Alta Marea: un riferimento alla bella canzone (era il 1991) di Antonello Venditti? Oppure un richiamo a Flood Tide (“Marea montante”), noto romanzo di Clive Cussler del 1997 tradotto in italiano con il titolo, appunto: “Alta Marea”? O ancora una citazione per contrasto rispetto a Ebb Tide (“Marea calante”), affascinante song del 1953 composta da Robert Maxwell e portata al successo da The Voice, F
rank Sinatra? Salvatore Catrini, patron del locale, non ci svela il segreto. Di certo l’appellativo conferisce una sensazione di pienezza, di profusione, di ampie vedute. E infatti la Gastronomia Ittica Altamarea, da tempo nota nell’area, si valorizza, si ampia e si rinnova divenendo “Bistrot”. Come non ricordare i bistrot parigini, nei quali artisti bohémienne d’ogni genere e qualità si rifugiavano e riunivano, anche per creare le loro opere al caldo, non avendo il denaro per riscaldare le stamberghe in cui abitavano (si sa: gli artisti, da che mondo è mondo, sono quasi sempre squattrinati)? I presupposti per ricreare qui un cenacolo nel XXI secolo ci sono: promesse di calda convivialità, certezza di un’ottima cucina incentrata prevalentemente sull’utilizzo di prodotti locali destinati al culto della tradizione gastronomica ittica veneta, abbinamenti enologici sapienti e oculati. Il tutto all’insegna del miglior rapporto tra prezzo e qualità, senza scendere a compromesso alcuno su quest’ultima. Il Bistrot Altamarea si trova in pieno centro storico a Concordia Sagittaria (VE), a pochi passi dalla Cattedrale, dal Battistero e dagli scavi archeologici. Siamo immersi nella storia, alla congiunzione tra le antiche Vie Annia e Postumia, in quello che fu un capoluogo della romanità nella regione veneta e che conserva resti paleocristiani tra i più importanti d’Italia. Pur consapevole e fiera di collocarsi in un sito millenario, Altamarea si propone come un locale giovane, in grado di proporre un servizio ottimale ad ogni ora della giornata: dalla colazione al brunch; dal pranzo veloce all’aperitivo fino alla cena completa e strutturata. L’atmosfera è cordiale e confortevole; particolarmente seducente e intrigante la sala ristorante al primo piano, con una veduta suggestiva sulle architetture antiche e soprattutto sul Lemene, il fiume cantato da Ippolito Nievo che, con le sue acque già ammiccanti alla laguna e al vicino mare (Caorle, la Caprulae latina con le sue spiagge è a pochi chilometri), connota la dolcezza di queste terre. I sapori sono in grado di raccontare un territorio meglio di tante guide e di tante parole. Entriamo nel cuore pulsante del Veneto Orientale lasciandoci sedurre dalla sua tradizione culinaria imperniata sui doni dell’Adriatico; Altamarea è qui per questo.