Quando un giornalista scrive "La polveriera dei Balcani", muore un panda

  • Home
  • Quando un giornalista scrive "La polveriera dei Balcani", muore un panda

Quando un giornalista scrive "La polveriera dei Balcani", muore un panda Caro lettore, adotta anche tu un/a giornalista che orientalizza i balcani e chiedigli gentilmente di smettere. In una sola riga sono già morti quattro panda.

Ogni volta che un giornalista scrive "La polveriera dei Balcani", muore un panda. Ogni volta che un giornalista scrive "La miccia dei Balcani", muore un panda. Ogni volta che un giornalista scrive "Il terrorismo infiamma i Balcani", muore un panda. "Scontri etnici", "tensioni mai sopite", "fucina di odi", "focolaio di instabilità". In breve: ogni volta che un giornalista orientalizza i Balcani, cr

eando mostri, facendo inutile sensazionalismo, ingigantendo problemi (nazionalismi, radicalismi, tensioni comunitarie) con cui tutta l'Europa fa i conti o li ha fatti fino a pochi anni/decenni fa e su cui i Balcani non hanno di certo alcuna esclusiva biologica, politica e morale, muore un panda. Caro lettore, adotta anche tu un/a giornalista che orientalizza i Balcani e chiedigli gentilmente di smettere. Ne troverai ovunque, soprattutto (ma non solo) tra i giornali mainstream, di qualunque provenienza e colore politico. Il click-baiting, la sete di sangue e spari, complottismo ed erbafascismo, barocchismo linguistico, sete di ostentare il proprio album dei ricordi e citare quella maledetta frase di Churchill, perversioni ideologiche. Troppi motivi succulenti per non sottrarsi al fascino dell'orientalismo, presentando i Balcani come un intrinseco teatro di violenza e un'eterna eccezione, invece di una regione d'Europa come le altre, con la propria storia, tante risorse e gravi problemi da analizzare con attenzione e senza eccessi. Maria Todorova, ora pro nobis.

Ed è subito polveriera 💣🐼
30/05/2023

Ed è subito polveriera 💣🐼

🐼🐼🐼Ritorniamo momentaneamente sui vostri schermi per questo *favoloso* pezzo di Giulio Tremonti sul corrierone🐼🐼🐼Caro di...
01/03/2023

🐼🐼🐼Ritorniamo momentaneamente sui vostri schermi per questo *favoloso* pezzo di Giulio Tremonti sul corrierone🐼🐼🐼

Caro direttore, oggi lo strepito della guerra in Ucraina sovrasta il silenzio che avvolge i Balcani, ma tutti e due, quello strepito e questo silenzio, sono parimenti rilevanti per l’Europa, oggi che la storia si è rimessa in cammino con venti di guerra che spirano da oriente verso occidente. I Balcani, l’antemurale dell’Europa, un trapezio lungo più di mille chilometri e solo un po’ meno largo, un’area geograficamente impervia, non per caso Balkan in turco vuol dire monte, e tuttavia luogo di transiti caotici e di scontri, così che da secoli vi si fabbrica la storia. E così ancora è stato nel ‘900, un secolo che è iniziato con le «guerre balcaniche», che è proseguito con Sarajevo, che è terminato con la guerra di Jugoslavia. Questa una guerra locale, ma solo perché l’Urss si era appena dissolta e la Russia non era ancora apparsa nella sua attuale postura di dominio. Si ricordi comunque che quello della Jugoslavia è stato un caso impressionante di esercizio del cosiddetto «diritto di intervento», modernamente applicato da fuori, superando i secolari principi di Augusta e di Westfalia («cuius regio, eius religio). È per tutto questo che oggi, pur in una apparenza di quiete, si vede che il futuro dell’Europa non è solo in Ucraina, è anche nei Balcani, perché se per i Balcani l’Europa è importante, anche i Balcani sono importanti per l’Europa. Importanti per l’Europa che oggi non può fermarsi sul Danubio, se no è il Danubio che entra caotico in Europa. Dentro i Balcani si contano oggi ben sette Stati: Serbia, Bosnia, Erzegovina, Kosovo, Albania, Montenegro, Macedonia del Nord. Stati che oggi hanno in comune una cosa: l’interesse a entrare nell’Unione Europea. Ma che per il resto e dall’immemorabile sono tra di loro diversi e spesso opposti, per geografia ed economia, per incroci di origine, di lingue e di religioni. Ed è soprattutto per questa ragione, certo non è solo per questa ragione, che oggi fare entrare i Balcani nell’Unione Europea è tanto necessario quanto difficile, perché se i Balcani tendono a essere caotici, quella dell’Ue è per suo conto e all’opposto una sofisticata ipercomplessa macchina politica. Un esempio, per cominciare: se i Balcani entrano nell’Ue, l’unanimità oggi prevista per il suo funzionamento passa da 27 a 34. E questo non è solo un dato numerico, perché così si eleva e al massimo grado il rischio che si manifestino influenze esterne — russe, islamiche, cinesi — influenze tali da paralizzare i processi decisionali dell’Ue. Non solo. Anche ad ignorare le decine di chilometri di «regole» europee che già sono in essere — tipo Bolkenstein — si può seriamente immaginare l’impegno dei Balcani per l’auto elettrica o per la casa verde, queste le ultime ma prossime idee «europee»? Eppure la storia insegna che tutte le diversità possono essere superate dall’Europa con intelligenza e pazienza politica. A Praga il cancelliere Scholz ha aperto al dialogo, a Strasburgo il presidente Macron ha fatto l’ipotesi di aggiungere a quella dell’Ue una nuova e più articolata e flessibile ingegneria istituzionale europea, a Trieste la presidente Meloni ha parlato dei Balcani con grande visione, e tutte queste sono le direzioni giuste, giuste per evitare che l’irrazionale si faccia reale e che l’irrazionale ci sia fatale.

Address


Website

Alerts

Be the first to know and let us send you an email when Quando un giornalista scrive "La polveriera dei Balcani", muore un panda posts news and promotions. Your email address will not be used for any other purpose, and you can unsubscribe at any time.

Shortcuts

  • Address
  • Alerts
  • Claim ownership or report listing
  • Want your business to be the top-listed Media Company?

Share