11/11/2022
Da oggi, venerdì 11 novembre, troverete nelle librerie un mio nuovo libro. Si intitola "L'imbroglio dello sviluppo sostenibile"(Edizioni Lindau). In 125 pagine ho cercato di condensare in una visione complessiva i punti fondamentali delle riflessioni che ho svolto da trent'anni a questa parte. Forse sarà anche l'ultimo libro che scriverò sui temi ambientali, perché credo di non avere altre cose da dire e che chi vuol capire non ha bisogno di altre informazioni, mentre chi detiene le leve del potere economico e politico non le vuole nemmeno sentire perché ritiene più importanti le ragioni economiche di quelle ecologiche. Anche se in realtà questa contrapposizione così netta può essere superata investendo e creando occupazione nelle tecnologie che accrescono l'efficienza con cui si trasformano le risorse in beni, producendo beni che durano di più, riutilizzando e riciclando i materiali contenuti negli oggetti dismessi per produrre nuovi oggetti. Ma queste scelte richiedono una profonda revisione dei valori e dei modelli di comportamento che, invece di essere incoraggiati, vengono ostacolati, non più contrastandoli come avveniva in passato, ma confondendo le idee con slogan che apparentemente sono ambientalisti, ma in realtà sono la negazione dell'ambientalismo. Per esempio, la parola sostenibilità e la formula sviluppo sostenibile esprimono lo stesso concetto o due concetti opposti? E se il concetto di sviluppo sostenibile fosse la negazione della sostenibilità? La biosfera può continuare a sostenere lo sviluppo economico? La fotosintesi clorofilliana, da cui dipendono tutte le forme di vita - direttamente i vegetali e attraverso le catene alimentari tutti gli altri viventi - può continuare a sostenere un aumento dei consumi di materia che hanno già superato le sue capacità di rigenerazione, può continuare a metabolizzare quantità crescenti di sostanze di scarto biodegradabili, i gas climalteranti, che hanno già superato la sua capacità di assorbirle? Sono sostenibili ulteriori aumenti dei consumi di risorse non rinnovabili e dei rifiuti non biodegradabili che si accumulano sulla superficie
terrestre e negli oceani? Come mai, nonostante 26 conferenze mondiali (COP) in cui gli esperti di 196 Paesi dal 1995 a oggi si
sono confrontati sulle strategie per ridurre le emissioni di CO2, le concentrazioni di questo gas in atmosfera sono aumentate? Quando per 27 anni ripeti ogni anno lo stesso errore e non ottieni i risultati che dici di voler ottenere, a Roma dicono: o ce sei (non capisci), o ce fai (fai finta di non capire). Io sono convinto che qualcuno non capisce, ma la maggior parte fa finta di non capire.
Perché non si prende in considerazione che la priorità per ridurre le emissioni di CO2, non è la diversificazione dell'offerta energetica - il nucleare, però pulito e sicuro (pulito e sicuro?), prodotto da
inesistenti centrali di quarta generazione, la fusione nucleare, l'idrogeno, il metano con cattura dell'anidride carbonica - ma è la riduzione della domanda che si può ottenere riducendo gli sprechi e le inefficienze per riuscire a soddisfare con le fonti rinnovabili il fabbisogno residuo? Ridurre la domanda di energia consente di ridurre sia le emissioni, sia i costi delle bollette, e di utilizzare i risparmi sui costi di gestione per ammortizzare gli investimenti. Se l'economia invece di essere finalizzata alla crescita del pil, venisse finalizzata alla compatibilità con la fotosintesi clorofilliana, forse l'umanità riuscirebbe a emergere dal mulinello che la sta inghiottendo. Questo libro si sviluppa su questi due punti. Smascherare gli imbrogli con cui il potere economico e il potere politico cercano di far credere che si stanno impegnando per contrastare la crisi ecologica, mentre fanno il contrario, e indicare le proposte politiche, economiche e culturali che consentono di evitare l'estinzione della specie umana, aprendo una fase storica più evoluta di quella che stiamo vivendo.