02/02/2025
Dall’inchiesta sarebbe infatti emerso che la piattaforma utilizza artisti «fantasma», introdotti nelle playlist per ridurre i costi dei diritti dovuti ai musicisti e alle case discografiche. Il sistema è piuttosto semplice. Spotify si rivolge a società terze che realizzano la cosiddetta musica di produzione, venduta a stock come sottofondo per filmati pubblicitari, programmi tv e contenuti video di vario tipo. La società di Daniel Ek acquista questi stock e con essi infarcisce playlist proposte agli utenti come, ad esempio, Ambient Relax, 100% Lounge, Bossa Nova Dinner o Cocktail Jazz. Questa strategia permetterebbe a Spotify di pagare una tariffa fissa, una sorta di tanto al chilo, evitando così il pagamento continuo, e più costoso, delle royalty in base agli ascolti effettivi.
Tratto da
https://ilmanifesto.it/spotify-tutti-i-colori-delle-playlist-fantasmi-nella-macchina-musicale
Grazie a Giancarlo Caracciolo