Insieme nella Messa

Insieme nella Messa I testi della Messa giorno per giorno Vengono riportate, inoltre, le intenzioni mensili dell’Apostolato della Preghiera.

INSIEME NELLA MESSA è un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della celebrazione eucaristica. È pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare, desiderano, tuttavia, accostarsi alla parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche. Oltre alle letture, la pubblicazione contiene l’Ordinario d

ella Messa, un'introduzione liturgico-spirituale alle domeniche e alle feste e un sommario delle domeniche, feste e commemorazioni liturgiche del mese corredate da sobrie ed essenziali notazioni agiografiche. Il formato tascabile e maneggevole consente un impiego agile e alla portata. Particolarmente indicato per quelle comunità parrocchiali dov'è attivo il gruppo dei lettori ministeriali, all’interno dei quali può essere utilizzato negli incontri formativi preparatori alle celebrazioni feriali e festive. La veste tipografica con la copertina a colori rende questo sussidio gradevole e moderno.

19/04/2025

domenica 20 aprile
Pasqua di risurrezione – Messa del giorno (bianco)
«Gesù ci apre il passaggio alla vita eterna»

Come ci fa pregare l’orazione colletta odierna: «O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore, di rinascere nella luce della vita, rinnovati dal tuo Spirito», così ci rivolgiamo con gratitudine alla Trinità perché anche noi abbiamo ricevuto la testimonianza degli Apostoli (prima lettura). Rincuorati e sollecitati dalla parola di san Paolo (seconda lettura) ci impegniamo a cercare costantemente le «cose di lassù», lasciandoci alle spalle le cose della terra.
È una donna – la beata Vergine Maria – a inaugurare l’era nuova, ed è ancora una donna, Maria di Magdala, ad annunciare alla Chiesa nascente la fine della morte e l’inizio della vita nuova in Cristo risorto. È fondamentale per noi, come lo è stato per l’apostolo Giovanni, imparare a contemplare il mistero e a credere al di là di ciò che gli occhi sono capaci di vedere.
Il Vangelo della Messa vespertina odierna, attraverso l’esperienza dei discepoli di Emmaus, ci ricorda che in ogni celebrazione eucaristica si ripete per noi la memoria del mistero pasquale e che, dopo averla vissuta, anche a ognuno di noi è affidato l’impegno della testimonianza verso la comunità nella quale viviamo: testimoni del Risorto!
don Carlo Cibien Ferraris, ssp

12/04/2025

domenica 13 aprile
Domenica delle palme:
Passione del Signore - c (rosso)
«Chi tra voi governa, diventi come colui che serve»

Entriamo nella Settimana Santa, entriamo nel mistero pasquale, nel cuore della nostra salvezza. Evento che ricordiamo in ogni nostra celebrazione eucaristica e che oggi il sacerdote richiama nella sua monizione iniziale: «Seguiamo il Signore, facendo memoria del suo ingresso salvifico con fede e devozione, affinché, resi partecipi per grazia del mistero della croce, possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna»; perché – ce lo aveva ricordato san Paolo nella II domenica di Quaresima (16 marzo scorso) – «La nostra cittadinanza è nei cieli», con Cristo.
Gli apostoli non lo hanno capito subito. Attorno al tavolo della cena pasquale nasce infatti tra loro una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Non hanno capito che il loro Maestro li ama totalmente ed è disposto a dare tutto se stesso per loro e per l’intera umanità. Il primo a sperimentarlo è il compagno di condanna, il “buon ladrone” che ne riceva la conferma: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
San Paolo (seconda lettura) ne è folgorato: «Cristo Gesù non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo… facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce». E conclude esclamando con ognuno di noi: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre!

don Carlo Cibien Ferraris, s.s.p.

05/04/2025

domenica 6 aprile
V Domenica di Quaresima - C (viola)
«Va’ e d’ora in poi non peccare più»

Anche noi, come il primogenito incontrato nel Vangelo domenica scorsa e come gli scribi e i farisei che quest’oggi incontrano Gesù (Vangelo) siamo facili alla condanna… secondo la legge, naturalmente: «Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Il comportamento di Gesù che invita i giudici a riflettere: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei»; e soprattutto il perdono finale: «“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno”», hanno fatto sì che questo brano evangelico fosse trascurato e in qualche modo censurato: non si può perdonare un’adultera!
Eppure nella Bibbia leggiamo che «il Signore non vuole la morte del malvagio, ma che si converta e viva» (Ez 18,23; 33,11; cf. Lc 15,7.10). E Gesù è fedele alla parola del Padre. Egli riscrive sulla terra e nei nostri cuori la novità misericordiosa di Dio (prima lettura). Ecco perché Paolo ritiene che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della cono­scenza di Cristo Gesù, suo Signore; e ha scelto come criterio di giustizia non quello derivante dalla Legge, ma quello che vie­ne dalla fede in Cristo nella speranza (seconda lettura).
Sì, il Signore fa grandi cose per noi, essere con lui e come sognare! (Salmo responsoriale).

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

29/03/2025

domenica 30 marzo
IV Domenica di Quaresima - C (viola o rosaceo)
«In nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio»

La parabola del Padre misericordioso (Vangelo) è letta solitamente per alimentare la riflessione delle celebrazioni penitenziali, ed è giusto che sia così. Nell’economia del Vangelo di Luca essa è posta al centro è ci permette di capire la misericordia infinita di Dio nostro Padre, attento anche a un piccolo cenno di resipiscenza da parte nostra, ma nello stesso tempo ci introduce nel grandioso piano di salvezza divino aperto a tutti: farisei e scribi, pubblicani e peccatori di ogni tempo. I “primogeniti” devono rendersi conto che l’amore di Dio non segue le nostre regole, utili forse ma anguste, ma il suo “amore divino”, non umano. Non dimentichiamo mai la risposta del Padre al primogenito: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita…».
L’apostolo Paolo ci ricorda che tutto ciò non è solo di Dio. Se infatti: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo», egli poi «ha affidato a noi il ministero della riconciliazione». Qui nasce la preghiera accorata dell’Apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». La parabola ci insegna che la misericordia è sempre circolare, inclusiva liberante ed è la terra nuova di Dio tra di noi (prima lettura).

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

22/03/2025

domenica 23 marzo
III Domenica di Quaresima - C (viola)
«Se non vi convertite, perirete tutti»

Lo splendore della trasfigurazione di Gesù sembra offuscarsi alle sue dure parole che leggiamo nel Vangelo odierno: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Forse è perché noi mettiamo l’accento sul “perirete tutti” e trascuriamo un po’ troppo il “se non vi convertite”. Non si entra nel regno dei cieli in massa, alla rinfusa. E difatti Gesù aggiunge a queste parole una parabola che ha per protagonista un albero di fichi che per tre anni non porta frutti e lo si vorrebbe dunque tagliare. Ebbene, la misericordia divina gli concede ancora un anno: «Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai».
Le disgrazie occasionali non ci devono terrorizzare, ci aiutano a riflettere sulla nostra opzione fondamentale per Dio e per i fratelli, e a mantenere costantemente viva la nostra conversione. L’apostolo Paolo (seconda lettura) è molto esplicito, riferendosi ai “nostri padri”, e richiamando i Corinzi: «Tutte queste cose accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere».
Il “roveto” (prima lettura) è sempre acceso e manifesta la misericordia di Dio Padre per noi.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

15/03/2025

domenica 16 marzo
II Domenica di Quaresima - C (viola)
«La nostra cittadinanza è nei cieli»

Dopo la vittoria sul male, il percorso quaresimale ci offre l’esperienza della trasfigurazione di Gesù (Vangelo). Per i tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo si tratta di poter vedere chi è veramente Gesù. L’evento si compie in un contesto di preghiera, ossia di intenso contatto di Gesù con il Padre nello Spirito: «Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste diven­ne candida e sfolgorante».
Ai discepoli si spalanca per un momento la porta celeste e si manifesta il mistero della salvezza: «Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme». Ben diversa è la rappresentazione della passione e dell’ascensione, rispetto alla prospettiva maligna di domenica scorsa.
È normale che una teofania ci faccia entrare nel panico, è avvenuto ad Abramo (prima lettura) e i discepoli non sono da meno; ma anche per loro si manifesta, incoraggiante, la gloria divina: «E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”».
Non dimentichiamo che il cielo è spalancato anche per noi perché: «La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso».

don Carlo Cibirn Ferraris, ssp

08/03/2025

domenica 9 marzo
I Domenica di Quaresima - C (viola)
La tentazione parte sempre da un “se”

Siamo entrati nel tempo quaresimale e nell’orazione colletta chiederemo dunque la nostra conversione che essenzialmente significa crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e testimoniarlo con una degna condotta di vita. Inoltre in questo tempo, nutriti con il pane della parola e fortificati dallo Spirito siamo nelle condizioni migliori per vincere le seduzioni del Maligno.
È il percorso seguito dallo stesso Gesù che, dopo il battesimo è guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. E dopo un così lungo digiuno ha fame. E qui si presenta il tentatore per mettere in difficoltà il Figlio di Dio con tre “se”. «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane…»; «Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me…» e ancora: «Se tu sei Figlio di Dio…». È paradossale che il Maligno ricorra alla parola di Dio per tentare Gesù; ma con la Parola non si scherza e viene regolarmente rintuzzato per essere rimandato all’ultimo appuntamento: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al mo­mento fissato», la passione.
La Parola ascoltata, non ci permette solo di vincere le tentazioni, ci fa testimoni di salvezza (seconda lettura): «Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

01/03/2025

domenica 2 marzo
Viii Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Il bene, dal buon tesoro del nostro cuore»

Tutti ricordiamo la favola di Fedro: «Giove caricò ognuno di noi con due bisacce: in quella posta dietro ci stanno i nostri vizi, in quella posta davanti ci stanno quelli degli altri». Per cui è facile essere giudici severi del nostro prossimo e non riuscire invece a valutare chi siamo veramente. Il Vangelo che leggiamo questa domenica, non si ferma qui. «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Non dobbiamo fermarci a giudicare, occorre prima una buona preparazione alla scuola di un buon maestro e allora, «ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro». Chi è il nostro maestro? Non è forse Gesù: Maestro, Via, Verità e Vita, il cui cuore arde d’amore per noi fino a dare la sua stessa vita?
Paolo (seconda lettura) ha imparato da questo Maestro ed esclama: «Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!». Il cuore di Paolo è il cuore di Cristo (san Giovanni Crisostomo) e quanta sovrabbondanza di bene dai loro cuori di Maestro e di discepolo!
E dal buon tesoro del nostro cuore, cosa sovrabbonda? Ecco allora la nostra preghiera: «Signore, dalla tua Parola sgorghi la nostra parola, sempre e con tutti».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

22/02/2025

domenica 23 febbraio
VII Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Siate misericordiosi come il Padre vostro»

Le due collette della Messa odierna ci introducono alle parole di Gesù nel Vangelo. La prima chiede la sintonia piena, anima e corpo, alla volontà del Padre: «Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere». È ciò che ripetiamo nel Padre nostro – forse un po’ distrattamente –: «Sia fatta la tua volontà». La seconda – sulla scorta del Vangelo – ci aiuta a concretizzare il contenuto della “voce dello Spirito”: «Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore». Si superano in questo modo le reazioni primarie, ossia quelle di cui parla Paolo nella seconda lettura: «Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo… Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste». La reazione primaria, terrena, reagisce infatti contraccambiando ciò che si è ricevuto, sia in bene e sia in male. La reazione “divina”, tipica del “secondo uomo”, è di chi, ascoltato lo Spirito che è “amore” del Padre e del Figlio, è diventato fratello universale nella misericordia del Padre.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

15/02/2025

domenica 16 febbraio
VI Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Beati i poveri… vostro è il regno di Dio»

Se anche noi siamo tra la moltitudine di gente che segue Gesù e siamo dei suoi discepoli, ecco le parole solenni che egli ci rivolge, guardandoci negli occhi (Vangelo): «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che avete fame ora, perché sarete saziati. Beati voi che piangete ora, perché riderete». Belle parole, ma che cosa significano? E poi, ce la sentiamo di essere definiti: poveri, affamati, piangenti?
Se riflettiamo sulle parole di Gesù, notiamo che egli contrappone una situazione negativa terrena che però viene subito superata in un orizzonte infinito: la povertà contro il regno di Dio; la fame ora, contro la sazietà; il pianto ora, contro la gioia. Parole che, per chi lo segue, sono fonte fin da ora di beatitudine.
Paolo, nella seconda lettura, insiste sul nostro essere proiettati in questo nuovo contesto che è il regno di Dio e si muove dunque nell’orizzonte infinito della potenza divina: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini».
Gesù non usa il termine: “maledetto” che Geremia adotta nella prima lettura; mostra così il manifestarsi della misericordia divina nel tempo presente attraverso il richiamo: «Ma guai a voi», perché avete la vostra consolazione ora, ma rischiate di privarvi della vera, eterna, beatitudine.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

08/02/2025

domenica 9 febbraio
V Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«D’ora in poi sarai pescatore di uomini»

La nostra missione, che la liturgia di domenica scorsa lasciava intravedere nel segno della luce, si concretizza nell’esperienza di Pietro e dei suoi compagni di lavoro, poveri e non troppo fortunati pescatori come lui (Vangelo). La scelta di Gesù è autonoma e non tiene conto delle scarse capacità del gruppo. D’altronde sono testimoni in vari modi della potenza di chi li sta coinvolgendo: attorno a Gesù la folla fa ressa per ascoltare da lui la parola di Dio; lo stesso Pietro poco prima aveva assistito a come avesse intimato alla febbre perché liberasse sua suocera; ora, questa pesca fuori dal comune! Gesù non è un illusionista provetto, il vero miracolo lo compie trasformando il sacro timore di Pietro in coraggio apostolico: pescatore di uomini. Mantiene la forma, ma muta la sostanza.
Lo stesso processo è avvenuto in Paolo. Egli chiede ai Corinzi di mantenere saldo il contenuto evangelico da lui accolto e da lui trasmesso. Lui non è degno di essere chiamato apostolo, ma il Vangelo da lui predicato è parola che salva. Anche Isaia narra di un’esperienza simile e conclude: «Eccomi, manda me!».
Il segreto sta in quel «d’ora in poi» detto da Gesù che, tradotto letteralmente suona: «Non temere: da ora, sarai uno che prende uomini vivi». Anche per noi c’è un prima e un dopo l’incontro con Gesù, che fa la differenza.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

01/02/2025

domenica 2 febbraio
Presentazione del Signore - Festa (bianco)
«Il tuo popolo giunga alla luce che non ha fine»

La festa della luce che celebriamo quest’oggi mescola antiche usanze religiose e le rinnova attraverso il ricordo della presentazione del figlio primogenito di Maria e di Giuseppe al Tempio, secondo la legge del Signore. Il motivo di questa pratica è riconoscere l’appartenenza a Dio di ciò che viene alla luce. Per noi – a quaranta giorni dalla celebrazione del Natale – è un richiamo a riconoscere il Cristo come l’ha atteso il santo popolo di Dio, rappresentato dai santi Simeone e Anna entrambi guidati dallo Spirito Santo (Vangelo), e accoglierlo nello spezzare il pane.
Il nostro cammino non si ferma qui, perché, alla luce del Cristo e nutriti dal suo corpo e dal suo sangue, possiamo sconfiggere le ombre della morte e del male e giungere alla luce che non conosce tramonto (seconda lettura).
La processione accompagnata dai ceri accesi con cui si apre questa celebrazione eucaristica, ancora una volta ci ricorda il nostro essere pellegrini – pellegrini di speranza – e ci rinnova nell’impegno di portare la luce di Cristo al mondo perché si riconosca in lui proprietà di Dio. Questa missione ci accomuna al “messaggero” evocato dal profeta Malachia (prima lettura), inviato a preparare la via davanti al Signore che viene. Non è un privilegio, è un servizio, come lo è quello delle vergini sagge che attendono lo Sposo.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

25/01/2025

domenica 26 gennaio
III Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Oggi si è compiuta questa Scrittura»

Oggi tutto è “narrazione”, è la diegesi utilizzata dall’evangelista Luca all’inizio del suo Vangelo. Luca, però, parla di racconti trasmessi da testimoni oculari che a loro volta sono diventati “servitori della parola”. Egli stesso si pone in questo flusso di tradizione che giunge fino a noi e ci interpella perché ne diventiamo protagonisti e testimoni nel nostro oggi.
Il contenuto di questa narrazione ci riporta a un tempo preciso, con attori definiti fra i quali emerge Gesù, «con la potenza dello Spirito». La narrazione di Gesù esprime un compimento: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». C’è in lui un uso della parola che rimanda all’azione creatrice del Padre.
In Gesù si rafforza il “flusso di tradizione”, di questa trasmissione, ce lo ricorda Paolo nella seconda lettura: «Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» infatti «noi tutti siamo battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito».
Anche per noi c’è dunque un “oggi”: prima da vivere e poi da narrare, anche a noi è stato aperto il libro della vita, non solo per ascoltare ed emozionarci: «Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge» (prima lettura): la nostra “narrazione” è impastata del fuoco dello Spirito.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

18/01/2025

domenica 19 gennaio
II Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela»

È noto che le parole pronunciate da Gesù durante le nozze di Cana (Vangelo) non siano da interpretare solo come le si leggono nelle traduzioni correnti. Per esempio, quando Maria dice a Gesù: «Non hanno vino», la risposta del Figlio dovrebbe tendere ad assecondare l’intervento materno e difatti sia da intendere: «Donna, cosa mi chiedi? Non credi che sia giunta la mia ora?». Ed è per questo che Maria può continuare il suo intervento rivolgendosi ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Il risultato non è dunque una sorta di distanza, ma piuttosto l’accoglienza della sollecitazione della Madre da parte di Gesù. Coerentemente, l’evangelista può affermare: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù, egli manifestò la sua gloria». Così testimoniano illustri esegeti antichi e moderni. Quando Gesù sarà sulla croce – e starà versando il suo sangue-vino buono che salva – chiederà alla Madre, la donna-sposa-madre per eccellenza, di ricambiare il favore: «Donna, ecco tuo figlio».
Chiaro è il richiamo “sponsale” della prima lettura; più raffinata e sottile la riflessione che deriva a noi dalla seconda lettura: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune», e dall’impegno espresso nel salmo: «Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

11/01/2025

domenica 12 gennaio
Battesimo del Signore - C - Festa (bianco)
«Dio ci ha salvati con un’acqua che rigenera nello Spirito»

Il battesimo di Gesù (Vangelo) è introdotto dalle parole del Battista e accompagnato dalla manifestazione trinitaria: è una vera teofania. Lo Spirito – che solitamente non appare – si manifesta in forma corporea come una colomba, mentre il Padre, notoriamente conosciuto come voce creatrice, si fa presente con una affermazione fatta di potenza e di amore: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». La preghiera di Gesù apre il cielo e ci mette in diretto contatto con l’amore trinitario.
L’apostolo Paolo, scrivendo a Tito (seconda lettura), sottolinea gli effetti di questo evento a nostro favore, e li mette in relazione con quel battesimo che Gesù sapeva di dover ricevere, la sua morte di croce per noi: «Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone».
Nel nostro battesimo scopriamo che tutto questo ci investe e ci fa protagonisti della teofania iniziale, ci rende testimoni della gratuità della misericordia divina: «Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo». Si compie per noi la profezia di Isaia ascoltata nella prima lettura.
A noi, eredi della vita eterna il Natale offre un cammino di speranza.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

05/01/2025

lunedì 6 gennaio
EPIFANIA DEL SIGNORE (bianco)
In Cristo Gesù condividiamo la stessa eredità

Quante volte, di fronte agli eventi difficili che stiamo vivendo, si paventa addirittura la fine del mondo. Anche ai tempi di Isaia (prima lettura) lo si faceva: «La tenebra ricopre la terra, nebbia f***a avvolge i popoli», ma con motivazioni completamente diverse dalle nostre e sottolineando pure l’esistenza di una presenza positiva e di contrasto: «Ma su di te risplende il Signore». Già in precedenza Isaia aveva affermato: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1). È la profezia del ritorno degli esuli, ma il luogo ormai non si identifica più con la capitale terrena.
Con la nascita di Gesù, annunciata dalla profezia di Michea (5,1), l’attenzione si sposta su un paesino quasi sconosciuto, Betlemme, e in modo particolare sul “Re dei Giudei”, sul “pastore del popolo di Israele” (Vangelo). È lui che cercano i Magi guidati dalla stella, è a lui che essi offrono i loro simbolici doni: regalità, sacerdozio, umanità. Si manifesta in loro il compimento di ciò di cui parla Paolo nella seconda lettura: «Fratelli, mi è stato fatto conoscere il mistero rivelato per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo». È l’inizio di un modo di vita nuovo.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

04/01/2025

domenica 5 gennaio
II Domenica dopo Natale (bianco)
«Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale»

L’incarnazione del Figlio di Dio segna un nuovo inizio nella storia dell’umanità. Nello stesso tempo, però, «rivela al mondo la gloria del Padre» e ci dà la certezza di essere predestinati ad essere per lui figli adottivi prima della creazione del mondo (seconda lettura). Si spalanca per noi l’accesso al mistero di grazia, al disegno d’amore del Padre che precede il tempo e che ora ha un punto di riferimento in Cristo Gesù.
Possono sembrare sublimi parole, ma che poco hanno a che fare con la nostra quotidianità impegnata in occupazioni molto più pratiche e spesso di volgare sopravvivenza. Non ci stupisce allora che la liturgia ci faccia pregare dicendo: «Illumina gli occhi del nostro cuore perché, credendo nel tuo Figlio unigenito, gustiamo la gioia di essere tuoi figli». È una invocazione alla Sapienza, allo Spirito di Dio, perché illumini la nostra “vista del cuore” e perché ci faccia capaci di renderci conto di quanto sia motivo di gioia vera lo scoprirci figli nel Figlio.
A questo punto siamo più preparati – spiritualmente – per accogliere l’annuncio dell’evangelista Giovanni: l’evento che per compiersi ha coinvolto la nostra umanità attraverso Giovanni Battista e attraverso Maria, colei che col suo “sì” ha reso possibile al Verbo di farsi carne e di farci conoscere il Padre.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

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