05/12/2023
📚 QUATTRO RACCONTI, QUATTRO STAGIONI, QUATTRO SFUMATURE DI TERRORE... È LA RACCOLTA “LA STAGIONE DEI MORTI VOL.1” DI NICHOLAS BOSI, PRIMO VOLUME DI UNA DILOGIA.
Buongiorno carissimi e carissime 🖤 dopo settimane di silenzio libroso ritorno finalmente da voi con una nuova recensione dai toni cupi e misteriosi.
Oggi vi parlo della raccolta di racconti “La stagione dei morti. Vol. 1” scritta da Nicholas Bosi che ringrazio per la copia ed edita
Raccolta arricchita al suo interno dalle bellissime illustrazioni di che anticipano ciascuno dei quattro racconti e regalano una vera chicca al lettore.
✒️ Come si può intuire dal titolo del volume, ogni racconto è legato a una stagione dell’anno. Si parte dal tepore della primavera per chiudere il cerchio con il freddo dell’inverno dopo aver attraversato le atmosfere calde dell’estate e quelle frizzanti dell’autunno.
In realtà le stagioni non sono esattamente protagoniste dei racconti sono più una metafora del tipo di storia che ci aspetta tra le pagine, anche se non è semplicissimo cogliere questo aspetto se non si presta la giusta attenzione alla lettura. Diciamo che ogni stagione ha una sua sfumatura di vita e morte e di terrore.
Quindi quattro stagioni per quattro storie diverse tra loro.
🎶 Il primo racconto è “La golena dei musicanti” una storia dalle vibes folk che rimanda al mondo campestre e rurale e ad antichi riti propiziatori volti a favorire le messi e il raccolto. Il protagonista, alla ricerca di un momento di solitudine tutto per sé, vedrà il suo mondo stravolgersi all’improvviso. Uscito per passare una notte nei campi a godersi musica e contatto con la natura per rigenerare il proprio spirito si troverà vittima di arcaici rituali di morte e musica.
In una parodia macabra del carnevale, tra maschere animali, buffoni e musicanti mutilati per divenire strumento di divertimento e di arte propiziatoria vediamo in scena un orrore campestre in cui non esiste speranza per chi viene scelto come vittima sacrificale. Ma la morte è democratica e non guarda in faccia a nessuno.
✨ Non posso dirvi altro se non che troviamo di fatto un elogio della musica e del suo potere sull’anima umana, potere che può avere le più svariate sfumature nel bene e nel male. Oltre che una narrazione di stampo horror in tutto e per tutto.
È un racconto molto interessante, soprattutto per i rimandi al mondo animale e al ciclo delle colture, anche se per mio gusto personale lo stile è troppo pomposo e ricercato e togliere un po’ di ritmo alla narrazione, soprattutto perché a parlare è il protagonista in prima persona e avrei preferito un tono più diretto e schietto. Ma le scene belle crude non mancano e sapranno sfamare i vostri palati. Se invece non vi trovate a vostro agio con le scene esplicite questo racconto non fa decisamente per voi. Tra tutti i racconti è quello che forse ha il maggior impianto cinematografico, me lo sono immaginato un po’ con atmosfere alla Midsommar.
🦶 Il racconto numero due è “Un piede in sala” ed è assolutamente quello che ho preferito di più della raccolta. Completamente ambientato in una sala cinematografica ha per protagonista il povero Tommy alle prese con il suo piede ma non posso dirvi altro della trama o vi rovinerei la lettura. Mi è piaciuto perché è divertente, ironico, intrattiene bene e parla di temi seri come la paura degli attentati e lo stress post traumatico ma lo fa in modo originale e inaspettato. Il plot twist finale è un ottimo ribaltamento della situazione e per questo mi ha convinta.
A differenza del racconto precedente, qui abbiamo una narrazione in terza persona arricchita da molti dialoghi. Il ritmo è buono e crescente e dimostra che a volte basta una piccola rottura della realtà per creare una situazione di “panico” generale. È sicuramente una tipologia di storie che dimostra come anche l’orrore possa essere estremamente divertente e che le storie strambe sono sempre ben accette per parlare della realtà a noi più vicina.
🍁 “Astronauti d’autunno” è la storia numero tre. È sicuramente il racconto più complesso della raccolta perché si divide su due piani narrativi che si intrecciano in modo particolare. Da un lato abbiamo due giovanissimi studenti Ares e Michel detto “Mishi” che non vedono l’ora di bigiare scuola per fumare e bere di nascosto come i grandi mentre si avventurano nel bosco in cerca di qualche emozione forte alla “Stand by Me”. Dall’altro seguiamo il viaggio della navicella Ares12 nella sua scoperta del Pianeta Eden e ritorno con le sue scoperte e tutto ciò che esse comportano. Due realtà molto diverse e distanti che saranno unite da alcuni fatti particolari che non potete immaginare.
✨ Di per sé l’idea è molto interessante e tocca un genere di terrore cosmico che mi piace però purtroppo questo racconto è quello che mi ha convinta meno. Ho trovato, per mio gusto, tutta la parte dello spazio troppo volta a una riflessione filosofica sulla vita, la morte, l’esistenza resa in maniera pedante e troppo aggrovigliata perché risulti scorrevole. Avrei per gusto personale preferito qualcosa di più diretto e immediato. Ho apprezzato invece quello che succede ad un certo punto perché riporta l’attenzione sul piano “horror” e “fantascientifico” della storia e risolleva il tenore della storia. Mi piace tutto ciò che è terrore venuto dallo spazio. Ho apprezzato anche il riferimento a ciò che un certo tipo di ricerca può condurre soprattutto in termini di pensiero e di visione del mondo.
✒️ Il linguaggio usato dei ragazzini è in antitesi a quello dei ricercatori spaziali. È diretto e pieno di termini scurrili e slang e giochi di parole per richiamare il mondo giovanile ma è un po’ troppo too much per me. Non perché mi diano fastidio le parolacce anzi, ma perché mi è sembrato un po’ volto a colpire il lettore a tutti i costi.
Purtroppo di questo racconto ho apprezzato solo i momenti più crudi della storia, e qui vi dico attenzione perché alcune scene soprattutto nel finale, possono essere davvero disturbanti perché non è abituato a queste letture. Uomo avvisato mezzo salvato mi dicevano da bambina.
Il resto l’ho trovato come due storie distinte che faticano un po’ ad entrare in sintonia. Sicuramente il problema è mio che non sono riuscita ad entrare in empatia con la storia.
👦”Hiruko. Il bambino sanguisuga” è l’ultimo racconto della raccolta.
È il racconto che definirei più crepuscolare e più legato alle atmosfere del noir.
Hiruko è un uomo dall’aspetto mediocre, non è bello né seduttivo nel senso classico del termine ma sembra essere una vera calamita per le donne, anche quelle incredibilmente belle e impossibili. È come il miele per le api.
Cosa attrae tanto le donne? La fortuna. Hiruko sembra essere stato baciato dalla dea ed esserne emanazione. Ma il destino si sa, sa essere beffardo e quando Hiruko incontra Bernadette le cose cambiano radicalmente. La vita diventa in qualche modo una gara tra i due e uno stimolo alla riflessione più profonda sulla vita. La donna sarà il famoso ago della bilancia. Molte verità verranno a galla dipingendo un walzer di vita e morte. E gettando luce sulla vera natura di Hiruko.
A parte sempre un po’ la tendenza ad un stile ricercato anche nei dialoghi che non è proprio nelle mie corde perché preferisco toni più diretti, il racconto mi è piaciuto.
Non ho apprezzato solo tutto lo spiegone iniziale in prima persona sulla fortuna e sfortuna attraverso i personaggi di Paperino, Zio Paperone e Gastone. Ho continuato a chiedermi dove l’autore andasse a parare e non l’ho trovato fondamentale per la storia che vive bene anche da sola e non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
✒️ Come vedete quattro racconti con quattro voci e mood molto diversi che toccano generi variegati indagando sfaccettature diverse dell’animo umano e di ciò che può provocare “terrore”: dall’orrore più classico a divertissement più ironici, dal mondo fantascientifico al genere più nero. Apprezzo sempre quando una raccolta presenta una varietà stilistica e di voci perché si crea ritmo.
🖋️ Sicuramente lo stile di Bosi con le sue dissertazione filosofiche intessute nelle pagine è riconoscibile.
Non è per tutti però, perché deve piacere una tipologia di scrittura che unisce alla narrazione di stampo più orrorifico anche l’argomentazione filosofica su temi complessi come l’esistenza umana e la morte o la musica. Ci tengo a specificarlo perché la lettura di questi racconti richiede in alcuni passaggi attenzione e concentrazione e la capacità di andare anche a leggere tra le righe. Che l’autore sia un lettore e un consumatore di film di genere si sente.
✨I personaggi dei racconti sono costruiti per esserne parte integrante e portante e vengono utilizzati bene per veicolare la storia. Sono descritti il necessario per essere coerenti. Le ambientazioni sono ben strutturate e in linea con il racconto. Sono sicuramente uno degli elementi più funzionanti della narrazione perché creano il giusto set per l’azione.
C’è buon equilibrio tra i due aspetti e questo giova ad ogni singola storia.
✒️ Che dire anche se non tutti i racconti mi hanno convinta allo stesso modo e non mi trovo vicinissima per gusto personale allo stile dell’autore sicuramente “Le stagioni dei morti. Vol 1” è una lettura che intrattiene e che propone atmosfere diverse. Può essere il libro per chi ricerca diversi piani di lettura e apprezza uno stile di scrittura molto ricco e pieno, anche se meno scorrevole.
💫 Il secondo volume mi aspetta nei prossimi mesi e sono curiosa di vedere l’evoluzione della dilogia e quali storie Bosi ha scelto per i suoi lettori quindi stay tuned.
❓Vi piacciono le raccolte di racconti? Quali sono le caratteristiche per un buon racconto secondo voi?
Vi leggo nei commenti 🖤