04/01/2021
L'ANALISI E' LA MESSA IN CAUSA DEL SOGGETTO
In analisi, come si sa, l'analista opera sotto transfert, vale a dire che solo se l'analizzante può indirizzare al proprio analista, non più una qualsiasi richiesta di aiuto, ma una domanda di riconoscimento di sé come di chi soffre di qualcosa che chiede di essere riferita a qualcuno affinché l'ascolti e possa interpretarla - è esattamente questo il transfert psicoanalitico - allora possiamo dire di trovarci all'interno dell'esperienza di una psicoanalisi vera e propria.
Ora, che in una stanza si ritrovino un paziente e uno psicoanalista non basta a che quello che tra di loro possa avve**re è scontato che sia un'analisi, cioè non basta a che si attivi un transfert.
Affinché un transfert possa impiantarsi, occorre che l'analista lo permetta, ma non attraverso un "fare", o un'operazione di "tecnica" attiva, bensì, piuttosto, al contrario, attraverso la rinuncia a qualsiasi azione che non sia quella di mettersi in posizione di ascolto e lasciare che a dire sia il paziente.
La posizione di ascolto di cui si tratta, però, non ha niente a che vedere con l'ascolto che un soggetto che tace può concedere ad un altro soggetto che parla, ma ha che vedere col fatto che chi ascolta, l'analista, lo fa destituendosi proprio come soggetto.
Cosa significa? Come è possibile ascoltare un proprio simile destituendosi, o addirittura - ancora meglio - annullandosi come soggetto, senza confondere questa posizione con quella dell'indifferenza a ciò che l'altro dice?
E' possibile solo nella misura in cui l'analista non permette a se stesso di essere tirato in causa come soggetto dal discorso che il paziente gli rivolge.
Il discorso dell'analizzante è il discorso che mette in causa un solo soggetto, l'analizzante stesso, pur essendo rivolto ad un Altro, l'analista, che opera però in funzione di destituzione soggettiva, vale a dire, non come interlocutore dialettico di una relazione speculare (l'altro), ma come funzione simbolica, cioè come un "terzo", un Altro, in altri termini come un Significante, un "significante qualunque" dirà Lacan.
L'analista non opera dunque in funzione di soggetto, e men che meno opera in funzione di un Io.
L'analista, in analisi, sotto transfert, opera, come abbiamo visto, in funzione di oggetto, in particolare di un oggetto "scarto", di un oggetto cioè che sa farsi da parte al fine di poter essere piuttosto un "oggetto-causa", causa della soggettivazione del paziente (o del suo desiderio, il che è poi la stessa cosa).
In sintesi, l'analista non si costituisce come soggetto, bensì come ciò che causa un soggetto.
Tant'è che, come Lacan scrupolosamente dimostra nel suo famoso "Intervento sul transfert", fu proprio quando Freud, senza accorgersene, entrò, nella scena dell'analisi con Dora, come soggetto - quando cioè intervenne su Dora a partire dalle proprie convinzioni e dai propri pregiudizi, dunque dal proprio controtransfert, senza invece averlo messo da parte - che Dora interruppe la propria analisi con Freud.
Concludendo, laddove si stabilisce una relazione cosiddetta di "intersoggettività", è allora che non si è in analisi, o non si è ancora in analisi, in quanto il paziente si trova ancora sotto l'effetto della suggestione operata su di lui dalla soggettività dell'analista, in quanto il sol fatto che l'analista sia lì in funzione di soggetto fa sì che quello che si impianta è la "suggestione" e non di transfert.
Diversamente, l'analisi può avviarsi solo quando l'analista è in grado di potersi ecclissare come soggetto per lasciarvi quel "posto vuoto" su cui possa ve**re ad impiantarsi, e insistere, il transfert: quel transfert cui solo la destituzione dell'analista, in quanto soggetto di suggestione, ha potuto cessare di farvi da ostacolo, per per permetterne la sua messa in movimento, e che un'analisi possa dunque accadere.
(di Carlo Giuseppe Diana)
Lo studio del Dott. Errico è specializzato nella valutazione, la diagnosi e il trattamento dei disturbi psichici in genere. Sono a Salerno in Via P.Ta Elina,23