18/09/2024
PENSIERINI DI 5 ANNI FA, ma sempre attuali
Fino a 15 anni fa, prima dell'avvento dei grandi colossi del marketing, ci si approcciava al mercato online come ad un mezzo per mettere in contatto offerta e richiesta. Sapevi che internet era come un moderno postalmarket, in cui visionavi, compravi (con alcuni rischi) e ricevevi una merce. La merce poteva corrispondere più o meno a ciò che avevi ordinato, ma in caso non fossi stato soddisfatto, parlavi con QUALCUNO e qualcosa succedeva (anche semplicemente perdere i soldi con qualche raggiro).
Ora ad una maggiore tutela, corrisponde però una sterilità totale del processo. Non usi un mezzo convinto che dietro ci sia un tuo simile che semplicemente sta offrendo la sua merce. Pensi di avere a che fare con una macchina, un apparato privo di errori, che ti tranquillizza, ti fa offerte, ti da stimoli e vantaggi, che rende ogni cosa semplice e indolore. E che aumenta quindi le tue pretese e abbassa la tua soglia di sopportazione. Perché una macchina non sbaglia.
Alla sterilità del processo, si unisce quindi quella del dialogo (assolutamente assente o incasellato nel "servizio clienti" fatto di domande precompilate a cui dare risposte con bottoni e crocette), dell'idea (o senso) di qualità e delle aspettative ("pago poco, mi arriva subito...anche fosse, perdo poco o nulla"), della reale utilità (che è il motore della pubblicità = chi è felice, non consuma) e dell'idea stessa di uomo. E di lavoratore.
Una macchina, che abbiamo creato noi, giudica se il nostro lavoro manuale rispetta certi standard di velocità e qualità (vi ricordate i lavoratori di Amazon?) e in caso ci taglia fuori.
Una macchina, che abbiamo creato noi, ci mette l'uno contro l'altro non più come colleghi, bensí come competitori (v. sopra)
Una macchina, che abbiamo creato noi, stabilisce il "valore" di un oggetto, oltre il quale valore, nasce la percezione di furto.
Ma soprattutto
Una macchina, che abbiamo creato noi PER VENDERE, genera statistiche in cui, se non rientri, NON PUOI VENDERE.
Paradossi.