Studi Francescani

Studi Francescani Rivista trimestrale di vita culturale e religiosa
a cura dei Frati Minori d’Italia. Fu fondata nel

25/05/2024
XXI Convegno di Greccio. Greccio, Oasi Gesù Bambino, 10-11 maggio 2024
11/05/2024

XXI Convegno di Greccio. Greccio, Oasi Gesù Bambino, 10-11 maggio 2024

17/04/2024

SCARPERIA E SAN PIERO - Nella solenne ricorrenza per gli 800 anni delle Stimmate di San Francesco, la Provincia Toscana dei frati minori (OFM Toscana) e la comunità di Bosco ai Frati organizzano una giornata per conoscere e riflettere sull'attualità del francescanesimo: dalle ferite la vita nuova.

Firenze, 10-14 aprile.
11/04/2024

Firenze, 10-14 aprile.

La redazione di Studi Francescani augura a tutti una buona Pasqua! Il Signore ci conceda di poter annunciare e testimoni...
30/03/2024

La redazione di Studi Francescani augura a tutti una buona Pasqua! Il Signore ci conceda di poter annunciare e testimoniare la Resurrezione, verità centrale della nostra fede.

Fra Mario Panconi

Il nuovo volume monografico di 𝙎𝙏𝙐𝘿𝙄 𝙁𝙍𝘼𝙉𝘾𝙀𝙎𝘾𝘼𝙉𝙄  (120, n. 3-4, 2023): Instances of Franciscanism in England (XIIIth- XV...
30/01/2024

Il nuovo volume monografico di 𝙎𝙏𝙐𝘿𝙄 𝙁𝙍𝘼𝙉𝘾𝙀𝙎𝘾𝘼𝙉𝙄 (120, n. 3-4, 2023): Instances of Franciscanism in England (XIIIth- XVIth Centuries), a cura di Andreea Chiricheș. 544 pagine dense, dedicate al francescanesimo inglese dei primi secoli, nate dalla collaborazione e sintonia tra professori, ricercatori e studiosi delle università di Cambridge, New York, Massachusetts, São Paulo, Köln, Zürich, Lugano, Valladolid, ITA (Assisi), Pontificia Università Antonianum e dell'Università della Calabria. Uno sguardo introspettivo su forme e modalità eterogenee di espressione e identità francescana, nelle istanze più varie: spirituali e intellettuali, relazionali e giuridiche, letterarie e filosofiche, esegetiche e scientifiche.

La redazione di Studi Francescani augura a tutti un Natale sereno e un Anno Nuovo animato dal desiderio di glorificare D...
24/12/2023

La redazione di Studi Francescani augura a tutti un Natale sereno e un Anno Nuovo animato dal desiderio di glorificare Dio sempre di più e sempre meglio con la nostra vita, nei fratelli e nel creato.

Fra Mario Panconi

Corso online sulla Regola dei frati Minori.L.e: per domande ed informazioni, scrivere al seguente indirizzo: sssmf@anton...
16/09/2023

Corso online sulla Regola dei frati Minori.

L.e: per domande ed informazioni, scrivere al seguente indirizzo: [email protected]

14/09/2023

Interessante "serata francescana" aperta a tutti, con fra Mario Panconi, GIOVED' 21 SETTEMBRE.
Per motivi organizzativi è gradito un cenno di conferma a 3492401085 oppure a [email protected]

20/03/2023
✤Proposte di lettura✤ di 𝙎𝙏𝙐𝘿𝙄 𝙁𝙍𝘼𝙉𝘾𝙀𝙎𝘾𝘼𝙉𝙄 GIUSEPPE BUFFON, Sulle tracce di una storia omessa. Storiografia moderna e co...
20/01/2023

✤Proposte di lettura✤ di 𝙎𝙏𝙐𝘿𝙄 𝙁𝙍𝘼𝙉𝘾𝙀𝙎𝘾𝘼𝙉𝙄

GIUSEPPE BUFFON, Sulle tracce di una storia omessa. Storiografia moderna e contemporanea dell’Ordine francescano. Luca Dalvit in Studi Francescani 109, 2012.

"Come facilmente intuibile dallo stesso titolo, Giuseppe Buffon si propone in questo volume di colmare una lacuna realmente esistente, cioè di fare un bilancio complessivo della storiografia in età moderna e contemporanea riguardo all’Ordine dei frati Minori. È naturalmente comprensibile ed in un certo senso giustifica- bile che l’attenzione storiografica verso qualsiasi Ordine o Istituto religioso si rivolga più frequentemente alla figura del fondatore e al periodo delle origini in genere; si tratta di una caratteristica comune alla storiografia postconciliare e il francescanesimo non costituisce un’eccezione alla regola. Rappresenta però una mancanza della storiografia contemporanea il fatto di aver scandagliato ogni singola frase scritta su Francesco o sul primo secolo della storia francescana, e di aver colpevolmente omesso di descrivere, analizzare e valutare, fatta eccezione per alcune figure di particolare rilievo come il Gonzaga o il Wadding, la produzione storiografica di interi secoli, che il lavoro di Buffon mostra essere stata tutt’altro che ridotta o priva di importanza. L’opinione ancor oggi diffusa di una progressiva decadenza del francescanesimo dal periodo aureo delle origini, a motivo delle divisioni e lacerazioni dei secoli successivi, non basta a giustificare questo silenzio. Infatti il volume in questione, trovandosi a dover trattare più di quattro secoli di produzione storica e letteraria, non può evitare di soffermarsi spesso anche sulle vicende storiche che interessarono l’Ordine francescano in quest’epoca, per situare ogni opera e ogni scrittore nel suo contesto storico e culturale. Certo a volte si fatica a comprendere se l’assenza di studi lamentata dall’Autore si riferisca, come si evincerebbe dal titolo, alla storiografia minoritica di questo periodo, o alla storia francescana moderna e contemporanea in genere. L’opinione che traspare dalla lettura del volume è che entrambi gli aspetti siano stati colpevolmente trascurati dagli studiosi moderni. Va però detto che non si tratta di una peculiarità del francescanesimo: l’epoca moderna, eccezion fatta per alcuni Ordini come i Gesuiti, è stata vista in generale come un periodo di crisi e appannamento degli Istituti religiosi tradizionali e anche la centralità avuta dal Concilio di Trento e dalla Controriforma ha portato a catalizzare l’attenzione storiografica su alcuni temi, come ad es. la figura del vescovo, e a sottovalutarne altri, come il ruolo svolto dal clero regolare.
Questa visione negativa dell’età moderna per quanto riguarda gli Ordini religiosi è confermata dall’approccio assunto verso quest’epoca dal primo autore esaminato da Buffon, che è poi anche l’ultimo dal punto di vista cronologico. Si tratta di Heribert Holzapfel al quale si deve il celebre Manuale historiae Ordinis fratrum Minorum (1909), opera fortemente avversata all’interno dell’Ordine per le sue posizioni fortemente critiche verso la storia francescana, posizioni riprese poi da Kajetan Esser in una sua relazione del 1968. Ad interessare in questa sede è la sua valutazione complessiva del francescanesimo dell’età moderna, caratterizzato da varie riforme e lacerazioni, che vengono giudicate in maniera decisamente negativa a motivo dei loro aspetti puramente esteriori e del loro spirito di litigiosità e faziosità. Buffon ritornerà in seguito più diffusamente sul manuale dell’Holzapfel; basti qui ricordare che l’atteggiamento critico dello storico tedesco era dovuto alla sua convinzione che solo la piena consapevolezza degli errori del passato potesse rendere fruttifera la stagione delle riforme del francescanesimo inaugurata dall’Unione leonina del 1897.
Buffon divide la sua opera in due grandi sezioni. La prima (‘Dai dibattiti sulla povertà alla sanzione istituzionale’, 59-127), è strutturata in maniera cronologica e copre il periodo che va dalla metà del ’500 con Marco da Lisbona alla fine del ’600. La seconda sezione (‘Tra autori e generi letterari’, 129-228) presenta i vari generi letterari adottati dalla storiografia francescana dal XVI al XIX sec. Il filo rosso comune che l’Autore tiene sempre presente è che tutte le opere pubblicate in questo lasso di tempo sono più o meno ideologicamente schierate, prima nella diatriba tra Osservanti e Conventuali, poi in quella tra Cappuccini, Riformati e Recolletti, tesi a rivendicare ciascuno il primato della propria famiglia e a ricercare nel passato le origini storiche o giuridiche di tale precedenza. Merito del Buffon è cercare di mantenere un’ottica imparziale nel valutare ogni specifico autore a prescindere dalla sua appartenenza, e nel ricostruire le diverse modalità di genere letterario con le quali queste contese ideologiche vennero ad essere combattute col variare dei tempi e delle situazioni.
In apertura della prima parte sono delineate brevemente le motivazioni, le circostanze storiche e le immediate conseguenze degli avvenimenti del 1517, quando con la bolla Ite vos di Leone X si sancì ufficialmente il dualismo tra Osservanti e Conventuali che aveva caratterizzato la storia francescana nell’intero XV secolo. Trent’anni dopo è Marco da Lisbona con la sua Cronaca il primo autore a cimentarsi realmente, da parte osservante, in un tentativo di giustifica- zione storica degli avvenimenti. Secondo Buffon è evidente nel frate portoghese l’intento di fornire una genealogia degli zelatori della Regola, rintracciando fin dalle origini dell’esperienza francescana la divisione tra i seguaci della perfetta povertà e dell’adesione senza compromessi alla Regola (da Francesco agli Osser- vanti), e la massa di frati rilassati (da frate Elia ai Conventuali). Gli Osservanti, nati dall’iniziativa di Paoluccio Trinci e dei suoi compagni nella seconda metà del ’300, con il Concilio di Costanza del 1415 assumono una dimensione istituzionale. L’opera di Marco da Lisbona non denota una particolare originalità, limitandosi a rielaborare le agiografie di Francesco e le cronache precedenti, eccezion fatta per il tentativo di sottolineare le capacità organizzative degli Osservanti, che vedono nella Ite vos la sanzione della loro superiorità sui Conventuali.
La risposta conventuale, in quest’epoca, non poteva certo basarsi su pretese di preminenza morale. È quindi sul piano dell’erudizione che Pietro Ridolfi da Tossignano, con la sua Historia seraphica del 1586, intende fondare la precedenza ed il primato della famiglia conventuale. E l’erudizione, assieme alla dimostrazione del primato giuridico, sarà il terreno sul quale i Conventuali giocheranno le loro carte anche in epoca successiva. L’opera del Tossignano, scritta in latino e ricca di citazioni di testi e documenti, tenta in maniera forzata di presentare anche Francesco come uomo colto ed erudito e l’esistenza del termine ‘conventuale’ sin dagli inizi della storia francescana. La nascita del movimento osservante viene vista come causa di indisciplina e lacerazioni, ed è paragonata a quanto avvenuto nella Chiesa con la Riforma protestante.
Il De origine seraphicae religionis del ministro generale Francesco Gonzaga (1587) si configura come la risposta osservante sul piano erudito all’opera del Ridolfi. Il primato degli Osservanti non si fonda più su sole motivazioni morali, ma viene dimostrato anche sulla base della consistenza numerica e patrimoniale. La sua attività di ministro generale permise al Gonzaga di raccogliere una mole considerevole di dati su province e conventi, numeri che vengono fatti pesare nel loro valore anche perché l’autore del De origine è ben consapevole della decadenza morale che affligge l’Osservanza. Ma anche la superiorità morale non viene comunque trascurata; lo spirito delle origini, inteso essenzialmente come rispetto della povertà, dimenticato e messo in disparte soprattutto a causa delle dispense papali, è stato rinverdito nei secoli da movimenti come quello degli Spirituali e dei Clareni e ha trovato la sua affermazione anche istituzionale con l’Osservanza. Il riformismo è stato l’elemento che ha permesso all’identità francescana di conservarsi integra e anche le riforme successive al 1517, come quelle dei Cappuccini e dei Riformati, vengono apprezzate dal Gonzaga quando evitano di causare eccessivi contrasti e separazioni. Il De origine seraphicae religionis si avvicina quindi all’opera del Ridolfi per l’intento erudito e l’organizzazione numerica, ma se ne distanzia per l’importanza data alla statistica: di fronte alle sole cinquanta pagine dedicate dal conventuale ai dati numerici su province, custodie e conventi, il Gonzaga ne ha oltre mille.
Il capitolo seguente è dedicato da Buffon alla storiografia cappuccina. Le prime opere prodotte dalla neonata famiglia francescana hanno poco di storico e sono più che altro un racconto delle sofferenze patite dai Cappuccini all’inizio della loro esperienza e una difesa della bontà e autenticità del loro movimento. Nelle opere di Bernardino Croli da Colpetrazzo e Mattia Bellintani da Salò della fine del ’500 è costante il ricorso ad Angelo Clareno e soprattutto alla sua periodizzazione settenaria, in cui la riforma cappuccina rappresenta l’ultima era che prelude alla riforma generale della Chiesa. Con il XVII secolo la storiografia cappuccina, pur continuando a polemizzare con gli Osservanti e ad ispirarsi al Clareno, utilizza la lingua latina e assume un certo spirito erudito; è il caso degli Annales di Zaccaria Boverio da Saluzzo, pubblicati a partire dal 1632.
Secondo l’Autore, gli Annales Minorum (1625-1654) di Luca Wadding risultano «fino ad oggi la migliore produzione storiografica riguardo alla storia francescana» (91). Per la prima volta si assiste alla comparsa di un’attenzione critica verso gli eventi storici e il Wadding non nasconde le sue riserve nei confronti della storiografia precedente, come la mancanza di spirito critico di Marco da Lisbona o la cronologia errata del Gonzaga. L’opera del frate irlandese non è certo priva di difetti, come ad esempio la mancanza di contestualizzazione sociale ed ecclesiale e l’atteggiamento eccessivamente polemico verso il Boverio, ma
forse per la prima volta le motivazioni ideologiche passano in secondo piano per lasciar spazio ad una critica attenta e basata sui documenti della storia dell’Ordine. Un elemento centrale degli Annales viene rilevato da Buffon nell’opposizione del Wadding ad un interlocutore esterno ben preciso, il domenicano polacco Abraham Bzowski, continuatore degli Annales del Baronio e molto critico verso l’Ordine francescano, soprattutto riguardo all’Immacolata Concezione e alla supposta igno- ranza dei francescani; il frate irlandese motiva la stesura degli Annales Minorum proprio come risposta a tali accuse. Per quanto riguarda la posizione ideologica del Wadding, dalla sua opera si evince una visione unitaria dell’Ordine, avversa al riformismo esasperato e che vede nella riforma osservante una via mediana e giustificata di rinnovamento; prova ne è il giudizio sugli avvenimenti del 1517, nei quali più che la sanzione di una divisione egli sottolinea la fine dei conflitti e la futura comunanza delle due famiglie nell’obbedienza al pontefice. Buffon accenna anche all’opera di Francis Harold, nipote del Wadding, che con l’Epitome Annalium Ordinis Minorum del 1662 compie il primo tentativo di sintesi manualistica della storia dell’Ordine, riducendo l’opera dello zio da otto a due volumi e limitandosi a un riassunto privo di originalità interpretativa.
La Hierarchia franciscana di Diego Tafuro da Lequile (1664) è la successiva opera a cui viene dato uno spazio notevole all’interno del volume. Considerati i suoi trascorsi come storico della casa d’Austria, il Tafuro dà alla sua opera un impianto genealogistico, sottolineando l’importanza della successione ininterrotta delle varie generazioni francescane. Le riforme interne all’Ordine vengono pre- sentate seguendo la cronologia e senza una gerarchia interna; le varie famiglie francescane sono rami nati dalla stessa pianta grazie alla volontà di mantenersi il più possibile fedeli alla purezza delle origini. L’immagine che il Tafuro vuole offrire è quella di un’assoluta armonia e unità tra le istituzioni, con la gerarchia francescana pienamente inserita in quella ecclesiale. Peculiare, rispetto al Wadding, è l’immagine di concordia e parità con l’Ordine domenicano.
Da parte conventuale si pose la necessità di una risposta al Wadding. L’incarico di compilare degli Annales fu dapprima assegnato a Matteo Ferchie (1583-1669) e poi proseguito da Felice Ciatti da Bettona (ca. 1595-1642), che alla sua morte aveva completato quattro volumi dell’opera; in seguito Giovanni Franchini (1663-1695) proseguirà l’opera del Ciatti fino al 1695. Prendendo come annalista di riferimento proprio il Ciatti, l’Autore sottolinea la forte impronta ideologica data agli Annales da parte conventuale: alla dura critica del pauperismo ostentato dalla parte avversa si accompagna la definizione dell’obbedienza ecclesiale e dell’unità come tratti caratteristici e fondanti del francescanesimo. Le divisioni all’interno dell’Ordine, paragonate a quelle della Chiesa dei secoli XV e XVI, sono state causate dalla mancanza di obbedienza da parte dei cosid- detti fautori della povertà. Alla fine del XVII secolo il dibattito tra Osservanti e Conventuali sulla precedenza storica e il primato si fece particolarmente vivo con degli opuscoli in merito, ad opera dei conventuali Casimiro Biernacki e del già ricordato Franchini, ai quali rispose all’interno del suo Orbis seraphicus il minore riformato Domenico De Gubernatis da Sospello. Da parte conventuale la precedenza storica era fondata sul valore dell’obbedienza e dell’unità e sulle dispense pontificie in materia di povertà che, pur mantenendo il voto individuale di povertà, permettevano all’Ordine il suo inserimento nella dimensione ecclesiale. Il Biernacki, col suo Speculum Minorum del 1688, introduceva anche il tema della continuità della serie dei ministri generali a difesa della precedenza storica dei Conventuali. Da parte osservante si replicava con l’asserzione di un maggiore aderenza alla Regola e allo spirito delle origini, e naturalmente con il valore della povertà assunto a fattore discriminante.
Come accennato in precedenza, la seconda parte del lavoro di Buffon è strutturata per generi e non più secondo un’evoluzione di tipo cronologico. È il cosiddetto genere letterario degli scriptores ad iniziare la serie. Il primo autore ad occuparsi di scrittori francescani fu Bartolomeo da Pisa sul finire del XIV secolo, ma è solo con il Ridolfi da Tossignano che ha inizio il genere letterario delle biografie letterarie, prima con un lavoro rudimentale del 1578 e poi con la terza parte dell’Historia seraphica del 1586, dove troviamo un elenco alfabetico di più di 500 bio-bibliografie (costituite ora da poche righe, ora da qualche pagina per autore), nel pieno rispetto della tradizione umanistico-erudita della storiografia conventuale, dove l’elenco degli scrittori francescani ha il compito di portare lustro all’intero Ordine. Il Gonzaga si limita a riprodurre l’elenco della prima redazione del catalogo del Ridolfi, escludendo inoltre i Conventuali ed i Cappuccini. È invece del belga Henri Willot il primo catalogo autonomo di scrittori francescani da parte osservante. Davvero pregevole è l’opera del Wadding intitolata Scriptores Ordinis Minorum (1650), concepita come risposta alle accuse di decadenza intellettuale rivolte all’Ordine; lo scrittore irlandese intende dimostrare l’esistenza di un francescanesimo erudito sin dalle origini e lo fa con un catalogo accurato e attento anche alla registrazione di edizioni e manoscritti. Allo spagnolo Giovanni di S. Antonio viene affidato l’incarico di arricchire e perfezionare l’opera del Wadding, in risposta alla monumentale e pregevole opera dei domenicani Jacques Quétif e Jacques Echard; il risultato è la Bibliotheca universa franciscana del 1733, opera di notevole mole (registra infatti un numero di riferimenti decuplicato rispetto agli Scriptores del Wadding) ma inferiore rispetto a quella succitata di Quétif e Echard. Il successivo catalogo degno di menzione è l’opera del conventuale Gio- vanni Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores …, continuata da Stefano Rinaldi e Nicola Papini ed edita solo nel 1806; si tratta di un lavoro preciso e meticoloso ma presenta una carenza comune a tutti i cataloghi, cioè una maggiore attenzione agli autori e alle loro bibliografie piuttosto che alle opere stesse. Buffon sottolinea la superiorità dei Conventuali in questo campo, dovuta a ragioni sia storiche (spesso i grandi conventi con le annesse biblioteche erano rimasti di proprietà conventuale) sia culturali (la volontà di affermare la propria superiorità con motivazioni storico-erudite). E però nell’ambito della storiografia cappuccina che si assiste per la prima volta ad un adeguamento ai moderni criteri di repertoriazione bibliografica. È il caso ad esempio dell’opera di Bernardo Toselli da Bologna († 1768), dove possiamo notare il rispetto per la lingua originale dei testi citati e l’indicazione completa di editore, anno e luogo di edizione.
A questo punto l’Autore inserisce una breve digressione sulla questione della conflittualità in ambito francescano tra XVI e XVIII secolo e rileva che la famiglia conventuale, pur in deciso declino numerico a partire dal ’500, riusciva ancora a conservare il primato nelle alte gerarchie ecclesiastiche, come dimostrano i numeri delle nomine cardinalizie e vescovili fino a tutto il XVIII secolo. È poi il genere dell’agiografia francescana ad essere descritto ed analizzato, anche nella sua forte valenza polemica ed ideologica che verrà ad assumere nel tempo. La prima opera posta all’attenzione del lettore è il Martyrologium franciscanum di Arturo da Monstier del 1638, scarsamente originale in quanto riprende i cata- loghi estratti da opere precedenti, ma significativo come prima opera autonoma dedicata alla santità francescana e come modello per i lavori successivi. Più schierato ideologicamente è il Giardino serafico istorico dell’osservante Pietrantonio Quaresima da Venezia (1710), che dedica la seconda parte della sua grande rassegna dell’universo francescano al catalogo dei santi canonizzati o in attesa di riconoscimento; vi è sottesa l’idea di una scala di santità regolata dalla maggiore o minore fedeltà alla Regola. Durante il XVIII secolo si assiste anche a delle diatribe e a dei conflitti più o meno aperti in merito all’appartenenza all’una o all’altra famiglia di alcuni santi francescani recentemente canonizzati (Andrea Caccioli da Spello, Andrea dei Conti di Segni, Michelina da Pesaro); significativo in questo senso è il titolo di un opuscolo del conventuale Antonio Lucci (Ragioni storiche … co’ quali dimostrasi tutt’i Santi e Beati de’ primi due Secoli Francescani appartenere a’ soli Padri Conventuali, 1740). La peculiare esperienza di santità del conventuale Giuseppe da Copertino, con la sua strenua difesa della povertà e la sua avversione all’erudizione, rappresenta un significativo punto di svolta. Seppur osteggiato durante la sua vita, egli è una figura centrale nel processo che Buffon definisce come vittoria della santità. Se il ministro generale dei Conventuali Vincenzo Conti da Bergamo, nel suo Manuale del 1733, poneva il nome di s. Giuseppe da Copertino in caratteri maiuscoli e passava dalla tradizionale divisione dei santi conventuali in generali, vescovi, dottori a quella in uomini di santi costumi, contemplatori estatici e via discorrendo, è lecito al- lora sottolineare il paradosso dell’evoluzione della storiografia conventuale da sostenitrice del primato dell’erudizione a paladina di una santità dai tratti tipici dei movimenti riformati, in passato tanto osteggiati dai Conventuali.
Tra il XVIII e il XIX secolo nasce anche il genere della manualistica francescana. Già in precedenza erano stati compilati dei manuali di storia francescana, ma solo ora essi vengono ad assumere dei tratti propri e peculiari, come la brevità e la sistematicità e un dichiarato intento edificatorio. La prima opera ad essere presa in esame è il Manuale de’ Frati Minori di Flaminio Annibali da Latera (1776), in cui il francescanesimo è presentato come una vera e propria storia della santità, con la proposizione di modelli da imitare più che da studiare, mentre il primato morale dell’Osservanza è indiscusso e i veri rappresentanti della santità sono i difensori della povertà, già individuabili tra i primi compagni di Francesco. Mezzo secolo più tardi arriva la risposta conventuale con il Compendio di storia minoritica Francesco Antonio Benoffi (1829), teso a dimostrare la continuità della famiglia conventuale fin dalle origini e l’importanza dell’erudizione per l’Ordine francescano; peculiare è la sottolineatura del ruolo della curia romana nei momenti salienti della storia minoritica, con Innocenzo III e Onorio III visti come veri e propri cofondatori dell’Ordine.
Il capitolo successivo è dedicato alla storia delle missioni, o per meglio dire allo sforzo di guardare l’intera storia francescana nell’ottica della missionarietà. Le prime notizie riguardo alle missioni francescane possono essere ricercate nell’opera del Gonzaga (1587), che però nel dare rilievo ai martiri missionari lo fa in una prospettiva più agiografica che missionaria e li presenta più come dei testimoni a difesa della fede che per la diffusione di essa. Il nono capitolo della Hierarchia franciscana di Diego Tafuro da Lequile (1664) è dedicato alle missioni; esse hanno inizio col viaggio in Oriente di Francesco nel 1219 e vengono poste in diretta relazione con la missione evangelica; particolare spazio è dato alle Americhe e per la prima volta il concetto di missione è visto come caratterizzante l’Ordine francescano nella sua vocazione universalistica. Il primato dell’Ordine francescano in ambito missionario è sottolineato dall’opera di Pierre Marchant, significativamente intitolata Fundamenta duodecim Ordinis Fratrum Minorum S. Francisci (1657); la preminenza francescana all’interno della Chiesa, sin dall’atto di obbedienza di Francesco al papa, è ribadita dal primato minoritico soprattutto nelle missioni di Oriente e in America, con una velata polemica nei confronti dei Gesuiti. La prima opera specificatamente dedicata alle missioni francescane è l’Orbis seraphicus di Domenico De Gubernatis, iniziato nel 1688 e proseguito nell’Ottocento da Marcellino da Civezza e nel Novecento da Aniceto Chiappini. In un opuscolo programmatico dello stesso anno, il De Gubernatis esplicitava la sua visione dell’intera storia francescana attraverso un’ottica missionaria e universalistica, col duplice mandato affidato dalla Chiesa all’Ordine di difesa della fede da protestanti ed ebrei e della sua propagazione tra i pagani; del resto anche la stessa esperienza di Francesco era stata caratterizzata dall’apertura verso il mondo e dallo slancio missionario. Dei 35 volumi previsti, ben 22 sarebbero stati dedicati all’espansione missionaria dell’Ordine, mentre altri 8 avrebbero trattato delle missioni primitive e di quelle rette da Propaganda Fide. L’ultimo grande storico delle missioni francescane è il succitato Marcellino da Civezza (1822-1906), continuatore dell’opera del De Gubernatis, che amplia il concetto di universalismo estendendolo anche a livello di gerarchie sociali e alla straordinaria diffusione delle Clarisse e soprattutto del Terz’Ordine.
L’ultimo genere analizzato dal Buffon è quello della classificazione gerarchica degli uffici di governo, che anche qui trova il suo primo abbozzo nell’opera del Gonzaga. Ma l’opera che permetterà il definitivo affermarsi di questo genere e che costituirà una fonte imprescindibile per gli autori futuri è la Chronologia historico- legalis, iniziata nel 1639 da Michelangelo da Napoli; si tratta di un’immane lavoro di raccolta e ordinamento della documentazione archivistica di carattere giuridico, sia a livello centrale che periferico; il primo volume sarà pubblicato nel 1650, il secondo, ad opera di Giulio da Venezia, nel 1718, mentre il terzo e ultimo sarà dato alle stampe nel 1751 da Carlo Perugino. La terza e ultima parte della Hie- rarchia franciscana del Tafuro (1664) è dedicata specificatamente alla gerarchia delle istituzioni francescane, con una tripartizione che riprende simbolicamente quella delle schiere angeliche e dei santi e che pone particolare attenzione alle cariche del ministro generale e del cardinale protettore. Anche il De Gubernatis, nella terza parte della sua opera, tratta della struttura amministrativa dell’Ordine (chiamata ‘dimensione materiale’), con un chiaro intento di riforma: la decadenza dell’Ordine, più che alle mancanze dei singoli, è dovuta a ragioni strutturali come le carenze degli organi di governo, le degenerazioni del sistema elettivo e persino l’eccessiva consistenza numerica. Il De Gubernatis, accanto all’individuazione dei motivi del declino dell’Ordine, accenna anche ad alcune concrete proposte di riforma, come ad es. il cambiamento del sistema elettivo e di rappresentanza. Il recolletto belga Pietro van den Haute dedica un’intera sezione del suo Breviarium historicum Ordinis Minorum (1777) alla gerarchia dell’Ordine, non distinguendosi però per originalità nel riproporre elenchi e descrizioni delle cariche più importanti dell’Ordine; più interessante è il suo tentativo di rintracciare nel momento dell’unità il tratto distintivo e caratterizzante dell’esperienza francescana, interpretando gli eventi del 1517 come una divisione sul solo piano organizzativo. L’apogeo di questa impostazione classificatoria si ha con il Tableau synoptique de l’histoire de tout l’Ordre séraphique de 1208 à 1878 di Marie-Léon Patrem (1879), che presenta una tavola sinottica di ben 18 colonne con le più importanti cariche ecclesiali e quelle di maggior rilievo all’interno dell’Ordine, tavola poi ripresa dal manuale dell’Holzapfel del 1909.
Ed è proprio sull’opera di questo francescano tedesco che si sofferma
Buffon nell’ultima parte del suo lavoro (‘Un paradigma’, 229-253). Dapprima vengono messi in evidenza gli scopi del manuale, che vuol essere: un tentativo di sintesi di tutta la storiografia precedente in grado di produrre una chiave di lettura dell’intero fenomeno francescano, un’opera divulgativa accessibile anche al pubblico meno erudito, uno strumento istituzionale in grado di fornire una legittimazione culturale all’unione leonina del 1897. Dal punto di vista della struttura, nell’opera non si rivelano grandi novità: ogni sezione del manuale riprende gli schemi tradizionali della storiografia francescana. La peculiarità del manuale dell’Holzapfel risiede nel suo sforzo di sintesi e nella sua tensione morale che, dietro al giudizio fortemente negativo sull’evoluzione dell’Ordine in epoca moderna, nasconde un sincero impegno riformistico. In tal senso vanno interpretate le sue posizioni critiche nei confronti della moltiplicazione delle province, dell’eccessivo localismo legislativo, della frammentazione degli organi di governo, dell’istituto del definitorio e della sfrenata competizione in ambito missionario. Lo stesso spirito riformistico animerà un cinquantennio più tardi anche la proposta di Kajetan Esser di un’ambiziosa e imponente opera di revisione della storiografia francescana, con un altrettanto considerevole lavoro preparatorio che porterà alla sua edizione degli Scritti di s. Francesco. Un’opera mai realizzata e secondo l’Autore anche di non facile attuazione, vista la difficoltà di poter cogliere l’essenza del francescanesimo, dato per assodato che è arduo anche solo parlare di un unico francescanesimo, in particolar modo per quanto riguarda il periodo preso in esame nel presente volume.
In conclusione, il lavoro di Buffon risulta pregevole sia per la mole della bibliografia consultata e presentata al lettore, sia per l’ottica attraverso la quale egli cerca di cogliere i tratti peculiari non solo delle singole opere ma anche degli aspetti di lungo periodo, come la conflittualità sempre latente fra le varie branche dell’Ordine e l’evoluzione dei generi letterari attraverso i quali tale conflitto si è esplicato. Forse un limite del volume, dal momento che nel titolo si menziona anche la trattazione della storiografia ‘contemporanea’, è quello di aver trascurato la produzione storiografica del XX secolo e soprattutto l’apporto dato dagli studiosi laici alla storia dell’Ordine francescano. Ma, visto che l’individuazione dell’essenza francescana e soprattutto l’autorappresentazione è uno degli scopi dichiarati dell’opera, tale negligenza non è da interpretarsi come una mancanza ma come una scelta programmatica. La ‘storia omessa’ ora ha ricevuto finalmente l’attenzione che merita e speriamo assieme all’A. che questo sia solo il primo passo di un futuro recupero storiografico."

Indirizzo

Via Giacomini, 3
Florence
50132

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Studi Francescani pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a Studi Francescani:

Condividi

Digitare

Società Di Media nelle vicinanze



Potrebbe piacerti anche