23/01/2025
Festival di Sanremo 2025, il primo ascolto dei 30 brani in gara: cassa dritta in pensione, torna la melodia
Si è tenuta l'audizione riservata alla stampa delle canzoni in gara nella kermesse che prenderà il via l'11 febbraio.
Achille Lauro - "Incoscienti giovani"
«Amore mio veramente se non mi ami muoio giovane» è una delle frasi che colpisce di più del brano di Achille Lauro, che al suo quarto Sanremo cambia rotta e porta una ballata dove si celebra quel senso di libertà, quella voglia di amarsi senza paura del futuro, che è propria della gioventù. Molti passaggi hanno un gusto quasi cinematografico: «Noi due orfanelli alla roulette, siamo a Las Vegas sotto un led».
Bresh - "La tana del granchio"
Che cos'è "La tana del granchio"? In molti se lo chiederanno e Bresh, al suo esordio sanremese, per ora non si sbottona né lo svela nel testo. Che resta enigmatico ma ci porta nell'universo intimo dell'artista. «Sono una madre che si sgola, una testa che gira ancora» canta nel ritornello di questa ballata pop piena di immagini suggestive: «Il mare si è salato, è perché un marinaio ci ha pianto sopra».
Brunori Sas - "L'albero delle noci"
Essere padri cambia la vita per sempre ma non è facile accogliere l'ondata emotiva che comporta: «Tutto questo amore non lo posso sostenere» canta inizialmente Dario Brunori, al suo primo Festival, in una canzone d'autore che celebra le gioie e le paure dell'essere genitori. È un sentimento che va accettato con il suo carico rivoluzionario: «Hai cambiato l'architettura e le proporzioni del mio cuore».
Clara - "Febbre"
Clara è di nuovo a Sanremo in gara per il secondo anno di fila, accompagnata dai suoni elettronici tipici del produttore Dardust, che qui fanno da sfondo a un testo implacabile in cui lei mette il piede sull'acceleratore per narrarci, attraverso la metafora della febbre, un ottovolante amoroso in cui è doveroso cercare un equilibrio: «Dimmelo se ciò che provi è solo febbre che sale e scende».
Coma_Cose - "Cuoricini"
Il duo cambia stile rispetto all'ultima partecipazione a Sanremo presentando una canzone veloce, molto ironica e scanzonata, in stile Anni 80, che già dal titolo e poi nel ritornello scherza sull'abuso dei social. E in particolare con gli «stramaledetti cuoricini che mi tolgono il gusto di sbagliare tutto», da mettere «persino sotto la notizia "crolla il mondo"». Ha le carte per diventare presto una hit radiofonica.
Elodie - "Dimenticarsi alle 7"
«Stasera dove vai amore ora che ho bisogno di te»: Elodie porta una canzone d'amore dove convivono le sonorità elettroniche da club e l'intensità drammatica della tradizione. Le 7 del titolo sono quelle della mattina, quando ci si ritrova, dopo una notte fuori, a voler dimenticare a tutti i costi un'emozione. Anche a costo di farlo di punto in bianco, «mentre si parla di niente lì seduti in un bar».
Emis Killa - "Demoni"
Su un tappeto elettronico dal ritmo sostenuto, Emis Killa (al suo primo Festival) restituisce il ritratto di un amore vorticoso e inarrestabile che trova la sua dimensione sui binari del treno, nel retro dei locali, una passione capace di regalare estasi, ma anche la sensazione di perdere il senno: «Sono pazzo lo so» dice. «Sei la fine del mondo, e per la fine del mondo io mi metterò comodo».
Fedez - "Battito"
«Dentro i miei occhi, guerra dei mondi»: Fedez ritorna a Sanremo raccontando a modo suo il rapporto con la depressione, portandoci per mano, a volte in modo quasi onirico, nel profondo buio della psiche, alternando versi in apparenza sentimentali a un vero e proprio grido d'aiuto. La voglia di guarire e ricominciare c'è, ma «vedo nero pure il cielo». Il ritmo e i suoni sono aggressivi e "dark".
Francesca Michielin - "Fango in paradiso"
A quattro anni dall'ultima volta in gara, Francesca Michielin mostra un lato più maturo di sé raccontando la fine di un amore che ha portato «centomila lacrime». La sua è una ballata dal sapore classico dove non manca però il talento per l'osservazione del quotidiano, mettendo in luce i postumi dolorosi di una storia: «E quanto amore sprecherò, quanti vetri rotti che sono plastica per i tuoi stupidi occhi».
Francesco Gabbani - "Viva la vita"
Francesco Gabbani torna in gara dopo cinque anni con un avvolgente brano orchestrale che inizia come un blues e poi si apre, come si intuisce dal titolo, diventando una celebrazione della vita. Che è definita «un lungo attimo», «un lungo battito», e va vissuta momento per momento, senza dividersi mai, perché «insieme due paralisi faranno un movimento». Tra gli autori c'è anche Pacifico.
Gaia - "Chiamo io chiami tu"
«Chi è il primo che cede stasera?»: Gaia torna al Festival dopo quattro anni con un pezzo pop latineggiante, dove si domanda se sia davvero possibile superare le tante scuse e i freni emotivi che rischiano di trasformare una storia d'amore in un «limbo infernale». La frase «Chiamo io chiami tu», ripetuta ossessivamente nel brano, si candida a tormentone del Festival.
Giorgia - "La cura per me"
Quinto Sanremo da Big per una delle più grandi voci italiane, qui con un autore d'eccezione come Blanco: la canzone parla di un amore che si trasforma in una cura contro la solitudine e la paura, è una ballata ma dal suono contemporaneo (il produttore è Michelangelo). Preparatevi perché la voce di Giorgia in questi pochi minuti torna a raggiungere vette incredibili.
Irama - "Lentamente"
Irama non si smentisce e ci fa ritrovare la sua straordinaria intensità canora in una ballata nostalgica in cui si rivolge a una compagna che è stata «fredda come la neve»: il sentimento che racconta questa canzone, infatti, si sta spegnendo lentamente lasciando due persone con in mano gli ultimi brandelli rimasti. Perché in amore, suggerisce Irama, è necessario sognare, correre e soffrire.
Joan Thiele - "Eco"
Un'altra esordiente al 75° Festival, Joan Thiele porta il suo stile unico in gara con un pezzo tra pop e r&b caratterizzato da un retrogusto vintage, quasi da colonna sonora di film. Nel brano l'artista ci invita a seguire il nostro istinto e soprattutto a difendere ad ogni costo le nostre idee, perché sono quelle che «rimangono negli occhi della gente, hanno più potere della rabbia».
Lucio Corsi - "Volevo essere un duro"
Al suo debutto a Sanremo, Lucio Corsi presenta un tenero e ironico autoritratto, in cui i consigli di una madre («Vivere la vita è un gioco da ragazzi») si scontrano con la disillusione della vita vera. Lucio sognava di essere speciale, un robot o «un lottatore di sumo», ma si ritrova a essere fragile come tanti: «invece che una stella, uno starnuto». Perché «quanto è duro il mondo per quelli normali».
Marcella Bella - "Pelle diamante"
La "Pelle diamante" del titolo è quella che riveste una donna «forte tosta indipendente», che non guarda in faccia a nessuno. È questo il ritratto che Marcella Bella fa in questo brano orgoglioso, dal ritmo sostenuto, che mette al centro una figura femminile «combattente», una «mina vagante».
Massimo Ranieri - "Tra le mani un cuore"
Tiziano Ferro e Nek sono tra gli autori di questa canzone orchestrale di grande respiro a cui dà lustro la voce inconfondibile di Ranieri. Il brano racconta l'amore (anche finito) come un processo di protezione e di cura, il cuore è quello di un uomo ferito e spezzato, che non va abbandonato. Travolgente il ritornello, che recita: «La vita intera con il cuore in mare, il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane».
Modà - "Non ti dimentico"
«E non te l'ho mai detto che mentre ti baciavo tenevo aperti gli occhi e di nascosto ti osservavo»: il ritorno dei Modà a Sanremo arriva con una canzone fieramente nel loro stile. L'amore qui raccontato da Kekko Silvestre è fatto di sentimenti come il rimpianto e l'orgoglio: bisogna capire quando è arrivato il momento di voltare pagina e dire «Forse è vero, siamo fatti tutti e due per qualcun altro».
Noemi - "Se t'innamori muori"
La canzone di Noemi, al suo Sanremo numero otto, è una ballata struggente che porta la firma di due vincitori del Festival, Mahmood e Blanco, con la produzione di Michelangelo. Il tema del brano è la necessità di superare la paura di amare senza freni, quella «sensazione che se ti innamori muori».
Olly - "Balorda nostalgia"
Come si può intuire dal titolo, è una bruciante nostalgia il sentimento al centro di una ballata dove Olly racconta un amore terminato ricordandone soprattutto la dolce e "banale" quotidianità: «ci bastava ridere, piangere, fare l'amore, poi stare in silenzio per ore». Un amore che continua a lasciare il segno, perché è impossibile fuggire dalla memoria: «Ti cerco ancora in casa quando mi prude la schiena»
Rkomi - "Il ritmo delle cose"
C'è anche Shablo tra i produttori di questo brano pop elettronico, molto radiofonico, in cui Rkomi (che torna in gara a Sanremo dopo tre anni) si dà come missione quella di restituire una forma al caos bruciante dei sentimenti. Tra le citazioni colte, spiccano Piero Manzoni e le "macchie di Rorschach".
Rocco Hunt - "Mille vote ancora"
Il ricordo di una strada, di un quartiere, di un bambino che sognava in grande ma «mi dicevano tu non sarai mai nessuno», aprono una canzone decisamente autobiografica, cantata in un mix di italiano e dialetto. Tra campetti abbandonati dove nessuno gioca più per «colpa dei telefoni» e una città «dove ancora si muore per niente a vent'anni», Rocco Hunt gioca tra nostalgia e voglia di riscatto, con suoni partenopei ma riletti in chiave contemporanea.
Rose Villain - "Fuorilegge"
La solitudine, il desiderio, il senso della mancanza e la voglia di fuga sono al centro di un brano dove Rose Villain, che ritorna a Sanremo per il secondo anno consecutivo, sogna di partire «domani come Bonnie e Clyde» e si strugge ascoltando "Almeno tu nell'universo”. I suoni elettronici più sfrenati sfociano però anche in un'inaspettata parentesi gospel.
Sarah Toscano - "Amarcord"
Ritmo velocissimo per la canzone fieramente pop con cui Sarah debutta al Festival. La più giovane artista in gara ci porta in giro tra un club e un luna park, tra citazioni di "La vie en rose" e ovviamente del film di Fellini che dà il titolo al pezzo. E canta: «C'è un vento che mi porterà, mi scioglierà le trecce».
Serena Brancale - "Anema e core"
«Stasera saremo due stelle del cinema italo-americano»: con Serena Brancale, al suo ritorno in gara dopo dieci anni esatti, si balla e ci si scatena sul serio. Anche la sua canzone mescola italiano e dialetto, con un pizzico di ironia quando canta: «Non lo so se ti suonerà neomelodico».
Shablo con Guè, Joshua e Tormento - "La mia parola"
Il pezzo di Shablo mescola rap e r&b su un ritmo incalzante alternando le voci dei suoi tre "ospiti" e giocando con ironia con le tante parole inglesi del testo. In molti cercheranno su Internet il significato del termine "goat": significa "greatest of all time", il più grande di tutti i tempi. Ma il cuore del brano è l'immagine di una città fatta di cemento e smog in cui si vive e muore «senza soldi o alternative».
Simone Cristicchi - "Quando sarai piccola"
Simone Cristicchi ci fa commuovere con una canzone dedicata alla madre: mentre i ricordi della donna svaniscono irreparabilmente («Se ti chiederai il perché di quell'anello al dito, ti dirò di mio padre, ovvero tuo marito»), Simone si impegna a restituire tutto l'amore che gli è stato dato durante la vita. Insieme fino all'ultimo giorno per sconfiggere il tempo che scorre.
The Kolors - "Tu con chi fai l'amore"
È una canzone spigliata e ad altissima velocità quella della band di Stash, che dopo la hit "Un ragazzo una ragazza" della scorsa edizione, qui vira su suoni pop-dance dal gusto latino, mettendo in scena una serata in cui può succedere davvero di tutto. «Mi piaci un minimo, mi aspetti a Mykonos» è già in zona tormentone. Tra gli autori del brano c'è anche Calcutta.
Tony Effe - "Damme 'na mano"
C'è il sapore di uno stornello romano (o di una canzone di Califano), ma rivisitato attraverso la lente e la sensibilità della generazione trap: Tony Effe vi stupirà portando sul palco dell'Ariston il dialetto della Capitale e cantando un sentimento estremamente passionale che fa soffrire, mentire, sbagliare.
Willie Pe**te - "Grazie ma no grazie"
Si parlerà molto della frase «C'hai provato anche più volte dei Jalisse», una delle prime di questa canzone ritmata, la più "politica" di questa edizione: Willie Pe**te si veste da Cyrano e si scaglia contro chi fa discorsi ipocriti, contro i vittimisti e i nostalgici («Chi ha perso la memoria e vorrebbe che tornasse, come se non bastasse»), ma anche bonariamente con chi vuole organizzare «una rimpatriata tipo cena di classe». In generale la risposta per tutti è quella del titolo: "Grazie ma no grazie".