08/12/2024
In cinquina all'ultimo , la raccolta Vivi al mondo (Vallecchi), di Daniela Attanasio, è il libro che vi raccontiamo oggi in .
L’arte di nascondersi “nelle cavità del pensiero” appare come una parafrasi contemporanea dell’io nel pensier mi fingo leopardiano, con una teatralità discosta ma pur sempre focale nell’approccio ai rapporti umani. Così, Daniela Attanasio in Vivi al mondo (Vallecchi), opera della cinquina finalista al Premio Strega Poesia, scandaglia le verità basilari della vita a partire dai dettagli, dalle piccole cose. La solitudine innerva sia la memoria che la percezione del presente, si estende nel tempo e nello spazio, inerisce i soggetti e gli oggetti. Versi ipermetri invadono tipograficamente la pagina trascinando il respiro con l’intonazione, in un flusso di coscienza privo di interpunzioni, granitico nelle similitudini che si spingono fino alla disinvoltura delle allegorie senza, però, cadere nell’oscurità dell’uso criptico, novecentesco della metafora. Se “il linguaggio nasce dalla sintesi”, è dall’onesta relazione con l’esperienza che emergono i versi più credibili, come d’altronde suggeriva Saba. Così, il ricordo di un amore ormai assente diventa impronta sul corpo, segno tangibile, sintomo psico-fisico e, poi, misura del discorso artistico, “un bisogno/violento di poesia” e, ancora, “un modo di essere vivi al mondo”, di ritrovarsi nello scarto impercettibile tra il sogno e la veglia. La fragilità dell’individuo, però, ha anche le sembianze della violenza subita, dell’abbandono a una sorte incontrollabile, dell’insospettabile vicinanza dell’”urlo felix della/nascita all’osso della morte”. Pur senza scopi denunciatori, Attanasio osserva lucidamente la realtà e ne suggerisce una visione “oltre l’ingombro della siepe”, verso una “terra immateriale” in cui si raccolgono “immagini antiche”, dove il silenzio appare finalmente naturale. La ricerca del “verso indolore per scomparire” (calzante, a tal riguardo, il ricordo di Amelia Rosselli) e del “vezzo di andare a capo”, talvolta divisivo tra gli stessi scrittori, sono tracce di quella presenza conturbante e necessaria che sta “acciambellata in un angolo buio della casa”, la poesia.
Di Gisella Blanco
2000 caratteri per parlare di un libro, ogni settimana o quasi, per chi legge L'Indiscreto e vuole leggere ancora di più. In copertina, elaborazione da Dino Caponi, Paesaggio con scogliera, courtesy Pananti di Gisella Blanco L’arte di nascondersi “nelle cavità del pensiero” app