15/05/2017
BOLLATE, PICCHIA AGENTE DI POLIZIA PENITENZIARIA IN CARCERE ASSARAG RACHID, IL DETENUTO STRANIERO CHE AVEVA DENUNCIATO VIOLENZE E REGISTRATO PRESUNTE MINACCE TRA LE SBARRE. LA PROTESTA DEL SAPPE
Proprio alcuni giorni fa, quattro Agenti di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Prato sono stati indagati dopo la sua denuncia su presunte violenze subìte in cella. Ieri Rachid Assarag, detenuto marocchino che sta scontando nella Casa di Reclusione di Bollate una pena di 9 anni e 4 mesi per violenza sessuale e che avrebbe registrato in diversi istituti di pena italiani presunti abusi da lui subìti da parte degli agenti della polizia penitenziaria, si è reso protagonista ieri pomeriggio dell’ennesima violenta aggressione contro un poliziotto in servizio. La denuncia è del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE che sollecita “urgenti determinazioni per il carcere di Bollate” ed evidenzia come “questo nuovo grave evento critico è l’ennesimo finalizzato a destabilizzare l’ordine e la sicurezza in un carcere, che vede per protagonista sempre questo detenuto, che evidentemente crede di poter fare quel che vuole nei penitenziari del nostro Paese, ‘forte’ della sue denunce che però sono state quasi sempre archiviate dai giudici”.
Il resoconto delle giornate di follia è affidata a Alfonso GRECO, segretario regionale SAPPE per la Lombardia: “Il detenuto, ieri vero le 15.30, mentre erano in corso le procedure di chiusura delle celle al VII Reparto detentivo del carcere, si rifiutava di entrare nella sua cella ed ha violentemente colpito con una testata al viso, senza ragione e senza motivo, l’Agente di Polizia Penitenziaria di servizio. Il poliziotto penitenziario è stato poi accompagnato presso il locale nosocomio per le cure del caso. A lui va la solidarietà e la vicinanza del SAPPE, ma è inaccettabile che sempre questo detenuto si renda responsabile di atti di violenza contro i poliziotti penitenziari, a Bollate ed in ogni altro carcere è ristretto”.
Da Polignano (Ba), dove è in corso il ### Consiglio Nazionale del SAPPE, il Segretario Generale Donato Capece aggiunge: “Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri, espellendo i detenuti stranieri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Le idee e i progetti dell’Amministrazione Penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati. E dovrebbe far riflettere seriamente tutti colo che hanno preso per oro colato quel che ha detto questo detenuto, sempre al centro di violenze e turbative dell’ordine e della sicurezza in carcere. E’ stato destinatario, nel suo peregrinare nelle carceri italiani, di oltre 40 procedimenti disciplinari e deferimenti a diverse Procura della Repubblica per resistenza, minaccia, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale ed anche rinviato a giudizio per avere dato in escandescenza durante la permanenza in un altro carcere del Nord Italia e avere aggredito verbalmente e fisicamente alcune unità di Polizia Penitenziaria, tentando anche di colpirle con un rudimentale punteruolo”.
Il SAPPE ricorda il clamore aveva suscitato la notizia che il detenuto era in possesso di registrazioni audio raccolte di nascosto dal ristretto marocchino, che ha già cambiato numerosissimi istituti di pena e diffusi dal legale, che testimonierebbero decine di conversazioni con sedicenti appartenenti all’Amministrazione e al Corpo di Polizia Penitenziaria che lo avrebbero minacciato e picchiato in cella, facendo tornare in primo piano l’attualità penitenziaria. E Capece sottolinea che “la Polizia Penitenziaria, negli oltre 200 penitenziari italiani per adulti e minori, è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti. Noi non abbiamo nulla da nascondere. Certo, deve fare riflettere che alle presunte accuse di questo detenuto seguono costanti e continui atteggiamenti aggressivi contro il Personale di Polizia Penitenziaria e turbativi della sicurezza interna in quasi tutte le carceri che lo hanno visto ospite. E questo grave fatto dimostra che la vita interna nella Casa di Reclusione di Bollate è tutt’altro che serena e tranquilla".
Roma, 15 maggio 2017