questo muro accoglierà anche i fanti armati anche di archibugio);

nella seconda immagine, l'impensabile: un samurai a cavallo che porta uno scudo!
Evidentemente ci sono stati casi in cui questi hanno portato lo scudo, ma, come già sappiamo, questa non era la regola, anzi! (lo dimostra anche il fatto che questa sia letteralmente l'unica immagine d'epoca a mostrare una cosa del genere);

nella terza stesso livello di incredibilità, stavolta però il samurai è appiedato.
Esattamente come per la seconda immagine, questa è l'unica immagine d'epoca (13°secolo) a mostrare una cosa del genere;

nella quarta, invece, vediamo qual era veramente la regola: quando si caricava, che si fosse a cavallo o appiedato (in questo caso, ovviamente, se si aveva la fortuna di avere di più di una dou-maru), ci si piegava in modo da esporre al nemico il proprio spallaccio (il sode) gigante, che fungeva da vero e proprio scudo;

infine, nella quinta immagine possiamo apprezzare in dettaglio com'erano fatti i tate.
Come dicevo nel reel, questi potevano essere fatti sia da un'unica tavola, o da più tavole legate tra loro (come in questa immagine). Nella parte posteriore c'era una gamba o un cavalletto che permetteva di piantare lo scudo a terra. La presenza di simboli in questa immagine ci suggerisce che questi scudi sono del periodo Kamakura o successivo, dato che prima non venivano decorati.

Fonti:
Karl F. Friday - Samurai, Warfare and the State in Early Medieval Japan.
Immagini: Kasuga Gongen Genki E, Ishiyamadera Engi Emaki, Kangiten Reigen ki, Taiheiki emaki.

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Kumade, la zampa d'orsoDurante le mie ricerche sulla naginata e sulla hoko (di cui sono disponibile due reel + un post a...
12/10/2024

Kumade, la zampa d'orso

Durante le mie ricerche sulla naginata e sulla hoko (di cui sono disponibile due reel + un post a riguardo, trovate tutto in pagina) mi sono imbattuto in quest'arma che ritengo sia egualmente bizzarra e terrificante. Kumade significa letteralmente "zampa d'orso" (scritto proprio con i kanji di orso 熊 e mano, zampa手) ed era sostanzialmente...un rastrello. Tale rastrello, però, era formato da 3 o 4 dentoni attaccati a un palo lunghissimo. Attaccato al rastrello c'era anche una catena, che era tutta attorcigliata attorno al palo (in figura si vede benissimo). Probabilmente la funzione di tale catena era quello di "dispositivo di sicurezza" nel caso si fosse spezzato il palo, permettendo al guerriero di riportare a sé (e probabilmente continuare a usare) il rastrello.
Dai dipinti d'epoca si evince che l'uso di questa zampa era soprattutto quello di poter agganciare il nemico per poterlo ti**re e fargli perdere l'equilibrio, dato che pare fosse utilizzato soprattutto nelle battaglie in mare e negli assedi, tuttavia esistono immagini anche di guerrieri a cavallo armati proprio di Kumade (non doveva essere un bello spettacolo vederselo arrivare contro al galoppo!).
In realtà, l'idea di usare un rastrello come arma non è del tutto stramba. Ad esempio, uno dei personaggi del famoso romanzo cinese "Viaggio in occidente"(Journey to the west in inglese, Xiyou Ji in cinese, Sayuuki in giapponese), mi riferisco al maiale Zhu Bajie, utilizza proprio un rastrello come arma.

Fuhamaru, la mascotte del podcast, è disegnato da

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