17/12/2021
Il periodo Natalizio
Nonostante il freddo, il periodo che preferivo dell’anno era quello delle festività natalizie.
Gli eventi all’Oleandro erano cadenzati dalle stagioni, il 30 novembre, giorno di sant’Andrea, avveniva il sacrificio del maiale o meglio la macellazione, subito dopo iniziava il periodo natalizio.
Io sapevo che il Natale non avrebbe portato regali significativi, quelli li portava, la Befana, quindi per me il compimento delle feste Natalizie, era l’Epifania.
All’inizio di dicembre arrivava l’altro mio Zio, Gianni, fratello di Mamma, coetaneo di Franco, anche se lo conoscevo poco non vedevo l'ora che arrivasse, Il suo arrivo, segnava l'inizio della costruzione del grande presepe.
Il luogo era la ex sala d’aspetto, semi deserta per buona parte dell’anno, veniva per metà occupata da un mega presepe predisposto su cavalletti, con sfondi di cieli stellati.
In lontananza montagne con piccole case e strade di ghiaia, raccolta in cortile scegliendo la più fine, sbiancata a dovere, prati di muschio raccolto con diversi viaggi alla Sellustra, alcuni laghetti fatti con specchi rotti e centinaia di statuine di cartapesta, greggi di pecore, anatre, oche, qualche palma sparsa in giro, sotto le montagne una grotta con un pastore addormentato, in lontananza i re magi che con il passare dei giorni si avvicinavano sempre di più alla stalla con, Gesù bambino, il bue, l’asinello, Giuseppe, Maria, l’angelo sul tetto e sopra la stella cometa ad indicare il luogo, di fronte i pastori adoranti, compreso quello con l’agnellino sul collo, il taglialegna con la fascina sulle sp***e, in parte un piccolo borgo con i bottegai, il falegname, la rivendita di alimentari, la venditrice di stoviglie, a bordo laghetto almeno un paio di lavandaie, qualche ca****lo sparso oltre a qualche cane vicino ai greggi.
Era un piacere guardare il presepe, fantasticavo ore e ore non so se rapito dallo spirito natalizio o dal desiderio di spostare le statuine, come facevo con i miei soldatini nelle zolle di terra dietro casa.
A fianco del grande presepe, c'era l'albero di Natale, bello, ma non grande, insomma secondario, nonostante le belle p***e di vetro di murano, rammento la mia preferita a forma di pinocchio, purtroppo andata persa.
L'albero era lo sfondo preferito per le foto di famiglia, con un panettone ovviamente ancora confezionato, una bottiglia di moscato d’asti e una bottiglia di stock '84 il tutto ostentato in bella mostra, al fine di dare un segnale di opulenza.
Durante le feste, c’era il via e vai di molti parenti che passavano a salutarci e farci gli auguri, alcuni speciali perché si vedevano raramente come Bisnonna Adelina, che arrivava da Faenza con la figlia Gigina e il genero Nino, la ricordo molto anziana come e forse più di Bisnonna Sofia.
Entrambe le mie Bisnonne avevano dei comportamenti particolari, Adelina beveva solo l'acqua calda della stufa economica, perché la preferiva, Sofia che abitava con il figlio Mario e la moglie alla Cagnetta, fumava il sigaro.
Dopo la Prima guerra mondiale, durante la pandemia di sp****la si era diffusa la credenza che chi fumava il sigaro toscano non si ammalava, Sofia aveva iniziato così a fumarlo e il vizio la accompagnava da allora, anche se ora la Sp****la non c’era più.
A volte veniva a trovarci zio Gino, fratello di Mamma, che lasciava dietro di sé un odore di fumo e che a differenza di Babbo, che lo usava solo per bellezza, lo stock 84, lo beveva volentieri.
Il giorno di Natale oltre alla messa, c'era il pranzo, un evento, che univa anche i Nonni materni con quelli Paterni.
I genitori di mia mamma abitavano a Biancanigo, mi raccontavano che il nome del luogo era dovuto al fatto che un esercito mercenario capitò in zona quando era nevicato, per cui venne chiamato così.
Al pranzo di Natale, l'abbondanza era memorabile.
I tortellini erano d'obbligo, come il lesso, accompagnato dalla salsa verde, dalla mostarda per Nonno Arturo, le zampe di gallina rigorosamente riservate a Nonna Ida, in aggiunta il cotechino o lo zampone, il polpettone, la crosta del parmigiano bollita, il purè e la torta degli sposi, panettone sul tavolo, foto di rito sempre con stock '84 migrato dalla sala alla cucina!
Solitamente la notte di Natale era simile alle altre, una preghiera speciale davanti al Gesù bambino, poi a letto, con il letto riscaldato dal prete e dalla suora, una sorta di tana calda, fuori dalla tana il gelo, tanto che la p**ì, a volte durante la notte congelava.
Una volta Nonna e Nonno mi portarono alla messa di mezzanotte, al Piratello, in chiesa, guardavo le luci ipnotiche delle candele che lasciavano grandi ombre sulle pareti, udivo i canti e le preghiere in sottofondo, dopo poco mi addormentai sul banco.
Mi risvegliai in braccio al Nonno, sentii un rumore strano, era il rumore della neve che scricchiolava sotto i piedi, alzai gli occhi e tutto il panorama era bianco, durante la messa, nonna mi disse, Gesù Bambino ci aveva regalato la neve.
la magia del Natale quella notte fu completa.