06/01/2025
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6 gennaio 1980 viene assassinato PIERSANTI MATTARELLA.
(Castellammare del Golfo, 24 maggio 1935 – Palermo, 6 gennaio 1980)
E' stato un politico, assassinato da Cosa nostra, durante il suo mandato come Presidente della Regione Siciliana.
Secondogenito di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana e fratello di Sergio, attuale Presidente della Repubblica Italiana.
Il 9 febbraio 1978 fu eletto dall'Assemblea Presidente della Regione Siciliana, alla guida di una coalizione di centro-sinistra con l'appoggio esterno del Partito Comunista Italiano.
Da Presidente della Regione disse cose scomode contro Cosa nostra e si mostrò decisionista: in poche settimane fece approvare riforme del governo regionale in direzione della trasparenza.
Ma è sul fronte degli appalti (trasparenza ed imparzialità nella pubblica amministrazione, riformando anche il sistema di collaudo delle opere pubbliche affidato precedentemente sempre alle solite persone) e dell’urbanistica che si alzò il livello dello scontro: la giunta Mattarella con la legge urbanistica n° 71 del 1978 riuscì a comprimere gli spazi della speculazione edilizia nelle aree del “verde agricolo” bloccando gli interessi di mafiosi e palazzinari insieme a quelli di una certa politica che su quegli interessi aveva costruito consensi.
Dopo l’uccisione, per ordine di Tano Badalamenti, di Peppino Impastato, conduttore radiofonico candidato sindaco a Cinisi per Democrazia Proletaria, Mattarella pronunciò un durissimo discorso contro Cosa Nostra che stupì gli stessi sostenitori di Impastato.
Era il giorno dell’Epifania del 1980 quando, in via della Libertà a Palermo, una grandine di pallottole lo sorprese, mentre si stava recando a messa con moglie e figli.
Ad ordinare la sua uccisione fu Cosa Nostra perché Mattarella da tempo aveva intrapreso, con l’intenzione di portarla avanti, un'opera intensa e determinata di modernizzazione dell'amministrazione regionale contrastando, tra l’altro, l'ex sindaco Vito Ciancimino, il referente politico dei corleonesi, per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi.
Infatti, nella sentenza della Corte di Assise del 12 aprile 1995 n. 9/95, che ha giudicato gli imputati per l'assassinio di Piersanti Mattarella, si legge che «l'istruttoria e il dibattimento hanno dimostrato che l'azione di Piersanti Mattarella voleva bloccare proprio quel perverso circuito (tra mafia e pubblica amministrazione) incidendo così pesantemente proprio su questi illeciti interessi» e si aggiunge che da anni aveva «caratterizzato in modo non equivoco la sua azione per una Sicilia con le carte in regola».
Nel 1995, vennero condannati all'ergastolo i mandanti dell'omicidio Mattarella, i boss della cupola: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci. Le condanne vennero confermate in Cassazione. Gli esecutori materiali non sono mai stati individuati con certezza. Il processo ha messo la parola fine a un’indagine, cominciata da Giovanni Falcone, e complicata da depistaggi e da ritrattazioni di collaboratori di giustizia e testimoni. Ha lasciato, però, l’ombra del dubbio, come ha detto alcuni anni fa Pietro Grasso, che “le carte processuali siano riuscite a fotografare solo la parte superficiale della storia”.
Fonte: Ministero dell' Interno