22/01/2025
La stanza senza porte
Immagina una stanza. Una stanza enorme, piena di specchi. Ovunque guardi, vedi te stesso. Ma non è il tuo riflesso autentico: ogni specchio distorce un dettaglio. In uno hai il sorriso più bianco, in un altro i tuoi occhi brillano più del sole. In un altro ancora sei circondato da persone che sembrano adorarti. E tu rimani lì, ipnotizzato, a cercare la versione di te che ti piace di più.
Questa stanza è dove viviamo oggi. Solo che non ce ne accorgiamo. Perché i social media non sono finestre sul mondo, sono specchi. Ci restituiscono un’immagine di noi stessi che vogliamo perfezionare, alimentare, proteggere. Non pubblichiamo una foto per raccontare chi siamo, ma per assicurarci che il mondo ci veda come vorremmo essere. Siamo tutti fotografi della nostra stessa illusione.
Ma il vero problema non è lo specchio. È che questa stanza non ha porte. Più guardi, più resti intrappolato. Scorri, clicchi, rispondi, e quella stanza si adatta a te, si amplia, ti coccola. La chiami “connessione”, ma è solo solitudine riflessa all’infinito.
E allora, forse, la soluzione non è spegnere tutto. Non è demonizzare quella stanza. È ricordarsi di essere di più di ciò che lo specchio mostra. Ogni tanto, prova a chiudere gli occhi. Perché la parte migliore di te non è quella che puoi fotografare. È quella che nessuno può vedere. Nemmeno tu. Ma che gli altri sentiranno, se solo deciderai di mostrarti per davvero.
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