Alessio Mida

Alessio Mida Filmmaker & Photographer

Viaggiare in bicicletta mi ha sempre insegnato tantissime cose. La prima cosa che impari è che odi le salite, di qualsia...
24/08/2023

Viaggiare in bicicletta mi ha sempre insegnato tantissime cose. La prima cosa che impari è che odi le salite, di qualsiasi nature esse siano. Le odi talmente tanto che vorresti proprio evitarle, vorresti che non esistessero. Al contrario invece, le discese sono divertenti, entusiasmanti, ti fanno sentire libero, felice e spensierato. E fin qui non ci volevo la bicicletta per capirlo. Ma quello che impari dai viaggi a due ruote è che è praticamente impossibile fare un lungo viaggio senza salite se si vuole godere della discesa, a meno che il viaggio non sia dall’Everest verso il mare (e ci saranno un sacco di salite anche lì). Ciò che impari ad amare della salita è che alla fine fa parte del viaggio, sembra tua nemica ma non lo è perché ti porta anche un sacco di cose buone, è un piccolo male necessario che alla fine non sembra neanche più tanto un male. E così sono tantissimi problemi nella vita, le frustrazioni, i litigi, le sconfitte. E allora la bici ti dice che ad ogni fallimento, ad ogni tensione, stai pur tranquillo, puoi soffrire la salita, puoi pedalare a denti stretti, puoi imprecare il cielo, ma la discesa più bella è sempre lì dietro che sta per arrivare.

Pieces of Belarus 🎒🏄I received in the last week a bunch of messages by some people who critized me for coming in this co...
09/08/2023

Pieces of Belarus 🎒🏄

I received in the last week a bunch of messages by some people who critized me for coming in this country, just because his president is allied with Russia. It's very difficult for me to describe the feeling of emptiness while trying to explain these people that you don't travel to support a political ideology, it's like I don't study Na**sm because I don't support it.
You travel and you study to understand something, not to support it.
Especially you travel to know people, to have a closer look at them.
And everything I saw, it was beautiful.

Although we hope or we expect travels to be perfect, there is no perfect way to travel.
But eventually, everything will turn out to be perfect, and if it's not perfect, it will make you different, it will make you stronger and richer.
This is what Belarus taught me and this is why I will ever be grateful to this country.

Che ne sanno i 2000.Bersani ❤️
22/04/2023

Che ne sanno i 2000.
Bersani ❤️

Chi è nato dopo il 2000 non lo sa ma nel secolo scorso c'era un unico gestore dell'elettricità, un monopolio di fatto, che cessò poco prima che nasceste voi.

Nel vostro primo giorno di scuola, nel 2006, avvenne un'altra piccola rivoluzione; la vendita dei farmaci da banco nei supermercati. Un altro monopolio stroncato con conseguente calo dei prezzi.

Lo stesso giorno vennero liberalizzate anche le licenze dei tassisti, aprendo il mercato a tutti. Pensate che fino ad allora il numero dei taxi era chiuso e oltretutto c'era pure il privilegio dell'ereditarietà della licenza, ovviamente fu abrogato anche quello.

Vi sembrerà fantascienza ma noi all'epoca pagavamo una tassa per ricaricare i cellulari! Cioè, te pagavi 10 euro per ricaricare un cellulare e ne ricevevi solo 8 di traffico, ne sborsavi 30 e ne ricevevi 25.

Non solo, avevi pure l'obbligo di restare fedele all'operatore di telefonia, altrimenti pagavi una penale. E la pagavi anche se chiudevi un conto in banca o se estinguevi un mutuo prima del tempo. Assurdo, no?

Pensate che le aziende, tutte le aziende, furono costrette a indicare nelle loro offerte il prezzo "reale", sì perché prima di quei giorni potevano preparare le loro pubblicità senza indicare eventuali spese, tasse e oneri aggiuntivi, fregando un sacco di gente.
Voi a questo punto vi starete chiedendo chi è stato a cambiare tutto questo. È stato un tizio apparentemente ordinario ma con le idee chiare, uno che da ragazzino mentre faceva il chierichetto organizzò uno sciopero per protestare contro il suo parroco sulla destinazione delle offerte.

Eh lo so, vi viene da ridere, eppure si levò la tunica, la fece togliere anche ai suoi compagni e organizzò la sua prima piccola rivoluzione. Pensate che a soli quindici anni era a spalare insieme agli "angeli del fango" a Firenze.. Auguri a lui..

- Ettore Ferrini -

La sostituzione etnica non può esistere, perché l'etnia italiana non esiste.Semplice.
22/04/2023

La sostituzione etnica non può esistere, perché l'etnia italiana non esiste.
Semplice.

Buona “sostituzione etnica” a tutti.
(via Il razzismo non ci piace)

"Superare le proprie limitazioni è divenire signori dell'universo"Archimede         🇮🇹
15/04/2023

"Superare le proprie limitazioni è divenire signori dell'universo"
Archimede

🇮🇹

🇮🇹Questo è Ramez.Durante il mio giorno di riposo da bicicletta (ultimo giorno) mi dedico a quelle cose necessarie per la...
06/04/2023

🇮🇹
Questo è Ramez.
Durante il mio giorno di riposo da bicicletta (ultimo giorno) mi dedico a quelle cose necessarie per la partenza.
Stamattina mi accorgo che la mia borsa da bici, si è bucata in più punti e allora mi metto a cercare qualcuno che possa ripararla.
È allora che trovo Ramez, boss di una merceria dei grovigli di Amman.
R. tiene a lavoro due fratelli, un figlio, due nipoti, una mini dinastia che si dedica all'arte del cucito.
L'inglese di Ramez è praticamente arabo con gesti mediterranei ma quando chiede quanto mi costi fare questa riparazione, la comunicazione è efficace "Non ti preoccupare, te lo faccio gratis" sembra il suo messaggio.
Resto a guardarlo per tutta l'oretta di lavoro che ci dedica. È calmo, non sbuffa né si innervosisce quando l'enorme sacca gli dà problemi mentre la gira sulla sua Singer.
La sua mano sembra danzare veloce mentre coi piedi fa scorrere il filo.
C'è della magia in molti mestieri, ma in alcuni più di altri, e questo è uno di quelli che da sempre mi ha più affascinato, uno dei più romantici che esistano, creare indumenti dai fili, ma anche cucire, riparare ciò che si rompe per farlo continuare a vivere: meraviglioso!

Ogni tanto mi guarda, sorride e mi dice qualcosa in arabo. Io rispondo quasi sempre Shukrun, così per non sbagliare.
Alla fine mi pare doveroso lasciargli almeno quanto mi avrebbero chiesto in Italia, lui sembra molto contento del gesto e allora mi dice "siediti" come spesso mi è capitato in questo viaggio.
Ramez poi mi mostra la pagina Facebook del suo atelier, ne è molto orgoglioso e a ragione, anche se dal vivo sembra una location di Trainspotting e nelle foto gli interni di un palazzo di Barry Lyndon.
Infine mi offre un caffè e anche se un po' in ritardo per la corsa ai regali da portare, accetto volentieri.
Risulta essere senza dubbio uno dei più buoni caffè bevuti in questi 16 giorni di viaggio, forse perché l'ultimo, forse perché mentre lo bevevo dovevo immergerci dentro tanti ricordi.

Addio Ramez, avessi le tue mani e la tua Singer, cercherei di cucire tutto quello che di rotto ho trovato nella mia vita, le cose nate rotte, quelle che ho rotto io, e soprattutto le cose che non dovevano rompersi mai ma che il destino purtroppo a volte rompe e anche se ci provi, non c'è Singer che possa aggiustare.

Instagram: alessiomidawander
🇬🇧
This is Ramez.
During my rest day from cycling (last day) I dedicate myself to those things necessary for the start.
This morning I realize that my bike bag is punctured in several places and so I start looking for someone who can fix it.
It is then that I find Ramez, boss of a haberdashery in the tangled Amman.
R. keeps at work two brothers, a son, two nephews, a mini-dynasty dedicated to the art of sewing.
Ramez's English is practically Arabic with Mediterranean gestures but when he asks how much it costs me to do this repair, the communication is effective "Don't worry, I'll do it for free" seems his message.
I stay and watch him for the entire hour of work he dedicates to us. He's calm, doesn't huff or get nervous when the huge bag gives him trouble as he spins it on his Singer.
His hand seems to dance fast as his feet slide the thread.
There is magic in many professions, but in some more than others, and this is one of those that has always fascinated me the most, one of the most romantic that exists, creating garments from threads, but also sewing, repairing what breaks to keep it alive: wonderful!

Every now and then he looks at me, smiles and says something to me in Arabic. I almost always answer Shukrun, so as not to be mistaken.
In the end it seems to me only right to leave him at least what they would have asked me in Italy, he seems very happy with the gesture and so he says "sit down" as has often happened to me on this trip.
Ramez then shows me the page of his atelier, he is very proud of it and rightly so, even if in real life it looks like a location from Trainspotting and in the photos the interiors of a building by Barry Lyndon.
Finally he offers me a coffee and even though I'm a little late for the rush to bring gifts, I gladly accept.
It turns out to be undoubtedly one of the best coffees drunk in these 16 days of travel, perhaps because it was the last, perhaps because while I was drinking it I had to immerse myself in so many memories.

Goodbye Ramez, if I had your hands and your Singer, I would try to sew everything broken that I have found in my life, the things born broken, the ones that I broke, and above all the things that should never break but which destiny sadly it breaks sometimes and even if you try, there is no Singer to fix.
Instagram: alessiomidawander

🇮🇹La storia del mio viaggio di ieri fino al Mar Morto è una storia semplice.Sono stato tutto il giorno pensando che non ...
04/04/2023

🇮🇹
La storia del mio viaggio di ieri fino al Mar Morto è una storia semplice.
Sono stato tutto il giorno pensando che non ce l'avrei mai fatta, che le ustioni e le caviglie ormai da buttare bastassero per abbandonare la corsa. Troppi 115 km per chi parte già scoraggiato.
Ma questo non è poi così importante, perché la giornata di ieri è stata una di quelle che ricorderò per sempre, perché che io ricordi non ho mai esclamato così tante volte "wow" non mi sono mai voluto fermare così tante volte per scattare foto, non mi sono pentito di non averne scattate altrettante. Durante il passo in montagna era talmente tanta la consapevolezza che quello che vedevo, in un certo senso sarebbe scomparso per sempre, che avrei voluto rallentare il tempo, registrarlo negli occhi, non solo nei dispositivi, sapevo che sarebbe arrivato il futuro e che alla fine sarebbe svanito da qualche parte nella memoria, e allora la fotografia cosa è se non un tentativo di rianimazione della vita vera?

🇬🇧
The story of my journey to the Dead Sea yesterday is a simple story.
I spent the whole day thinking that I would never make it, that the burns and my bad ankles (now to be thrown away), were enough to abandon the race. Too many 115 km for those who start already discouraged.
But that's not that important, because yesterday was a day I'll always remind, because as far I remember I've never exclaimed "wow" so many times, I've never wanted to stop so many times to take pictures, I did not regret not having taken as many. During the mountain pass there was so much awareness that what I was seeing would, in a certain sense, disappear forever, that I wanted to slow down time, record it in my eyes, not just in my devices, I knew that the future would eventually come and that in the end it would have vanished somewhere in memory....and then what is photography if not an attempt to resuscitate real life?

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Petra - Jordan3 children on the outside.3 children on the inside.They all look strong and confident, so full of high exp...
02/04/2023

Petra - Jordan
3 children on the outside.
3 children on the inside.
They all look strong and confident, so full of high expectations.

When I took the photo they were probably thinking they can easily beat me 😅

🇮🇹Questo è Bahar.Posso senza nessun dubbio affermare che se nel mondo ci fossero altri 3-4 miliardi di Bahar (magari con...
02/04/2023

🇮🇹
Questo è Bahar.
Posso senza nessun dubbio affermare che se nel mondo ci fossero altri 3-4 miliardi di Bahar (magari con facce diverse per dare un po' di vivacità somatica), questo sarebbe un posto migliore.

Lo incontro Ma'an, città ad est di Petra, in cui sono costretto a fermarmi per riparare il cerchione della mia bicicletta. La sensazione è a questo punto del viaggio, il carico che ho accumulato, incida troppo sul retro e il cerchione non regga più tutto il peso.

Scendo per una delle arterie che portano all'autostrada chiedendo di un "Beskelet Mahala", che nella mia traduzione dall'italiano all'arabo è un negozio di bici perché la mia è "Maksur", ovvero rotta.
Lungo la via noto che tutti capiscono perfettamente quello che dico. Sono sulla buona strada ☺️
All'ennesima persona a cui chiedo informazioni, trovo un tizio sulla bici, chi meglio di lui? Appena mi avvicino mi ha già inquadrato, sa che sono straniero, e mi fa il segno con la mano, come per dire "ti prego non chiedere niente a me che non so rispondere" ma poi si ferma e cerca davvero di capire il mio problema.
Come al solito da un po' di chilometri a questa parte, divento presto un'attrazione, d'altronde qui di viaggiatori qui, ne passano pochi, e quando succede la curiosità deve essere alle stelle.
Il gruppo di persone decide che il ragazzetto con la bici mi accompagnerà direttamente al negozio.
C'è un problema però, dobbiamo usare il traduttore per tutto il tempo, perché sa pochissimo inglese.

Il ragazzetto di 24 anni, è proprio lui, Bahar, il nostro eroe del giorno.

Facciamo circa 35-40 minuti spingendo la bicicletta, scendendo e addentrandoci in questa città, che diventa piano piano sempre più rumorosa, il tramonto si avvicina, e anche qui, in pieno Ramadan, tutto inizia a brulicare, vedo un pick up che trasporta 3 dromedari sul cassone, bambini che giocano a calcio al semaforo durante il rosso, macchine con fari delle luci asportati, negozi di polli, e ancora bambini che a 7-8 anni invocano attenzione mentre vendono i loro succhi di frutta agitando bottiglioni di plastica, e ancora plastica per terra, sacchetti plastica che ti volano in testa, plastica ovunque.
In tutto il tragitto Bahar mi racconta che la sua famiglia è bengalese, sono finiti qua a singhiozzo e lui è uno l'ultimo di 5 fratelli.
I genitori non ci sono, sono rimasti in Bangladesh e lui vive con l'unico che è rimasto qui, gli altri sono disseminati nel mondo, il più vicino a noi è a Malta, che lui pensa appartenga all'Italia 🥹

Mi chiede dove dormirò e siccome non ho ancora organizzato niente, gli dico che ancora non lo so, mi invita da lui, senza indugio, chiedo se non sia un problema, mi risponde che per lui sarebbe bello farlo.
Accetto con grandissima gioia. So già che questo renderà questa esperienza negativa della bici, qualcosa di molto eccitante, e questa cosa credo che ormai possa tramutarsi in una legge del viaggiatore: tanto più frustrante è stata la giornata, tanto più grande sarà la ricompensa.

Troviamo il negozio di bici e dopo moooolto Google translator e orde di bambini che mi fissano e cercano di comunicare con me, andiamo verso casa sua.
Conosco suo fratello Ousman, che subito mi fa gli onori di casa, facendomi vedere i loro spazi.
Da europeo, so cosa avrei pensato se fossi entrato in un posto simile in altri contesti, ma adesso, in questo momento, i miei occhi trasudano i graditudine verso questo micromondo, questa microfamiglia serena, Ousman e Bahar, immigrati dal Bangladesh per vivere in uno dei posti più sgarrupati del mediorente.

Bahar si scusa di continuo, dicendo "I'm sorry, it's not perfect" ma io continuo a dire che è tutto beautiful e che "Thank you, I appreciate". Loro allargano la bocca con sorrisi sinceri, umili ma orgogliosi, anche se il loro tetto sta per cadere e se per andare al bagno, ti viene un quadricipite come un Velociraptor, sanno che il poco che hanno possono sempre condividerlo.
Ousman prepara una cena con frutta e verdura, qualche formaggio, un frullato di banane e fragole al latte, con 7 cucchiai grossi di zucchero, visto con i miei occhi, e stupendo pane arabo che vorrei mangiare tutti i giorni della mia vita, anche Ousman concorda che il pane qui sia meraviglioso.

Prima di cenare, si prega, il sole finalmente è tramontato, si stende una tovaglia di plastica, ovviamente usa e getta sul tappeto, e si banchetta assieme.

Ousman lavora in un supermercato, in Bangladesh ha moglie e un figlio di due anni che ha una moto, ha il viso sporco, ma gli occhi accesi e lucidi di un fratello maggiore.
Bahar vuole aprire un negozio di lampadari un giorno, fa video su TikTok, gli piace il calcio, e sorride e abbassa sempre gli occhi quando gli parli di donne.

Dopo la cena invito tutti a fare un giro per andare a bere qualcosa fuori, ma Ousman lavora. Bahar mi scalda un pentolone di acqua e mi faccio una bella doccia come facevo da piccolo con mia nonna, bacinella e tazza.
Ci raggiunge Tofik, migliore amico di Bahar.
Dico loro che stasera vorrei ripagare la loro ospitalità, ma Bahar si oppone, sei un ospite, mi dice! Mi piacerebbe andare dove normalmente lui non andrebbe e allora chiama un Taxi che ci porta all'ultima novità di Ma'an, un coffee shop, che non è altro che un negozio di dolci e caffè aperto fino a tardi, almeno in periodo Ramadan.
Ci ingolfiamo di torte, Kunafa, e caffè, faccio foto con tutto il bar neanche fossi Cristiano Ronaldo.
A seguito finiamo in una bisca, in cui Tofik e Bahar provano il biliardo per la prima volta e anche qui la scena delle foto si ripete. Uscendo andiamo a prendere la cena che secondo i miei calcoli avremmo già fatto, ma perché mi scordo sempre che io all'una ho mangiato, e loro no.
La serata a casa finisce con Bahar preoccupatissimo che io senta freddo nella sua stanza mentre per me, dopo aver dormito in tenda, è tiepida e bella come non mai.

Stanotte questa stanzetta arrangiata è più apprezzata della Residenza del Re di Giordania ❤️

Instagram: alessiomidawanderer

🇬🇧
This is Bahar.
I can without a doubt say that if there were another 3-4 billion Bahar in the world (perhaps with different faces to give some somatic liveliness), this would be a better place.

I meet Ma'an, a city east of Petra, where I am forced to stop to repair the rim of my bicycle. The feeling is at this point in the journey, the load I've built up, affects the rear too much and the rim no longer holds all the weight.

I go down one of the arteries that lead to the highway asking for a "Beskelet Mahala", which in my translation from Italian into Arabic is a "bike shop", because mine is "Maksur", or broken.
Along the way, I notice that everyone understands perfectly what I'm saying. I'm speaking arabic 😂
At the umpteenth person I ask for informations, I find a guy on a bike, who better than him? As soon as I get close he has already framed me, he knows I'm a foreigner, and he waves at me, as if to say "please don't ask me anything, I don't know how to answer in your language" but then he stops and really tries to understand my problem .
As usual, after a few kilometers here in Jordan, I quickly become an attraction, on the other hand, few travelers pass here, and when that happens, curiosity must be sky-high.
The group of people decides that the boy with the bike will take me directly to the shop.
There is just one problem though, we have to use the translator all the time, because he knows very little English.

The 24-year-old boy I'm talking it's him, Bahar, our hero of the day.

We do about 35-40 minutes pushing the bicycle, getting off and entering this city, which slowly becomes noisier, the sunset is approaching, and even here, in the middle of Ramadan, everything starts to buzz, I see a pick up carrying 3 dromedaries on the dumpster, children playing soccer at red traffic lights, cars with removed headlights, chicken shops, and still children who at 7-8 years of age cry out for attention while selling their fruit juices by shaking plastic bottles, and still plastic on the ground, plastic bags flying over your head, plastic everywhere.
Throughout the journey Bahar tells me that his family is Bengali, they ended up here in fits and starts and he is the last of 5 brothers.
The parents aren't there, they stayed in Bangladesh and he lives with the only one left here, the others are scattered around the world, the closest to us is in Malta, which he thinks belongs to Italy 🥹

He asks me where I will sleep and since I haven't organized anything yet, I tell him I don't know yet, he invites me to his place with no hesitation, I ask if it's not a problem, he replies that it would be nice for him to do it.
I accept it then, with great joy. I already know that this will make this negative experience of the bike something very exciting, and I think that this thing can now turn into a traveler's law: the more frustrating the day has been, the greater the reward will be.

We find the bike shop and after a loooong Google translator and hordes of kids staring at me and trying to communicate with me, we go to his house.
I meet his brother Ousman, who immediately introduce me into the house, showing me their spaces.
As a European, I know what I would have thought if I had entered such a place in other contexts, but now, in this moment, my eyes ooze gratitude towards this micro-world, this serene micro-family, Ousman and Bahar, who immigrated from Bangladesh to live in one of the most difficult places in the Middle East.

Bahar apologizes all the time, saying "I'm sorry, it's not perfect" but I keep saying that everything is beautiful and saying "Thank you, I appreciate". They open their mouths with sincere smiles, humble but proud, even if their roof is about to fall and if you get a quadriceps like a Velociraptor to go to the bathroom (they don't have a proper water closet but just a hole), they know that the little they have they can always share.
Ousman prepares a dinner with fruits and vegetables, some cheese, a smoothie of bananas and strawberries in milk, with 7 large spoons of sugar (seen with my own eyes), and wonderful Arab bread that I would like to eat every day of my life, Ousman too agrees, the bread here is wonderful.

Before dinner, they pray, the sun has finally set, they spread a plastic tablecloth, obviously disposable, on the carpet, and we feast together.

Ousman works in a supermarket, in Bangladesh he has a wife and a two-year-old son who has a motorbike, his face is dirty from work, but they also have the bright, shining eyes of an older brother.
Bahar wants to open a chandelier shop one day, he makes videos on TikTok, he likes soccer, and always smiles and rolls his eyes when I talk to him about women.

After dinner I invite everyone to go out for a drink, but Ousman works. Bahar warms up a pot of water for me and I take a nice shower like I did when I was a child with my grandmother, bowl and cup.
Tofik, Bahar's best friend, joins us.
I tell them that tonight I would like to repay their hospitality, but Bahar objects, you are a guest, he tells me! I'd like to go where he wouldn't normally go and so he calls a Taxi that takes us to the latest novelty in Ma'an, a coffee shop, which is nothing more than the most lighted shop I have ever seen in my life, they sell sweets and coffee and it stays open up until late, at least during the Ramadan period.
We stuff ourselves with cakes, Kunafa, and coffee, I take pictures with the whole bar as if I were Cristiano Ronaldo.
We then end up in a gambling den, where Tofik and Bahar try biliards for the first time and here too the scene of the photos repeats itself. On the way out we go get dinner which according to my calculations we would have already had, but because I always forget that I ate at one o'clock and they didn't.
The evening at home ends with Bahar worried that I feel cold in his room while for me, after sleeping in a tent, it is warm and beautiful as never before.

Tonight this arranged little room is more appreciated than the Residence of the King of Jordan ❤️

Instagram: alessiomidawanderer

🇮🇹Mi sveglio tardi come al solito, ormai è una costante, faccio piani solo per il gusto di non rispettarli e sentirmi an...
01/04/2023

🇮🇹
Mi sveglio tardi come al solito, ormai è una costante, faccio piani solo per il gusto di non rispettarli e sentirmi anticonformista. Mi scrive Madeline, la ragazza tedesca che ha corso dalla Germania alla Turchia in bici per vedere suo padre per la prima volta. Anche lei va verso nord e allora in un battibaleno organizziamo il viaggio assieme. Riusciamo a partire praticamente solo alle 11.30. La strada è in salita ma dolce, la montagne abbracciano la strada come fossero un involtino col suo ripieno. Tutto bellissimo fin quando buco una gomma dietro. Riparo in fretta e furia, e dopo altri 15 minuti la gomma è ancora a terra. Rismonto tutto ma c'è qualcosa che non torna. Dico a Madeline di arrivare al distributore più avanti e aspettarmi lì. Finalmente scopro che ho un problema ad una valvola, almeno credo, ma dopo altri 15 minuti, gomma ancora a terra. Allora Madeline che ha un record di 10 bucature in un giorno solo, si offre di capire cosa non vada, e infatti un altro buco viene fuori quasi subito. Ormai è tardi, gli imprevisti hanno preso almeno 2 ore e mezzo del nostro viaggio.
La mia meta finale, Petra, cambia appena M. mi parla di un bellissimo posto in mezzo al deserto. Poco prima del tramonto arriviamo. Sembra un film, ma non lo è. È questo nostro mondo, e questa vita, che dopo averti fatto qualche dispetto, ti ricorda sempre che una meravigliosa contropartita può riscattare una br**ta giornata e trasformarla in indimenticabile.

🇬🇧
I wake up late as usual, it's a constant now, I make plans just for the sake of not respecting them and feeling unconventional.
Madeline (the German girl who raced from Germany to Turkey by bike to see her father for the first time) writes to me, she goes as well towards north and then in a flash we organize the trip together. We manage to leave practically only at 11.30.
The road is uphill but sweet, the mountains embrace the road as if they were a roll with its filling.
All beautiful until a get a flat in the rear tire. I repair it in a hurry, but after another 15 minutes the tire is still flat. I put everything back together but something is missing. I tell Madeline to get to the gas station up ahead and wait for me there. Finally I discover that I have a problem with a valve, at least I think, but after another 15 minutes, the tire is still flat. Then Madeline who has a record of 10 holes in a single day, she offers to figure out what's wrong, and in fact another hole pops up almost immediately. It's late now, unexpected events have taken up at least 2 and a half hours of our journey.
My final destination, Petra, changes as soon as M. tells me about a beautiful place in the middle of the desert.
Just before sunset we arrive.
It looks like a movie, but it's not.
It's this world of ours, and this life, that after having spited you, always reminds you that a wonderful counterpart can redeem a bad day and turn it into an unforgettable one.

Questo è Amhed.Amhed e probabilmente il barbiere più scarso che mi abbia mai tagliato i capelli.Non solo, Amhed mi ha an...
30/03/2023

Questo è Amhed.
Amhed e probabilmente il barbiere più scarso che mi abbia mai tagliato i capelli.
Non solo, Amhed mi ha anche appena truffato. Partendo da una base di 30 Dinari arriviamo ad un compromesso di 15 per barba e capelli, pur sapendo che stesse in ogni caso chiedendomi quasi il triplo di quello che avrei potuto trovare altrove.

Quando arrivo al suo piccolo negozietto sono le 11 di mattina, Aqaba sembra una città deserta, almeno la parte alta, quella non turistica dove risiedo io. Non ho mai visto una città con così tanti negozi, e per di più chiusi, e cosi poco variegati. Le vetrine che si alternano sono sempre le stesse: abbigliamento, negozi di telefoni, alimentari che vendono solo dolci e bevande, in un'interminabile pattern da fare invidia ad un mosaico.
Il mio giro di perlustrazione che rimane sconvolto dall'assenza di posti in cui si possa mangiare qualcosa che non siano biscotti e merendine, finisce appunto nel porticato del nostro barbiere.
Passando davanti al suo vetro lo vedo sdraiato su uno dei divanetti di attesa, starà dormendo penso, ma appena busso si mostra pronto all'azione.
La comunicazione sin da subito sembra essere un ostacolo insormontabile seppur da dire ci sia ben poco, ma la conversazione va avanti per almeno 15 minuti, di cui solo gli ultimi 5 sono davvero produttivi grazie all'aiuto delle nuove tecnologie.

L'approccio di Ahmed all'arte barbiera è decisamente da rivedere, riesce tagliarmi la pelle per ben 2 volte, improvvisa il taglio delle mie sopracciglia con il rasoio elettrico, ritorna almeno altre 4-5 su punti già lavorati in precedenza, si dimentica di radere la parte dietro, e last but not the least, ignora totalmente l'utilizzo delle forbici che sfoltiscono, che aveva proprio sulla mensola davanti a lui.
Durante i tagli, forse preso dai sensi di colpa mi fa uno scrub al viso, con massaggini per pulire bene i pori, senza tuttavia conquistarmi 😅

Al momento di pagare ha la stessa faccia che avevo io quando da bambino dopo aver perso qualsiasi cosa a sette e mezzo, senza alcun merito vincevo tutto a Sorchetta.

Durante il giorno ripassando lì davanti, lo ritrovo sempre steso sullo stesso divano.

Sei un grande Amhed, perché nonostante tu mi abbia fottuto i soldi, non riesco ad odiarti.
Potresti dormire lì perché è l'unico posto che hai, potresti tagliare capelli, mentre in realtà avresti voluto fare il ballerino, questo non lo saprò mai, ma la tua resistenza nonostante gli scarsi risultati e quel sorriso che non hai voluto regalarmi nel selfie (ma era immenso quando ti sei preso i soldi) è comunque di ispirazione.

Ieri - da Mitzpe Ramon a Elat.Mi sveglio con tantissime energie nuove.La giornata è stata bellissima il giorno prima, co...
29/03/2023

Ieri - da Mitzpe Ramon a Elat.
Mi sveglio con tantissime energie nuove.
La giornata è stata bellissima il giorno prima, con la visita al cratere, le nuove amicizie e il riposo.
La serata finisce a casa di Jonathan, couchsurfer che decide di ospitarmi sul suo divano. Madeline dorme nell'altra stanza e la mattina facciamo colazione assieme, ci salutiamo, e sono già le 9, avevo detto di voler partire alle 8 😵‍💫🤣
Esco di casa mi fermo a comprare una bottiglia d'acqua perché il viaggio è deserto puro, fino a Neot Samadar non c'è niente, neanche qualche distributore di benzina, nemmeno case.
Arrivo alla curva per lasciare Mitzpe Ramon e trovo dei ragazzi col drone, li conosco un po' perché mi fanno tenerezza, avranno tra i 19 e i 20 anni, facciamo due risate, un selfie, e dico loro per scherzo che sto per arrivare a Elat in bici, ovviamente loro mi dicono che non è possibile e hanno ragione.
Il viaggio è fantastico, i primi km si scende da Mitzpe Ramon e si può notare la bellezza del canyon ad ogni sfumatura, uno spettacolo della natura. Vado abbastanza spedito, la strada è buona e io sembro in forma, i primi 50-60 km volano, ma a una ventina di km da Neot Samedar comincio a sentire dolore alla caviglia sinistra.
Gli ultimi km sono un po' una sofferenza, è ancora primo pomeriggio ed arrivo a Neot Samedar alle 15.30, trovo un bellissimo ristorante con tutte vetrata intorno, e dentro tutto decorato con piante e legno, sembra un giardino chiuso, bellissimo!
Ricarico il telefono e mentre faccio questa pausa di mezz'ora mi decido, provo ad arrivare fino ad Elat.
Il pensiero è f***e perché il mio record con la bici, fatto nel 2009, era di 120 km e mi ricordo la fatica. Se riuscissi nell'impresa concluderei a 165 km considerando anche i tragitti interni alla città.
Il problema però non è ovviamente solo la distanza ma anche la luce diurna che da queste parti ti abbandona verso le 19.15.
Senza troppi indugi però, prendo e parto, sono davvero determinato a farcela, ma mi rendo subito che la caviglia mi fa malissimo.
Vado oltre mia andatura standard, nelle prime ore voglio spingere forte e secondo le mie previsioni dei 75 km finali, gli ultimi 15 li farò al buio.
La strada è molto più complicata di quello che pensi, perché le salite da fare sono ancora moltissime e ci sono ancora circa 1500 metri di dislivelli da fare.
Non posso esimermi comunque da fare qualche piccola pausa e fare qualche foto, sarebbe un delitto non raccontare questa giornata con un po' di reportage.
Il sole tramonta e le ombre delle montagne che ho alla mia destra, dal confine egiziano, si proiettano sul deserto alla mia sinistra, i miei occhi rimangono estasiati perché questa strada ha una scenografia davvero epica.
Il sole tramonta definitivamente a 30 km dall'arrivo a Elat, e quando penso che sia l'ultima salita (per poi scendere a capofitto fino alla città) c'è un'altra salita incredibile, poi un'altra.
Trovo almeno 20 ultime salite che per poco non mi faccio vacillare. Sono stanco e anche preoccupato perché la strada si è ristretta, non c'è corsia di emergenza e le mie luci, nel buio totale, non fanno granché, indosso la mia maglia catarifrangente per compensare.
Ma è solo questione di tempo perché all'incirca alle ore 20 vedo le luci della città di mare, il Mar Rosso, proprio dietro l'ultima montagna.
La mia pelle è bruciata, ho le gambe che sono di due colori, le mani anche iniziano a bruciare e a far male e come se non bastasse al sellino si è allentata la vite e ora balla tantissimo.
L'ultima salita è assurda, devo per forza spingere la bici a mano, le gambe non mi reggono più, è troppo ripida, ma alla fine sono in cima alla salita e da adesso in poi ho gli ultimi 9 km che sono al 99% in discesa libera, di quelle in cui devi usare i freni perché sono molto profonde.
Le luci della città iniziano ad illuminare l'asfalto, posso spegnere le mie, sono arrivato.
Non so come ma ce l'ho fatta, forse il deserto mi ha aiutato, o lo spirito guida dei ciclisti, ma ci sono, ho fatto Mitzpe Ramon - Elat in un giorno solo. 165 km non credevo fossero possibili ma li ho fatti e adesso mi godo la serata, berrò una birra come premio e mangerò un delizioso Falafel.
Pedalare è stupendo ❤️

Yesterday - from Mitzpe Ramon to Elat.
I wake up with lots of new energy.
The day was beautiful the day before, with the visit to the crater, the new friends and the rest.
The evening ends at Jonathan's house, a couchsurfer who decides to host me on his sofa. Madeline sleeps in the other room and in the morning we have breakfast together, we say goodbye, and it's already 9, I said I wanted to leave at 8 😵‍💫🤣
I leave the house and stop to buy a bottle of water because the journey is pure desert, up to Neot Samadar there is nothing, not even any petrol stations, not even houses.
I arrive at the curve to leave Mitzpe Ramon and I find some guys with drones, I know them a little because they make me endearing, they will be between 19 and 20 years old, we have a laugh, a selfie, and I jokingly tell them that I'm about to get to Elat by bike, of course they tell me it's not possible and they're right.
The journey is fantastic, the first km you descend from Mitzpe Ramon and you can see the beauty of the canyon in every nuance, a spectacle of nature. I'm going quite quickly, the road is good and I seem fit, the first 50-60 km fly by, but about twenty km from Neot Samedar I start to feel pain in my left ankle.
The last km are a bit of a pain, it's still early afternoon and I arrive in Neot Samedar at 15.30, I find a beautiful restaurant with windows all around it, and inside all decorated with plants and wood, it looks like an enclosed garden, beautiful!
I recharge the phone and while I take this half hour break I decide, I try to get to Elat.
The thought is crazy because my record with the bike, set in 2009, was 120km and I remember the effort. If I succeeded in the enterprise I would conclude at 165 km also considering the internal routes of the city.
The problem, however, is obviously not only the distance but also the daylight that abandons you around 7.15pm around here.
Without too much ado however, I take off and leave, I'm really determined to make it, but I realize right away that my ankle hurts terribly.
I go beyond my standard pace, in the first hours I want to push hard and according to my predictions of the final 75km, the last 15 I'll do in the dark.
The road is much more complicated than you think, because there are still many climbs to do and there are still about 1500 meters of elevation gain to climb.
However, I can't help but take a few short breaks and take some photos, it would be a crime not to tell about this day with a bit of reportage.
The sun sets and the shadows of the mountains that I have on my right, from the Egyptian border, are projected on the desert on my left, my eyes are delighted because this road has a truly epic scenography.
The sun finally sets 30km from the finish in Elat, and when I think it's the last climb (and then headlong down to the city) there's another incredible climb, then another.
I find at least 20 last climbs that I almost falter. I'm tired and also worried because the road has narrowed, there's no emergency lane and my lights, in total darkness, don't do much, I wear my reflective shirt to compensate.
But it's only a matter of time because around 8 pm I see the lights of the seaside city, the Red Sea, just behind the last mountain.
My skin is burned, my legs are two colors, my hands are also starting to burn and hurt and to make matters worse, the screw has loosened on the saddle and now it dances a lot.
The last climb is crazy, I have to push the bike by hand, my legs can't hold me anymore, it's too steep, but in the end I'm at the top of the climb and from now on I have the last 9km which is 99% downhill, the kind where you have to use the brakes because they are very deep.
The lights of the city begin to light up the asphalt, I can turn off mine, I've arrived.
I don't know how but I did it, maybe the desert helped me, or the guiding spirit of the cyclists, but there I am, I did Mitzpe Ramon - Elat in just one day. 165 km I didn't think it was possible but I did it and now I'm enjoying the evening, I'll drink a beer as a reward and eat a delicious Falafel.
Pedaling is amazing ❤️

Indirizzo

Follonica

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