28/07/2024
Oggi 28 luglio 2024 presso una delle affascinanti attività ricettive della nostra terra sarà presentato con il Patrocinio del Comune di Villa Castelli il libro di Monica Cito, nello specifico Roccaforzata.
Monica Cito è nata in Campania, provincia di Benevento, e ha vissuto l’infanzia tra Bari e Ceglie Messapica.
Si è unita civilmente a Grottaglie e adesso prova ad essere pavese, cosa non difficilissima dato che è una provincia con un grande parco agricolo ed un buon livello di socialità.
È stata iscritta all’ordine degli Avvocati di Brindisi, professione che ama ancora, pur essendo consapevole che, nella vita, alcuni amori possono cambiare e, con il tempo, si è perfezionata e immersa in mille rivoli culturali. Le materie che l’hanno affascinata e la impegnano in sempre più approfonditi studi sono antropologiche, psicologiche, pedagogiche, criminologiche e sociali. Le studia e le applica, o meglio: ci prova. L’ultima esperienza lavorativa è stata come consulente del Ministero della Giustizia in materia pedagogica presso il Carcere di Alessandria.
Per lei, scrivere è provare a conciliare la complessità del mondo con le intimità dell’uomo, le sue appartenenze e difficoltà esistenziali.
Roccaforzata è una denuncia all’assenza della cultura scritta, sempre più formalmente, ma non sostanzialmente presente, in un oggi sempre più filmico e orrifico, nel quale la società di massa vuole immergerci. È una pausa dissacrante e contemporaneamente sacra su l’essenza intima, romantica (impeto e passione) del pensiero, delle fedi, della ricerca-costruzione-mantenimento, crescita e nascita di una identità femminile, che lotta contro gli auto e gli etero stereotipi. È un canto alla libertà di pensiero e azione, come tutti i libri della Cito, ed un affrontare la paura di un mondo che si dissolve troppo nel semplicismo, nel materialismo e nella mancanza di ideali, convinzioni vere e amore. Un mondo che ci può trascinare nella putrefazione; o un dono che possiamo inquinare di soprusi. Il testo è stato scritto per denunciare il malessere delle appartenenze forzosamente mute a luoghi e culture che sembrano espellerci, ma che tanto, comunque e sempre, continuiamo ad amare. Un racconto dallo stile mimetico ed eretico. Con la sua metafora e tecnica della ridondanza, combatte la società delle sole immagini attraverso la ricreazione interiore delle stesse. L’oggetto si dissolve nel pensiero, e viceversa: il mondo è fatto di cose, oggetti, opinioni e, per chi se ne fosse scordato, cultura; quella vera, che si interroga costantemente su se stessa e sul mondo. Dal romanzo filosofico del ‘700- ‘800 l’uomo, inevitabilmente e burrascosamente, è passato oggi al racconto psico-sociale. E Roccaforzata appartiene a quel genere. Pedagogicamente delinea una prassi sociale, pone domande e lascia in sospeso le risposte. È un tentativo di dialogo con il prossimo e le nostre-sue inquietudini.