30/12/2024
Dalla vita in Ucraina sotto l’assedio russo, all’Iran dei giovani che si ribellano all’establishment religioso sciita, alla fuga degli afghani dai talebani, fino alle continue novità dell’Unione Europea: il punto di vista di Cecilia Sala è un racconto ricco di dettagli mai banali.
Ci sono degli inviati all’estero che sono dei veri autori. Ti fanno vivere dei paesi in un determinato periodo storico, come un quadro dipinto con pennellate precise e pieno di piccoli dettagli: Curzio Malaparte o Tiziano Terzani in Cina, Oriana Fallaci, Ilaria Alpi, Vittorio Zucconi, Giovanna Botteri, Mario Platero… sono solo alcuni nomi che mi vengono in mente adesso.
Sono giornalisti che raccontano una nazione, dagli States alla ex Jugoslavia sotto le bombe, o il fermento di città come New York o Parigi. Credo che per essere un buon giornalista si debba avere un punto di vista originale; oggi che con un cellulare possiamo essere virtualmente, praticamente dappertutto, questa cosa è più che mai essenziale.
Il focus delle notizie di Cecilia Sala è sempre preciso, asciutto e molto originale. L’ultima puntata del suo podcast “Stories“, che pubblica giornalmente per Chora Media, è un’intervista a una comica iraniana, che come lei oggi, era stata incarcerata per i suoi personaggi e le sue battute che irridano e irritano il potere religioso sciita.
Cecilia Sala ha raccontato l’Iran come un paese con un’età anagrafica molto bassa e istruita, una popolazione giovane, dove le donne sono stanche dei soprusi, dall’obbligo di portare il velo e non poter ascoltare certa musica occidentale.
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A cura di Marco Giani✍️