08/10/2022
VEDO, PREVEDO, TRAVEDO
Bene, altri cinque anni di Beltrame e soci. Sono stati rieletti con una scarsa metà di consensi, e vai a capire se l’altra metà fosse contraria o indifferente. Di chi ha approvato una parte lo ha pure fatto, come dire, per inerzia: condizionata dalla stramba idea per cui il commissario avrebbe “rallentato i lavori”. A mio avviso meglio sarebbe stato prendere un altro anno, così che si confrontassero due schieramenti diversi. Diciamo che l’assenza di alternative la dice lunga sul vuoto della coscienza politica locale; il che fa comodissimo agli attuali inquilini di villa Piovene. L’assenza di dibattito e il disinteresse lasciano loro le mani libere. Non che prima si curassero di chi esprimesse un’opinione diversa: senza andare distante, chi scrive quasi mai ha ricevuto riscontri, se non negativi e talora pure sbeffeggianti, a fronte dell’esercizio della partecipazione democratica previsto da molte normative, anche europee. Le svariate cose che scrivo, sia per criticare che per proporre, da decenni hanno sempre rimbalzato sul muro di gomma. Chi sa di essere dalla parte del torto si nasconde dietro al dito del silenzio. Il solo che si degnò di replicare, a modo suo, fu Mario dal Monte, che mi querelò attaccandosi a chissà che. La causa si risolse a mio favore. Scuse: mai pervenute.
Riguardo alla rielezione, è facile immaginare il futuro del paese. Nessuna rottura, nessun cambiamento. Lo slogan di base, la soluzione a tutti i problemi saranno quelli consueti: asfalto e cemento. Metri quadri e cubi, para su el kapanòn, faghe la casa par i fioi (che raramente ci vanno a vivere). Puro, sfrenato materialismo. I valori della cultura e dello spirito saranno finalizzati al solo, sommo fine: schei. Intesi non tanto come arricchimento di sindaco e dintorni (già lo scrissi: non vedo il Beltrame di turno intascare somme indebite), quanto come unico parametro della vita. Ovviamente gli interessati smentiranno tutto, e continueremo a sentire le solite sparate: i record, i turisti, lo sviluppo, Brendola bellissima (in collina in parte sì: altrove avanzano mediocrità e persino schifo. Una urbanistica come la nostra in Germania è inammissibile, e persino in Ghana, in Kenya, in India ho visto quartieri molto più belli della parte nuova di Brendola). Del resto: la classe politica è, ad ogni livello, specchio del paese reale. Arriverà mai a Brendola un’amministrazione almeno decente? Prevengo l’obiezione: perché non mi sono proposto io. Per prendere tre voti? Tante volte e ovunque, comuni, regioni, nazione, ho visto lo spettacolo: gente mediocre eletta anche a incarichi importanti, giusto perché ha il pelo sullo stomaco per spararle grosse; mentre individui capaci, sinceri, onesti al massimo arrivano a fare il consigliere di opposizione. Raramente vale l’eccezione, e in genere uno bravo al massimo fa il sindaco di un paese di montagna. Il meccanismo della manipolazione delle masse è noto da millenni, e già gli antichi latini spiegavano: il popolo vuole essere ingannato, dunque sia ingannato.
Circa il futuro del paesello, non serve grande fantasia per immaginarlo: banalità è stata promessa, e sarà. Dal punto di vista del paesaggio e delle risorse storico-artistiche, Brendola è morta, finita. Di certo non per sola colpa di quelli di adesso: il degrado proviene da distante. Si cominciò negli anni ’50, quando fu distrutto il meraviglioso organo de Lorenzi a San Michele. Eliminate le scuole vecchie, pezzo costitutivo del paesaggio. Via il Mulino.
Degradati tanti elementi minori, che però assieme generavano il genius loci, l’unicità di quella Brendola che ancora un secolo fa era luogo delizioso e turistico. Risparmio l’elenco, già scrissi. Il pensiero, si fa per dire, urbanistico di Beltrame e compari lo si vede bene con la piazza nuova: autentico spreco di pubblico denaro, br**ta e inutile. I lampioni sono orrendi. Questo è l’esempio di come i nostri capi vedono il paese. Adesso metteranno mano ai centri storici, per ridurre i vincoli e lasciare che il solo criterio degli interventi siano i parametri tecnici (processo alle intenzioni? No, già successo). Del resto, che esistano correlazioni tra le forme esteriori materiali e i mondi spirituali è cosa che non ci dicono più nemmeno i preti; e questo a fronte di un paio di millenni, in cui la chiesa ha agito sul territorio europeo creando meraviglie. Buttiamo via tutto, oggi esiste solo la materia. A che serve lo spirito, se la panza è piena? Se i voti sono stati presi?
Per quanto riguarda i servizi: scuole, impianti, ecc., si proseguirà sanza ‘nfamia e sanza lodo. I bilanci saranno in ordine, e questo sembra un bene: sembra. Ovvio, devono essere in attivo: ma è il come a inquietare. Sinora il sistema adottato sono gli investimenti pagati con oneri di urbanizzazione: il che funziona nell’ipotesi che Brendola avrà in eterno uno sviluppo infinito. La statistica dice altro. Il paese è già in modesto calo demografico, e l’intera Italia, entro un paio di generazioni, perderà un quarto degli abitanti, dice la signora ISTAT.
Il sogno di espandere all’infinito le costruzioni è demenziale, oltre che antieconomico. Il piano regolatore vigente prevede una crescita mostruosa: solo al Molinetto si parla di circa 250 nuovi abitanti ufficiali, mentre in realtà i 90'000 mc previsti possono arrivare ad ospitarne, a valori di agenzia, un migliaio. Ah, certo. Anche un bimbo capisce che non è possibile continuare a gestire il territorio con i criteri di mezzo secolo fa. Crescita infinita? Bilanci sistemati ad oltranza con l’edilizia? Il sistema attende la crisi, e non si dica che essa mai potrà arrivare: abbiamo visto quanto poco basta perché il prezzo del gas impazzisca, per dirne una. I cambiamenti di ogni genere: climatici, economici, sociali e altro, possono giungere all’improvviso. Un’amministrazione previdente capisce che occorrono drastici mutamenti di pensiero e di azione: figuriamoci. L’opera pubblica più urgente, nella pianura padana, è la foresta: servono miliardi di alberi. Validi anche per i soldini: oggidì, chi disponga di legname per costruzione, carta o stufe realizza ottimi affari. Ma la selvicoltura va progettata con molti anni di anticipo, e figuriamoci se alla provinciale politica locale può interessare una pianificazione economica che vada oltre il miserrimo orizzonte della rielezione. Toh, questo è uno tra i tanti esempi di come non si capisca dove vada l’economia, e come pensare subito le soluzioni per i prossimi decenni. Altro caso? Solo da noi una demenziale Pedemontana può essere spacciata come fattore di crescita del PIL. Se la Regione paga 13 miliardi che mai potrà recuperare (16 centesimi al km, complimenti), serve un genio dell’economia per capire che casomai il PIL calerà, a causa delle spese che la Regione farà ricadere sui cittadini? Quante strade più utili, meno impattanti e pure libere si potevano fare con quei soldi? E dove stava il Beltrame, quando i suoi patrocinavano il delirio? Adesso piange perché mancano le strade. Quanto poi all’ambiente: capiamo, sì o sì, che la recente, calda e secca estate non sarà eccezione ma norma? Che servono sistemi per raccogliere l’acqua, non distese di cemento (come fare, dice: in India ci riescono, e certo non con i nostri ipocriti bacini di laminazione)? Che le questioni ecologiche sono urgenti, e che richiedono drastici cambiamenti? I quali non giungeranno col Beltrame di turno, tutto teso com’è al puro mantenimento del potere. Attendiamo inermi la crisi, ecologica, economica e pure spirituale? La facciamo gestire agli stessi che vi hanno contribuito?
(Michele Storti)