Omnia Editore

Omnia Editore Da 10 anni ci occupiamo di comunicazione pubblicitaria all around: biglietti da visita, brochure, vele, web strategy e molto altro. We mind your business.

Omnia Editore è una realtà leader nella comunicazione pubblicitaria all around, che ha assunto un ruolo centrale all'interno del proprio tessuto sociale e non solo. Da quasi 10 anni offre le migliori soluzioni possibili per trasmettere i valori dei suoi clienti a un pubblico strategicamente individuato, attraverso l'ampia gamma di mezzi e servizi che un gruppo editoriale e un team competente posso

no offrire. Tramite le tre edizioni dei mensili "Il Punto", giornale gratuito di riferimento per i territori di Valtrompia, Franciacorta e Brescia Est, raggiunge oltre 140mila lettori con articoli di cronaca e approfondimento. A questo si aggiunge poi l'attività di marketing e comunicazione pubblicitaria: Omnia Editore segue i suoi clienti dall'idea iniziale alla realizzazione e distribuzione finale, attraverso consulenti commerciali, esperti di comunicazione e squadre di distribuzione efficienti, per realizzare la strategia migliore che faccia percepire il valore dei prodotti dei suoi clienti e ne favorisca la diffusione, con soluzioni efficaci di comunicazione integrata. Una consolidata metodologia marketing oriented permette infatti di cogliere l'intuizione, l'intenzione e la visione racchiuse in ogni progetto e di diffonderle attraverso i mezzi più adeguati alla filosofia e al concept del cliente: con strumenti tradizionali, quali biglietti da visita e brochure, proponendo l'utilizzo di strumenti di grande impatto, come vele e vetrofanie, o ancora supportando il cliente nella costruzione e nel potenziamento del brand, anche attraverso l'attività di web agency e la creazione di un company profile che, in modo pianificato e professionale, sappia diffondere anche tramite i mezzi più innovativi i valori che ogni brand porta con sé.

COME SI DICEMatteo SalvattiConsiglio preliminare: leggere questo editoriale con accanto qualcuno della generazione “Z”, ...
11/10/2024

COME SI DICE
Matteo Salvatti

Consiglio preliminare: leggere questo editoriale con accanto qualcuno della generazione “Z”, sì, insomma, qualcuno che è stato annunciato al mondo grazie a un “gender reveal party” tanto di moda negli ultimi anni.

Non vorrei partire dal “dissing” perché non è il massimo dell’educazione iniziare un pezzo diffamando pubblicamente qualcuno, anche perché poi inizierebbero a interrogarsi i vari membri della redazione, come gli apostoli, nel prossimo “briefing” o nel prossimo “brainstorming” se siano forse loro i destinatari e penserebbero di essere vittime di “mobbing” o di “bossing”. Quindi meglio scrivere così, con riflessioni “random”, secondo il mio “mood”, sperando di non sbagliare troppo: Giovanni Paolo II asseriva «Se mi sbaglio, mi corigerete» oggi dovrebbe, con umiltà (humble yourself) dire: «Grazie per il rework!», o almeno credo, dato che non sono il suo spin doctor.

So che posso sembrare ubriaco a scrivere queste righe, o meglio, in stato di “hangover” dato che è mattina e avrei bisogno di un po’ di “detox”, tuttavia pare proprio che non riusciamo più a esprimerci in italiano senza inserire ogni due parole un inglesismo, anche laddove i termini ci sarebbero senza alcuna difficoltà. Come vedete fino ad ora, per non sembrare un “millenial” che scrive da “baby boomer” ho mantenuto un silenzio di sopravvivenza, anzi un “silence survivor” come appunto si dovrebbe dire per stare al passo coi tempi, anzi, secondo la “cultural hegemony” ed evitare una “glass ceiling” in poche parole di esser tagliato fuori, ma oggi mi sentivo “pumped” e ho preso coraggio.

E non voglio nemmeno iniziare con i “pc”, perché sarebbe troppo facile partire con i “troll” che ti “taggano” con il proposito di fare dei clickbait ma in realtà ti stanno “spammando” per inviare “link” dove mettere “like” ai “selfie” di una “influencer” “droppati” pieni di “hastag” per aumentare le visualizzazioni delle “story” e, si spera, i follower, dunque evitiamo, è “too much” il mondo dei computer, e passiamo ad altro, magari al modo di vestirsi che è diventato outfit, e quindi, di conseguenza, le persone che si pavoneggiano, si “flexano per il loro drip” (detto ovviamente senza alcun intento di body shaming) o che dire delle chiamate diventate call o alla diretta diventata streaming o live a seconda dei contesti? Non ci sono più, poi, persone socievoli o al contrario esagerate nel drammatizzare tutto, ma no, ormai si è “social butterfly” o “drama queen”, e in due parole si è detto tutto senza troppe perifrasi, “cut the chase”. Ad ogni modo questo stile non mi appartiene, non è “my cup of tea”, anche se questo articolo mi è riuscito abbastanza “piece of cake” e qui la smetto con le espressioni culinarie. Ma siccome oltre alla cucina la mia grande passione è la medicina (ma vale per ogni ambito questa tendenza), non posso che scontrarmi con il tubicino per tenere l’arteria aperta, con lo stent, con i pacemaker, i bite, i blister, gli swich, i softpicks, con i bypass, i range, le nursery (fino agli hospice), e i vari check-up (prima) e i vari follow up (dopo), i test, gli screening, i trial, i day hospital, sempre che al desk del triage ti dicano che la situazione non è grave così da poter tornare a essere curato a casa, “home care” dopo la dimissione, anzi il “discharge” da un “caregiver” con pain management per alleviare il dolore (ma senza esagerare, se no si verifica l’addiction o magari l’overdose) e ritirare i referti online tramite login, mettendo la password, e se hai problemi comunque puoi contattare il customer care che controlla il database dopo avergli fornito il nick: ecco, tutto questo un po’ in effetti mi manda in burnout (ho bisogno di un po’ di mindfulness). Ah, quando la medicina derivava dal greco e latino e le pastiglie si assumevano per “os”, bocca.

Non dimentichiamo poi il Coronavirus, che, poraccio, si sentiva in debito di esterofilia e subito s’è messo d’impegno per incoronarci di inglesismi, dato il momento delicato con l’welfare, bisognava acculturarsi, ed è stato tutto un: “Covid, Green Pass, no vax, lockdown, smart working, dad (che significa didattica a distanza, ma siccome l’acronimo suona come una parola inglese, “papà”, allora piace un sacco) e persino nella ristorazione sono spuntati, dato che non si poteva andare in pizzeria, il “delivery” e “take away” (perché “a domicilio” e “asporto” era troppo provinciale, o troppo comprensibile, evidentemente). E io che dopo “fast food” non immaginavo nemmeno che il suo opposto, offeso, facesse capolino per non sentirsi da meno, lo “slow food”? Ora è tutto un brunch, un lunch, un breakfast, un amuse-bouche dello chef insieme ad altri snack e ad altri finger food al buffet di un happy hour portati da un catering di una dark kitchen o realizzati al momento durante uno showcooking che qualcuno, dato che è un all you can eat, preferisce come alternativa al food truck (ma sempre accompagnati da cocktail, soft drink e shottini, ma volendo anche di stampo analcolico, come i frappè, ah no che ormai sono superati, anche le parole importate invecchiano, ora sono milkshake ) e terminando con il dessert a base di brownie, waffels, churros, tarte tatin, scone, muffin, pancake, cupcake, plumcake, cheesecake, donut, crumble che ormai hanno in buona parte soppiantato i profiteroles, le sacher, la saint honoré, le pavlova. Che altro aggiungere: enjoy your meal!

Per non parlare poi dello sport, dove è tutto un time out, un match, un set, un corner, un assist, un dribbling, uno stopper, uno striker, un cross, un fotofinish e, ovviamente, tutto gestito da un coach, da un mister, perché allenatore fa tanto partita di oratorio nelle canzoni di Celentano, dove i ragazzi che insistevano nel corteggiare erano dei persecutori, oggi stalker, e chi voleva conquistare sparandole grosse e soffocandoti di salamelecchi faceva l’esagerato e bisognava stare alla larga, oggi love bombing.

Certo, per chi ha un background tale da aver studiato che il plurale di “digli” è “dì loro” (in tempi in cui non esisteva l’active recalling) è difficile (non è proprio una mia skill) essere “cool” in una società dove ci si esprime più a codici, a slang, rispetto a pensieri strutturati, è qualcosa che non mi appartiene questo pensare “out of the box”, ho proprio un'altra forma mentis, scusate, volevo dire “mindset” anche se per qualcuno è un vero e proprio toxic trait. Ma si sa, la società dei “social” si trova bene, è in una comfort zone laddove si impone che gli “scroll” avvengano in pochi secondi, e in quegli attimi bisogna comunicare il più possibile. O mio Dio, “OMG”, oh my god, e subito si è capito lo stupore, o meglio, qualcosa di “cringe”.

E se “bro”, diminutivo di fratello, è ormai un modo indiscusso e indiscutibile per chiamare un amico, l’avvento della stepmum è un fenomeno più sociologico che di costume: in un mondo di separati e divorziati risposati, matrigna sapeva proprio di megera, vocabolo che, in quanto sintetizza magnificamente una personalità non è conosciuto: stiamo certi che se fosse stato inglese l’avremmo già adottato, come una perfetta stepmum, appunto.

Ho un po’ di Fomo (che sta per fear of missing out), ossia ho paura di perdere questa fetta di pubblico e so già che i giovani si saranno innervositi, “salty”; e avranno “skippato” e quasi nessuno sarà giunto fino a qui, anche perché, in caso contrario, al termine di questo articolo per me in realtà abbastanza “stonks”, molti tra questi, pensando che li ho “triggerati” (in realtà era per fare due parole, azi per fare “chin wag” tra “mate”) mi “ghosteranno” o addirittura mi “blastaranno” perché riterranno di non avere niente a che spartire con un “out of touch”. Pazienza. Anzi, “chill”, mi spiace in caso per questo mismatch. D’altronde, questo è quanto constato dal mio punto di vista, cioè dal mio POV. Se invece qualcuno avesse qualcosa da (ri)dire in proposito, attendo un riscontro, anzi, scusate, “sorry”, intendevo dire un “feedback”. Anche se temo di non aver scritto nient’altro di un normalissimo fraseggiare odierno. E alla fine dovrò adeguarmi io: what you resist, persist. Nessuna “fake”, “no cap” per essere ancora più moderni, quindi, soltanto la constatazione che, di questo passo, tra cento anni l'italiano sarà sparito, cancel culture. Credetemi, questa è la mia deadline. Quindi, Stay tuned. Scrivetelo sul calendario, anzi, save the date. È uno “spoiler”. Ho finito. “Game over”.

Corriere della Sera, 7 marzo, in prima pagina
28/02/2024

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Oggi sul giormale di Brescia mezza pagina dedicata al nuovo libro di Matteo che esce oggi!
14/02/2024

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02/06/2023
 #11 agosto 2014 ricordano  Ricordando la scomparsa di questo grande artista pochi forse conoscono il suo ruolo in The C...
11/08/2020

#11 agosto 2014 ricordano
Ricordando la scomparsa di questo grande artista pochi forse conoscono il suo ruolo in The Crazy Ones, una sitcom statunitense in cui Robin interpretava un ruolo a noi molto vicino: Simon Roberts, stravagante titolare di un'agenzia pubblicitaria di Chicago.
Ciao Robin! ❤

il   DELLA STORIA PER LA CASA DISCOGRAFICAToo much? Not yet!QUEEN E BOHEMIAN RAPSODYLa band decise immediatamente di pub...
07/08/2020

il DELLA STORIA PER LA CASA DISCOGRAFICA
Too much? Not yet!
QUEEN E BOHEMIAN RAPSODY
La band decise immediatamente di pubblicare la canzone come singolo, ma la si rifiutò considerando 6 minuti un tempo spropositato per le emittenti radiofoniche. Per superare lo stallo Freddie lo portò quasi di nascosto al suo grande amico e DJ Kenny Everett, che lo passò 14 volte nel solo weekend, suscitando un enorme interesse e sommergendo di prenotazioni tutti i negozi di dischi. Ogni Paese ha poi perseguito la propria politica discografica, ma a livello internazionale la Hit rimase integrale. Uno smacco per la EMI che si era rifiutata per rispettare le regole dell'epoca!

     '...nel passato ma anche nel presente! Sono stati tantissimi gli artisti che anche nel presente hanno deciso di met...
03/08/2020

'...nel passato ma anche nel presente! Sono stati tantissimi gli artisti che anche nel presente hanno deciso di mettersi alla prova, dedicandosi alle pubblicità: un esempio è quello del regista che si è occupato della regia di alcuni degli spot più surreali ed indimenticabili di sempre. Il maestro del cinema grottesco si è occupato di almeno una ventina di spot per brand di prestigio come , e .

  E  'La pubblicità è stata senza dubbio l’icona per eccellenza del Novecento: ha accompagnato infatti la diffusione di ...
27/07/2020

E '
La pubblicità è stata senza dubbio l’icona per eccellenza del Novecento: ha accompagnato infatti la diffusione di una cultura industriale che diventava via via più globalizzata e ha proclamato la forza artistica della sua qualità. Vien da pensare immediatamente al grande maestro della , , e al suo sodalizio con il celebre marchio della zuppa Campbell’s: il general manager dell’azienda infatti aveva sottolineato che “Campbell’s soup fosse un marchio iconico e grazie ai dipinti di Warhol, la zuppa Campbell sarà sempre legata al movimento della pop-art”.

   Dopo la   sui  , arriva la   dello  : la pubblicità della Macelleria Ugolini appare sessista e svilente della dignità...
22/07/2020


Dopo la sui , arriva la dello : la pubblicità della Macelleria Ugolini appare sessista e svilente della dignità della persona. Il cartellone al centro delle polemiche è stato affisso nel mese di gennaio 2020 nel comune di Misano Adriatico (provincia di Rimini) e mostra “il corpo di due donne riprese da tergo, in abbigliamento intimo, con i fondoschiena in primo piano, uno apparentemente più “tonico” dell’altro”. Il tutto accompagnato dalla dicitura “La carne non è tutta uguale”.
Il manifesto è stato tolto in quanto questa pubblicità veicola “una rappresentazione svilente della persona” e inoltre “la figura femminile viene strumentalizzata al solo scopo di attirare l’attenzione del pubblico."

Uno dei casi di     è questo manifesto che reclamizza i copricapo di una griffe di  . Con un cappello elegante, è il sen...
14/07/2020

Uno dei casi di è questo manifesto che reclamizza i copricapo di una griffe di . Con un cappello elegante, è il senso del messaggio, da Hi**er si diventa Chaplin.

Per i sui 31 anni  ***oy crea questa pubblicità. La campagna pubblicitarie  ,   o    che dir si voglia per via del suo c...
06/07/2020

Per i sui 31 anni ***oy crea questa pubblicità. La campagna pubblicitarie , o che dir si voglia per via del suo contenuto viene censurata. In Italia non viene addirittura mai pubblicata.

Un'altra "avventura" che vede come protagonisti   e   è la campagna  ...varie personalità che si baciano con un solo sig...
30/06/2020

Un'altra "avventura" che vede come protagonisti e è la campagna ...
varie personalità che si baciano con un solo significato: COMBATTERE CONTRO L'ODIO.
Ma il Vaticano protesta e la campagna choc viene ritirata.
L'immagine del papa che bacia un imam non è piaciuta al Vaticano, che muove azioni legali per tutelare il pontefice. Il marchio, che dieci anni dopo le pubblicità di Toscani era tornato a far parlare di se si vede costretto a fare immediata marcia indietro con tante scuse.

Il caso  Grande provocatore e pubblicitario per antonomasia,   è inevitabilmente associato al marchio Benetton, con cui ...
24/06/2020

Il caso
Grande provocatore e pubblicitario per antonomasia, è inevitabilmente associato al marchio Benetton, con cui ha lavorato dal 1982 al 2000.Se non nasce con Toscani, il concetto di con lui si enfatizza e prende vigore.Tra le varie tematiche affrontate dal pubblicitario attraverso il brand Benetton, quella che più di tutte fece scalpore fu la sua campagna relativa alla pena di morte. In questo e in tanti altri casi, Benetton si è resa veicolo - un veicolo di certo molto potente - per sensibilizzare la popolazione su un delicato problema sociale come la pena di morte. Il racconto di un'azienda, per essere efficace, deve necessariamente passare per i suoi valori, oltre che per i suoi prodotti. E Benetton ha fatto proprio questo.

  e la  Oltre che un grandissimo musicista, cantautore, attore, artista compiangiamo anche un   della  . Ma anche nell’a...
19/06/2020

e la
Oltre che un grandissimo musicista, cantautore, attore, artista compiangiamo anche un della . Ma anche nell’ambito commerciale il Duca si è distinto per la capacità di rendere indimenticabili e magnetiche le sue apparizioni .Sono (almeno) 6 le campagne in cui è intervenuto: agli albori della stessa eccolo mettere la sua carica rock e glam al servizio del gelato : il primo gelato “POP”, 1967. Eccolo poi diretto nientemeno che da Ridley Scott in un suggestivo spot giapponese per (1980). Accoppiata d’eccezione per , 1987, nientemeno che con Tina Turner!
L’originalità di David Bowie si manifesta anche nel servizio reclamizzato, XM Radio, radio satellitare che trasmette musica rock. Il nostro preferito è però del #2002 per , marca francese di acqua (Nestlè), in cui David Bowie del 2002, pronto per iniziare una nuova vita all’insegna della purezza e del benessere (grazie all’acqua, of course) incontra i David Bowie del passato, che proprio sanissimi non erano. Grande (auto)ironia e concept azzeccatissimo. Infine ecco il David Bowie più raffinato, affascinante, elegante che mai, nello spot , nello scenario di una magica Piazza San Marco in cui atterra una mongolfiera alle prime luci dell’alba (2013)

 Nei primi anni settanta, con lo sviluppo completo del   rock, caratterizzato da   e  , Renato Zero propone senza scrupo...
15/06/2020


Nei primi anni settanta, con lo sviluppo completo del rock, caratterizzato da e , Renato Zero propone senza scrupoli il suo personaggio. Provocatorio e alternativo sfrutterà i suoi costumi alternativi per farsi , qui l'immagine è in primo piano e i brani che canta fanno solo da contorno a una teatralità che prende il sopravvento. Un esempio ancora contemporaneo di che ha rotto gli schemi di un epoca.

 hai detto maschera di   e    ? E L'ASSOCIAZIONE E' OVVIA! LA CASA DI CARTA!esempio di come un messaggio visivo resti im...
11/06/2020


hai detto maschera di e ?
E L'ASSOCIAZIONE E' OVVIA! LA CASA DI CARTA!
esempio di come un messaggio visivo resti impresso tanto da diventare un simbolo e un oggetto associativo immediato!
La casa di carta (La casa de papel) è una serie televisiva sp****la ideata da Álex Pina e Joe W.televisiva, forse la più seguita su . Nel 2018 ha vinto un International Emmy Award come miglior serie drammatica, diventando la prima serie tv sp****la a ricevere tale riconoscimento...

 'What Women Want: Questo è un film sul  , sì, in primis perché il protagonista lavora in un’agenzia   e durante tutto i...
04/06/2020

'
What Women Want: Questo è un film sul , sì, in primis perché il protagonista lavora in un’agenzia e durante tutto il film viene mostrato il lavoro che c’è dietro uno spot della Nike, e in secondis perché la capacità di leggere nel pensiero alle donne porta Mel Gibson a fare delle precise scelte per raggiungere i risultati desiderati. E cos’è questo se non la base del ? Non imparerete chissà quale lezione di Marketing da questo film, ma se siete dei professionisti del settore vi farà passare una buona serata in un ambiente familiare, e vi strapperà anche qualche risata! Vale la pena anche solo per vedere un’agenzia pubblicitaria americana all’opera, nei loro uffici tra i grattacieli, dove molti di noi pagherebbero oro per lavorare....

I     sul  The   racconta la storia di Ray Crock, il 52enne venditore di macchine per milkshake che scoprì McDonald’s, u...
29/05/2020

I sul
The racconta la storia di Ray Crock, il 52enne venditore di macchine per milkshake che scoprì McDonald’s, una piccola ma efficiente hamburgeria, e di come la portò a diventare il più grande impero di fast food del mondo. Il film mostra le di e dietro nel corso degli anni, dalla creazione pratica dei piatti all’utilità del logo e dei colori del Brand.

Indirizzo

Via Castello 17
Brescia
25050

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