13/12/2024
COLORO CHE FECERO FILM DI MAFIA SU SUD E SICILIA, NEGANO E DIFFAMANO LA PROPRIA TERRA, PER SBAGLIO O PER PURA VOLONTÀ.
Di: Antonino Russo
In un regime coloniale o segregazionista interno, si pensò moltissimo all'impiego del modello di Divide et Impera per poter realizzare un nuovo e particolare razzismo positivista legato ai pensieri di certi sostenitori del darwinismo sociale. Come è successo negli Stati Uniti con la sua legge "Separate but Equal" (Separati ma uguali) cessata di esistere nel 1964 (anche se il razzismo anti-afroamericano purtroppo è ancora presente nella società "democraticamente" americana), anche in Italia è presente un particolare, condiviso e, soprattutto, impunito razzismo etnico-territoriale ben tenuto nascosto dai governi coloniali italo-padani dal 1861 fino ad oggi.
Però si può notare che a sostenere questo razzismo "italiano" non ci sta solamente la politica ma anche il cinema che, con i suoi film, arricchisce maggiormente e ripetutamente la propaganda razzista unitaria e il suo racconto di "Nord prospero e Sud arretrato". La maggior parte degli attori di origine napolitana, siciliana e padana (nati da genitori napolitani o siciliani emigranti) fecero più film di mafia che film di puro romanticismo nelle province napolitane e siciliane, ignari che quei film recassero una totale offesa ai valori civili identitari dei due popoli che, tutt'oggi, vengono ancora trattati come colonie di sfruttamento.
Il padrino (1972-74), I guappi (1974), Mery per sempre/Ragazzi fuori (1989-90), La corsa dell'innocente (1992), I film su romanzi di Camilleri (a sfavore della Sicilia), I fetentoni (1999), Gomorra (2008-2014-), Corpo celeste (2011), L'onore e il rispetto (2006-2017), Cetto c'è, senza dubbiamente (2019), l'Amica geniale (2018-2024), Figli da gente (2023), il Patriarca (2023-) e il treno dei bambini (2024), tutti film di puro lombrosismo tutelato dalla propaganda razzista unitaria.
Gli ascari saranno capaci di accusarci di essere legati alla mafia e di negarla, in realtà non È AFFATTO COSÌ: i napolitani non negano affatto la mafia, la combattono nel rispetto dell'identità culturale e nazionale propria e non ci vergogniamo di ammettere che essa è nata e si fa proteggere dallo Stato coloniale per mantenere, per forza, la nostra terra come una colonia, come accade anche in Sicilia.
Se gli attori, le attrici e i registri pensano di rivoluzionare il cinema "italiano" arrivando persino a negare e ad offendere i loro popoli attualmente discriminati, sono nel piede sbagliato. Purtroppo tanti negano ma per fortuna ci sono stati e ci sono ancora coloro, benché pochi, che hanno almeno la pietà di amare e di valorizzare i valori della nostra Patria napolitana e la loro Sicilia
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