06/01/2025
Hanno vinto loro. Da tempo. E continuano, nonostante le crisi e le contraddizioni, anzi, in ragione delle crisi e delle contraddizioni che sono soprattutto loro e che però servono a loro come carburante che si accumula ogni volta di più. È come se ogni crisi e ogni fallimento rilanciassero il meccanismo e lo rafforzassero. Ciò che non uccide fortifica, secondo la massima di Nietzsche perfetta per l’über-capitalismo.
Ha vinto il capitalismo, e non solo perché Trump è per una versione feroce (per citare Marianna Lentini) della proposta pro-business, come dicono negli Usa. E nemmeno soltanto perché il sistema di finanziamento e di condizionamento della società economica sulla politica denunciato da Sanders è quello che sappiamo, negli Usa – e non solo. E nemmeno perché si inserisce perfettamente nel sistema truccato che Trump denuncia, a cui promette di aggiungere altri “trucchi” (espressione che usa molto spesso), perché lui quel sistema l’ha sempre usato e quindi sa dove mettere le mani, ad esempio, per evitare di pagare le tasse, soprattutto se se ne devono pagare molte (honest liar, l’onesto bugiardo, lo chiamava Dave Chappelle in un suo profetico monologo). Per accumulare ricchezze ancora più smisurate, per i pochi che governano davvero – al di là della politica, proprio perché la politica è al loro servizio.
Ha vinto il capitalismo perché ha imparato a dissociarsi dalla democrazia così come l’abbiamo conosciuta nei primi anni dopo la Seconda guerra mondiale. E l’ha costretta a trasformarsi in profondità: così come il capitalismo è diventato sempre più apicale e concentrato intorno a pochissimi centri di decisione, la democrazia deve immaginarsi meno democratica e, quindi, più autoritaria. Il sistema economico la vuole a sua immagine e somiglianza.
Negli Stati Uniti il rovesciamento è strutturale, se si pensa al motto e pluribus unum, perché la strategia politica di questa destra estrema è proprio quella della divisione sistematica della società e della contrapposizione conflittuale che, al solito, risparmia solo quella tra ricchi e poveri. Tutto il resto è divisione, come il solito Bernie Sanders spiega da anni: uomini e donne, bianchi e neri, nativi e stranieri. I ricchi però hanno sempre ragione, perché sono ricchi, perché hanno ottenuto il potere e perché hanno avuto successo. Agli altri è mancato qualcosa, ed è giusto così.
Il capitalismo è rimasta l’unica ideologia superstite, dopo aver sconfitto tutte le altre: un capitalismo eterno, per mutuare la definizione che Umberto Eco aveva dato del fascismo e adattarla a questi tempi, unendo inoltre due concetti che non sembrano essere così distanti, nel quadro politico contemporaneo. Ne deriva che l’unica società possibile, la democrazia, è diventata un fastidio. Non solo le responsabilità verso ciò che è comune o la questione (eterna anch’essa) delle tasse, per capirci, ma proprio le istituzioni in quanto tali: non è un caso che chi ha vinto le aveva messe a soqquadro nella sua esperienza precedente, minacciando di farlo ancora di più durante il secondo mandato.
Non importa la Costituzione, non importano le regole, importa soltanto la maggioranza con le sue insindacabili decisioni, come Paolo Cosseddu ha spiegato, più volte, dalle pagine di Ossigeno. Quando si perde, le elezioni sono rubate; quando si vince, si prende tutto il potere che si può, come si fa con il denaro. Una sorta di avidità politica, che gli corrisponde perfettamente.
È un problema gigantesco, perché riguarda anche l’altro campo politico: se i democratici hanno difeso in astratto la questione della democrazia, dal punto di vista politico (e sostanziale!) non hanno mai cercato di invertire davvero la tendenza, a cui si erano allineati perfettamente.
L’accusa di socialismo è grottesca, in questo senso. Ma se una politica moderata come Kamala Harris deve continuamente giustificarsi di non esserlo, significa che si è spostata la finestra di Overton: per capirci, se uno è di centro ora è socialista, se uno è di estrema destra è soltanto un conservatore.
Vale molto più di un sondaggio, questa banale considerazione.
Va detto che anche se avessero vinto i democratici, sostiene più d’uno, avrebbero vinto “loro”: perché anche i democratici non si sono mai sottratti a quella stessa logica che ci ha condotto fin qui e che ispira la sinistra dai tempi di Clinton e di Blair, senza una vera e propria soluzione di continuità. Ma Trump e i suoi rappresentano il parossismo, il trionfo, la proclamazione di un modo di vivere, di produrre e di pensare.
In un sistema dove dilagano i poveri e i poverissimi, si sceglie di abbandonarli al loro destino, perché si sono dimostrati inadatti, e tanto basta. Mentre i conflitti di interessi dei potentissimi sono considerati il più formidabile dei trucchi (vedi alla voce “Musk”) e il successo e il potere giustificano tutto. E tutto viene archiviato, perché non interessa il processo (in questo caso anche quello penale) ma il risultato.
Certo, sappiamo che ci sono anche ragioni specifiche, come in ogni elezione, con Biden che si fa da parte a pochissimi mesi dal voto (troppo tardi e male, anche per la sua figura politica, che avrebbe richiesto maggiore rispetto), i sondaggi disastrosi che un’estate frizzante ha rimesso in sesto per poi perdere il momentum, l’esito di misura di alcuni Stati chiave. Però il voto popolare è decisamente favorevole ai repubblicani, come non accadeva dai tempi di Bush, e la perdita di milioni di voti democratici ci consente di dire che è una sconfitta grave e pesante: sul piano politico, prima che elettorale, perché lo spostamento a destra è impressionante, alla luce di una campagna elettorale che fa spavento.
La tendenza è quella che conosciamo e che registriamo a ogni elezione, in ogni plaga del pianeta: dicono che gli estremisti non sfondano, e invece sfondano eccome. E sfondano le nostre convinzioni e le basi della convivenza – in un raggio di azione molto più largo del loro larghissimo elettorato – e si preparano a sfondare la democrazia.
Giuseppe Civati per Ossigeno, la nostra rivista. Se ti abboni su www.peoplepub.it/pagina-prodotto/un-anno-di-ossigeno puoi regalare un altro abbonamento a una persona a tua scelta. Basta indicare nome, cognome e indirizzo nelle note dell'ordine.