24/05/2024
In libreria il nuovo titolo Odoya OFF!
𝐈𝐥 𝐩𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐢 di Iglesias- Zeit
Lo trovi in libreria e nei migliori shop on line.
Dal prologo:
La società ipersessualizzata accumula esperienze orgasmiche e continua a fantasticare. Tutti vedono tutto, non solo su Internet, ma anche nelle strade delle nostre città, dove sono aumentati i s*xy shop, che offrono workshop di fe****io e massaggi masturbatori, illuminando le vetrine con fruste, maschere e giganti vibratori a forma di pene fatti con nuovi materiali sviluppati di recente: viva la ricerca e lo sviluppo sullo squirting! Se ci stufiamo della gente, possiamo farci legare in sotterranei sadomaso alla moda, o chiuderci in casa e comprare su Amazon lo strumento del desiderio, o noleggiare qualsiasi fantasia, incluse le app per il cu*******us attraverso lo schermo. Trasparenti e invisibili, cerchiamo di evitare la noia delle storie d’amore naufragate. L’ironia dell’hashtag Eros: resta solo da discutere delle cose scritte in piccolo; nel migliore dei casi, le clausole legali che firmerà l’attrice p***o, la sua sindacalizzazione, se per contratto deve ingoiare o no lo sperma raccolto durante il bu***ke, quanti clisteri deve farsi e quanto frequentemente effettuare le analisi. Così tanta competizione, tanto mostrare, tanto guardare, tanta chirurgia palliativa e tutti cercano di tendere la mano all’altro, per una carezza, che forse è la vera direzione per l’amore. Amore esposto ed etichettato, ma irraggiungibile nel pianeta neoliberale: non sappiamo dove si fa la coda né chi è l’ultimo della fila. Che sia analogico o digitale, tutti stiamo cercando un rifugio nell’erotismo, ma vogliamo che sia privo di rischi (ci continuano a ripetere che esiste l’assicurazione per tutto). Non ci sono delle leggi chiare, perché le emozioni vengono viste come tempeste di disordine e, di solito, sono inopportune. Provare qualcosa è troppo rischioso. Dobbiamo affrontare questa discussione, per favore, perché il desiderio, l’estasi e la morte sono condizioni della vita, e vivere è rischioso. Eccessive e imprudenti, amanti, noi decidiamo di parlare senza eufemismi, di farci domande ad alta voce, ridere quando pensiamo e condividiamo dei ragionamenti, senza perdere nemmeno un grammo di sensualità nel mentre. Per noi è uguale dire c***o o pene, coito o sc***re, perché l’importante è non confondere le fantasie sessuali con la colonizzazione dell’immaginario, la libertà con l’individualismo e, per nessuna ragione, chiamare bu***ke uno stupro di gruppo. Il nostro motto è “Tutto è vero, nella propria esperienza personale”. Fu Virginie Despentes a pronunciare questa frase e la ripetiamo perché non possiamo attribuirci la sensibilità di altre persone, la tua, per esempio. Rispettiamo l’individuo autonomo: né nell’essere né nel desiderare ci sono benefattori che ci spiegano tutto, anche se nessuno è uscito indenne dall’epidemia del p***o. Per creare questi testi condivisi, parliamo tra di noi e con i nostri referenti dell’era della post-nausea, stufate dalla quantità di sesso sia detto che preteso. Ti invitiamo a dissentire, senza alcun moralismo o inganno. Abbiamo diviso questo libro in cinque capitoli, più un epilogo. Iniziamo con una confessione: il p***o ci eccita. Nelle prime pagine, trattiamo dell’origine della parola fino alla sua attuale proliferazione come particella di altri termini composti. Nella seconda e nella terza parte, affrontiamo la questione controversa della libertà individuale e della costruzione della storia (la sua “riscrittura infinita”). I segreti del mestiere fanno d’anticamera al capitolo seguente, dedicato all’educazione sessuale e alle abitudini dei p***onativi (persone nate già con gli schermi accesi, aperti come dispenser di carne con tariffa flat). Nell’epilogo, muoviamo delle proposte per riflettere e vedere le nostre relazioni da un punto di vista diverso da quello del racconto p***ografico. La nostra intenzione è scagliare una prima pietra fatta di testi giocosi e, per quanto possibile, riflessivi, che diventino umidi, fecondi, in contatto con altre opinioni. Non vogliamo nascondere la mano, ma spogliarla. Vogliamo raccontare il buco.
***ografia ***o