A Different Crisis

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A Different Crisis Un viaggio nell’Europa al tempo della crisi Le crisi offrono una grande spinta unificatrice. Lo diceva Jean Monnet, padre fondatore dell’Europa.

Oggi, mentre la più violenta crisi economica si sta abbattendo sulla vecchia Europa, è difficile accettare e fare propria l’intuizione di Monnet. Non sarebbe d’accordo con lui il vecchio pensionato greco spinto all’elemosina in strada, né lo sarebbe il giovane spagnolo spinto alla disperazione dopo aver perso la casa e il lavoro. La crisi sta svolgendo un effetto centrifugo e disgregante, evidenzi

ando le differenze esistenti tra i 27 popoli dell’Unione Europea, accomunati – e qui forse risiede il peccato originale del malnato progetto europeo – solo quando si pensa ad essi come a un favoloso Eldorado composto da 500 milioni di “consumatori”. La politica, ostaggio della finanza, ha perso la percezione del cittadino, della base dello Stato: ragiona in termini di mercato, i suoi referenti sono gli investitori, non più il vecchio pensionato, il giovane disoccupato o la famiglia in difficoltà. Si è perso l’orientamento. Abbiamo messo da parte la nostra umanità. L’uomo non è più al centro dell’universo politico.

É da qui che bisogna ripartire, per restituire all’uomo e all’umanità la centralità che spetta loro per legge naturale. Perché questa crisi non è solo finanziaria ed economica. Questa crisi colpisce al cuore la nostra stessa natura e identità.

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