Tributarista Ragioniera D'Apolito Filomena

Tributarista Ragioniera D'Apolito Filomena Tributarista qualificato Int.

iscritta al n. 1260
Elenco dell'istituto nazionale tributaristi

CONSULENZA FISCALE
ELABORAZIONE DATI CONTABILI
SERVIZI CAF E PATRONATO

08/01/2025

Rinnovo modello isee 2025

Buon 2025 🫶
01/01/2025

Buon 2025 🫶

24/12/2024
Info per genitori con minori tra 6 e 15 anni 👇👉 L'Agenzia Regionale Univerisadi per lo Sport (ARUS) ha pubblicato l’avvi...
08/08/2024

Info per genitori con minori tra 6 e 15 anni 👇

👉 L'Agenzia Regionale Univerisadi per lo Sport (ARUS) ha pubblicato l’avviso pubblico per le famiglie “Voucher ai minori per l’accesso gratuito all’attività sportiva” per l'annualità 2024-2025.

Il voucher, dell'importo massimo di € 400,00, è inteso quale agevolazione alle famiglie che appartengono a fasce di reddito medio-basso per sostenere le spese di iscrizione e di partecipazione dei propri figli a corsi sportivi.

🙎‍♂️Beneficiari:
minori residenti in uno dei comuni della Regione Campania nella fascia di età compresa tra i 6 e i 15 anni (requisito posseduto al momento della domanda), cittadini italiani o dell’Unione europea o in possesso di regolare permesso di soggiorno di lungo periodo o di status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria e che hanno effettuato la preiscrizione presso una delle associazioni o società sportive presenti nell’elenco di quelle che hanno manifestato la propria volontà di partecipare al progetto.

⚠️ Requisiti:
a) ISEE fino a 17.000,00 € se un nucleo familiare ha fino a tre figli;
b) ISEE fino a 28.000,00 € se il nucleo familiare è composto da quattro o più figli.

Per maggiori informazioni vai a questo link:
https://www.regione.campania.it/regione/it/tematiche/magazine-sport/voucher-ai-minori-per-l-accesso-gratuito-all-attivita-sportiva-annualita-2024-2025-disponibile-la-richiesta-di-contributo-on-line

🟢BONUS GITE SCOLASTICHE 2024🟢📌Le famiglie con figli che frequentano le scuole medie superiori, e che hanno un Isee fino ...
27/03/2024

🟢BONUS GITE SCOLASTICHE 2024🟢

📌Le famiglie con figli che frequentano le scuole medie superiori, e che hanno un Isee fino a 15mila euro annui, potranno richiedere il bonus gite scolastiche 2024.
Si tratta di un contributo di 150 euro che viene elargito per permettere agli studenti e alle studentesse in condizioni economiche svantaggiate di partecipare ai viaggi di istruzione.

A partire dal 27 marzo 2024, dalle 8 del mattino, ed entro e non oltre il 31 maggio 2024 alle 17, le famiglie interessate potranno presentare la domanda collegandosi sulla Piattaforma Unica. Per accedere è necessario essere in possesso di credenziali Spid, Cie, Cns e/o EIdas: bisognerà utilizzarle per autenticarsi.

Per ulteriori informazioni👇
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Al via da lunedì 18 marzo le richieste per il contributo a sostegno di coloro che vogliono intraprendere un percorso psi...
17/03/2024

Al via da lunedì 18 marzo le richieste per il contributo a sostegno di coloro che vogliono intraprendere un percorso psicoterapeutico e hanno un Isee inferiore a 50mila euro

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L’Inps ha pubblicato le nuove tabelle per l’Assegno unico 2024 recanti gli importi rivalutati sulla base dell’andamento ...
09/02/2024

L’Inps ha pubblicato le nuove tabelle per l’Assegno unico 2024 recanti gli importi rivalutati sulla base dell’andamento dei prezzi registrato dall’Istat nel 2023: per l’anno in corso la rivalutazione applicata è del +5,4%. L’annuncio è stato fatto dall’Istituto previdenziale tramite il messaggio n. 572 dell’8 febbraio 2024.

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La legge di bilancio 2024 ha previsto il “Bonus mamme”: l’esonero della contribuzione previdenziale (9,19% della retribu...
02/02/2024

La legge di bilancio 2024 ha previsto il “Bonus mamme”: l’esonero della contribuzione previdenziale (9,19% della retribuzione), fino a un massimo di 3.000 euro annui da riparametrare su base mensile, per le lavoratrici che hanno almeno tre figli a carico.

Per il 2024, in via sperimentale, il bonus è attribuito anche in presenza di due figli a carico.

L’agevolazione riguarda tutte le dipendenti del settore pubblico e privato (anche agricolo, in somministrazione e in apprendistato) con contratto a tempo indeterminato. Sono escluse, invece, le lavoratrici domestiche.

Le madri, in possesso dei requisiti a gennaio 2024, hanno diritto all’esonero dal mese di gennaio. Se la nascita del secondo figlio interviene in corso d’anno, il bonus sarà riconosciuto dal mese di nascita fino al compimento del decimo anno del bambino.

Nel 2025 e nel 2026, invece, il beneficio è assegnato dalla nascita del terzo figlio e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio.

Le lavoratrici interessate all’agevolazione possono rivolgersi ai propri datori di lavoro oppure utilizzare la funzionalità che sarà resa disponibile sul portale, dalla data e con le modalità che saranno rese note con uno specifico messaggio.

Per ulteriori approfondimenti, è possibile consultare la circolare INPS 31 gennaio 2024, n. 27

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È stato confermato il Bonus Psicologo 2024.Scorri il carosello per scoprire a chi spetta, a quanto ammonta e come ottene...
25/01/2024

È stato confermato il Bonus Psicologo 2024.
Scorri il carosello per scoprire a chi spetta, a quanto ammonta e come ottenerlo.

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Il pignoramento del conto corrente è una procedura che punta al recupero di un debito: ma come funziona? Quali sono i li...
24/01/2024

Il pignoramento del conto corrente è una procedura che punta al recupero di un debito: ma come funziona? Quali sono i limiti e come evitarlo?

Pignoramento conto corrente: come avviene, limiti e cosa fare
Quando si deve recuperare un credito che il debitore non riesce a saldare, una delle soluzioni a disposizione è quella di richiedere il pignoramento del conto corrente del debitore stesso. Questa procedura, seppur entro certi limiti, non permette più al correntista di poter avere libero accesso ai soldi depositati sul proprio conto.

Il pignoramento non potrà avve**re da un momento all’altro, ma dovrà sempre essere preceduto da un titolo esecutivo legato a una sentenza, a un atto giudiziario oppure a un decreto ingiuntivo.

Ma quali sono le conseguenze di un conto corrente pignorato e in quali condizioni si procede? E, soprattutto, chi può farlo? Cerchiamo di capire come avviene il pignoramento e cosa può fare l’intestatario del conto corrente pignorato, cercando di capire come ci si può tutelare, quali sono i limiti previsti dalla legge e le tempistiche necessarie.

Pignoramento del conto corrente: la guida completa
Cos’è e come avviene il pignoramento del conto corrente
Come funziona il pignoramento del conto corrente: la procedura
Chi può pignorare un conto corrente?
Pignoramento conto corrente: i limiti secondo le norme
Pignoramento del conto dei dipendenti e dei pensionati
Pignoramento del conto corrente cointestato
Quando un conto corrente non può essere pignorato?
Cosa succede quando non è possibile pignorare un conto corrente
Conto corrente pignorato: cosa fare e come tutelarsi
Pignoramento del conto corrente: qualche domanda frequente
Svuotare il conto corrente prima del pignoramento è possibile?
Si può prelevare?
Aprire un nuovo conto
Cos’è e come avviene il pignoramento del conto corrente
Il pignoramento del conto corrente impedisce al debitore di disporre pienamente del proprio denaro, in quanto una parte di esso è destinata al soddisfacimento del creditore. Allo stesso tempo, il pignoramento del conto corrente deve seguire la legge per modalità e termini di importo, altrimenti il debitore può presentare un’opposizione.

Perché un conto venga pignorato, quindi, è necessario che l’istituto di credito del debitore riceva l’ordine da parte dell’ufficiale giudiziario. Senza questo passaggio il conto corrente non può essere bloccato. Quest’ultimo può essere legato alla seguente documentazione:

una sentenza;
un atto giudiziario;
un decreto ingiuntivo.
Il pignoramento è, quindi, una vera e propria azione esecutiva, che può essere esercitata soltanto quando il debitore non è in grado di pagare il suo debito o comunque non intende obbedire al suo obbligo.

Bisogna poi ricordare che l’Agenzia delle entrate può interve**re senza delegare la procedura al tribunale. Perché si possa procedere al pignoramento del conto corrente, poi, l’atto di pignoramento deve essere notificato anche agli istituti di credito. Le banche, infatti, sono tenute a custodire le somme pignorate su ordine del giudice, senza poterne disporre.

Ciò significa anche che non è prevista, e non può esserci, una finestra di tempo in cui la banca è a conoscenza della situazione e può informare il cliente prima di procedere con il blocco. Questo iter, infatti, è ideato per impedire al proprietario di un conto di ritirare o spostare il suo denaro in vista del pignoramento, in modo che il creditore possa rientrare in possesso di quanto dovuto. Come funziona il pignoramento del conto corrente: la procedura
Come detto, la banca blocca il conto appena riceve la comunicazione, ma sarebbe più corretto dire che vengono pignorate le somme nella quantità in cui si è debitori. Vale a dire che se quanto presente sul conto supera il debito, allora verrà bloccata solo la parte relativa al debito stesso, mentre il resto rimarrà libero e utilizzabile.

La prima fase è un’intimazione del creditore notificata alla banca o alle poste del debitore. Una procedura che vieta ai suddetti istituti di consentire il prelievo al debitore. Più nello specifico, il creditore deve notificare al debitore:

il titolo esecutivo: una sentenza del giudice, un avviso di accertamento immediatamente esecutivo, un decreto ingiuntivo o una cartella dell’agente della riscossione;
l’atto di precetto (una cambiale, un assegno o un atto pubblico del notaio): al debitore si dà un termine di 10 giorni per pagare;
l’atto di pignoramento vero e proprio, che viene, appunto, inviato anche alla banca o alla posta, ingiungendo all’istituto in questione di non pagare al correntista le somme pignorate.
La banca o la posta poi attuano il divieto di prelievo al debitore, il quale viene citato in udienza. Il giudice stabilirà la somma da restituire al creditore e le modalità; si può, infatti, arrivare persino alla chiusura del conto.

A questo punto, si possono aprire diversi scenari.

In caso di conto corrente vuoto o addirittura negativo, il pignoramento viene eseguito sulle entrate successive rispetto alla data del titolo esecutivo, così che i debitori non possano eluderlo semplicemente prelevando il tutto.
Se la somma presente sul conto corrente è inferiore o uguale all’importo da pignorare, il conto viene bloccato dalla banca fino all’udienza di assegnazione.
Se il conto corrente contiene un importo superiore a quello da pignorare, la banca consente al titolare di disporre esclusivamente della parte eccedente la differenza, la quale può essere prelevata, spesa o inviata ad altri.
Se si hanno due conti in due istituti diversi, entrambi verranno bloccati entro i limiti citati.

Chi può pignorare un conto corrente?
Il procedimento di pignoramento è regolato dal Codice di Procedura Civile italiano (articoli 498 e seguenti), che disciplina le modalità e i limiti per eseguire un pignoramento. I creditori, previa ottenuta l’autorizzazione del giudice, possono avvalersi di un ufficiale giudiziario per eseguire il pignoramento, richiedendo alla banca la trattenuta delle somme necessarie per soddisfare il proprio credito.

Gli enti predisposti al pignoramento del conto corrente includono principalmente l’Agenzia delle Entrate, l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), e altri enti pubblici, oltre ai creditori privati che hanno ottenuto un titolo esecutivo. Questi enti hanno il diritto di procedere al pignoramento in caso di mancato pagamento di imposte, contributi previdenziali o altre obbligazioni di natura fiscale o sociale, come multe non saldate e debiti contrattuali. Inoltre, il pignoramento può essere effettuato anche per soddisfare crediti alimentari o per risarcire danni derivanti da responsabilità civile. Pignoramento conto corrente: i limiti secondo le norme
La legge prevede alcune garanzie per il debitore, stabilendo confini, procedure e minimi vitali che devono essere rispettati durante il processo di pignoramento. In tal senso, i limiti legati al pignoramento dei conti correnti variano a seconda della situazione e sono differenti, ad esempio, in base alla data di accredito delle somme e se su tali conti vengono versati i pagamenti di stipendi e pensioni.

Difatti, la legge italiana garantisce una somma minima non pignorabile, finalizzata a garantire un livello base di sussistenza del debitore: viene chiamata minimo vitale e può variare anch’essa in base alla situazione. Questo minimo non è attivo solo per i pignoramenti di conti correnti ma anche per altre tipologie di pignoramento.

Pignoramento del conto dei dipendenti e dei pensionati
Nel caso di lavoratori dipendenti e pensionati, questi limiti sono ben precisi. Il creditore, in taluni casi, non può pignorare tutte le somme già depositate. La legge stabilisce, infatti, che solo una parte possa essere bloccata, quella che eccede un determinato importo e che corrisponde al valore ottenuto moltiplicando per 3 l’ammontare dell’assegno sociale. Su un conto in cui vengono versati stipendio o pensione, tutto ciò che è sotto questo limite non potrà essere vincolato, mentre il resto verrà dato al creditore verso cui si hanno dei debiti.

Per il 2024 l’assegno sociale corrisponde a 534,41 euro al mese: il triplo, cioè 1.603,23 euro, è il limite. In caso di pignoramento, le somme che superano tale limite sono quelle che verranno bloccate. Il denaro dello stipendio versato - o della pensione - che, invece, viene accreditato successivamente alla notifica di pignoramento può essere bloccato solo per un quinto dell’importo netto. Per un terzo, invece, quando si tratta di alimenti.

Ne consegue che il conto corrente è pignorabile al 100% solo quando non vi sono depositati redditi da lavoro dipendente o la pensione.

Pignoramento del conto corrente cointestato
In caso di cointestatario, il debito, se personale, non si estende all’altro correntista. Non ci sono quindi particolari ostacoli per il creditore. In generale, può essere pignorato, quindi bloccato, il 50% delle somme depositate. Le eccedenze possono essere tranquillamente utilizzate da entrambi i cointestatari.

Tuttavia, qualsiasi somma accreditata sul conto successivamente alla data del pignoramento, viene bloccata al 50% del suo valore. Il pignoramento non può superare mai la metà del deposito. La procedura è la medesima del conto corrente di un singolo: ciò che cambia è che anche lo stesso debitore può ritirare la somma non pignorata (eccetto che l’altro ne richieda la restituzione dimostrando che la somma appartiene alla sua quota di conto).

Si chiama “solidarietà attiva”, quel rapporto per cui la banca è tenuta a consentire prelievi ed operazioni sul conto corrente ad entrambi i cointestatari, anche allo stesso debitore pignorato. I rapporti tra i due correntisti invece, salvo diversi accordi, si presume sia di titolarità del conto al 50%. Quando un conto corrente non può essere pignorato?
Bisogna poi considerare anche l’origine delle somme presenti sul conto. Il conto corrente alimentato da alcune entrate, infatti, non può essere pignorato. Nel dettaglio, sono somme non pignorabili:

Gli assegni di accompagnamento per disabili.
Le rendite di un’assicurazione sulla vita.
Le pensioni di invalidità.
Non solo, esistono anche altre situazioni in cui il conto non è pignorabile:

conto estero, fuori dall’Unione Europea o tramite Paypal. In questi casi il processo di pignoramento è più lungo e complesso e non è detto possa sempre avve**re;
conto in rosso, anche se questo comporta altri problemi con la banca;
conto affidato, ovvero legato a un fido bancario;
Cosa succede quando non è possibile pignorare un conto corrente
Secondo la legge, quando non è possibile pignorare un conto corrente, il creditore può intraprendere altre vie per soddisfare il proprio credito. La mancata esecuzione del pignoramento potrebbe derivare da diversi motivi, come l’assenza di saldo sufficiente sul conto corrente, l’applicazione di leggi che limitano la pignorabilità di determinate somme - come abbiamo visto nel paragrafo precedente - o la presenza di altre precedenti ipoteche o pignoramenti.

In tali situazioni, il creditore potrebbe cercare di individuare altri beni del debitore che possano essere pignorati, come immobili, veicoli o beni mobili di valore. In alternativa, il creditore può richiedere il pignoramento di altri crediti del debitore, come quelli derivanti da conti deposito o da rapporti finanziari.

È importante notare che, in alcuni casi, il debitore potrebbe non possedere beni sufficienti per coprire l’intero credito; in tal caso, la procedura di recupero del debito non è così scontata, con il creditore che potrebbe ritrovarsi ad accettare un rimborso parziale o dilazionato nel tempo.

Conto corrente pignorato: cosa fare e come tutelarsi
Il pignoramento del conto corrente termina nel momento in cui il soggetto debitore sarà riuscito a saldare il proprio debito. Il tutto al netto dei limiti e delle regole da rispettare, precedentemente approfondite.

Chi subisce un pignoramento può in qualche modo difendersi e limitare il danno. Entro 60 giorni può richiedere la rateizzazione del debito. Una volta accettata la richiesta e pagata la prima rata del piano di ammortamento, è possibile, quindi, sbloccare il conto. Attenuare le conseguenze e ripristinare quanto prima il proprio conto dopo il pignoramento è dunque possibile, ma non vi sono scorciatoie se non un parziale pagamento (o l’impegno del pagamento) del debito.

Se il pignoramento non rispetta i limiti sopraindicati, il debitore deve presentare al tribunale un’opposizione all’esecuzione. Oltretutto, la legge stabilisce la parziale inefficacia del pignoramento che supera i limiti, che peraltro può anche essere osservata d’ufficio. In caso di pignoramento già concluso, invece, è possibile agire direttamente contro l’istituto di credito per ottenere un risarcimento del danno economico patito. Pignoramento del conto corrente: qualche domanda frequente
Come già anticipato, una volta giunto l’ordine dell’ufficiale giudiziario alla banca di competenza, il conto corrente viene bloccato e pignorato secondo le modalità indicate. Ma, in ogni caso, ci sono alcune azioni che è possibile eseguire anche con il conto corrente pignorato e, altre, invece soggette a limitazioni.

Svuotare il conto corrente prima del pignoramento è possibile?
Non vi sono periodi di passaggio o di transizione, dato che la notifica ha effetto immediato. Quindi, lo svuotamento di un conto corrente prima del pignoramento solleva una serie di questioni legali ed etiche, oltre che tempistiche.

Al fine di proteggere i propri fondi da un pignoramento, è possibile richiedere alla banca un assegno circolare. In questo caso, l’assegno non può essere pignorato ma ha comunque una scadenza (in genere, 3 anni) e non può essere, ovviamente, utilizzato o incassato. Discorso simile si può fare per i bonifici, che possono comunque essere revocati, a meno che non siano successivi a una vendita o a un pagamento tracciato. Per quanto riguarda il prelievo di contanti, invece, ci sono dei limiti imposti dalle banche e, comunque, per somme superiori a 10.000 euro avviene una segnalazione per accertamento fiscale.

Sebbene alcuni debitori possano essere tentati dall’intraprendere queste azioni, è importante sottolineare che tali comportamenti potrebbero non essere efficaci nel lungo termine. Difatti, le autorità possono disporre la revoca di tali transazioni e recuperare i fondi trasferiti, a seconda della somma della restituire e della gravità del pignoramento. Inoltre, trasferire o prelevare fondi dal proprio conto bancario prima che arrivi una notifica di pignoramento può essere considerato un comportamento fraudolento e può avere conseguenze legali gravi.

Si può prelevare?
La domanda, quindi, sorge spontanea: se sul mio conto ci sono abbastanza soldi per pagare il debito, e me ne rimangono anche altri, posso prelevarli e utilizzarli come meglio credo? La risposta è sì.

Il pignoramento del conto corrente è una modalità che obbliga il debitore a pagare, ma nel momento in cui vengono bloccati i beni necessari a coprire il debito, non c’è motivo per cui non possa fare uso dei soldi restanti come meglio desidera.

Non solo, nei casi in cui comunque si dovessero pagare dei debiti ma alcuni soldi rimanessero protetti (come per i conti cointestati), si potrà continuare a prelevare come si è sempre fatto. In situazioni del genere, però, la carta non potrà in ogni caso prelevare oltre l’importo che non è stato bloccato.

Aprire un nuovo conto
Esattamente come per i prelievi, anche l’apertura di un altro conto corrente è sempre possibile nel momento in cui il precedente è stato bloccato e pignorato, su cui si avrà la massima operatività. Questo, però, è valido solo nel caso in cui il nuovo conto dovesse ve**re aperto in un nuovo istituto di credito. Inoltre, è bene sottolineare che, nel caso in cui non fosse stato ancora ripagato tutto il debito che si ha nei confronti del proprio creditore (o creditori), anche il nuovo conto corrente aperto in una nuova banca verrebbe molto probabilmente pignorato in tempi brevi, per permettere al creditore di rientrare in possesso di quanto dovuto.

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𝗕𝗼𝗻𝘂𝘀 𝗯𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟰, 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲 𝘀𝗶 𝗲' 𝘁𝗿𝗮 𝗶 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗿𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝗱𝘂𝗿𝗮 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮Per il bonus sociale sul...
23/01/2024

𝗕𝗼𝗻𝘂𝘀 𝗯𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟰, 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲 𝘀𝗶 𝗲' 𝘁𝗿𝗮 𝗶 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗿𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝗱𝘂𝗿𝗮 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮

Per il bonus sociale sulle bollette, garantito alle famiglie in condizioni di difficoltà economica o sanitaria per fronteggiare gli aumenti dei costi di luce, gas e acqua, anche nel 2024 non ci sarà bisogno di fare richiesta. L’Inps applicherà in automatico lo sconto agli aventi diritto, ma rispetto all’anno scorso la platea si è ristretta a causa del ritorno del tetto Isee da 15mila (o 30mila con almeno quattro figli a carico) a 9.350 euro (o 20mila con quattro figli a carico). Per controllare di essere ancora tra coloro che riceveranno l’agevolazione si possono verificare i propri dati sulla propria area personale.
I requisiti
Nel 2023 il bonus sociale era stato “potenziato” estendendo lo sconto nelle bollette di luce e gas un numero maggiore di famiglie con l’innalzamento della soglia dell’Isee a 15mila euro e a 30mila euro per i nuclei familiari con almeno quattro figli (qui avevamo parlato del bonus bollette potenziato).

Le stesse condizioni dello scorso anno per accedere all’agevolazione sono stati mantenuti tramite un contributo straordinario per il primo trimestre del 2024, ma soltanto per quanto riguarda i costi dell’elettricità (qui tutti i bonus del 2024 con Isee basso).
Per le utenze del gas invece i requisiti sono tornati a quelli stabiliti prima dell’allargamento previsto dalla legge di Bilancio 2023:
Nuclei familiari con Isee inferiore a 9.350 euro
Oppure famiglie con almeno quattro figli a carico con Isee non superiore a 20mila euro;
Oppure essere titolari di assegno di inclusione
Oppure nuclei familiari in cui è presente un componente che si trova in condizioni di disagio fisico e necessita di apparecchi elettromedicali per il mantenimento in vita del paziente, come ventilatori polmonari, i sollevatori elettrici a sedile, i materassi antidecubito, le carrozzine elettriche, gli aspiratori e molti altri
Come verificare i dati
Per verificare che i propri dati siano in linea con i requisiti previsti per il bonus sociale, è sufficiente accedere alla propria area privata del sito dell’Inps attraverso il “portale unico Isee” e e inserire le proprie credenziali Spid, Cie (carta d’identità elettronica) e Cns (carta nazionale dei servizi), selezionando l’opzione “accedi come cittadino” .

Dopo aver effettuato l’accesso basterà selezionare la voce “cerca le tue dichiarazioni”, in alto a destra, cliccare sul proprio codice fiscale, poi “cerca” e infine, nella parte destra dello schermo, su “cerca Dsu bonus sociale”.

In questa sezione è presente l’elenco delle Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) tra le quali si possono controllare i dati che sono stati inviati in automatico dall’Inps all’Arera per l’accesso al bonus sociale sulle bollette.
“L’istituto – spiega l’Ente – trasmette periodicamente i dati dei cittadini i cui valori rientrino nelle soglie Isee stabilite per la percezione dei bonus sociali ad Acquirente Unico S.p.A. Quest’ultima è la società che gestisce lo sportello per il consumatore. Tutte le attività conseguenti alla trasmissione dei suddetti dati sono in capo all’Arera e all’Acquirente Unico S.p.A. È Acquirente Unico che inoltra ai distributori di energia elettrica, gas e acqua i nominativi dei cittadini aventi diritto ai bonus sociali”.

Come ricordato da Il Giornale, i cittadini e le famiglie aventi diritto al bonus perché in condizioni di disagio fisico, dovranno invece presentare la domanda presso il Comune di residenza del titolare della fornitura (anche se non corrispondente al malato), presso i Caf o altri enti indicati dal Comune.

Per chi appartiene a questa categoria non è necessario presentare l’Isee e non si può utilizzare certificazione diversa dal certificato rilasciato dall’Asl, che attesti la presenza di una grave condizione di salute e la necessità di impiegare apparecchiature elettromedicali per il mantenimento in vita (specificando il tipo di apparecchiatura in uso), le ore di utilizzo giornaliero e l’indirizzo presso cui l’apparecchiatura è installata, oltre ai documenti d’identità e il codice fiscale sia del richiedente che del malato, in caso si tratti di soggetti differenti. Tra la documentazione dovrà essere anche compilato il modulo B, specifico per questo tipo di richiesta e disponibile sul sito di Arera e indicare il codice alfanumerico Pod e la potenza impegnata, presenti nella bolletta.

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Dichiarazione dei redditi 2️⃣0️⃣2️⃣4️⃣Addio alla scadenza del 30 novembre: termine ultimo 30 settembreDa quest'anno camb...
17/01/2024

Dichiarazione dei redditi 2️⃣0️⃣2️⃣4️⃣

Addio alla scadenza del 30 novembre: termine ultimo 30 settembre
Da quest'anno cambiano i tempi della presentazione della dichiarazione dei redditi. I contribuenti avranno due mesi in meno. Ecco perché
Novità in arrivo per la dichiarazione dei redditi 2024. Dal 1° gennaio di quest’anno i titolari di partita Iva devono effettuare l’invio entro e non oltre il 30 settembre. Importanti novità in vista anche per quanto riguarda il versamento delle imposte, per le quali è stata introdotta un nuova scadenza al 16 dicembre.

Ma vediamo quali sono le novità più importanti che interesseranno un po’ tutti i contribuenti alle prese con la dichiarazione dei redditi nel corso del 2024.
Le novità previste per la dichiarazione dei redditi
Come già succede per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, anche per i contribuenti titolari di partita Iva l’invio del Modello Redditi deve essere effettuato entro e non oltre il 30 settembre. Non vale più, quindi, la scadenza del 30 settembre.

Questa, in estrema sintesi, è una delle novità contenute all’interno del Decreto Legislativa che introduce alcune semplificazioni per quanto riguarda gli adempimenti che devono assolvere i contribuenti. Il provvedimento è stato approvato in via definitiva lo scorso 19 dicembre 2023 ed ha provveduto a modificare su più fronti le regole relative alla trasmissione della dichiarazione dei redditi.
Il legislatore ha provveduto, inoltre, ad introdurre una nuova scadenza relativa al pagamento rateale delle imposte. I contribuenti avranno un mese in più per saldare quanto dovuto: l’ultima rata non dovrà essere versata entro novembre, ma ci sarà tempo fino al 16 dicembre 2024.

I termini di invio
Ma soffermiamoci un attimo sul termine di invio della dichiarazione dei redditi. Sparisce completamente, in altre parole, dal calendario delle scadenze fiscali il termine lungo del 30 novembre, che era stato previsto dall’articolo 2, commi 1 e 2, del DPR n. 322/1998.

Questo significa, in altre parole, che la dichiarazione dei redditi dovrà essere presentata da tutti i contribuenti – quindi anche dai titolari di partita Iva – entro e non oltre il 30 settembre 2024. Discorso diverso, invece, per i soggetti Ires per i quali il termine di invio è stato anticipato dall’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo alla chiusura del periodo d’imposta al nono mese successivo.
Le novità introdotte dal Governo, in estrema sintesi, vanno a ridisegnare completamente il calendario delle scadenze fiscali in vigore dal 1° gennaio 2024. L’Esecutivo ha motivato la propria scelta con la necessità di voler anticipare il controllo delle dichiarazione. Questo permetterà di erogare prima gli eventuali rimborsi che spettano ai contribuenti.

Da quanto si evince dalla relazione illustrativa del Decreto Legislativo, i benefici di questa scelta permettono di anticipare gli eventuali rimborsi. Ma non solo. Danno la possibilità di anticipare i tempi per provvedere alla pre compilazione delle dichiarazioni e per approvare gli ISA.

A cosa devono stare attenti i contribuenti
Se da un lato i contribuenti potranno accedere ai benefici anticipatamente, dall’altro devono prestare la massima attenzione alle nuove scadenze. In particolar modo i titolari di partita Iva devono tenere a mente la nuova scadenza al 30 settembre 2024. L’eliminazione della scadenza del 30 novembre 2024, comunque vada, andrà ad impattare direttamente anche sui pensionati e sui dipendenti che supereranno il termine previsto per il 30 settembre relativo all’invio del Modello 730. In altre parole non sono più previsti i tempi supplementari a cui possono accedere gli eventuali ritardatari.
La nuova scadenza del 1° aprile
Iniziando a dare uno sguardo al futuro, i contribuenti è meglio che inizino a prepararsi alla nuova scadenza del 1° aprile. Dal 2025 il Decreto Legislativo prevede che la dichiarazione dei redditi venga presentata entro e non oltre questa data. Ad ogni modo sarà necessario attendere fino al 30 aprile per potersi appoggiare sulla dichiarazione dei redditi precompilata, che dovrebbe essere resa disponibile anche per i contribuenti titolari di una partita Iva.

Ricordiamo, infatti, che a partire proprio da quest’anno l’Agenzia delle Entrate inizierà a predisporre la dichiarazione dei redditi precompilata anche per quanti siano titolari di redditi diversi da quelli da pensione e da lavoro dipendente. Il documento messo a disposizione a partire dal 2024 è relativo al periodo d’imposta 2023.

Questo significa, in estrema sintesi, che gli imprenditori ed i lavoratori autonomi entreranno in quella platea di contribuenti per i quali l’Agenzia delle Entrate provvederà a precompilare i dati relativi:
ai familiari;
agli oneri detraibili e deducibili;
le certificazioni rilasciate dai sostituti d’imposta.
La nuova scadenza delle imposte
Arrivano, inoltre, alcune novità anche per il versamento del saldo e dell’acconto a rate. Almeno per quelle relative alle somme che sono dovute per il periodo d’imposta 2023. I contribuenti avranno la possibilità di accedere alla rateazione senza la necessità di esercitare la relativa opzione nel momento in cui presentano la dichiarazione periodica.

Per capire quali siano le intenzioni del contribuente. l’Agenzia delle Entrate si appoggerà al cosiddetto comportamento concludente dello stesso. La dilazione dei pagamenti potrà essere estesa ad un’ulteriore rata, la cui scadenza è stata fissata al 16 dicembre 2024.

Il legislatore, inoltre, ha provveduto ad uniformare i termini di versamento per i pensionati, i dipendenti ed i titolari di partita Iva. Per tutti questi soggetti le imposte a rate dovranno essere versate il 16 di ogni mese.
Cosa cambia per i rimborsi Irpef
Alcune novità riguardano anche i rimborsi Irpef per i lavoratori dipendenti. Questi potranno chiedere all’Agenzia delle Entrate di erogare i soldi direttamente a loro senza passare dall’azienda e dalla relativa busta paga. Nel caso in cui dovesse versare un saldo Irpef, il contribuente ha la possibilità di farlo direttamente con un Modello F24 senza che questo sia trattenuto dall’azienda sulla busta paga.

In sintesi
Da quest’anno cambiano le tempistiche per l’invio della dichiarazione dei redditi. I titolari di partita Iva la devono presentare entro e non oltre il 30 settembre. Viene, quindi, completamente cancellata la scadenza del 30 novembre.

Novità in vista anche per il pagamento a rate delle imposte: ci sarà la possibilità di dilazionare i pagamenti un mese in più e finire di pagare il 16 dicembre 2024.

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