Rouleur Magazine / Italia

Rouleur Magazine / Italia La rivista internazionale di ciclismo e cultura del ciclismo, ora in lingua italiana - 6 numeri/anno

Elena Cecchini ha lo sguardo attento e il sorriso cordiale. Quando parla, sceglie con cura le parole. Sul braccio ha tat...
11/01/2025

Elena Cecchini ha lo sguardo attento e il sorriso cordiale. Quando parla, sceglie con cura le parole. Sul braccio ha tatuato “ad maiora”, la locuzione latina che significa “verso obiettivi più alti”.

"Noi friulani abbiamo una visione un po’ diversa rispetto ad altri, forse perché veniamo da una regione appartata. Anche raggiungere gli aeroporti richiede tempo: siamo un po’ fuori mano rispetto al resto d’Italia. Siamo fortunati perché viviamo in una zona tranquilla, senza traffico. Siamo grandi lavoratori, persone pratiche e riservate. Come ripetono spesso i miei genitori, basta pensare al terremoto del ’76: abbiamo ricostruito tutto rimboccandoci le maniche, senza aiuti esterni, ognuno dando il proprio contributo. Questo è l’essere friulano, e io vengo da una famiglia profondamente legata a questa cultura. Sono orgogliosa delle mie radici, e credo di essere una persona concreta".

l’ha incontrata presso Specialized, a Milano lo scorso ottobre. Abbiamo iniziato l’intervista alle 14.50, un orario che sembra riflettere simbolicamente l’equilibrio e l’adattabilità che la contraddistinguono. Il numero 14 richiama armonia e flessibilità, qualità indispensabili per bilanciare le pressioni delle gare con la vita personale. Il 50, invece, suggerisce cambiamento e infinito: una sintesi perfetta della sua capacità di affrontare nuove sfide con determinazione.

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Siamo appena agli inizi del 2025, ma le cose sembrano già mettersi nel verso giusto per  . Il campione belga ha iniziato...
10/01/2025

Siamo appena agli inizi del 2025, ma le cose sembrano già mettersi nel verso giusto per . Il campione belga ha iniziato l’anno con due vittorie nel ciclocross: prima sabato al Superprestige Gullegem, il suo primo successo dopo quattro mesi di digiuno, e poi, il giorno successivo, a Dendermonde, in una prova di Coppa del Mondo resa epica dal fango. Tornato finalmente a vincere e, come ha dichiarato lui stesso al termine della seconda gara, a “divertirsi molto”, Van Aert sembra aver ritrovato la serenità, lasciandosi alle spalle il brutto incidente e il conseguente infortunio al ginocchio che lo avevano costretto a chiudere anticipatamente la sua stagione su strada alla Vuelta a España quattro mesi fa.

Il 2025 si prospetta un anno decisivo per il campione belga, ormai trentenne. Questo sottolinea quanto Van Aert aspiri a conquistare il Giro delle e la Parigi- , mentre tra le novità più significative spicca il suo obiettivo di debuttare al Giro d’Italia.

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“Se chiudo gli occhi, mi sento ancora ancora in sella alla bici”. Per un mese intero,   ha pedalato oltre 450 chilometri...
08/01/2025

“Se chiudo gli occhi, mi sento ancora ancora in sella alla bici”.

Per un mese intero, ha pedalato oltre 450 chilometri al giorno attraverso paesaggi desolati, raggiungendo infine il suo obiettivo di completare un anello intorno all'intero continente australiano in senso antiorario, stabilendo il tempo più veloce mai registrato.

Sebbene questa impresa personale abbia segnato una parte significativa dello scorso anno, Morton non ha mai abbandonato le sue radici agonistiche. Ha infatti anche preso parte – e trionfato – in una delle gare gravel più prestigiose del calendario: l'Unbound 200, spesso definita una sorta di Campionato del Mondo gravel. Una vittoria che, con ogni probabilità, rappresenta il risultato più importante della sua carriera, attirando l'attenzione dei media e raccogliendo elogi unanimi dal mondo del ciclismo.

"Partecipare a una gara gravel è un'esperienza completamente diversa rispetto a un'impresa solitaria. In gara, ti trovi in un ambiente altamente competitivo, circondato da molte altre persone; mentre, quando affronti qualcosa da solo, la motivazione dipende interamente da te ed è solo tua la decisione su come procedere", spiega Morton. "Le sfide fisiche sono profondamente diverse, ed è proprio questa varietà a rendere tutto più stimolante".

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Se chiude gli occhi, Lachlan Morton sogna di essere ancora in sella alla sua bici. Sono passate tre settimane da quando ha concluso il suo giro di 14.200 chilometri intorno all'Australia, ma i ricordi non l'hanno ancora abbandonato. Per un mese intero, Morton ha pedalato oltre 450 chilometri al gior...

  probabilmente non avrebbe mai vinto il   de France, ma ciò non gli ha impedito di provarci. Ha gareggiato nel pieno do...
07/01/2025

probabilmente non avrebbe mai vinto il de France, ma ciò non gli ha impedito di provarci. Ha gareggiato nel pieno dominio del Team Sky, trovandosi spesso in inferiorità. Nonostante questo, ha saputo creare opportunità per attaccare, il che lo ha portato due volte sul podio del Tour: secondo nel 2016 e terzo nel 2017.

Bardet si è sempre distinto per il suo carattere riflessivo e misurato, conseguendo persino un master in gestione aziendale quando era all’inizio della sua carriera. Ma in sella era tutt’altro che calcolatore, ammirato dal gruppo per saper cogliere le opportunità al momento giusto. Un esempio memorabile è stato il suo attacco improvviso sotto la pioggia nella penultima tappa di montagna del Tour 2016, che lo ha portato dal quinto al secondo posto, regalandogli anche una vittoria di tappa. Un’azione simile, sul finale della tappa inaugurale del Tour di quest'anno gli ha garantito una vittoria spettacolare e un breve periodo in maglia gialla.

Nonostante Bardet continui a ottenere risultati di rilievo – è arrivato secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi dietro a Tadej Pogačar e nono al Giro d’Italia l'anno scorso – il francese, che ha compiuto 34 anni a novembre, ha annunciato che si ritirerà dalle gare su strada a metà del 2025. All’orizzonte ci sono il Giro d’Italia e il Giro del Delfinato con il Team dsm-firmenich PostNL, prima di dedicarsi al gravel per il resto della stagione e fino al 2026. La decisione di Bardet ha sorpreso molti, considerando che è ancora relativamente giovane e una delle più grandi stelle del ciclismo francese nell'ultimo decennio. Tuttavia, è evidente che è pronto voltare pagina.

"Cuore e Mente" - continua a leggere il nostro articolo https://www.rouleur.cc/blogs/rouleur-it/cuore-e-mente

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Romain Bardet ha annunciato che il Giro d'Italia e il Giro del Delfinato del 2025 saranno le sue ultime gare da professionista, prima di concludere la carriera con una o due stagioni dedicate al gravel. In un'intervista a Rouleur, Bardet condivide i motivi che lo hanno spinto a fare un passo indietr...

L’energia termica è una misura dell’energia totale contenuta in un corpo o in un sistema, espressa sotto forma di calor...
04/01/2025

L’energia termica è una misura dell’energia totale contenuta in un corpo o in un sistema, espressa sotto forma di calore. Più calore è presente in un sistema, maggiore è la quantità di energia totale.

Con l’arrivo dell’inverno nell’emisfero settentrionale, l’energia termica diventa un tema cruciale per i ciclisti. È importante considerare il calore del proprio corpo mentre il clima si raffredda: utilizzare energia per scaldarsi significa sottrarre risorse a ciò che davvero importa, ovvero arrivare da A a B. Tuttavia, pedalare genera calore, quindi è altrettanto importante non surriscaldarsi.

La giacca invernale ASSOS Mille GT Hashoogi è progettata per posizionare i ciclisti nel punto ideale tra il mantenersi caldi e il non surriscaldarsi durante le lunghe sessioni di allenamento o i giri in bici, nei mesi più freddi dell’anno. Realizzata con materiali leggeri, aerodinamici e traspiranti, utilizza tessuti softshell su petto e spalle per garantire una termoregolazione efficace. Le membrane airblock EVO di ASSOS sono state ottimizzate per combinare protezione, elasticità e comfort. Il colletto è realizzato in un tessuto spazzolato, diverso dal resto della giacca, invece che in membrana. Le maniche sono studiate per un’efficienza termica ottimale: la parte frontale, esposta al vento freddo, è rivestita con una membrana, mentre la parte posteriore è in tessuto spazzolato, per garantire maggiore flessibilità, comfort e una migliore vestibilità.

🔗 Scoprite di più cliccando sul link https://www.rouleur.cc/blogs/rouleur-it/giacca-invernale-assos-mille-gt-hashoogi

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“I miei amici scherzano dicendo che sono il professionista più amatoriale in circolazione”, ride Paul Double, ricordando...
03/01/2025

“I miei amici scherzano dicendo che sono il professionista più amatoriale in circolazione”, ride Paul Double, ricordando uno dei tanti aneddoti del suo passato. “Cerco di fare le cose per bene, essere rispettoso, puntuale, ma ho alcune stranezze, come i guanti da cucina”. Come, scusa? “Sì, ricordi quei guanti invernali neri, piccoli, soffici e a buon mercato che avevamo a scuola?” continua. “Beh, li indossavo sotto i guanti da cucina durante le uscite del martedì sera con il gruppo di Winchester”.

La storia di Double è unica nel panorama del ciclismo professionistico. Ha iniziato a correre a 17 anni, ha passato il lockdown tagliando alberi sull’Etna (una storia che meriterebbe un capitolo a parte), ha imparato l’italiano, lavorato in caffè, bar e hotel, e finalmente, dopo quasi un decennio di sacrifici e di bici di seconda mano, ce l’ha fatta: è diventato un professionista del WorldTour con il Team Jayco-AlUla a 28 anni. “È tutto un po’ surreale”, racconta a Rouleur. “Ieri abbiamo avuto un meeting con la squadra e, scherzando, ci siamo detti che non siamo una famiglia, perché tutti siamo stati scelti per essere qui. È semplicemente incredibile”.

Scopri il resto della storia! Clicca sul link https://www.rouleur.cc/blogs/rouleur-it/e-un-po-surreale-lo-straordinario-viaggio-di-paul-double-verso-il-worldtour per leggere l'articolo completo!

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"Il mio sogno da bambino era correre nel motocross. Adoro le moto da quando ho imparato a camminare".Ecco cosa ci raccon...
30/12/2024

"Il mio sogno da bambino era correre nel motocross. Adoro le moto da quando ho imparato a camminare".

Ecco cosa ci racconta il velocista della , ex vincitore della maglia verde e recente trionfatore del GP del Québec, riguardo la sua passione per le moto e la sua prima bici. 🚲🌱

"Il mio primo ricordo legato alla bicicletta? La mia BMX. Avevamo un grande giardino, e io e mio fratello abbiamo deciso di trasformarlo in una pista da BMX!" 🏁

Inoltre, ci racconta anche di un libro che lo ha ispirato recentemente: “Mamba Mentality” di Kobe Bryant. “Sono sempre stato un grande fan di Kobe, del suo modo di giocare, di affrontare la carriera, di tutto. È una storia di grande ispirazione.”

Scopri di più sui suoi disastri nel giardino dei genitori, sui flat white e sulla passione per Fast and Furious nell’intervista completa su Rouleur Italia 23. Abbonati ora per ricevere la tua copia! 🔥📖 Link in BIO

“Ogni giorno è un viaggio, e il viaggio è casa”, scriveva il poeta giapponese Matsuo Bashō. Queste parole mi hanno sempr...
29/12/2024

“Ogni giorno è un viaggio, e il viaggio è casa”, scriveva il poeta giapponese Matsuo Bashō. Queste parole mi hanno sempre fatto riflettere su come il senso di appartenenza e il sentirsi a proprio agio non derivino necessariamente da un luogo fisico, ma piuttosto dalle esperienze che viviamo. La casa non è solo un posto tangibile fatto di quattro mura, ma uno stato d’animo che possiamo trovare ovunque, a patto che si verifichino certe condizioni. Almeno, questa è l’interpretazione che preferisco, e mi è tornata alla mente chiacchierando con Francesco Bonato, tra i protagonisti di un viaggio in Georgia intrapreso per raggiungere in quattro giorni una meta piuttosto ambiziosa.

La Georgia è una terra aspra e selvaggia, dove ogni strada da percorrere in bicicletta rappresenta una sfida. Fango, neve, frane: ogni metro va guadagnato, mentre le montagne del Caucaso mettono alla prova la resistenza fisica e mentale. Tra picchi imponenti e villaggi remoti, attraverso il racconto di Francesco, scopro come l’ospitalità della gente locale possa trasformare l’esplorazione di un territorio vasto e morfologicamente complesso in un "approdo accogliente", facendo sentire, in certi momenti, davvero “a casa lontano da casa”.

Quello di Francesco è un viaggio alla scoperta delle maestose montagne del Caucaso, partendo da Kutaisi, la terza città più grande della Georgia, situata a oltre 220 chilometri a ovest della capitale, Tbilisi. Gli animali pascolano liberamente tra campi e piantagioni di nocciole che si estendono all'orizzonte. Man mano che si prosegue, il territorio diventa sempre più impervio e montuoso, rivelando un ambiente naturale dai colori drammatici che affascina chi è pronto ad affrontare la sfida in bicicletta.

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🖊️ Fulvia Camisa
📷 FRANCESCO BONATO e NICOLA ROSSI per STUDIO FANTASTICO

La Pinarello Dogma è un’icona tra le bici di fascia alta. L’edizione 2025 sarà all’altezza della sua leggendaria reputaz...
28/12/2024

La Pinarello Dogma è un’icona tra le bici di fascia alta. L’edizione 2025 sarà all’altezza della sua leggendaria reputazione?

Winston Churchill è spesso citato per il famoso aforisma: “Migliorare significa cambiare, essere perfetti significa cambiare spesso”. Una filosofia che molti produttori di biciclette sembrano aver preso alla lettera nei loro cicli di sviluppo.

Osservando la nuova Pinarello Dogma F 2025, tuttavia, il cambiamento volto al miglioramento potrebbe non essere immediatamente evidente. A prima vista, è esattamente ciò che ci si aspetta da una Dogma: il telaio inconfondibile con le sue curve eleganti, la forcella iconica e il carro posteriore asimmetrico. Eppure, Pinarello assicura che le modifiche apportate in questa versione sono rilevanti, anche se, per usare le parole del brand, “marginali”.

Naturalmente, una bici con una storia così prestigiosa (e un prezzo altrettanto importante) porta con sé aspettative altissime. È stata progettata per competere ai massimi livelli e realizzata con un contributo diretto, più che mai, da parte dei ciclisti del team Ineos Grenadiers. Ho avuto il privilegio di provarla per alcuni mesi dopo il lancio estivo, per capire se possa davvero giustificare un investimento così significativo anche per gli amatori più esigenti.

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Sette o otto anni fa, Rouleur aveva messo in vendita delle tazze in porcellana con una citazione attribuita a Fausto Cop...
27/12/2024

Sette o otto anni fa, Rouleur aveva messo in vendita delle tazze in porcellana con una citazione attribuita a Fausto Coppi: “L'età e l’astuzia supereranno la giovinezza e l'abilità”. Se volessimo aggiornare e arricchire quella selezione di articoli da tavola, proporrei un design con la seguente citazione: “L'ho fregato alla grande” – Victor Campenaerts. Queste parole sono la risposta a una domanda pressante che gli ho posto dopo la nostra intervista: come hai fatto ad ingannare Michał Kwiatkowski, uno dei corridori più esperti e astuti del gruppo, durante la 18a tappa del Tour de France di quest’anno? “Dovresti chiamarlo!” risponde , ridendo. Quella è stata la sua prima vittoria di tappa al Tour, e mi ha raccontato nei minimi dettagli come sia riuscito a fregare non solo Kwiatkowski, ma praticamente tutti gli altri 36 corridori della fuga.

“Per me, uno dei momenti più divertenti è stato quando mi sono avvicinato ai primi e c'è stata una piccola curva, un'accelerazione, e mi sono comportato come se fossi così cotto da non riuscire a chiudere il buco. Ma non stavamo andando nemmeno tanto forte, era l'inizio della tappa. E Bart Lemmen della Visma era in gran forma, ma la sua esperienza era quasi nulla. Penso che fosse il suo secondo anno da professionista. Mi sono comportato come se non riuscissi a chiudere il gap, così lui mi ha passato e ha colmato facilmente il divario, guardandomi e ridendomi in faccia, come a dire: ‘Sei al massimo, stai per scoppiare’. Non poteva esserci situazione migliore per me: la gente rideva pensando che fossi ormai finito. Ho parlato un attimo con Kwiatkowski, ma nel frattempo cercavo di mostrargli, il più possibile che stavo soffrendo”.

Campenaerts è il re delle fughe, vincitore del premio Supercombativity al Tour 2023, il Signore dei guadagni marginali, e un pioniere nell'uso di ogni tipo di gadget. Quando ha messo le mani su una maschera per l'altitudine, ha alzato la manopola fino a 10.000 metri per vedere cosa succedeva.

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Non perdetevi questo articolo di fine anno che celebra i protagonisti e le protagoniste del nostro amato sport che chiud...
27/12/2024

Non perdetevi questo articolo di fine anno che celebra i protagonisti e le protagoniste del nostro amato sport che chiudono la loro carriera nel 2024.

"Salutando il WorldTour: i ciclisti che si ritirano nel 2024", che potete leggere qui https://www.rouleur.cc/blogs/rouleur-it/worldtour-i-ciclisti-che-si-ritirano-nel-2024, rende omaggio ad alcuni dei grandi nomi del ciclismo che hanno deciso di lasciare la scena professionistica. L’articolo racconta le storie di corridori come Mark Cavendish, uno dei più grandi sprinter di sempre, che si ritira con un palmarès ineguagliabile, e Grace Brown, capace di chiudere la sua carriera con trionfi straordinari, tra cui due ori nella cronometro e la vittoria alla Liège–Bastogne–Liège.

Viene celebrato Thomas De Gendt, maestro delle fughe leggendarie, e Rigoberto Urán, simbolo del ciclismo colombiano, noto per la sua tenacia e i successi ottenuti contro ogni aspettativa. Christine Majerus, figura chiave della squadra SD Worx, viene ricordata per il suo instancabile lavoro come gregaria, mentre Domenico Pozzovivo, con la sua longevità e costanza, lascia il gruppo dopo quasi due decenni al più alto livello. dha detto addio al ciclismo all’età di 41 anni. Il Giro d’Italia è la corsa con cui è stato maggiormente associato, e può vantare il record di partecipazioni con 18 edizioni, tra cui sette piazzamenti tra i primi 10.Non manca Luke Rowe, il gregario perfetto e pilastro della Ineos/Sky negli anni dei grandi trionfi.

Un articolo imperdibile che ci invita a rivivere le emozioni del ciclismo e a salutare chi ha lasciato un segno indelebile nel nostro sport.

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Con la fine dell’anno, è il momento di salutare quei ciclisti che non vedremo più in gara, pronti a iniziare una nuova fase della loro vita. Tra loro ci sono nomi molto amati dai tifosi, specialisti eccezionali in un ruolo specifico e, in Mark Cavendish, uno dei più grandi di sempre. Mentre lui...

“Avete scelto di muovervi oggi? Fino a che punto siete andati? Per quanto tempo?” “Fin dove era necessario” - “Qual è st...
26/12/2024

“Avete scelto di muovervi oggi? Fino a che punto siete andati? Per quanto tempo?” “Fin dove era necessario” - “Qual è stata la vostra velocità?” “Abbastanza veloce da superare i miei pensieri negativi, abbastanza lentamente da accogliere quelli più confortanti”.

Affamati di tempo, a causa delle nostre vite volutamente compresse, cerchiamo di far contare ogni minuto; più attenti ai fogli di calcolo che alla spiritualità. Ogni chilometro segnato, ogni avventura ridotta a numeri da confrontare, da cui trarre rassicurazione. Risulta più importante essere visti che vedere, e così consegniamo la nostra libertà agli altri, scambiandola liberamente con il giudizio e l'autoflagellazione. Che curiosa specie siamo.

Immaginate un leone che ha bisogno di Strava della savana per confermare la sua maestosità, o un labrador che corre libero sulla spiaggia, chiedendo statistiche per dimostrare il proprio valore.

Perché, al di là di come o se registriamo il suo passaggio, il tempo finisce sempre. Alla fine della nostra vita, al termine dei nostri giorni, non c'è mai abbastanza. E se invece ne avessimo a sufficienza? E se fossimo così presi a cercare di catturarlo, di conservarlo? E se fossimo così concentrati sulla nostra posizione nel sistema, su dove ci colloca il nostro movimento piuttosto che su come ci libera, da aver dimenticato di goderci semplicemente il viaggio?

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🖊️ Orla Chennaoui

"Penso di aver raggiunto un altro livello, non solo in termini di prestazioni ma anche di costanza. E quando raggiungi u...
24/12/2024

"Penso di aver raggiunto un altro livello, non solo in termini di prestazioni ma anche di costanza. E quando raggiungi un livello simile, è abbastanza logico puntare alle grandi corse e cercare di vincerle”.

Nel 2025, sarà uno dei favoriti al Giro d'Italia, pronto a dare tutto per conquistare il Grande Giro che gli è sempre sfuggito.

C'è, però, un potenziale ostacolo che quasi certamente sarebbe impossibile superare: , che potrebbe voler difendere il suo titolo al Giro. “Se vuole fare il Giro, può farlo”, aggiunge Yates, consapevole del suo ruolo nella gerarchia. “È il capo, è il numero uno, può fare quello che vuole. Se decide di venire al Giro, allora io sarò lì pronto ad aiutarlo. Ma è sempre utile avere più di un corridore che punta alla classifica generale, non solo Tadej”.

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Ci vogliono circa quattro secondi per bere un sorso di caffè, controllare una notifica sul telefono o infilare una fetta...
23/12/2024

Ci vogliono circa quattro secondi per bere un sorso di caffè, controllare una notifica sul telefono o infilare una fetta di pane nel tostapane. È con questo margine che, quest’anno, ha conquistato la maglia gialla al .

“A volte guardo Tay e gli dico: 'Oh cavolo, abbiamo vinto il fottuto Tour de France!'”, ride Kasia Niewiadoma, seduta su una sedia nello studio d'arte del marito Taylor Phinney, appena fuori Girona, la capitale mondiale del ciclismo. È una giornata calda e soleggiata, e Kasia indossa jeans, sandali e una camicia larga e leggera. Phinney mette musica dalla sua consolle da DJ al centro dello spazio luminoso e bianco. Tra il ritmo della musica, i colori vivaci delle tele e il tepore del sole pomeridiano, l'atmosfera sembra vibrante di energia. Questo è il dono di Kasia Niewiadoma. Con il suo sorriso ampio e accogliente, il suo modo di fare aperto e loquace, riesce a infondere energia agli spazi che occupa.

Kasia mi racconta la corsa con un entusiasmo contagioso e una tale generosità che quasi mi fa credere di essere la prima a sentire queste storie.
“La tappa di sabato verso Le Grand-Bornand è stata impegnativa, con un'ascesa costante per tutta la giornata”, ricorda Niewiadoma. ha spiegato ai media di aver cercato di giocare d’astuzia con Niewiadoma, rimanendo vicino alla sua ruota per innervosirla e spingerla ad attaccare. “È stato divertente sentirla dire questo, perché quando corro non la prendo mai in considerazione. Sono concentrata sulla mia squadra. Credo che stesse cercando di creare una sorta di rivalità tossica, ma non mi interessa”, afferma Niewiadoma. “Se percepisco che qualcuno cerca di attaccarmi con negatività, semplicemente mi allontano”.

Il giorno in cui il gruppo avrebbe affrontato la temuta salita dell'Alpe d'Huez, il cielo prometteva pioggia. I 21 iconici tornanti che attendevano le cicliste erano avvolti nella nebbia, mentre l'asfalto era lucido e bagnato per l'umidità nell'aria. Quella giornata si preannunciava come la più importante della carriera di Niewiadoma.

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L'  è da tempo una meta per gli amanti della natura e della vita all'aria aperta, celebre per la sua straordinaria varie...
22/12/2024

L' è da tempo una meta per gli amanti della natura e della vita all'aria aperta, celebre per la sua straordinaria varietà geografica e geologica. Negli ultimi anni, con la crescente popolarità del gravel su strade sterrate, è diventata anche un'icona del d'avventura, poiché molte delle sue meraviglie naturali sono raggiungibili solo su strade e sentieri sterrati. Quando , ciclista e influencer supportata dal marchio , ha visitato l'isola per un servizio fotografico, ha colto l'opportunità perfetta per esplorarla un modo tutto suo. Come molti appassionati, aveva già un'idea del fascino dell'Islanda grazie alle immagini della Rift Gravel Race Iceland, una gara iconica che si snoda attraverso gli infiniti campi di lava delle Highlands, il cuore dell'isola. Ed è stato proprio questo scenario il punto di partenza per la nostra avventura in .

“Vedete quell'albero?” disse Thor Tryggvason con un sorriso. “Sarà l’ultimo che vedrete per un bel po’”.

Mentre Virginia attraversava il primo dei numerosi fiumi, il paesaggio diveniva sempre più spoglio, con rocce e terreni di lava deformati che si estendevano all'infinito. Eppure, man mano che i chilometri scorrevano sotto le sue ruote, si rendeva conto che i campi di lava cambiavano costantemente, sia nel colore che nella forma. Stavano attraversando il Fjallabak, che significa “terra tra le montagne”. I deserti di sabbia si trasformavano rapidamente in campi di lava e poi in terreni montuosi e muschiosi, il tutto incorniciato tra un grande ghiacciaio e l'Hekla, uno dei vulcani più attivi dell'isola. “Improvvisamente mi sono trovata in un paesaggio che non avevo mai visto prima. È diventato sempre più bello”, racconta Cancellieri. “Tutto era così speciale".

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📷 James Startt

Quando non è impegnato a vincere due ori olimpici, a competere per innumerevoli altri titoli o a lanciare un’iniziativa ...
21/12/2024

Quando non è impegnato a vincere due ori olimpici, a competere per innumerevoli altri titoli o a lanciare un’iniziativa per la sicurezza stradale dopo essere stato coinvolto in un incidente con un furgone postale, il belga , come la maggior parte dei professionisti, accumula circa 28-30.000 chilometri di allenamenti e gare ogni anno. Si tratta di oltre 1.000 ore di pedalata, distribuite lungo il suo programma. Approfondendo un po’ di più, grazie a un vlog di Remco, emerge che alcune delle sue sessioni di allenamento superano le sette ore. Anche per un professionista, un’uscita di sette ore è davvero lunga.

In un episodio in particolare, le previsioni di maltempo imminente hanno costretto Evenepoel a suddividere l’allenamento in due blocchi, comunque considerevoli. Questo solleva diverse domande: qual è il fondamento fisiologico e prestazionale dietro uscite più lunghe di qualsiasi tappa o gara del WorldTour? E ci sono vantaggi o svantaggi nel dividere una giornata molto lunga in sella in due parti?

Abbiamo coinvolto allenatori e fisiologi di livello mondiale per analizzare a fondo questa strategia di allenamento impegnativa…

🔹 Scopri l'intero articolo, clicca sul link in BIO https://www.rouleur.cc/blogs/rouleur-it/la-legge-del-lungo-quali-sono-i-benefici-degli-allenamenti-di-sette-ore

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La nostra vita è scandita dai numeri: i voti presi a scuola, le candeline che ogni anno soffiamo sulla torta di complean...
20/12/2024

La nostra vita è scandita dai numeri: i voti presi a scuola, le candeline che ogni anno soffiamo sulla torta di compleanno, i passi registrati dal telefono, i giorni che ci separano da una data importante, il civico della casa in cui viviamo. Contiamo le ore di sonno e quelle necessarie per andare al lavoro, le calorie ingerite o bruciate, e persino i like raccolti sui social.

Ogni nostro gesto può essere tradotto in una cifra, ma i numeri non sono solo dati freddi: sono una narrazione, spesso carica di ricordi ed emozioni. Il ciclismo ha bisogno dei numeri per distinguere i campioni dal resto del gruppo, ma è molto più di una somma di dati. È proprio questa peculiarità a renderlo unico: le cifre definiscono il risultato, ma non catturano del tutto la magia. Permettono di riempire le pagine di storia sportiva, ma è la passione a rendere quelle pagine indimenticabili.

In Rouleur Italia 23 - Numeri - tracciamo una panoramica del ciclismo e celebriamo i suoi protagonisti più iconici. Da Kasia Niewiadoma, che ha preceduto Demi Vollering nella classifica generale del Tour de France Femmes per soli quattro secondi, e ci spiega come, per lei, la vita vada oltre il primo gradino del podio. A Romain Bardet, che ha dichiarato che il Giro d'Italia e il Giro del Delfinato nel 2025 saranno le sue ultime gare da professionista, e ai nostri Fabio Aru ed Elena Cecchini.

I numeri sono anche storie in codice e simboli, a cui a volte diamo il significato di portarci fortuna. E allora eccolo qui, un magazine che li celebra e vi invita a farli vostri: a pedalare e viaggiare. Perché, alla fine, siamo tutti alla ricerca di un numero che ci rappresenti.

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