24/01/2025
𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐄 𝐈𝐑𝐏𝐈𝐍𝐄
L' IRPINIA E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO
L’orrore dei campi di sterminio, con l’olocausto per milioni di ebrei, dissidenti politici, testimoni di Geova, rom e omosessuali, travolse anche l’Irpinia. Quando Hi**er promulgò le leggi razziali, il fascismo si adeguò e creò ad hoc campi di internamento per lo scopo.
Gli allora alti dirigenti dello Stato promossero due tipi di internamento, quello libero (che obbligava gli stranieri a risiedere in un determinato comune, ma con libertà di movimento nell’ambito del territorio comunale) e quello coatto, vera e propria prigione.
In Irpinia, i comuni che ospitarono internati liberi furono: Aiello del Sabato, Andretta, Avella, Bagnoli Irpino, Bisaccia, Bonito, Calabritto, Calitri, Castel Baronia, Chiusano San Domenico, Forino, Frigento, Flumeri, Gesualdo, Greci, Grottaminarda, Lacedonia, Lauro, Marzano di Nola, Mercogliano, Mirabella, Montefusco, Montella, Montecalvo, Montemarano, Montemiletto, Nusco, Ospedaletto d’Alpinolo, Paternopoli, Quindici, S. Angelo dei Lombardi, San Martino Valle Caudina, Sirignano, Teora, Torella dei Lombardi.
Il 7 giugno 1940. Quel giorno segnò una tragica pagina di storia non solo a livello locale, ma mondiale: l’apertura di 3 campi di concentramento fascisti di Ar**no Irpino, Monteforte Irpino e Solofra.
AR**NO IRPINO
Il campo di Ar**no Irpino è quello che maggiormente somigliante ai lager tedeschi.
Il 7 giugno 1940 il Ministero dell’Interno inviò al Prefetto di Avellino Nicola Trifuoggi una circolare con cui disponeva di destinare a campo di concentramento “per confinati ed internati” le casette antisismiche di proprietà del Comune di Ar**no Irpino ed il villino della famiglia Mazza ubicati in località Martiri. Le casette erano state costruite dopo il sisma che colpì l’Irpinia il 22 luglio 1930.
Le dieci baracche-dormitorio erano circondante dal filo spinato, il campo ospitava all’incirca 100 persone, in prevalenza provenienti dall’Est. Quelle baracche furono bruciate dai tedeschi in ritirata dopo l’8 settembre e per cui restano poche tracce.
(Nella foto come poteva essere il campo di concentramento di Ar**no Irpino).
MONTEFORTE IRPINO
A Monteforte Irpino venivano ospitati soprattutto oppositori politici. Nell’ex orfanotrofio Loffredo risiedettero per tre anni un centinaio di detenuti considerati “pericolosi”. Alcune lettere in ricordo del loro passaggio su quei monti, dalle quali emerge la durezza della loro vita quotidiana, privati della libertà, sottoposti a censura e costretti a vivere con un sussidio di 6,5 lire al giorno, ovvero l’equivalente ad un pasto alla mensa del campo. Gli internati scrivevano alla questura di Avellino e chiedevano libri in inglese, vestiti e permessi per poter raggiungere le proprie famiglie. Dopo l’arrivo degli alleati il campo si svuotò per lasciare il posto ad altre vittime della guerra: profughi istriani e dalmati, cacciati dalle loro abitazioni dal regime comunista di Tito.
SOLOFRA
Quello di Solofra era stato istituito esclusivamente per prigionieri femminili: nel palazzo signorile di una ricca famiglia di conciatori furono rinchiuse per tre anni 26 donne, in prevalenza francesi e polacche, per lo più giovani. La loro colpa quella di aver sposato degli antifascisti. Furono internate nel fabbricato di via della Misericordia e considerate da tutti pr******te. Quel campo rimase attivo fino all’autunno del 1943 quando lo stabile, prima per il terribile bombardamento di settembre e poi per l’arrivo degli Alleati, fu dismesso.
**noIrpino