02/02/2025
“𝙄𝙡 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙙𝙞 𝙏𝙤𝙣𝙞𝙖” - 𝙙𝙞 𝙈𝙖𝙨𝙨𝙞𝙢𝙤 𝙕𝙤𝙣𝙖.
“Non deve essere stato facile alzarsi tutte le mattine alle tre, avvolta dal silenzio della notte, e prepararsi per prendere il treno regionale delle quattro che l’avrebbe portata a Roma.
Un viaggio quotidiano, una fatica che diventava rito, un destino condiviso con tanti altri volti anonimi, ognuno con una storia, un’aspettativa, un sogno nascosto dietro il torpore mattutino.
E non era di conforto vedere quante altre persone riempissero quel regionale, un microcosmo di umanità varia.
C'erano molti extracomunitari, ansiosi di conservare il loro posto di lavoro, il che significava per loro non solo un salario, ma anche l’agognato permesso di soggiorno, un frammento di speranza per un futuro stabile.
C'erano operai, volti segnati dalla fatica e dalla consapevolezza di un'altra giornata intensa nei cantieri.
E poi c’erano molte, troppe donne: alcune giovani, altre, come Tonia, meno giovani.
Tutte impegnate nel mondo della scuola, precarie in cerca di punteggio, inseguendo supplenze spesso incerte. Donne che viaggiavano nella speranza che, prima dell’arrivo, una chiamata confermasse un’opportunità di lavoro che, se giunta troppo tardi, sarebbe stata irraggiungibile per via della distanza.
Non deve essere stato facile per nessuno di loro vivere così per sei o sette lunghi anni.
Eppure, tra la monotonia apparente e la rassegnazione, qualcosa accadde.
Per Tonia, quei viaggi non divennero più una sequenza infinita di giornate uguali, ma un’occasione di scoperta interiore.
All’improvviso, anziché essere noiosi e ripetitivi, quei momenti trascorsi tra il sonno e la veglia le aprirono una finestra sull’anima. Era come se la routine, invece di schiacciarla, la conducesse per mano verso un nuovo modo di guardare il mondo e sé stessa. E fu così che i viaggi si alleggerirono, si fecero densi di impressioni.
Tonia imparò a leggere dentro di sé, a osservare le luci dell’alba che filtravano sui vetri del treno, i colori delle campagne sfiorate a ogni stazione, i volti assorti dei suoi compagni di viaggio.
Quelle immagini, quelle sensazioni, non rimasero confinate nei suoi pensieri, ma presero forma su una tela, come se la sua anima avesse trovato un nuovo linguaggio per esprimersi.
Lei, che non aveva mai disegnato prima, iniziò a dipingere. E il viaggio, che prima era solo fatica, divenne ispirazione. C’era qualcosa di profondo in questa trasformazione. Il viaggio, spesso metafora della vita, si rivelava non solo come una strada da percorrere, ma come un maestro silenzioso, capace di insegnare senza parole.
La ripetizione quotidiana, che per molti è prigione, per Tonia divenne chiave di liberazione.
Scoprì che non sempre il cambiamento passa attraverso grandi scelte, ma può nascere nell’accettare con occhi nuovi ciò che si ha già davanti.
E così, invece di consumarsi nel lamento, Tonia trovò la bellezza nella routine, la poesia nei dettagli. I suoi quadri parlano di questo: non solo di colori e forme, ma della possibilità di trasformare la quotidianità in qualcosa di straordinario.
Sono un messaggio silenzioso, un invito a tutti coloro che condividono la sua fatica diurna: si può e si deve sognare, al di là delle prove di resilienza a cui la vita ci sottopone. Oggi, ritornata nella sua terra, Tonia continua a dipingere.
I suoi quadri sono luminosi, vibranti, pieni di vita.
Non sono solo opere d’arte, ma testimonianze di un percorso, di una rinascita. E lei, grata al viaggio che l’ha cambiata, sa che la vera destinazione non era Roma, ma la scoperta di sé stessa”.
Calvi Risorta - Massimo Zona