22/07/2021
Sepolia, quartiere popolare di Atene, 6 dicembre 1994. Una coppia di giovani nigeriani arrivati clandestinamente in Grecia due anni prima, mette alla luce il terzo figlio maschio: il suo nome è Giannis.
Vita difficile da subito, pochi soldi e tanto lavoro come ambulanti cercando di vendere merce varia nei mercati: "Alcune sere se non vendevamo niente non c'era nulla per cena, è stata durissima".
Un solo svago. Un campetto vicino casa dove giocare col fratello Thanasis. Suole delle scarpe consumate a forza di correre e schiacciare. Un solo paio di scarpe in due.
“Vivevamo con la preoccupazione che la polizia potesse fermarci ed espellerci dal Paese. E’ stata dura".
Spiros Velliniatis, un allenatore che aiutava i ragazzi figli di comunità di immigrati, un giorno li nota ed ha una visione, forse anche di più. Giannis, allora 14 enne, inizia a giocare a basket nel Filathilikos, dove ha poi militato fino all'A2 greca col fratello. Il basket diventa l'ancora di salvezza in una adolescenza durissima. Spesso, dorme in palestra per essere già lì all'allenamento del mattino dopo, prima di andare a scuola.
C'è però un grande problema: è apolide, non ha una cittadinanza.
Fino al 2013, quando fortunatamente la ottiene ma solo per meriti sportivi. Non senza dure polemiche a sfondo razziale. Il politico Nikólaos Michaloliákos dice in tv: "Se dai ad uno scimpanzé allo zoo una banana ed una bandiera, questo lo rende automaticamente greco?"
Giannis cresce a dismisura e i mezzi atletici sono spaventosi, ma i top club greci non gli danno mai una possibilità. E' troppo grezzo.
Ci pensa però l'NBA il 27 giugno 2013: è la scelta n.15 da parte dei Milwaukee Bucks. Un sogno che si avvera.
Un sogno che vive come un bambino in un parco giochi: con umiltà, incredulità, gioia.
Oltre all'aspetto sportivo, c'è anche un aspetto economico. Per la prima volta in vita sua percepisce uno stipendio.
La prima cena dei fratelli Antetokounmpo da giocatori NBA è in un ristorante a Philadelphia. "Ordina quella che vuoi" dice Giannis al fratello. Poi in silenzio studiano il menu. Ordinano due insalate.
Ricevuto il suo primo assegno di stipendio, nota che metà dell’importo viene detratto in tasse. Con l'innocenza di un bambino si rivolge a Zaza Pachulia per chiedere: “C’è un modo per non pagare le tasse?”.
A 19 anni a poche ore da una delle prime partite NBA della sua vita, va in una Western Union per inviare soldi alla sua famiglia in Grecia. Ne invia tanti. Tutti. Resta senza un dollaro. Manca poco alla partita, l'Arena è lontana e non può chiamare un taxi. Decide di andarci di corsa. Molti passanti lo notano correre ad ampie falcate in mezzo al traffico. Percorre 2 miglia poi viene fermato da un'auto: "Ma tu sei il rookie dei Bucks? Sul serio?? Salta su, ti portiamo noi!". Giannis ringrazia ed evita un cazziatone da parte di coach Jason Kidd.
Oggi è una star della NBA, ha sempre i riflettori puntati addosso ma lui rimane sempre quello di prima. Quello al quale hanno dedicato il campetto dove giocava da bambino, quello che gioca col sorriso e che passa sempre tantissimo tempo con i tifosi.
Da quando è arrivato in NBA, da quando faticava anche ad avere spazio nella Nazionale greca, ha lavorato giorno dopo giorno, più di tutti, migliorando di anno in anno fino a diventare uno dei giocatori più forti del mondo.
Poche ore fa ha vinto il titolo NBA. Lo ha fatto giocando in maniera leggendaria. Lo ha fatto stracciando record su record.
Ha indicato il cielo per dedicare la vittoria a papà che non c'è più. Ha pianto ripensando a tutto ciò che ha passato prima di diventare una stella del basket.
Ha mantenuto una promessa fatta ad un giornalista di ESPN che lo intervistò durante la sua prima stagione NBA, a 19 anni.
- giornalista: "Come vanno le tue lezioni di guida?"
- Giannis: “Ho preso la patente l'altro giorno! L'ho già presa! Al primo tentativo! Che fai, non ti congratuli con me??"
- giornalista: “Quindi hai un lavoro, un posto dove vivere, persino una patente… Che ti manca?”
- Giannis: "Niente. Solo un anello. Che vincerò qui a Milwaukee".
E' partito da un quartiere povero di Atene, ha superato la fame e il razzismo. Ha fatto di tutto per diventare un giocatore professionista, anche per poter mantenere la sua famiglia.
Uno di quei casi in cui si può dire che tutto ciò che ha ottenuto, e otterrà ancora, sarà sempre guadagnato.
Sepolia, quartiere popolare di Atene, 6 dicembre 1994. Una coppia di giovani nigeriani arrivati clandestinamente in Grecia due anni prima, mette alla luce il terzo figlio maschio: il suo nome è Giannis.
Vita difficile da subito, pochi soldi e tanto lavoro come ambulanti cercando di vendere merce varia nei mercati: "Alcune sere se non vendevamo niente non c'era nulla per cena, è stata durissima".
Un solo svago. Un campetto vicino casa dove giocare col fratello Thanasis. Suole delle scarpe consumate a forza di correre e schiacciare. Un solo paio di scarpe in due.
“Vivevamo con la preoccupazione che la polizia potesse fermarci ed espellerci dal Paese. E’ stata dura".
Spiros Velliniatis, un allenatore che aiutava i ragazzi figli di comunità di immigrati, un giorno li nota ed ha una visione, forse anche di più. Giannis, allora 14 enne, inizia a giocare a basket nel Filathilikos, dove ha poi militato fino all'A2 greca col fratello. Il basket diventa l'ancora di salvezza in una adolescenza durissima. Spesso, dorme in palestra per essere già lì all'allenamento del mattino dopo, prima di andare a scuola.
C'è però un grande problema: è apolide, non ha una cittadinanza.
Fino al 2013, quando fortunatamente la ottiene ma solo per meriti sportivi. Non senza dure polemiche a sfondo razziale. Il politico Nikólaos Michaloliákos dice in tv: "Se dai ad uno scimpanzé allo zoo una banana ed una bandiera, questo lo rende automaticamente greco?"
Giannis cresce a dismisura e i mezzi atletici sono spaventosi, ma i top club greci non gli danno mai una possibilità. E' troppo grezzo.
Ci pensa però l'NBA il 27 giugno 2013: è la scelta n.15 da parte dei Milwaukee Bucks. Un sogno che si avvera.
Un sogno che vive come un bambino in un parco giochi: con umiltà, incredulità, gioia.
Oltre all'aspetto sportivo, c'è anche un aspetto economico. Per la prima volta in vita sua percepisce uno stipendio.
La prima cena dei fratelli Antetokounmpo da giocatori NBA è in un ristorante a Philadelphia. "Ordina quella che vuoi" dice Giannis al fratello. Poi in silenzio studiano il menu. Ordinano due insalate.
Ricevuto il suo primo assegno di stipendio, nota che metà dell’importo viene detratto in tasse. Con l'innocenza di un bambino si rivolge a Zaza Pachulia per chiedere: “C’è un modo per non pagare le tasse?”.
A 19 anni a poche ore da una delle prime partite NBA della sua vita, va in una Western Union per inviare soldi alla sua famiglia in Grecia. Ne invia tanti. Tutti. Resta senza un dollaro. Manca poco alla partita, l'Arena è lontana e non può chiamare un taxi. Decide di andarci di corsa. Molti passanti lo notano correre ad ampie falcate in mezzo al traffico. Percorre 2 miglia poi viene fermato da un'auto: "Ma tu sei il rookie dei Bucks? Sul serio?? Salta su, ti portiamo noi!". Giannis ringrazia ed evita un cazziatone da parte di coach Jason Kidd.
Oggi è una star della NBA, ha sempre i riflettori puntati addosso ma lui rimane sempre quello di prima. Quello al quale hanno dedicato il campetto dove giocava da bambino, quello che gioca col sorriso e che passa sempre tantissimo tempo con i tifosi.
Da quando è arrivato in NBA, da quando faticava anche ad avere spazio nella Nazionale greca, ha lavorato giorno dopo giorno, più di tutti, migliorando di anno in anno fino a diventare uno dei giocatori più forti del mondo.
Poche ore fa ha vinto il titolo NBA. Lo ha fatto giocando in maniera leggendaria. Lo ha fatto stracciando record su record.
Ha indicato il cielo per dedicare la vittoria a papà che non c'è più. Ha pianto ripensando a tutto ciò che ha passato prima di diventare una stella del basket.
Ha mantenuto una promessa fatta ad un giornalista di ESPN che lo intervistò durante la sua prima stagione NBA, a 19 anni.
- giornalista: "Come vanno le tue lezioni di guida?"
- Giannis: “Ho preso la patente l'altro giorno! L'ho già presa! Al primo tentativo! Che fai, non ti congratuli con me??"
- giornalista: “Quindi hai un lavoro, un posto dove vivere, persino una patente… Che ti manca?”
- Giannis: "Niente. Solo un anello. Che vincerò qui a Milwaukee".
E' partito da un quartiere povero di Atene, ha superato la fame e il razzismo. Ha fatto di tutto per diventare un giocatore professionista, anche per poter mantenere la sua famiglia.
Uno di quei casi in cui si può dire che tutto ciò che ha ottenuto, e otterrà ancora, sarà sempre guadagnato.