Insieme nella Messa

Insieme nella Messa I testi della Messa giorno per giorno Vengono riportate, inoltre, le intenzioni mensili dell’Apostolato della Preghiera.

INSIEME NELLA MESSA è un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della celebrazione eucaristica. È pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare, desiderano, tuttavia, accostarsi alla parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche. Oltre alle letture, la pubblicazione contiene l’Ordinario d

ella Messa, un'introduzione liturgico-spirituale alle domeniche e alle feste e un sommario delle domeniche, feste e commemorazioni liturgiche del mese corredate da sobrie ed essenziali notazioni agiografiche. Il formato tascabile e maneggevole consente un impiego agile e alla portata. Particolarmente indicato per quelle comunità parrocchiali dov'è attivo il gruppo dei lettori ministeriali, all’interno dei quali può essere utilizzato negli incontri formativi preparatori alle celebrazioni feriali e festive. La veste tipografica con la copertina a colori rende questo sussidio gradevole e moderno.

09/11/2024

domenica 10 novembre
###II Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
Il valore dell’offerta della vedova povera

Non tutti gli scribi sono come quello saggio incontrato nel Vangelo di domenica scorsa. Ci sono anche quelli «che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» e che «divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere».
L’occhio di Gesù si sofferma su quanti fanno l’offerta nel tempio. La sua non è una valutazione superficiale, non si limita alla quantità dell’offerta ma coglie la qualità dell’offerente. Ed è colpito dalla disponibilità estrema della vedova che, nella sua povertà, anzi: «nella sua miseria, ha gettato nel tesoro del tempio tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Il Maestro, allora chiama i discepoli perché anch’essi imparino la corretta valutazione e il perfetto comportamento. E tra i discepoli dovremmo esserci anche noi, attenti all’insegnamento solenne di Gesù: «In verità vi dico…».
Eppure gli scribi – scrutatori delle Scritture – hanno letto, come noi nella prima lettura, l’esperienza del più grande dei profeti, Elia, ma senza capirla: si sono fermati alla “figura” (seconda lettura), non hanno colto la “pienezza dei tempi” e rischiano di precludersi l’ingresso nel cielo che “una volta per tutte” è stato aperto da Gesù per i poveri «che l’aspettano per la loro salvezza».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

02/11/2024

domenica 3 novembre
###I Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Non sei lontano dal regno di Dio»

Nel Vangelo odierno, troviamo ancora un’altra domanda, e ancora una solenne risposta. Questa volta a farla è uno scriba che interroga Gesù e gli chiede: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». E Gesù gli risponde: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”» (vedi prima lettura). Ma a questo, Gesù ne aggiunge un secondo, anch’esso fondamentale e collegato strettamente al primo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Chi ha posto la domanda al Maestro, non è uno stupido; conosce bene le Scritture e sa ragionare saggiamente con la sua testa e con il suo cuore, lasciandosi guidare dalla Parola; e dunque: «non è lontano dal regno di Dio». La conclusione dello scriba, infatti, riassume la risposta di Gesù – dimostrando di aver capito le parole del Maestro – ma, riconosciuta la verità della sua parola, aggiunge: «Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Nelle sue parole si intravede la sapienza dell’autore della Lettera agli Ebrei (seconda lettura) che vede in Gesù l’unico vero Sacerdote.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

31/10/2024

venerdì 1 novembre
Tutti i Santi - Solennità (bianco)
«Beati i misericordiosi, troveranno misericordia»

Ci interroghiamo spesso: Come sarà il “mondo” di là? Come sarà il Paradiso? Anche nella prima lettura, constatiamo l’incertezza dell’agiografo di fronte alla domanda di uno degli anziani che gli chiede: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?», e non può che rispondere: «Signore mio, tu lo sai». Ed ecco la risposta: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
E se sappiamo che Dio nostro Padre ci vuole suoi figli: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato», sappiamo però – è ancora la seconda lettura a dircelo chiaramente – che «quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».
E quindi: «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro». Anche noi, santi, simili a lui, suoi figli, nel tempo della nostra vita terrena «laviamo le nostre vesti nel sangue dell’Agnello» e ci purifichiamo entrando in quel cammino di “beatificazione” di cui parla il Vangelo.
In particolare la beatitudine centrale: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» risponde in modo chiaro alla domanda iniziale e indica in questa qualità divina (il Misericordioso) l’essenza della nostra santità.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

26/10/2024

domenica 27 ottobre
### Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Rabbunì, che io veda di nuovo!»

Gerusalemme si avvicina. Gerico è il luogo a cui giungono i pellegrini che vi sono diretti. È dunque un buon posto per chiedere la ca**tà muovendo a pietà la gente per la sua menomazione. Bartimeo, il cieco, però si accorge che sta passando un personaggio importante, non il solito ricco a cui spillare qualche spicciolo. Qui, c’è il Figlio di Davide, il messia Gesù, il Nazareno. Non ci vede, ma ci sente e non solo con le orecchie. E poi ha una bella voce e comincia a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». E più gli dicono di tacere e più lui urla ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». È la sua occasione, e non se la vuole far scappare. Questa è la sua carta vincente.
Il giovane ricco, era ricco; Bartimeo non ha niente di niente, è dunque nella condizione ottimale per scegliere il “tutto” di Gesù. E quando alla fine gli dicono: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Non se lo fa dire due volte, e, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. La sua domanda è semplice: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».
Il cieco diventa così l’emblema del vedente in Cristo, di chi crede e sa riconoscere il Messia e la sua potenza di salvezza che ci permette di tornare a vedere. Si attua così la profezia di Geremia (prima lettura): «Ecco, li riconduco; fra loro sono il cieco e lo zoppo…».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

19/10/2024

domenica 20 ottobre
XXIX Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Potete bere il calice che io bevo?»

Anche due discepoli di Gesù vogliono fare incetta di ricchezza, essi però intendono quella celeste. Vogliono che lui faccia per loro quello che gli chiederanno, e cioè: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Ne nasce una discussione e allora Gesù è costretto a richiamare la loro attenzione sulla sostanza del loro discepolato; li chiama a sé e dice loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». Il Maestro sarà il primo a bere il calice del servizio e lo berranno anche i suoi discepoli, ma nell’umiltà del dono di sé, non nella pretesa di una superiorità che non esiste e non ha senso nel regno dei cieli. Così nella prima lettura: «Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore».
Ben diverso dalle pretese dei discepoli è l’atteggiamento che ci suggerisce la seconda lettura: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

12/10/2024

domenica 13 ottobre
XXVIII Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò…»

Lo sguardo di Gesù si posa su un giovane buono e gli dice: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole il giovane si fa scuro in volto e se ne va rattristato; possedeva infatti molti beni.
In questo racconto evangelico si incontrano due ricchezze, quella del giovane ricco che vorrebbe anche guadagnarsi il regno celeste e la ricchezza di Gesù che è in grado di mostrare l’amore del Padre in tutta la sua esigente verità.
Credo che ognuno di noi sappia valutare il potere della ricchezza sulla sensibilità umana. Fin dall’inizio la Chiesa ha messo in guardia i credenti perché non si lasciassero abbindolare da questo inganno fugace quanto potente.
Ai suoi, che disorientati e stupiti di fronte alle parole esigenti di Gesù si chiedono: «E chi può essere salvato?», Gesù, guardandoli in faccia, risponde: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio!». Come a dire che Dio non ci lascia soli nelle nostre scelte e nelle sue chiamate, e ci permette di intravedere la vera ricchezza. È la saggezza che emerge dalle parole della lettera agli Ebrei: «Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è n**o e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto». E di fronte a lui non ci dovrebbe essere ricchezza che tenga (vedi prima lettura).

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

05/10/2024

domenica 6 ottobre
XXVII Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Non è bene che l’uomo sia solo»

Com’è diverso il modo di pensare di Gesù! Qualcuno potrà dire: Certamente, pensa da Dio, non da uomo. E allora è scelta intelligente mettersi alla sua scuola… che risulta essere la scuola di Dio.
Quante sciocchezze si sono dette a proposito della prima lettura, e non le hanno dette solo persone ignoranti, anche sapienti si sono lasciati guidare più dai loro istinti o dalle loro opinioni, piuttosto che farsi modellare dalla ricchezza della Parola divina.
È forte l’espressione che il libro della Genesi mette sulla bocca di Dio: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». L’essere “soli” non è un bene; dunque Dio pensa a un aiuto, ma che “gli corrisponda”: né sopra, ne sotto, uguale e pure differente. E quanto è detto dell’unione tra i due, si riferisce in modo speciale alla forza della loro unità di comunione: essere una realtà unica. E Gesù conclude con una certa solennità – che stupisce i suoi interlocutori –: «Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gesù ci offre il modo di accostarsi alla grande opera creatrice divina di uomo e donna: la delicatezza del bambino: «a chi è come loro appartiene il regno di Dio… chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». Ne abbiamo da imparare.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

28/09/2024

domenica 29 settembre
XXVI Domenica del tempo ordinario - B (verde)
«Chi non è contro di noi è per noi»

Operare nel nome di Gesù, anche se in modo maldestro, indica pur sempre che si ritiene la sua persona importante e si ha una qualche fiducia in lui. Ai discepoli che sulla falsariga della prima lettura vorrebbero bloccare chi usurpa il nome o il ministero del Maestro (o di Mosè): «abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva», Gesù dice: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».
Quante volte anche negli ambienti parrocchiali si tracciano delle zone riservate, delle linee di demarcazione che i non incaricati non devono assolutamente violare. Certo ci vuole ordine, non si può vivere nell’anarchia, ma il confine tra l’ordine e il gruppo dei prescelti non è sempre ben definito. Insomma l’inclusione, tipica dello Spirito, non sempre è di casa nei nostri ambienti.
Subito dopo Gesù traccia un’altra linea di demarcazione più seria e impegnativa, quella tra il soggetto semplice e l’azione di chi lo può “scandalizzare”, che lo destabilizza; ecco, in questo caso, netto è il giudizio di Gesù: «è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». Questo vale per ognuno di noi: nel Regno non c’è posto per gli scandali.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

21/09/2024

domenica 22 settembre
XXV Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Il primo sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»

Tre volte Gesù annuncia la sua “Pasqua” che dovrà compiersi a Gerusalemme. Alla prima, domenica scorsa, abbiamo assistito alla reazione di Pietro; oggi al suo secondo annuncio, assistiamo al poco interesse dei discepoli: «Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo». In compenso dedicano il loro tempo e le loro attenzioni a dispute di altissimo livello, e quando Gesù li interroga: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?», essi prima tacciono, ma poi sono costretti a riconoscere che per la strada avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Non hanno capito niente di Gesù; non hanno capito dunque chi è e cosa è venuto a fare; ma non hanno neanche capito chi sono e cosa devono fare loro.
Come ci somigliano! Quanto siamo lontani dalle parole semplici e impegnative dell’apostolo Giacomo (seconda lettura): «Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia». È la sapienza di Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti», «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

14/09/2024

domenica 15 settembre
XXIV Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Ma voi, chi dite che io sia?»

Bella domanda quella che Gesù pone ai suoi discepoli nel Vangelo odierno e oggi anche a ognuno di noi: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Pietro fa la sua bella figura rispondendo: «Tu sei il Cristo». Ha risposto bene, ma subito dimostra di non aver capito il senso profondo della sua risposta. Un po’ come si faceva un tempo ripetendo a memoria le risposte del Catechismo e dimenticando, tanto per fare un esempio concreto, che alla domanda: «Quali sono i misteri principali della Fede professati nel Credo?», non bastava rispondere: «I misteri principali della Fede professati nel Credo sono due: l’Unità e Trinità di Dio; l’Incarnazione, Passione e Morte del Nostro Signore Gesù Cristo”» dimenticando… la Risurrezione. Gesù lo dice chiaramente nel Vangelo: «E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, ve**re ucciso e, dopo tre giorni, risorgere».
È vero che la croce ha più effetto su di noi ed è di fronte ad essa che Pietro reagisce, suscitando il rimprovero severo del Maestro; ma come ci ricorda papa Francesco: «La croce è il passaggio obbligato, ma non è la meta, la meta è la gloria, come ci mostra la Pasqua». La croce: l’amore vissuto all’estremo, è per noi credenti segno di sicura speranza.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

07/09/2024

domenica 8 settembre
XXIII Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Effatà», cioè: «Apriti!»

Essere sordi e muti, come ci ricorda il Vangelo, significa perdere buona parte delle nostre capacità comunicative: sia in entrata (dagli altri verso di noi) e sia in uscita (da noi verso gli altri). I territori pagani che Gesù sta percorrendo rappresentano questa mancanza di comunicazione e dunque il miracolo che viene narrato acquista un forte significato simbolico. Gesù non si limita a imporre la mano sul sordomuto, come gli chiedono, ma compie – in modo riservato – un gesto che simula una nuova creazione: la mano di Dio nei fori delle orecchie per ridar loro vita; la saliva di Dio sulla sua bocca e il sospiro di Dio, accompagnato da un comando che si trasforma in evento di liberazione: «Effatà», cioè: «Apriti!».
Se Gesù impone ai presenti di non comunicare l’accaduto, è soprattutto per evitare che se ne faccia una narrazione stupita e miracolistica, esteriore e superficiale – come l’atteggiamento descritto da Giacomo nella seconda lettura –, ma sappiamo bene che queste parole di Gesù: «Effatà», cioè: «Apriti!», accompagnano il rito del Battesimo e chiedono al battezzato di diventare ascoltatore attento e comunicatore efficace della Parola. Parole anticipate dal profeta Isaia nella prima lettura: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi”.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

31/08/2024

domenica 1 settembre
XXII Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
Facitori della Parola, non soltanto ascoltatori

Questa domenica ci lasciamo guidare dalla seconda lettura, meditandola con particolare attenzione. Essa ci offre spunti importanti. Eccoli: «Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce». Noi siamo inseriti in questa dinamica di “dono”, di gratuità che ci favorisce, e proviene direttamente dal Padre, il “Padre nostro che è nei cieli”.
«Egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature», la sua è parola di verità e come tale va accolta, senza distorcerla con le nostre credenze fasulle (vedi Vangelo).
«Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi», noi siamo il campo seminato dalla parola di Dio. Un terreno “docile”, perché se per un verso la nutre e la fa germogliare, per un altro verso è arricchita dal seme della Parola che custodisce e da cui è custodito.
«Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto», la Parola si è fatta carne e noi ce ne siamo nutriti; non ci limitiamo ad ascoltarla, trasformiamola in vita, la vita di Cristo in noi, con gesti e parole che testimoniano la sua presenza operante.
La Parola piantata in noi deve portare buoni frutti. E Giacomo ci offre due esempi: visitate gli orfani e le vedove; e aggiunge un consiglio: non lasciatevi contaminare da questo mondo.

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

24/08/2024

domenica 25 agosto
XXI Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»

Siamo giunti al termine del lungo capitolo che l’evangelista Giovanni dedica al “pane di vita”. La folla dei giudei, ma soprattutto i discepoli non hanno battuto le mani a Gesù, anzi: «Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui». Siamo vicini a quello che da un punto di vista umano è chiamato “fallimento”. Ci si aspettava un “messia” trionfatore e pacificatore e invece Gesù è il messia sacrificato e dato in pasto per offrire la vita vera.
Com’è difficile capire Gesù, se ci manteniamo irriducibilmente al nostro povero livello: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita».
Gesù non ha bisogno di una claque al seguito, e allora pone la domanda cruciale ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Giosuè, nella prima lettura impone una domanda simile al popolo.
Conosciamo la risposta di Pietro. E qual è la nostra risposta, quella vera, quella che ospitiamo nel cuore?
Attraverso la seconda lettura scopriamo una risposta non fatta di parole, ma di vita vissuta: «Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri».
Qual è il riferimento indicato da san Paolo? Il mistero grande dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Mistero al quale apparteniamo fin dal nostro battesimo!

don Carlo Cibien Ferrais, ssp

17/08/2024

domenica 18 agosto
XX Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Chi mangia questo pane vivrà in eterno»

Abbiamo ancora nel cuore la gioia di Maria, festeggiata il 15 agosto, ed è giusto allora aprire questa domenica con le parole della Colletta con cui preghiamo all’inizio della celebrazione eucaristica: «O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi nei nostri cuori la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio».
I “beni invisibili” ci sono presentati nella prima lettura; è la Sapienza che invita tutti, con una chiara preferenza per inesperti e privi di senno: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato».
Gesù, nel Vangelo è terribilmente concreto e ci invita alla piena comunione con Lui: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui». E non è che l’inizio! Gesù, infatti, ci apre alla piena comunione con «il Padre, che ha la vita» e che la trasmette attraverso di lui.
Dopo questo “pasto”, non possiamo più considerarci “inesperti”. È il forte richiamo dell’apostolo Paolo agli Efesini (seconda lettura): «Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi… sappiate comprendere qual è la volontà del Signore e siate ricolmi dello Spirito». In conclusione: «Rendete grazie per ogni a Dio Padre».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

14/08/2024

giovedì 15 agosto
Assunzione della B.V. Maria
Solennità (bianco)
Maria, porta del cielo

Nel bel mezzo del discorso di Gesù sul suo corpo donato – che ci sta accompagnando in queste domeniche – la liturgia ci offre un esempio unico di risposta umana al dono di Dio in Gesù Cristo. Quello di Maria. Lei non solo crede alla parola di Dio, ma offre la sua carne a Gesù e lo ospita dentro di sé per donarlo al mondo. La conclusione logica di questa sua totale disponibilità è di essere accolta definitivamente in Dio.
Abbiamo letto qualche domenica fa Ef 1,4 (domenica 14 luglio): «Ci ha eletti prima della fondazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nell’amore»; parole pienamente vere se riferite a Maria, ma anche punto di riferimento per tutti noi: «Figli adottivi in Gesù Cristo», perché in Cristo, che è la primizia, tutti ricevono la vita (seconda lettura). Maria, ianua caeli, cioè “porta del cielo”, ha con sé uno stuolo di devoti e di santi. In queste settimane ne festeggiamo tanti e tante: san Domenico, santa Teresa Benedetta della Croce, san Lorenzo, san Massimiliano, san Bernardo, san Bartolomeo, san Giovanni Battista. Il Vangelo odierno ci parla del viaggio che Maria compie per incontrare la madre del Battista e gioire con lei nello Spirito: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore…». Quanta gioia condivisa in queste due donne!

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

10/08/2024

domenica 11 agosto
XIX Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»

Il ragionamento-mormorazione dei Giudei verso Gesù non fa una piega; è il perfetto giudizio di basso profilo che noi imbastiamo nei confronti di chi ci infastidisce e ci irrita: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (Vangelo). Gesù non sta bluffando, la sua è parola di verità e, cosa per noi fondamentale, è parola che salva, parola fatta carne, carne donata per la vita del mondo.
L’esperienza del profeta Elia (prima lettura), disperato e desideroso solo di morte: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita…», e poi ristorato da un cibo misterioso che gli permette un lungo cammino per raggiungere l’Oreb, è profezia della vita cristiana nutrita dal pane eucaristico, pane di vita che ci permette di raggiungere Dio.
Al di là del racconto profetico, Paolo (seconda lettura) ci richiama alla realtà della vita cristiana, animata dallo Spirito: «Camminate nella ca**tà, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore». È un cammino di purificazione nella verità di Cristo: «Scompaiano da voi asprezza, sdegno, ira, e maldicenze. Siate benevoli, misericordiosi, perdonandovi come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

03/08/2024

domenica 4 agosto
XVIII Domenica del Tempo ordinario - B (verde)
«Io sono il pane della vita»

Abbiamo iniziato domenica scorsa la lettura del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni che ci accompagnerà per tutto il mese. È in questo capitolo che il quarto evangelista parla dell’Eucaristia frutto della nuova Pasqua nel corpo e sangue di Gesù.
Come verrà esposto in seguito a Gesù, le sue parole sono dure perché smantellano la fede nella testimonianza antica (prima lettura): «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo [la manna], ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero», e quindi la novità inaspettata: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Ci vuole un bel coraggio a credere alle parole di Gesù. E difatti al centro del Vangelo odierno, Gesù ci stupisce ancora: «“Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”». Dialogo introdotto dall’autorivelazione di Gesù: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Se ci mettiamo nei panni degli interlocutori di Gesù, ne comprendiamo le difficoltà. Ma Paolo (seconda lettura) ci ammonisce: noi non siamo minimamente in quei panni!

don Carlo Cibien Ferrais, ssp

27/07/2024

domenica 28 luglio
XVII Domenica del tempo ordinario - B (verde)
«Dove comprare il pane per saziare la folla?»

La folla per la quale Gesù prova compassione (Vangelo di domenica scorsa) non si accontenta dei suoi insegnamenti: ha fame, ma continua a seguirlo perché lo ha visto compiere segni straordinari. È una folla un po’ traballante e discontinua come lo siamo noi. E dopo la moltiplicazione del cibo compiuta da Gesù, vorrebbe addirittura farlo re, ma egli si ritira di nuovo sul monte, da solo (Vangelo). È l’inizio di quel lungo discorso che porterà alla presentazione di Gesù come “pane di vita” e che scandalizzerà i suoi discepoli.
Quando Gesù alza l’asticella e sposta il livello delle sue parole dalla terra al cielo, subito ci allarmiamo e non capiamo. Eppure è lo stesso Gesù che ha sfamato la folla!
Questo salto di qualità è presente in Paolo (seconda lettura). Egli è prigioniero, quindi umanamente separato da tutti, eppure chiede ai suoi interlocutori di «conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» appellandosi alla comune chiamata che è radicata in Dio e ci unifica in Lui, Padre di tutti. In questo modo il pane dal cielo si fa vita per il mondo, pane che sazia la folla. Così preghiamo: «Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella ca**tà di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito».

don Carlo Cibien Ferraris, ssp

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