19/09/2021
Stefano Cucchi... una morte ingiustificata ed ingiustificabile che grazie alla sua grandissima sorella Ilaria Cucchi ha avuto un minimo di Giustizia... un minimo...
Stefano muore il 22 ottobre 2009 in carcere, nel reparto detentivo dell’ospedale che porta il nome di Sandro Pertini.
Prima di essere portato in Tribunale con la schiena rotta in 2 punti e pieno di lesioni in tutto il corpo, ha trascorso la sua ultima notte in cella a Tor Sapienza. Lo videro, tra gli altri, i due piantoni Colicchio e Di Sano. Costoro furono indotti a firmare due relazioni ciascuno apparentemente identiche. In una si diceva la verità sulle sue condizioni descrivendone i dolori al costato, alla testa, alle gambe e la sua difficoltà a camminare tanto da non riuscire a fare le scale da solo. L’altra, falsa, narrava il suo malessere generale dovuto al freddo, alla sua magrezza, alla scomodità della branda sulla quale aveva dormito e, infine, alla sua tossicodipendenza. Tutte vengono redatte il 27 ottobre ma portano la data del 16.
Il 28 aprile 2011 Di Sano prova a raccontare ai Giudici del processo sbagliato la storiella della seconda versione. Dall’avvocato degli agenti ingiustamente processati vengono lette le dichiarazioni, quelle veritiere, sulle reali condizioni del detenuto di quella notte. ‘La Repubblica’ ne da cronaca il giorno dopo.
Proprio la mattina di quel giorno, alle ore 8.22, la relazione Di Sano, quella che descrive le drammatiche condizioni di mio fratello, viene inviata dal Colonnello Albanese addirittura al comando Generale dell’Arma dei Carabinieri del Generale Gallitelli.
Vorrei tanto potergli chiedere, guardandolo negli occhi:
- perchè se la fece mandare, Generale?
- perchè era cosi significativa, visto che l’aveva notata e ritenuta cosi importante?
- perchè poi non fece nulla?
La risposta a questi interrogativi non mi arriverà mai ma fa lo stesso. La conosco già.
So solo quanto ci è costata la sua inerzia. Da allora sono passati 10 anni. 14 gradi di processi e centinaia di udienze.
D’altronde quello era solo un drogato di m***a