05/06/2020
Nicola De Domenico
Intervento al ripristino della lapide del monumento a Giovanni Gentile in Castelvetrano, Giovedì 4 giugno 2020
Signor Sindaco della Città di Castelvetrano,
amici del Centro “Giovanni Gentile”,
cittadini convenuti per l’occasione,
Non bastava lo sfregio mediante lacerazione delle pagine del filosofo Gentile, che lo scultore Cusumano ha elevato ad allegoria di una fase tragica della nostra vita nazionale, per farne un pegno della memoria ma anche un monito di quella concordia, che Giovanni Gentile invocò ancora una volta, ma disperandone, nei giorni amarissimi della dissoluzione dello Stato italiano ed alla vigilia della sua uccisione.
Dei miserabili teppisti privi di ogni cultura e memoria storica, plebaglia per la quale il nome e la memoria di un grande italiano non significano alcunché, hanno perpetrato uno sfregio non simbolico, dato che nessuno lo ha rivendicato per ascriverselo a merito, oltraggiando il luogo che la città di Castelvetrano, nel cuore del proprio cuore urbano, ha consacrato alla memoria del più grande dei suoi figli.
Senza alcun motivo, senza trarne alcun vantaggio, qualche imbecille ha frantumato con accanimento la targa posta a piè del monumento per ricordare al passante che esso è dedicato a “le pagine del filosofo”, a quelle solcate dalla lacerazione di 76 anni fa, dallo scultore Cusumano.
Il Centro Internazionale di Cultura Filosofica “Giovanni Gentile” di Castelvetrano, che da più di venticinque anni si adopera per tenere viva nella sua città natale la memoria del grande intellettuale, ha ritenuto di provvedere immediatamente al ripristino della lapide marmorea senza sollecitare alcun intervento pubblico, un intervento che comunque si limita ad auspicare per il futuro in forma di un capillare sistema di videosorveglianza dissuasiva, a protezione dell’intero Sistema delle piazze, dove si concentra parte cospicua della memoria storica della città palmosa e delle sue nobili istituzioni.
Negli ultimi anni il Centro Internazionale di Cultura Filosofica “Giovanni Gentile” ha avviato ricerche, che oggi volgono al compimento, per fare affiorare alla luce il rapporto profondo che il giovanissimo Gentile intrattenne nei suoi anni di apprendistato col suo luogo natìo. Sono gli anni degli studi pisani del Gentile, gli stessi anni dell’inizio dei rapporti con Benedetto Croce, ma sono anche i suoi anni castelvetranesi, poiché egli era solito trascorrere le lunghissime vacanze estive, da giugno fino alla soglia di novembre a Castelvetrano, dove accanto agli affetti familiari coltivava anche intensi rapporti amicali, fra i quali spicca quello privilegiato con il giornalista, tipografo ed editore Lorenzo Settimo Lentini, un anarchico assai eclettico col quale, per un tratto abbastanza lungo, condivise l’avventura della rivista artistica e letteraria “Helios”, che uscì, anche se irregolarmente, dal 1895 al 1909 sotto la direzione effettiva del Lentini. Di questa rivista il Centro “Gentile” ha messo assieme una collezione quasi completa, che non esiste in alcuna biblioteca italiana, e che costituisce una fonte essenziale tanto per lo studio del primo Gentile quanto per lo studio della cultura castelvetranese nelle sue relazioni ed alleanze soprattutto con i centri culturali nodali dell’isola: Palermo, Catania e Messina.
Alle sue collaborazioni con l’“Helios” Gentile non attribuì mai grande peso. Salvo qualche cenno a Benedetto Croce, non ne parlò mai a nessuno dei suoi maestri pisani: non all’italianista D’Ancona, che lo aveva ancora studente reclutato per collaborare alla sua “Rassegna bibliografica della letteratura italiana”, non al Crivellucci, che lo faceva pubblicare nei suoi “Studi storici”, non al suo maestro di filosofia Donato Jaja, che esplicitamente lo aveva ammonito a non farsi irretire in imprese giornalistiche che lo avrebbero distolto dagli studi seri. Ma se ne compiacque assai coi suoi coetanei colleghi dell’Università di Pisa e della Scuola Normale, che amò coinvolgere nell’impresa, facendo così le prime prove da organizzatore della cultura.
Dopo la laurea in filosofia conseguita nel 1897, il corso di perfezionamento a Firenze, l’insegnamento liceale a Campobasso e Napoli, bruciando tutte le tappe Gentile conseguì nel 1902 la libera docenza a Napoli, dove si legò all’impresa della “Critica” di Benedetto Croce, che per anni lo impegnò, anche remunerandolo, a collaborazioni quasi esclusive per la rivista che avrebbe fatto epoca nella storia della cultura del Novecento. Questa rapidissima ascesa ridusse considerevolmente i suoi sodalizi e impegni castelvetranesi, che pure non cessarono mai del tutto.
Ma con Castelvetrano il rapporto di Gentile mutò sostanzialmente: sia nei confronti della famiglia sia nei confronti della città egli assunse sempre di più il ruolo patriarcale di capo e di autorevole ed efficace patrocinatore nella sua veste di politico di rilevanza nazionale e di dominatore della scena cultura italiana.
Nel gennaio del 1923, subito dopo l’assunzione del Ministero della Pubblica Istruzione, Castelvetrano gli si strinse intorno per celebrarlo e celebrare con lui se stessa. L’evento è narrato con dovizie di particolari dall’avvocato Giovanni Molinari, in una cronaca scritta per il “Progresso italo-americano” di New York e pubblicata il 7 febbraio 1923. Vi ritroviamo a fare ala al castelvetranese cui, era riuscito il grande lancio nel mondo dei protagonisti della vita della Nazione, familiari freschi di onorificenza e antichi sodali di gioventù del tempo di “Helios”:
“Tutti si dispongono in corteo imponentissimo nell’ordine suddetto. Alla fine del corteo è il Ministro, fiancheggiato dalla sua signorina figliuola, dal Sindaco di Castelvetrano, dall’on. Tortorici, dal cav. Pellegrino, segretario provinciale dei fasci e dal sottoscritto vostro corrispondente, segretario politico della sezione fascista di Partanna; seguivano i fratelli del Ministro, comm. avv. Giuseppe Gentile e cav. Pietro Gentile, il sottoprefetto commendatore Licata, l’avv. Giovanni Saporito Valente, l’avv. Sancetta, il dottor Lentini, il dottore Bonsignore, il prof. Cav. Gargano, il parroco Curti, l’avv. Giuseppe Saporito, il pro-sindaco cav. uff. D’Arienzo, il dottore Azzara, il cav. Dr. G. Frosina, l’avv. Cerperi e tutte le personalità più cospicue di Castelvetrano”.
Tanti di questi nomi rinviano ai primi anni del filosofo: l’avvocato Sancetta fu suo compagno di ginnasio e per breve spazio di tempo collaboratore di “Helios”, fino alla rottura provocata dalla sua partigiana presa di posizione a favore dell’on. Saporito denunciata da Lorenzo Lentini e narrata da Salvemini nel famoso pamphlet contro Giolitti, Il ministro della malavita, e la pratica dei brogli elettorali; Il dottor Lentini fu probabilmente il nipote e collaboratore del tipografo ed editore Lentini al tempo dell’“Helios”, che sarebbe morto nel 1927; il prof. Cavaliere Gargano, che fu certamente il Giovanni Gargano Cosenza capo semiperpetuo del Ginnasio “Pantaleo” di Castelvetrano, e che dal 1896 alla cessazione del periodico era stato attivissimo collaboratore di “Helios” e, personale, di Lorenzo Settimo Lentini.
Quanto non riaffiora alla memoria nella ricostruzione storica!
Senza la coltivazione continua della memoria i monumenti perdono di significato e vanno in rovina, preda delle forze della natura e del vandalismo degli incolti.
Ripristinando oggi la piccola lapide, che illustra la grande pagina lacerata del filosofo Giovanni Gentile, concludiamo questa sobria e raccolta cerimonia civile col ricordare che la lacerazione è un tratto distintivo permanente di tutta la storia italiana, che la divisione e la discordia sempre risorgenti sono da sempre la sfida permanente che ci si pone. Questa lacerazione converrà ricordarla, poiché la concordia e la comunità da ripristinare sempre di nuovo con instancabile ostinazione sono la condizione essenziale e minima per la sopravvivenza d’una comunità ordinata e civile. Ma una simile comunità non può esistere senza che esista un’aristocrazia dello spirito, capace di insegnare con la parola e con l’esempio che non si può cedere alla deriva dei microinteressi, alle pulsioni delle cordate più o meno occulte, che, alla fine, risuscitano la guerra per bande ed i particolarismi disgregatori.
Giovanni Gentile tentò di trovare una soluzione a questo nostro problema nazionale in una Italia più potente e coesa. A suo modo, ben s’intende. Con altri modi dobbiamo oggi cercare di risarcire le nostre lacerazioni profonde, se vogliamo mantenerci all’altezza della nostra storica identità intellettuale ed artistica, e certo non in vista di un profitto da incassare a breve termine.