La Chute, che nasce come organizzatrice di concerti, apparizioni, reading poetici, spettacoli teatrali, programmazione cinematografica, manifestazioni musicali e culturali nella città di Firenze e in vari spazi dell’hinterland fiorentino e della Toscana tutta, aggiunge ora un nuovo tassello alle sue multiformi attività: un’etichetta discografica. La Chute Dischi vuole essere un “cappello” sopra va
rie realtà o irrealtà sonore, eterogenee, autoprodotte, lontane dalle mode del momento. Ricerca, classicità, antitesi fuori dagli schematismi reazionari di questi tempi, lontana dal lezzo del pop contemporaneo. La Chute Dischi: cosa si propone? Ripartire dalla fisicità del disco, rianimare l’oggetto disco. La Chute Dischi rimette al centro quindi il disco. Il disco come supporto fisico, unico mezzo capace negli ultimi 70 anni di garantire dignità, diffusione e sì, anche poche ma certe garanzie economiche al musicista. Delle tre, lo strapotere dello streaming digitale riesce a stento a garantirne solo la prima. Il disco, digibook, cd, vinile o LP o 45 giri, per noi non fa differenza. Il disco è come un libro, spesso più di un libro, anima/oggetto, magari destinato a perdersi in una cantina, ma mai in un banale algoritmo. Destinato a essere ingombrante, a occupare spazio fisico a dispetto del liquido, non può essere scaricato, se non ti interessa devi buttarlo, e per buttarlo devi macerarlo, e per macerarlo devi inquinare. Il disco - così bistrattato, deriso e vilipeso in questi tempi osceni - non puoi cancellarlo con un clic, è di fatto sempre ingombrante. Il disco resta l’unico avamposto allo strapotere del nulla dello streaming digitale. Lo intenderemo sempre come prodotto artigianale, per questo le copertine e il packaging rimarcheranno sempre uno spazio fisico, un confine contro la liquidità. Neppure le automobili m***ano più i lettori cd? Non è vero. La Rolls Royce m***a ancora di serie il lettore cd. Diciamo che noi ci rifacciamo alla Rolls Royce. I personal computer e gli ipad non m***ano lettore cd? La musica non si ascolta sul computer o ancor peggio sugli smartphone. Il disco si ascolta su riproduttori appositi. Il disco ha bisogno di spazio sonoro e fisico. il disco è anacronistico? Così dicevano nei primi anni '90 gli esperti di economia e media anche del vinile. Gli stessi esperti prevedevano l’avvento dell’ebook sul libro. Non è andata così. Forse perché gli scrittori hanno creduto nel fisico mentre i compositori e i musicisti tutti si sono lasciati abbindolare dalla agognata modernità del basso prezzo o del gratis a discapito di quello che a tutt’oggi rimane l’opera scritta dall’autore (oltre lo spartito).