03/10/2024
𝗨𝗻𝗼, 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼, 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼𝗺𝗶𝗹𝗮: 𝗮 𝗕𝗮𝗿𝗶 𝗹𝗮 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗡𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗶𝗮 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗮𝗹𝗲 “𝗧𝗶𝗯𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗶𝗹𝗹𝗶"
“𝘜𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘵à 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘪 𝘧𝘶 𝘥𝘢𝘵𝘢 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤'è, 𝘮𝘢 𝘥𝘰𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘧𝘢𝘳𝘤𝘦𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘪, 𝘴𝘦 𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦: 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘳à 𝘮𝘢𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪, 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦, 𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘰 𝘦 𝘪𝘯𝘧𝘪𝘯𝘪𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦.”
Dopo un secolo, la poetica di Luigi Pirandello è più attuale che mai.
La sua concezione della vita e del mondo può essere ancora una chiave interpretativa per l’uomo contemporaneo il quale, in una sorta di gioco sadico interiore, continua a infliggersi dolore chiedendosi il perché della vita e della morte, a indagare sulla sua esistenza e a interrogarsi con domande come: “conosco veramente me stesso?”.
Ma ogni uomo conosce solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che è a sua insaputa.
Il tema della crisi dell’identità rivive sul palcoscenico con “Uno Nessuno e Centomila” di Andrea Buscemi, ispirato al romanzo dello scrittore e drammaturgo siciliano.
Una Prima Nazionale prodotta dalla compagnia pugliese "Tiberio Fiorilli", sotto l’organizzazione generale di Luca Amoruso e la direzione artistica di Dino Signorile.
Lo spettacolo andrà in scena sabato 5 ottobre alle 21 e domenica 6 ottobre alle 18 al Teatro Abeliano di Bari, con lo stesso Buscemi, Livia Castellana e Martina Benedetti, musiche di Niccolò Buscemi.
La storia narra le vicende di un uomo ordinario, Vitangelo Moscarda che, da giovane, ha ereditato la banca dal padre. Un giorno, in seguito a un’osservazione da parte di sua moglie circa il suo naso, incomincia ad avere una crisi di identità e a rendersi conto di non essere unico.
L’opera, adattata per la messinscena dallo stesso Buscemi, non solo mette efficacemente a fuoco le dinamiche dell’alienazione moderna e l’impossibilità di un’esperienza di vita autentica, come già intuirono Nietzsche, Schopenhauer e Freud; ma, proprio come i primi filosofi, si pone il tentativo di dare una risposta razionale al problema del divenire delle cose.
“La poetica di Luigi Pirandello — aggiunge Buscemi — ci indica che il vero uomo è il “folle” che, rifiutando di scendere a compromessi con la società materialistica, non può che aspirare alla vita spirituale.
Il titolo stesso allude a un percorso di progressiva presa di coscienza della verità esistenziale; nel suo percorso verso la verità, intrapreso a seguito della scoperta di un difetto fisico di cui non sospettava l’esistenza, il protagonista intuisce che sono centomila i Moscarda prodotti dallo sguardo degli altri, il che vanifica l’originaria sua certezza di essere “uno”.
Pubblicato nella sua stesura definitiva nel 1925, resta un’opera densa di enigmi;
per l’autore è il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.
Quale opera letteraria, meglio di questa, poteva racchiudere ed esprimere sul palcoscenico, l’essenza stessa della vita e, al contempo, del teatro?
Il luogo disgregatore della percezione dell’ ”io”, in cui l’essere lascia spazio al divenire; il luogo in cui “qui e ora” scandisce ogni piccolo gesto e da’ un senso a ciascun movimento; il luogo della metamorfosi del sé, per cui l’attore non è mai “uno”, non è mai “nessuno”, bensì “centomila”.
Appuntamento:
sabato 5 ottobre, ore 21
domenica 6 ottobre, ore 18
Nuovo Teatro Abeliano, via Padre Massimiliano Kolbe, 3.
Tutti gli aggiornamenti, info e costi sul sito www.nuovoteatroabeliano.com o chiamando il numero 080 542 76 78
Credit: Mara Mola