12/12/2024
I PRIMI PASSI DELLE AMARENE FABBRI, HANNO TOCCATO ANCHE ARGENTA
Gennaro Fabbri, chiamato così perché nato in gennaio, il 15 del mese del 1860 ad Alberino (borgata della frazione di Molinella, San Pietro Capofiume), è il capostipite.
La famiglia si trasferì poi ad Argenta dove Gennaro conobbe e sposò Rachele Buriani che era nata a Santa Maria Codifiume il 7 marzo del 1869: lui trentenne, lei ventenne, si sposarono sfidando e sfatando le secolari rivalità (all’epoca molto sentite) tra le due province confinanti separate soltanto da un ponte, quello fra San Pietro Capofiume e Santa Maria Codifiume. Ad Argenta nel 1892 nacque il loro primo figlio, Aldo. Pur mantenendo la residenza ad Argenta, Gennaro trovò lavoro a Bologna dove nacque il secondo figlio, Romeo. Intanto Gennaro Fabbri si guardava attorno per cercare un’attività che fosse più redditizia e nella quale mettere a frutto il suo ingegno ed il suo carattere intraprendente. Dopo aver svolto varie attività marginali, per alcuni anni, con l’aiuto della moglie Rachele, si diede all’apertura di locali commerciali (botteghe, spacci) che poi finiva regolarmente per vendere.
Nel 1905, a Portomaggiore, si presentò un'importante opportunità: una piccola drogheria con annessa tintoria stava per chiudere i battenti. Serviva capitale per rilevare l'attività, e Gennaro Fabbri riuscì a ottenere in prestito la somma di 3000 lire dal fratello Antonio, somma necessaria per avviare l'impresa e trasformare la tintoria in una nuova distilleria. E così, sull’edificio della vecchia tinaia della tintoria di Portomaggiore in via Cavour, affacciato su piazza Umberto I, apparve la scritta a caratteri cubitali “Premiata Distilleria G. Fabbri”.
Nei primi cinque anni di attività, Gennaro Fabbri dimostrò abili qualità di comunicazione se rapportate all’epoca. Tre suoi liquori ebbero successo (oltre alla qualità del prodotto) grazie alle denominazioni inventate per i prodotti e la grafica delle inconfondibili etichette: il liquore cordiale rivolto alla classe operaia, nominato “Pimo Maggio”; “Amaro Carducci“, l’omaggio al poeta dell’Unità d’Italia era più raffinato; e il “Virov” un liquore energetico a base di uova e marsala. Ebbe una causa in tribunale con la ditta produttrice del “Vov”, causa che vinse Gennaro.
Tuttavia il successo dei liquori realizzati a Portomaggiore era ristretto al territorio provinciale così, i due figli di Gennaro, Aldo e Romeo che fin da piccoli avevano acquisito conoscenza lavorando nella ditta del padre, in qualità di rappresentanti commerciali, decisero di uscire dalla provincia per proporre i prodotti tanto amati in loco, a livello regionale. I due fratelli si muovevano su eleganti automobili, un’Isotta Fraschini e un’Itala. Fu un enorme successo: i commercianti non sapevano resistere alla curiosità di fare un giro su quelle vetture e, naturalmente, poi fioccavano le ordinazioni e si firmavano numerosi contratti di fornitura. Del resto, nel primo decennio del Novecento, circolavano pochissime auto e molte persone non ne avevano mai vista una dal vero. Questa prima buttata fu lo strumento per acquisire conoscenze circa il mercato e le opportunità che offriva, a impostare un piano di distribuzione rappresentata dai negozi al dettaglio, dai bar, dai caffè, dalle osterie, dai ristoranti oltre a tante altre piccole strategie per ampliare il proprio campo d’azione.
Questa continua crescita di produzione e di fatturato, spinse Gennaro Fabbri a fare nuovi investimenti e a trasferirsi verso la città di Bologna. E così, nel 1914, mantenendo comunque attiva l’azienda di Portomaggiore, acquistò nel comune di Borgo Panigale una palazzina, primo immobile di una serie che iniziò ad ampliare nel 1920, anno in cui chiuse definitivamente il laboratorio di Portomaggiore per avviare una crescita inarrestabile che ha portato i propri prodotti e il proprio marchio di qualità conosciuto e distribuito in tutto il mondo.
Testi ricavati dalla pubblicazione dei 100 anni della Fabbri, scritto da Marco Poli per Fabbri 1905 S.p.A.