02/04/2023
🇮🇹
Questo è Bahar.
Posso senza nessun dubbio affermare che se nel mondo ci fossero altri 3-4 miliardi di Bahar (magari con facce diverse per dare un po' di vivacità somatica), questo sarebbe un posto migliore.
Lo incontro Ma'an, città ad est di Petra, in cui sono costretto a fermarmi per riparare il cerchione della mia bicicletta. La sensazione è a questo punto del viaggio, il carico che ho accumulato, incida troppo sul retro e il cerchione non regga più tutto il peso.
Scendo per una delle arterie che portano all'autostrada chiedendo di un "Beskelet Mahala", che nella mia traduzione dall'italiano all'arabo è un negozio di bici perché la mia è "Maksur", ovvero rotta.
Lungo la via noto che tutti capiscono perfettamente quello che dico. Sono sulla buona strada ☺️
All'ennesima persona a cui chiedo informazioni, trovo un tizio sulla bici, chi meglio di lui? Appena mi avvicino mi ha già inquadrato, sa che sono straniero, e mi fa il segno con la mano, come per dire "ti prego non chiedere niente a me che non so rispondere" ma poi si ferma e cerca davvero di capire il mio problema.
Come al solito da un po' di chilometri a questa parte, divento presto un'attrazione, d'altronde qui di viaggiatori qui, ne passano pochi, e quando succede la curiosità deve essere alle stelle.
Il gruppo di persone decide che il ragazzetto con la bici mi accompagnerà direttamente al negozio.
C'è un problema però, dobbiamo usare il traduttore per tutto il tempo, perché sa pochissimo inglese.
Il ragazzetto di 24 anni, è proprio lui, Bahar, il nostro eroe del giorno.
Facciamo circa 35-40 minuti spingendo la bicicletta, scendendo e addentrandoci in questa città, che diventa piano piano sempre più rumorosa, il tramonto si avvicina, e anche qui, in pieno Ramadan, tutto inizia a brulicare, vedo un pick up che trasporta 3 dromedari sul cassone, bambini che giocano a calcio al semaforo durante il rosso, macchine con fari delle luci asportati, negozi di polli, e ancora bambini che a 7-8 anni invocano attenzione mentre vendono i loro succhi di frutta agitando bottiglioni di plastica, e ancora plastica per terra, sacchetti plastica che ti volano in testa, plastica ovunque.
In tutto il tragitto Bahar mi racconta che la sua famiglia è bengalese, sono finiti qua a singhiozzo e lui è uno l'ultimo di 5 fratelli.
I genitori non ci sono, sono rimasti in Bangladesh e lui vive con l'unico che è rimasto qui, gli altri sono disseminati nel mondo, il più vicino a noi è a Malta, che lui pensa appartenga all'Italia 🥹
Mi chiede dove dormirò e siccome non ho ancora organizzato niente, gli dico che ancora non lo so, mi invita da lui, senza indugio, chiedo se non sia un problema, mi risponde che per lui sarebbe bello farlo.
Accetto con grandissima gioia. So già che questo renderà questa esperienza negativa della bici, qualcosa di molto eccitante, e questa cosa credo che ormai possa tramutarsi in una legge del viaggiatore: tanto più frustrante è stata la giornata, tanto più grande sarà la ricompensa.
Troviamo il negozio di bici e dopo moooolto Google translator e orde di bambini che mi fissano e cercano di comunicare con me, andiamo verso casa sua.
Conosco suo fratello Ousman, che subito mi fa gli onori di casa, facendomi vedere i loro spazi.
Da europeo, so cosa avrei pensato se fossi entrato in un posto simile in altri contesti, ma adesso, in questo momento, i miei occhi trasudano i graditudine verso questo micromondo, questa microfamiglia serena, Ousman e Bahar, immigrati dal Bangladesh per vivere in uno dei posti più sgarrupati del mediorente.
Bahar si scusa di continuo, dicendo "I'm sorry, it's not perfect" ma io continuo a dire che è tutto beautiful e che "Thank you, I appreciate". Loro allargano la bocca con sorrisi sinceri, umili ma orgogliosi, anche se il loro tetto sta per cadere e se per andare al bagno, ti viene un quadricipite come un Velociraptor, sanno che il poco che hanno possono sempre condividerlo.
Ousman prepara una cena con frutta e verdura, qualche formaggio, un frullato di banane e fragole al latte, con 7 cucchiai grossi di zucchero, visto con i miei occhi, e stupendo pane arabo che vorrei mangiare tutti i giorni della mia vita, anche Ousman concorda che il pane qui sia meraviglioso.
Prima di cenare, si prega, il sole finalmente è tramontato, si stende una tovaglia di plastica, ovviamente usa e getta sul tappeto, e si banchetta assieme.
Ousman lavora in un supermercato, in Bangladesh ha moglie e un figlio di due anni che ha una moto, ha il viso sporco, ma gli occhi accesi e lucidi di un fratello maggiore.
Bahar vuole aprire un negozio di lampadari un giorno, fa video su TikTok, gli piace il calcio, e sorride e abbassa sempre gli occhi quando gli parli di donne.
Dopo la cena invito tutti a fare un giro per andare a bere qualcosa fuori, ma Ousman lavora. Bahar mi scalda un pentolone di acqua e mi faccio una bella doccia come facevo da piccolo con mia nonna, bacinella e tazza.
Ci raggiunge Tofik, migliore amico di Bahar.
Dico loro che stasera vorrei ripagare la loro ospitalità, ma Bahar si oppone, sei un ospite, mi dice! Mi piacerebbe andare dove normalmente lui non andrebbe e allora chiama un Taxi che ci porta all'ultima novità di Ma'an, un coffee shop, che non è altro che un negozio di dolci e caffè aperto fino a tardi, almeno in periodo Ramadan.
Ci ingolfiamo di torte, Kunafa, e caffè, faccio foto con tutto il bar neanche fossi Cristiano Ronaldo.
A seguito finiamo in una bisca, in cui Tofik e Bahar provano il biliardo per la prima volta e anche qui la scena delle foto si ripete. Uscendo andiamo a prendere la cena che secondo i miei calcoli avremmo già fatto, ma perché mi scordo sempre che io all'una ho mangiato, e loro no.
La serata a casa finisce con Bahar preoccupatissimo che io senta freddo nella sua stanza mentre per me, dopo aver dormito in tenda, è tiepida e bella come non mai.
Stanotte questa stanzetta arrangiata è più apprezzata della Residenza del Re di Giordania ❤️
Instagram: alessiomidawanderer
🇬🇧
This is Bahar.
I can without a doubt say that if there were another 3-4 billion Bahar in the world (perhaps with different faces to give some somatic liveliness), this would be a better place.
I meet Ma'an, a city east of Petra, where I am forced to stop to repair the rim of my bicycle. The feeling is at this point in the journey, the load I've built up, affects the rear too much and the rim no longer holds all the weight.
I go down one of the arteries that lead to the highway asking for a "Beskelet Mahala", which in my translation from Italian into Arabic is a "bike shop", because mine is "Maksur", or broken.
Along the way, I notice that everyone understands perfectly what I'm saying. I'm speaking arabic 😂
At the umpteenth person I ask for informations, I find a guy on a bike, who better than him? As soon as I get close he has already framed me, he knows I'm a foreigner, and he waves at me, as if to say "please don't ask me anything, I don't know how to answer in your language" but then he stops and really tries to understand my problem .
As usual, after a few kilometers here in Jordan, I quickly become an attraction, on the other hand, few travelers pass here, and when that happens, curiosity must be sky-high.
The group of people decides that the boy with the bike will take me directly to the shop.
There is just one problem though, we have to use the translator all the time, because he knows very little English.
The 24-year-old boy I'm talking it's him, Bahar, our hero of the day.
We do about 35-40 minutes pushing the bicycle, getting off and entering this city, which slowly becomes noisier, the sunset is approaching, and even here, in the middle of Ramadan, everything starts to buzz, I see a pick up carrying 3 dromedaries on the dumpster, children playing soccer at red traffic lights, cars with removed headlights, chicken shops, and still children who at 7-8 years of age cry out for attention while selling their fruit juices by shaking plastic bottles, and still plastic on the ground, plastic bags flying over your head, plastic everywhere.
Throughout the journey Bahar tells me that his family is Bengali, they ended up here in fits and starts and he is the last of 5 brothers.
The parents aren't there, they stayed in Bangladesh and he lives with the only one left here, the others are scattered around the world, the closest to us is in Malta, which he thinks belongs to Italy 🥹
He asks me where I will sleep and since I haven't organized anything yet, I tell him I don't know yet, he invites me to his place with no hesitation, I ask if it's not a problem, he replies that it would be nice for him to do it.
I accept it then, with great joy. I already know that this will make this negative experience of the bike something very exciting, and I think that this thing can now turn into a traveler's law: the more frustrating the day has been, the greater the reward will be.
We find the bike shop and after a loooong Google translator and hordes of kids staring at me and trying to communicate with me, we go to his house.
I meet his brother Ousman, who immediately introduce me into the house, showing me their spaces.
As a European, I know what I would have thought if I had entered such a place in other contexts, but now, in this moment, my eyes ooze gratitude towards this micro-world, this serene micro-family, Ousman and Bahar, who immigrated from Bangladesh to live in one of the most difficult places in the Middle East.
Bahar apologizes all the time, saying "I'm sorry, it's not perfect" but I keep saying that everything is beautiful and saying "Thank you, I appreciate". They open their mouths with sincere smiles, humble but proud, even if their roof is about to fall and if you get a quadriceps like a Velociraptor to go to the bathroom (they don't have a proper water closet but just a hole), they know that the little they have they can always share.
Ousman prepares a dinner with fruits and vegetables, some cheese, a smoothie of bananas and strawberries in milk, with 7 large spoons of sugar (seen with my own eyes), and wonderful Arab bread that I would like to eat every day of my life, Ousman too agrees, the bread here is wonderful.
Before dinner, they pray, the sun has finally set, they spread a plastic tablecloth, obviously disposable, on the carpet, and we feast together.
Ousman works in a supermarket, in Bangladesh he has a wife and a two-year-old son who has a motorbike, his face is dirty from work, but they also have the bright, shining eyes of an older brother.
Bahar wants to open a chandelier shop one day, he makes videos on TikTok, he likes soccer, and always smiles and rolls his eyes when I talk to him about women.
After dinner I invite everyone to go out for a drink, but Ousman works. Bahar warms up a pot of water for me and I take a nice shower like I did when I was a child with my grandmother, bowl and cup.
Tofik, Bahar's best friend, joins us.
I tell them that tonight I would like to repay their hospitality, but Bahar objects, you are a guest, he tells me! I'd like to go where he wouldn't normally go and so he calls a Taxi that takes us to the latest novelty in Ma'an, a coffee shop, which is nothing more than the most lighted shop I have ever seen in my life, they sell sweets and coffee and it stays open up until late, at least during the Ramadan period.
We stuff ourselves with cakes, Kunafa, and coffee, I take pictures with the whole bar as if I were Cristiano Ronaldo.
We then end up in a gambling den, where Tofik and Bahar try biliards for the first time and here too the scene of the photos repeats itself. On the way out we go get dinner which according to my calculations we would have already had, but because I always forget that I ate at one o'clock and they didn't.
The evening at home ends with Bahar worried that I feel cold in his room while for me, after sleeping in a tent, it is warm and beautiful as never before.
Tonight this arranged little room is more appreciated than the Residence of the King of Jordan ❤️
Instagram: alessiomidawanderer