L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CAMBIERÀ IL DESTINO DEL MONDO
Dalla Silicon Valley alla new economy, dai Big data alle tecnologie IoT (Internet of Things), il volto dell'umanità sta cambiando. La politica, le istituzioni, il commercio e l'economia diverranno sempre più dipendenti dall’ICT (Information and Communications Technology). Il nostro futuro prossimo sarà in gran parte legato ai social network, al deep web, all’utilizzo dell'Internet of Things. Quest’ultimo, in particolare, permetterà a qualsiasi oggetto di connettersi alla rete: automobili, sensori ambientali, telecamere, elettrodomestici, impianti industriali. E non dimentichiamoci dei Bit-Coin, le nuove valute digitali slegate dalle banche centrali e dai Governi, e delle block-chain, le catene di controllo che apriranno un nuovo metodo di pagamento, non solo on-line. L’innovazione tecnologica può, inoltre, contribuire ad una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria. Un’applicazione sistematica e attenta delle tecnologie in ambito socio-sanitario contribuirebbe ad un miglioramento della vita delle persone e ad un alleggerimento dei costi assistenziali. Alla luce della manovra finanziaria 2018, il Servizio sanitario nazionale dovrà essere in grado di trasformarsi. Una maggiore sostenibilità potrà essere raggiunta utilizzando nuovi modelli di business e di partnerariato pubblico-privato, ma, soprattutto, grazie alle nuove tecnologie. Gli ospedali dovranno essere sempre più “4.0” attraverso la ricerca, lo sviluppo, le biotecnologie, la telemedicina, la robotica e la cartella clinica elettronica. Non solo. Al WebSummit di Lisbona del novembre scorso, si è parlato degli enormi passi in avanti dell'Intelligenza Artificiale (IA), la capacità delle macchine di apprendere, ragionare ed auto-correggersi. Con 60.000 visitatori, questo è uno dei principali appuntamenti d’Europa dedicati alle nuove tecnologie. L'IA promette una vera svolta per la società. Vi è, tuttavia, chi avverte un pericolo. Tra questi il professor Stephen Hawking, il quale ha espresso le sue perplessità: “Non possiamo ancora sapere se saremo infinitamente aiutati dall’intelligenza artificiale, oppure ignorati o, addirittura, se questa è concepita per distruggerci”. Di certo, l’aumento della connettività ha aperto enormi opportunità di sviluppo anche dell'IA a più utenti in diverse parti del mondo. E' previsto a brevissimo un cambiamento epocale con l’avvento ormai prossimo delle reti super-veloci 5G. Nei Paesi industrializzati tutti sono on-line per la maggior parte del tempo. Non dimentichiamo, però, che, al momento, metà della popolazione mondiale non è ancora in grado di connettersi. Per quanto riguarda l'accettazione da parte della popolazione, gli esperti rilevano come il digital divide anagrafico sia in recessione: sempre più over 65 usano abitualmente il computer per effettuare ricerche, lo smartphone per orientarsi e i social media per tenersi in contatto con i propri cari. Tuttavia, per usufruire appieno del futuro tecnologico, vanno compiuti ancora molti cambiamenti, nell’impostazione mentale degli operatori pubblici e delle dirigenze amministrative e nella standardizzazione dei nuovi strumenti digitali. Stando ad uno studio della società di cybersecurity Kaspersky, i cittadini non si fidano ancora abbastanza. Solo il 36% degli intervistati si sente pronto a sperimentare le self-driving cars, mentre il 52% del campione non utilizzerà dispositivi per la realtà virtuale ed il 34% non si fida a concludere acquisti on-line e ad utilizzare i vari sistemi di pagamento digitale. Non c’è solo la paura degli hacker che potrebbero rubare i dati della carta di credito, ma l'intento è anche di proteggersi dalla raccolta e dal furto dei dati personali. Altro e più grave problema è, appunto, l’assenza di leggi che regolano il funzionamento delle nuove tecnologie. Non esistono direttive specifiche che regolino il funzionamento dei software per la guida autonoma dei veicoli, né degli algoritmi che supportino le decisioni nella sanità digitale. Per questo motivo, negli Stati Uniti si discute una proposta di legge denominata “Future Artificial Intelligence Act”. Questa dovrebbe regolamentare gli impatti sociali, la protezione della privacy, la protezione degli strumenti informatici da eventuali cyberattacchi e le norme di funzionamento degli algoritmi secondo le legislazioni di tutela dei diritti umani e della parità di genere e sociale. Il benessere ed il progresso sociale sono strettamente collegati alla razionalizzazione ed all’implementazione di un sistema coerente con le reali esigenze del cittadino. Ma a questo dobbiamo ormai mettere in conto anche le esigenze di sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale, che esigeranno il loro spazio e, magari, anche la tutela dei loro diritti. Mentre in Italia infuria la polemica sullo ius soli, l’Arabia Saudita, che viola da sempre il diritto all’autodeterminazione della donna, ha concesso la cittadinanza a Sophia, un androide della Hong Kong Hanson Robotics. Un'operazione di marketing, forse, ma sufficiente ad aprire il dibattito sui diritti delle macchine e dell'intelligenza artificiale
Massimiliano Fanni Canelles