Insieme nella Messa

Insieme nella Messa I testi della Messa giorno per giorno Vengono riportate, inoltre, le intenzioni mensili dell’Apostolato della Preghiera.

INSIEME NELLA MESSA è un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della celebrazione eucaristica. È pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare, desiderano, tuttavia, accostarsi alla parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche. Oltre alle letture, la pubblicazione contiene l’Ordinario d

ella Messa, un'introduzione liturgico-spirituale alle domeniche e alle feste e un sommario delle domeniche, feste e commemorazioni liturgiche del mese corredate da sobrie ed essenziali notazioni agiografiche. Il formato tascabile e maneggevole consente un impiego agile e alla portata. Particolarmente indicato per quelle comunità parrocchiali dov'è attivo il gruppo dei lettori ministeriali, all’interno dei quali può essere utilizzato negli incontri formativi preparatori alle celebrazioni feriali e festive. La veste tipografica con la copertina a colori rende questo sussidio gradevole e moderno.

01/03/2025

domenica 2 marzo
Viii Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Il bene, dal buon tesoro del nostro cuore»

Tutti ricordiamo la favola di Fedro: «Giove caricò ognuno di noi con due bisacce: in quella posta dietro ci stanno i nostri vizi, in quella posta davanti ci stanno quelli degli altri». Per cui è facile essere giudici severi del nostro prossimo e non riuscire invece a valutare chi siamo veramente. Il Vangelo che leggiamo questa domenica, non si ferma qui. «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Non dobbiamo fermarci a giudicare, occorre prima una buona preparazione alla scuola di un buon maestro e allora, «ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro». Chi è il nostro maestro? Non è forse Gesù: Maestro, Via, Verità e Vita, il cui cuore arde d’amore per noi fino a dare la sua stessa vita?
Paolo (seconda lettura) ha imparato da questo Maestro ed esclama: «Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!». Il cuore di Paolo è il cuore di Cristo (san Giovanni Crisostomo) e quanta sovrabbondanza di bene dai loro cuori di Maestro e di discepolo!
E dal buon tesoro del nostro cuore, cosa sovrabbonda? Ecco allora la nostra preghiera: «Signore, dalla tua Parola sgorghi la nostra parola, sempre e con tutti».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

22/02/2025

domenica 23 febbraio
VII Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Siate misericordiosi come il Padre vostro»

Le due collette della Messa odierna ci introducono alle parole di Gesù nel Vangelo. La prima chiede la sintonia piena, anima e corpo, alla volontà del Padre: «Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere». È ciò che ripetiamo nel Padre nostro – forse un po’ distrattamente –: «Sia fatta la tua volontà». La seconda – sulla scorta del Vangelo – ci aiuta a concretizzare il contenuto della “voce dello Spirito”: «Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore». Si superano in questo modo le reazioni primarie, ossia quelle di cui parla Paolo nella seconda lettura: «Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo… Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste». La reazione primaria, terrena, reagisce infatti contraccambiando ciò che si è ricevuto, sia in bene e sia in male. La reazione “divina”, tipica del “secondo uomo”, è di chi, ascoltato lo Spirito che è “amore” del Padre e del Figlio, è diventato fratello universale nella misericordia del Padre.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

15/02/2025

domenica 16 febbraio
VI Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Beati i poveri… vostro è il regno di Dio»

Se anche noi siamo tra la moltitudine di gente che segue Gesù e siamo dei suoi discepoli, ecco le parole solenni che egli ci rivolge, guardandoci negli occhi (Vangelo): «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che avete fame ora, perché sarete saziati. Beati voi che piangete ora, perché riderete». Belle parole, ma che cosa significano? E poi, ce la sentiamo di essere definiti: poveri, affamati, piangenti?
Se riflettiamo sulle parole di Gesù, notiamo che egli contrappone una situazione negativa terrena che però viene subito superata in un orizzonte infinito: la povertà contro il regno di Dio; la fame ora, contro la sazietà; il pianto ora, contro la gioia. Parole che, per chi lo segue, sono fonte fin da ora di beatitudine.
Paolo, nella seconda lettura, insiste sul nostro essere proiettati in questo nuovo contesto che è il regno di Dio e si muove dunque nell’orizzonte infinito della potenza divina: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini».
Gesù non usa il termine: “maledetto” che Geremia adotta nella prima lettura; mostra così il manifestarsi della misericordia divina nel tempo presente attraverso il richiamo: «Ma guai a voi», perché avete la vostra consolazione ora, ma rischiate di privarvi della vera, eterna, beatitudine.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

08/02/2025

domenica 9 febbraio
V Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«D’ora in poi sarai pescatore di uomini»

La nostra missione, che la liturgia di domenica scorsa lasciava intravedere nel segno della luce, si concretizza nell’esperienza di Pietro e dei suoi compagni di lavoro, poveri e non troppo fortunati pescatori come lui (Vangelo). La scelta di Gesù è autonoma e non tiene conto delle scarse capacità del gruppo. D’altronde sono testimoni in vari modi della potenza di chi li sta coinvolgendo: attorno a Gesù la folla fa ressa per ascoltare da lui la parola di Dio; lo stesso Pietro poco prima aveva assistito a come avesse intimato alla febbre perché liberasse sua suocera; ora, questa pesca fuori dal comune! Gesù non è un illusionista provetto, il vero miracolo lo compie trasformando il sacro timore di Pietro in coraggio apostolico: pescatore di uomini. Mantiene la forma, ma muta la sostanza.
Lo stesso processo è avvenuto in Paolo. Egli chiede ai Corinzi di mantenere saldo il contenuto evangelico da lui accolto e da lui trasmesso. Lui non è degno di essere chiamato apostolo, ma il Vangelo da lui predicato è parola che salva. Anche Isaia narra di un’esperienza simile e conclude: «Eccomi, manda me!».
Il segreto sta in quel «d’ora in poi» detto da Gesù che, tradotto letteralmente suona: «Non temere: da ora, sarai uno che prende uomini vivi». Anche per noi c’è un prima e un dopo l’incontro con Gesù, che fa la differenza.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

01/02/2025

domenica 2 febbraio
Presentazione del Signore - Festa (bianco)
«Il tuo popolo giunga alla luce che non ha fine»

La festa della luce che celebriamo quest’oggi mescola antiche usanze religiose e le rinnova attraverso il ricordo della presentazione del figlio primogenito di Maria e di Giuseppe al Tempio, secondo la legge del Signore. Il motivo di questa pratica è riconoscere l’appartenenza a Dio di ciò che viene alla luce. Per noi – a quaranta giorni dalla celebrazione del Natale – è un richiamo a riconoscere il Cristo come l’ha atteso il santo popolo di Dio, rappresentato dai santi Simeone e Anna entrambi guidati dallo Spirito Santo (Vangelo), e accoglierlo nello spezzare il pane.
Il nostro cammino non si ferma qui, perché, alla luce del Cristo e nutriti dal suo corpo e dal suo sangue, possiamo sconfiggere le ombre della morte e del male e giungere alla luce che non conosce tramonto (seconda lettura).
La processione accompagnata dai ceri accesi con cui si apre questa celebrazione eucaristica, ancora una volta ci ricorda il nostro essere pellegrini – pellegrini di speranza – e ci rinnova nell’impegno di portare la luce di Cristo al mondo perché si riconosca in lui proprietà di Dio. Questa missione ci accomuna al “messaggero” evocato dal profeta Malachia (prima lettura), inviato a preparare la via davanti al Signore che viene. Non è un privilegio, è un servizio, come lo è quello delle vergini sagge che attendono lo Sposo.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

25/01/2025

domenica 26 gennaio
III Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Oggi si è compiuta questa Scrittura»

Oggi tutto è “narrazione”, è la diegesi utilizzata dall’evangelista Luca all’inizio del suo Vangelo. Luca, però, parla di racconti trasmessi da testimoni oculari che a loro volta sono diventati “servitori della parola”. Egli stesso si pone in questo flusso di tradizione che giunge fino a noi e ci interpella perché ne diventiamo protagonisti e testimoni nel nostro oggi.
Il contenuto di questa narrazione ci riporta a un tempo preciso, con attori definiti fra i quali emerge Gesù, «con la potenza dello Spirito». La narrazione di Gesù esprime un compimento: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». C’è in lui un uso della parola che rimanda all’azione creatrice del Padre.
In Gesù si rafforza il “flusso di tradizione”, di questa trasmissione, ce lo ricorda Paolo nella seconda lettura: «Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» infatti «noi tutti siamo battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito».
Anche per noi c’è dunque un “oggi”: prima da vivere e poi da narrare, anche a noi è stato aperto il libro della vita, non solo per ascoltare ed emozionarci: «Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge» (prima lettura): la nostra “narrazione” è impastata del fuoco dello Spirito.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

18/01/2025

domenica 19 gennaio
II Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela»

È noto che le parole pronunciate da Gesù durante le nozze di Cana (Vangelo) non siano da interpretare solo come le si leggono nelle traduzioni correnti. Per esempio, quando Maria dice a Gesù: «Non hanno vino», la risposta del Figlio dovrebbe tendere ad assecondare l’intervento materno e difatti sia da intendere: «Donna, cosa mi chiedi? Non credi che sia giunta la mia ora?». Ed è per questo che Maria può continuare il suo intervento rivolgendosi ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Il risultato non è dunque una sorta di distanza, ma piuttosto l’accoglienza della sollecitazione della Madre da parte di Gesù. Coerentemente, l’evangelista può affermare: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù, egli manifestò la sua gloria». Così testimoniano illustri esegeti antichi e moderni. Quando Gesù sarà sulla croce – e starà versando il suo sangue-vino buono che salva – chiederà alla Madre, la donna-sposa-madre per eccellenza, di ricambiare il favore: «Donna, ecco tuo figlio».
Chiaro è il richiamo “sponsale” della prima lettura; più raffinata e sottile la riflessione che deriva a noi dalla seconda lettura: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune», e dall’impegno espresso nel salmo: «Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

11/01/2025

domenica 12 gennaio
Battesimo del Signore - C - Festa (bianco)
«Dio ci ha salvati con un’acqua che rigenera nello Spirito»

Il battesimo di Gesù (Vangelo) è introdotto dalle parole del Battista e accompagnato dalla manifestazione trinitaria: è una vera teofania. Lo Spirito – che solitamente non appare – si manifesta in forma corporea come una colomba, mentre il Padre, notoriamente conosciuto come voce creatrice, si fa presente con una affermazione fatta di potenza e di amore: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». La preghiera di Gesù apre il cielo e ci mette in diretto contatto con l’amore trinitario.
L’apostolo Paolo, scrivendo a Tito (seconda lettura), sottolinea gli effetti di questo evento a nostro favore, e li mette in relazione con quel battesimo che Gesù sapeva di dover ricevere, la sua morte di croce per noi: «Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone».
Nel nostro battesimo scopriamo che tutto questo ci investe e ci fa protagonisti della teofania iniziale, ci rende testimoni della gratuità della misericordia divina: «Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo». Si compie per noi la profezia di Isaia ascoltata nella prima lettura.
A noi, eredi della vita eterna il Natale offre un cammino di speranza.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

05/01/2025

lunedì 6 gennaio
EPIFANIA DEL SIGNORE (bianco)
In Cristo Gesù condividiamo la stessa eredità

Quante volte, di fronte agli eventi difficili che stiamo vivendo, si paventa addirittura la fine del mondo. Anche ai tempi di Isaia (prima lettura) lo si faceva: «La tenebra ricopre la terra, nebbia f***a avvolge i popoli», ma con motivazioni completamente diverse dalle nostre e sottolineando pure l’esistenza di una presenza positiva e di contrasto: «Ma su di te risplende il Signore». Già in precedenza Isaia aveva affermato: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1). È la profezia del ritorno degli esuli, ma il luogo ormai non si identifica più con la capitale terrena.
Con la nascita di Gesù, annunciata dalla profezia di Michea (5,1), l’attenzione si sposta su un paesino quasi sconosciuto, Betlemme, e in modo particolare sul “Re dei Giudei”, sul “pastore del popolo di Israele” (Vangelo). È lui che cercano i Magi guidati dalla stella, è a lui che essi offrono i loro simbolici doni: regalità, sacerdozio, umanità. Si manifesta in loro il compimento di ciò di cui parla Paolo nella seconda lettura: «Fratelli, mi è stato fatto conoscere il mistero rivelato per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo». È l’inizio di un modo di vita nuovo.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

04/01/2025

domenica 5 gennaio
II Domenica dopo Natale (bianco)
«Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale»

L’incarnazione del Figlio di Dio segna un nuovo inizio nella storia dell’umanità. Nello stesso tempo, però, «rivela al mondo la gloria del Padre» e ci dà la certezza di essere predestinati ad essere per lui figli adottivi prima della creazione del mondo (seconda lettura). Si spalanca per noi l’accesso al mistero di grazia, al disegno d’amore del Padre che precede il tempo e che ora ha un punto di riferimento in Cristo Gesù.
Possono sembrare sublimi parole, ma che poco hanno a che fare con la nostra quotidianità impegnata in occupazioni molto più pratiche e spesso di volgare sopravvivenza. Non ci stupisce allora che la liturgia ci faccia pregare dicendo: «Illumina gli occhi del nostro cuore perché, credendo nel tuo Figlio unigenito, gustiamo la gioia di essere tuoi figli». È una invocazione alla Sapienza, allo Spirito di Dio, perché illumini la nostra “vista del cuore” e perché ci faccia capaci di renderci conto di quanto sia motivo di gioia vera lo scoprirci figli nel Figlio.
A questo punto siamo più preparati – spiritualmente – per accogliere l’annuncio dell’evangelista Giovanni: l’evento che per compiersi ha coinvolto la nostra umanità attraverso Giovanni Battista e attraverso Maria, colei che col suo “sì” ha reso possibile al Verbo di farsi carne e di farci conoscere il Padre.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

31/12/2024

mercoledì 1 gennaio
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - Solennità (bianco)
La Madre della divina Speranza non ci ha delusi

Papa Francesco nella Bolla giubilare Spes non confundit (La speranza non delude) ha indicato che oggi, 1° gennaio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore (n. 6), e poi, nel n. 24, ci ha ricordato che «la speranza trova nella Madre di Dio la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita». Infatti, mentre «tutti si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Vangelo). Maria è la “porta aperta” nei confronti della Parola che salva (Gesù) in lei fatta carne, e lo è a nostro favore nei confronti di Dio.
Tutto ciò non solo è motivo di grande speranza; ma si è fatto certezza come ci evangelizza l’apostolo Paolo nella seconda lettura: «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio». Queste parole sono per noi una vera benedizione divina: «Il Signore ha fatto risplendere su di noi il suo volto e ci ha concesso la pace».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

28/12/2024

domenica 29 dicembre
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - C
Festa (bianco)
«Il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme…»

Quando il fanciullo Gesù risponde ai suoi genitori che sono venuti a cercarlo (Vangelo), sembra conoscere bene il suo destino: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Così Gesù collega al volere del Padre la sua fermata nel tempio di Gerusalemme. L’evangelista Luca sottolinea più volte l’importanza della città santa per Gesù: città che dopo averlo accolto lo condannerà.
In questo modo anche la famiglia terrena di Gesù si collega a quella celeste, esplicitando il principio alla base di ogni famiglia umana che è profeticamente espresso nella prima lettura per bocca di Anna, madre di Samuele: «ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». In base alla vera etimologia del nome Samuele (“il suo nome è El”, cioè Dio), tutti i figli sono chiesti a Dio e recano su di sé il nome divino. Ce lo insegna l’apostolo Giovanni (seconda lettura): siamo realmente figli di Dio, crediamo dunque in Gesù Cristo figlio del Padre e ci amiamo gli uni gli altri mediante lo Spirito ricevuto in dono.
Tutti i genitori, prima di diventarlo, sono figli. Anche Maria e Giuseppe lo sperimentano e con Gesù formano e vivono come vera famiglia in Dio.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

24/12/2024

mercoledì 25 dicembre
Natale del Signore - messa della notte (bianco)
Festeggiamo il Salvatore, cioè Gesù, nostra pace

Il popolo eletto, leggendo le profezie messianiche, le interpretava spesso in modo molto letterale e, trovandosi di fronte frasi come quella che leggiamo nella prima lettura: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Dio potente, Principe della pace…», si aspettava un nuovo Davide, un re potente capace di eliminare il dominio romano e portare una pace duratura. Ma questo non ha niente a che fare con la “novità” cantata nel Salmo 95, che affida una speciale missione al popolo eletto: «Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie». Non si tratta dunque di concentrarsi sul proprio benessere, ma di essere trasmettitori al mondo della “salvezza” (che in ebraico suona “Gesù”).
Operando così, anche noi “cristiani” – cioè persone “messianiche” – seguiamo l’agire della Trinità, che nell’incarnazione del Figlio si è aperta al mondo annunciando in Gesù «la grazia di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini» (seconda lettura).
Con un po’ di creatività, perché non immaginare che l’annuncio angelico, rivolto ai pastori, non intenda recuperare quella pace iniziale interrotta da Caino, uccisore di Abele, il pastore? «Gloria a Dio… e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

21/12/2024

domenica 22 dicembre
IV Domenica di Avvento - C (viola)
«Beata colei che ha creduto…»

Il Natale è ormai alle porte. La liturgia ci introduce alla gioia che Maria si porta nel cuore. È una gioia talmente grande che sente la necessità di aprirsi e confidarla senza indugio all’unica persona che è in grado di condividerla pienamente: Elisabetta. Anche lei è stata visitata dal Signore, come l’angelo Gabriele aveva anticipato alla Vergine: «ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Esse rappresentano l’abbraccio festoso tra l’antico e il nuovo patto, tra l’antico e il nuovo Israele.
Per entrambe, la profezia del profeta Michea che leggiamo come prima lettura è diventata realtà: la Pace si è fatta carne in Gesù, nostra salvezza. Anche le parole del Salmo trovano pieno compimento: «Tu, pastore d’Israele, risveglia la tua potenza e vieni a salvarci…». Entrambe sono testimoni della potenza dell’Altissimo – anche «Elisabetta fu colmata di Spirito Santo» – e ne riconoscono l’azione. Dopo di loro l’azione dello Spirito si diffonde su di noi in Cristo Gesù. È il tema della seconda lettura.
Ora sta a noi collaborare, e credere nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto, e diffonderlo con la nostra testimonianza per essere a nostra volta “beati” come la Vergine Maria.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

14/12/2024

domenica 15 dicembre
III domenica di Avvento - C (viola o rosaceo)
«Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»

Degna continuazione della solennità dell’Immacolata concezione di Maria, la III domenica di Avvento trasferisce a noi la gioia per quell’evento che ha cambiato la storia. Il colore viola si attenua in rosaceo, sottolineando la gioia che è descritta nella prima lettura: «Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!», e poi nella seconda: «Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti».
Non si tratta di una gioia fasulla, ma di quella pace che deriva dall’essere in pieno accordo con la volontà di Dio. Nel Vangelo, infatti, essa nasce da una domanda sincera che le f***e rivolgono a colui che ha aperto la strada alla venuta di Gesù nel mondo: «Che cosa dobbiamo fare?».
Certo, Maria non si limita a porre la stessa domanda, lei offre a Dio la sua totale disponibilità: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Per noi, «battezzati in Spirito Santo e fuoco», secondo le parole del Battista, la disponibilità dovrebbe essere la stessa.
Nessuna angustia, dunque, e in ogni circostanza adottare un dialogo fiducioso con Dio, con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Conclude l’apostolo Paolo: «E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

07/12/2024

domenica 8 dicembre
Immacolata concezione della Beata Vergine Maria
Solennità (bianco)
«Sono n**o e mi sono nascosto…»

La prima scoperta dell’uomo, dopo aver trasgredito (prima lettura), è di sentirsi n**o e provare il bisogno di nascondersi. E se ci domandiamo: “nascondersi da chi?”, la Genesi ci risponde immediatamente: “da Dio”. Il peccato è in grado di far saltare in aria ogni nostra relazione; perché se c’è uno di fronte al quale la nostra umana nudità non fa problema, quello è proprio Dio, l’unico che ci conosce fin nel profondo della nostra persona e che – soprattutto – ci ama divinamente.
La prova provata ci viene dalla solennità che celebriamo quest’oggi e dal Vangelo che la liturgia ci offre. Maria passa gradualmente da un turbamento dovuto alla sorpresa, a una domanda molto circostanziata: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Infatti non ha ancora concluso la trafila matrimoniale che la condurrà alla coabitazione con il suo sposo.
È a questo punto che la “nudità” – che rappresenta ogni limite umano – viene annichilita, cancellata dalla infinita tenerezza divina: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà santo sarà chiamato Figlio di Dio».
In Maria assistiamo alla ricapitolazione della storia della salvezza, alla ricostituzione della perfetta relazione tra Dio e l’umanità in Gesù, che Paolo descrive nella seconda lettura: «Predestinati ad essere lode della sua gloria».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

30/11/2024

domenica 1 dicembre
I Domenica di Avvento - C (viola)
«Vegliate in ogni momento pregando»

L’anno liturgico si apre con il tempo di Avvento (anno C). E la prima parte dell’Avvento ha sempre l’occhio rivolto agli ultimi tempi. La nascita di Gesù segna la fine di un tempo della storia dell’umanità, ma nel contempo ne apre uno nuovo che riorienta la storia verso la fine, indicando la seconda e ultima venuta. «Allora vedranno il Figlio dell’uomo ve**re su una nube con grande potenza e gloria», ci dice Gesù stesso nel Vangelo e ci ammonisce: «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Ecco delimitati i tempi nei quali anche noi, ognuno di noi, ha la sua collocazione nella storia. Essi rispondono alla domanda che il salmista si pone nella prima strofa del Salmo responsoriale: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza». Non dobbiamo lasciare «che i nostri cuori si appesantiscano in dissipazioni e affanni della vita», ma chiedere al Signore che ci faccia crescere nell’amore fra noi e verso tutti. «Tutti i sentieri del Signore – infatti – sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

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