09/10/2024
Non siamo i soli a preoccuparci per i sette platani di corso Savona e trova ogni giorno nuovi amici che commentato abbattimento e abbattimenti. Oggi proponiamo l'intervento di Catterina Simonelli, pubblicato un paio di giorni fa su Altritasti, periodico online per un altro mondo possibile. Intervento che merita di essere ripreso, ricordando che Guido Ceronetti, citato nel commento di Catterina, è stato la nostra prima Testa d'aj, nel 2016. Testa fina.
ALBERI SENZA DEI
Vada il vecchio mulino che pure era bello, testimonianza di un'architettura dalle forme ancora gradevoli; era così difficile riadattarlo a centro commerciale? Avremmo avuto un bel recupero di un edificio storico. Andato via con le ruspe, ora tocca ai platani. Io non ho pensieri, né parole degne per la sorte dei sette platani.
Ho trovato alcune riflessioni di Ceronetti, dal suo "Alberi senza Dei" a ricordo delle tante, innumerevoli perdite di vite vegetali, spesso più vitali, intelligenti e necessarie di quelle umane...
Le ho estratte dal testo completo che consiglio di leggere. Aggiungo qualche notizia che chiunque può trovare su internet.
Il Platano veniva considerato un albero sacro nell'Asia minore, nella provincia della Lidia, simbolo di dio e pertanto piantato vicino ai templi e alle fonti; Platano e acqua sono spesso rammentati assieme nei testi storici a sottolinearne la sacralità. A Creta era venerato come appartenente alla grande dea, la Madre terra. In molte culture la foglia del platano viene associata, per la sua forma, alla mano umana.
E ora le parole di Ceronetti che dedico a chi ha nelle mani il destino dei sette platani di corso Savona, anche se nutro seri dubbi che le leggano.
"Un albero senza Dei, senza fate, senza significati trascendenti è già un albero morto. Contro la passione distruttiva dell'uomo dissacrato non ha difesa. L'uomo tolto alle manette del sacro può fare solo quello che sta facendo, non chiedetegli di rispettare quello che non si presenta come una realtà oscura, funesta e imprevedibile. L'opinione di Haudricort e Hedin che tutte le piante attualmente coltivate sono state in origine sacre e solo per questo sono sopravvissute, è da ritenere. Al culmine della secolarizzazione, c'è soltanto la distruzione. E la ragione può così poco, nei fatti umani, che la distruzione procede anche se la ragione, uscita dal suo sonno, si è messa a gridare che bisogna impedirla. Il razionalismo ecologico sostiene che bisogna salvare il verde (che cos'è il verde?) perché altrimenti l'aria diventa irrespirabile, e il suo stupore è grande vedendo che un consiglio per sopravvivere non ha nessun effetto. La sopravvivenza non interessa concretamente l'anima umana; la risposta del cuore è glaciale. Quel che cerchiamo non è la sopravvivenza della specie (che cos'è la specie?) è un senso alla vita. Gli alberi non sono il verde, sono i "nostri grandi fratelli immobili"; una gente pelosa, umida e cornuta la cui unica caratteristica, inconcepibile per l'uomo, è una bontà infinita. Gli è impossibile vivere senza devozione disinteressata, li abbiamo lordati di sufficienza e di terrori. E l'ecologia fallirà, perché il suo orizzonte mentale non è diverso, nel profondo, da quello del distruttore. Una calvizie inesorabile, per la quale non ci saranno parrucche, va denudando dappertutto il cranio del pianeta. La civiltà uccide l'albero col fiato. Sotto il miasma l'uomo (forse perché miasma lui stesso) resiste meglio; vive e delira anche dove la pianta orfana di umidità sacrale, muore. L'uomo può scendere nel sottosuolo, la pianta può solo salire. Nelle campagne meridionali uno dei più orrendi e sfrontati delitti di mafia è la distruzione di uliveti; li segano di notte per rappresaglia per avvertimento. E' un delitto che se si avesse un'idea giusta del rapporto uomo-terra-ulivo-cielo, dovrebbe essere spietatamente punito con la morte. Sappi, uomo vile, che per un ulivo tagliato cadrà la tua testa. Divina legge la legge che parlasse questo linguaggio forte. Nell'Attica l'ulivo era sacro a Atena, era Atena. Niente di più degno, nel momento in cui gli alberi prendono congedo dalla terra, di quel coro dell'Edipo a Colono, congedo del vecchio Sofocle dalla vecchiaia e dall'Attica, dove si canta la vegetazione che fiorisce alle porte di Atene. Custodi dell'ulivo dice Sofocle, sono Zeus e Atena, i cui sguardi mai l'abbandonano. Da molto tempo lo hanno abbandonato. L'ulivo finchè vivrà, nutrirà, ma senza interdetto sacro, senza quegli occhi nascosti, è nelle mani del distruttore".
Aggiungo solo che anche i sette Platani di corso Savona sono nelle mani del distruttore. "Sappi, uomo vile, che per i sette platani non cadrà la tua testa perché l'hai già persa, da un pezzo".