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07/06/2024

Ciro Colonna sta giocando a biliardino all'interno di un circolo di Ponticelli (Napoli), come fanno tanti suoi coetanei a 19 anni. Inganna il tempo, sta aspettando un suo amico con cui andare a pagare delle bollette.
All'improvviso una pioggia di proiettili all'interno del locale: killer di camorra hanno l'obiettivo di uccidere Raffaele Cepparuolo, leader dei
"barbudos" ed appartenente al clan degli Esposito-Genidoni.
In questa pioggia di fuoco, nel tentativo di scappare, cade a terra senza vita lui, Ciro.
I suoi 19 anni rimarranno tali per sempre, da quel maledetto 7 giugno di 8 anni fa.

Con lui, in questa foto, la sorella Mary che chiede, da allora, "che mio fratello sia ricordato e che la sua storia non sia accantonata".

Non si può rimanere sordi a questa richiesta. Io condivido il suo ricordo e la loro richiesta: Giustizia, verità e memoria.

05/06/2024

"Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli".
Auguri all'Arma, nel giorno del “compleanno”, con le parole di un Carabiniere straordinario: il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

03/06/2024

Guardatela questa foto: 18 anni, una maturità che da lì a poco avrebbe dovuto sostenere, un sorriso meraviglioso e tanti sogni.
Il primo giugno del 2001 veniva uccisa Serena Mollicone. O meglio, quel giorno sparì, Serena venne ritrovata (ma) ca****re due giorni dopo, il 3 giugno di 23 anni fa in un bosco.
Scusate se non risparmio i particolari, ma il ruolo di un giornalista è quello di raccontare. Tutto.
Il corpo della diciottenne venne coperto con rami e fogliame. La testa, sulla quale era presente una vistosa ferita, era stata avvolta da un sacchetto di plastica, mentre le mani e i piedi erano legati con scotch e fil di ferro. Naso e bocca erano stati avvolti da diversi giri di nastro adesivo.
Per il medico legale la morte fu atroce, avvenne “per asfissia dopo una lunga agonia”.
Il processo dopo venti anni si è concluso con le assoluzioni, mentre il padre morì. Spetta a noi continuare a chiedere giustizia, ricordare Serena come se fosse una “figlia”. Una ragazza che potrebbe essere figlia di ognuno di noi.

30/05/2024

Il fascismo è stato ed è il male assoluto.
Nessuna ambiguità verso chi ha le mani macchiate da fiumi di sangue. Nessuna ambiguità verso uno spregevole dittatore, un criminale, come Benito Mussolini.
Nessuna ambiguità verso chi, anche dopo la caduta del fascismo, ha compiuto nel nostro Paese le peggiori stragi, cercando di destabilizzare la nostra democrazia.
Nessuna ambiguità verso chi, ancora oggi, alza il braccio destro. E nessuna giustificazione: non sono “idioti”, sono criminali.

26/05/2024

Caterina, la più piccola vittima di mafia a soli 50 giorni con la sorella Nadia (9 anni). E con loro il padre, Fabrizio, la madre Angela. L’intera famiglia Nencioni si trovava a casa la notte del 27 maggio. E fu distrutta, spazzata dalla violenza mafiosa, insieme allo studente universitario Dario Capolicchio (22 anni).

La notte del 27 maggio di 31 anni fa, all’1.04, l’Italia viene svegliata dalle bombe.
Ci troviamo in un’antica via del centro storico di Firenze, via dei Georgofili.
Esplodono 250 chili di tritolo mischiato con T4, Pentrite, Nitroglicerina, Nitroglicole e Dinitrotoluene caricati su un furgoncino Fiorino.
Attenzione a questi due dettagli: la quantità e il tipo di esplosivo utilizzato, ovvero quello tipicamente impiegato da Cosa nostra, il tritolo, insieme a oltre cento chilogrammi ad alto potenziale, prettamente militare.
L’impatto dell’esplosione è terrificante, la devastazione enorme.

“Vogliamo la verità”. È la richiesta dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili.
Perché questa richiesta?

Dicevamo tipo di esplosivo e quantità.
Uno dei pentiti di mafia più importanti ed attendibili, Gaspare Spatuzza, dirà con precisione che furono caricati al massimo 145 kg di esplosivo. Ad esplodere furono 250 kg. Oltre 100 in più. L’esplosivo utilizzato dai mafiosi con dell’altro, quello di provenienza militare. Ovvero quel quintale in più.
Chi l’ha messo? Perché? E perché c’era una donna quella notte, insieme ad altri uomini, avvistati da un portiere a cui (all’epoca) fu detto di non parlare?

Sono tanti i punti oscuri della strage. Tantissimi. Io ho tentato di elencarli nel mio libro, Traditori.
Se vorrete sono lì. Uno ad uno.

Oggi potremmo riassumerli nelle parole di Gaspare Spatuzza: «Quei morti non ci appartengono». Cioè non appartengono a cosa nostra. O almeno non solo.
Certamente apparterranno alla nostra coscienza se, dopo oltre trent’anni, faremo finta di nulla, gireremo ancora una volta le spalle alla richiesta di verità.

23/05/2024

“Le loro idee camminano sulle loro gambe” urliamo da anni. Ma la verità sulla loro morte? Su quali gambe deve camminare?
Basta ipocrisia.

Fu la mafia a essere responsabile dell’esplosione a Capaci. Su questo non c’è dubbio. Ma furono soltanto i mafiosi “brutti, sporchi e cattivi”?
No purtroppo. Ci furono connivenze e complicità che si attivarono prima, manine che aiutarono durante e coperture che scattarono dopo. D’altronde sarà proprio Paolo Borsellino, la sera del 25 giugno 1992, a dire: «Non voglio esprimere opinione circa il fatto se si è trattato di mafia e soltanto di mafia, ma di mafia si è trattato comunque».
Uno dei tanti buchi neri sta nelle tracce biologiche ritrovate sul luogo. Due guanti in lattice, insieme a una torcia e a un tubetto di mastice. Nel 2017 vennero fatti nuovi rilievi e la consulenza affidata a una delle maggiori esperte del settore. Risultato: emerge «chiaramente un profilo misto derivante da almeno tre individui diversi dove però la componente attribuibile ad uno o più soggetti di sesso femminile risulta essere maggiormente rappresentata». E donne sul posto, almeno secondo i racconti ufficiali dei pentiti, non c’erano. E poi ancora: chi scelse il cunicolo? Ed ancora: tra le macchine segnalate nel periodo della strage «nei pressi della villa di Licio Gelli» c’è quella intestata a «tale Ferrante, residente a Capaci». Esattamente lo stesso cognome di Giovan Battista Ferrante, di capaci, condannato per la strage.
Ma non solo. La manomissione del computer del dottor Falcone nella sua stanza al Ministero. E tanti altri che troverete.
Fatti non opinioni.
Ho tentato di rispondere a quella domanda. L’ho fatto cercando di ricostruire quello che accadde, prima e dopo nel libro “Traditori”. Spetta a chi legge farsi una propria opinione. E non tacere.

Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Vite stroncate che rappresentano sofferenze, famiglie distrutte, sogni infranti.
Da sempre sono per le commemorazioni, ma quelle che abbiano alla base la ricerca della verità. Altrimenti sarà tutto inutile e faremo il gioco di chi ha voluto che fossero uccisi.

18/05/2024

Buon compleanno Signor Giudice!

"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare".

Il 18 maggio 1939 nasceva a Palermo uno dei migliori figli di Sicilia.
Osteggiato, dileggiato in vita, osannato perchè (purtroppo) morto.
Oggi il dottor Giovanni Falcone compie 85 anni: auguri Signor Giudice.

15/05/2024

Lui è “Anto” o “Il Mega”, come lo chiamavano gli amici.
Antonio Megalizzi oggi compie 35 anni e purtroppo Luana (la sua amata fidanzata), Mimmo e Annamaria (i suoi genitori) e Federica (sua sorella) non potranno festeggiarlo, abbracciandolo.
Un maledetto proiettile, in un attentato terroristico, l’ha portato via.
Io ho avuto l’onore di raccontarlo nel libro “Il sogno di Antonio”.
Oggi - ancora una volta - vorrei celebrarlo così, con questa foto insieme a Luana, innamorati. E con una sua frase che reputo meravigliosa:

“Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita è troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno”.

Auguri Antonio, ovunque Tu sia.

13/05/2024

L’idea che si possa morire a 21 anni è inaccettabile, ancor di più per un improvviso aneurisma in un ragazzo “in salute, allegro e generoso” (come racconta chi lo conosceva).
Ma è proprio la generosità ciò che rimane a due anni di distanza da quel maledetto 13 maggio 2021.
Carmelo Dipasquale continua a vivere, grazie alla sua generosità. I suoi genitori decisero l’espianto degli organi.
Così ancora oggi il suo cuore, i suoi polmoni, il fegato ed i reni permettono ad altre persone di vivere. Esattamente come accadde per l’indimenticabile Sandra Spadaro.
Nel ricordo di questo ragazzone e della sua generosità. Oltre la vita.

12/05/2024

Le mamme hanno il ruolo più difficile: mettere al mondo e lasciare andare. Esserci anche quando non ci possono essere, guardare e magari non interve**re per far crescere.
Le madri sono il rifugio sicuro, a qualsiasi età.
Alla mia, adorata, mamma.
A tutte quelle che lo diventeranno o che lo sono in modi diversi: Auguri.

09/05/2024

Lei è Marta Russo, giovane e sorridente ragazza.
Fu colpita mortalmente il 9 maggio del 1997 nel più grande ateneo d'Europa, “La Sapienza”, a Roma.
Marta, soltanto 22 anni compiuti da pochi giorni, venne colpita da un proiettile mentre camminava, come qualsiasi altro studente, in Università. Entrò subito in coma, morì dopo pochi giorni, il 14 maggio di 27 anni fa.
Marta aveva un fidanzato, come tanti alla sua età. Lui – raccontano i testimoni - arrivò in ospedale, al Policlinico, per vedere la “sua” ragazza, con un disco di Eros Ramazzotti in mano. Ma Marta, dal coma, non si svegliò più.
A Marta, al suo ragazzo ed alla sua famiglia, ancora oggi dobbiamo Giustizia. Venne colpita nel giorno dedicato ad Aldo Moro ed a Peppino Impastato, forse per questo mai abbastanza ricordata. Con i suoi organi, va ricordato, vivono oggi diverse persone, fra cui una donna di Catania, a cui andò il suo giovane cuore.
Stasera il mio pensiero va a lei. Ed ai tanti misteri irrisolti di questo nostro martoriato Paese.

09/05/2024

Felicia e Peppino Impastato. Madre e figlio.
Quest’anno il 9 maggio, anniversario della terribile morte di Peppino, cade qualche giorno prima della festa della mamma.
Felicia, mamma di Peppino, grazie alla cui determinazione, passione, forza, si ebbe la verità sulla morte del figlio. Morto non “come terrorista”, come si voleva far passare, ma come giornalista ed attivista, ucciso dalla mafia. E infangato anche da pezzi di stato.
Una madre, Felicia, che non si è mai arresa per dare giustizia al figlio. Come tante ce ne sono e lottano, in questo Paese. A volte troppo in solitaria. Penso alla mamma di Attilio Manca, alla mamma di Giulio Regeni, alla mamma di Nino Agostino (che ci guarda da lassù con l’amato Vincenzo). E potrei continuare all’infinito, storie troppo spesso dimenticate che ho raccontato nel libro Traditori.
Per non dimenticare Peppino e chi non ha verità e giustizia.

08/05/2024

Ci sono storie conosciute e storie, drammatiche, dimenticate da tutti.
Vi invito a leggere questa che è una storia da conoscere, anche per non dimenticare una bambina di soli 9 anni ed il nonno, uccisi dalla violenza delle mafie.

Si potrebbe riassumere così: trovarsi all’interno di una macchina e vedersi piovere addosso l’inferno. Proiettili ovunque.
L’8 maggio di 25 anni fa la piccola Mariangela Anzalone con il nonno Giuseppe Biccheri, la nonna, la mamma ed il fratellino, stavano semplicemente rientrando a casa.
I killer di ‘ndrangheta – che avevano appena consumato un duplice omicidio - videro passare la macchina della famiglia. Pensarono che, all’interno, ci fossero persone legate a coloro che avevano appena ucciso. Così fecero fuoco. Una pioggia infernale di proiettili. Morirono sul colpo il nonno e la piccola Mariangela, ferirono tutti gli altri. Ma la loro morte non ha ancora colpevoli. Ha “solo” una famiglia distrutta e dimenticata.

04/05/2024

La figlia in braccio, il killer che spara alle spalle: così la mafia uccise il capitano Basile.
Sono le due di notte del 4 maggio 1980 – 44 anni oggi.
Si è quasi addormentata quella bambina che, in braccio al padre, si accorge dell'arrivo di un uomo ma non comprende cosa stia per accadere: gli spari.
Lei viene mancata per un soffio. Lui, il padre, il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, si accascia a terra.
Era uno dei più stretti collaboratori del dottor Borsellino. Uno straordinario inquirente che scavava, indagava, rischiava. Ucciso come purtroppo tanti.
Da un lato uomini come lui, il capitano Basile, dall’altro traditori che svendevano le istituzioni. Parlo della sua storia (e purtroppo di tante altre) nel mio libro: Traditori. Perché nel nostro Paese troppe cose, per alcuni, non andrebbero raccontate.

28/04/2024

Vi ricordate questi due ragazzi sorridenti?
Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, appena trentenni, uccisi durante la sparatoria della Questura di Trieste il 4 ottobre 2019.
Chi sparò tentò di uccidere, oltre loro, altri otto poliziotti
Incredibile. Eppure dopo quasi cinque anni non hanno giustizia. Nessuna.
Come non comprendere le parole di delusione e rabbia del padre, Fabio Demenego : "Siamo stanchi, siamo stanchi. Non sappiamo più cosa fare”.
Perché? Perché chi li ha uccisi, il dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, è stato assolto per “incapacità di volere”.
Come non capire il senso di impotenza di chi non ha giustizia? Intanto loro due, Pierluigi e Matteo, non ci sono più purtroppo.

25/04/2024

“Uccidete me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai”

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il ca****re. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.
Oltre che del delitto, Mussolini si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

Questo è il fascismo. Il fascismo è solo violenza. Uomini senza onore che hanno conquistato e tenuto l’Italia con il sangue.
Odio gli indifferenti. Oggi e sempre Resistenza!

22/04/2024

“Aiutatemi, ricordate mio figlio Renzo che veniva ucciso 7 anni fa, non dimenticatelo”.
Lui è Renzo Formosa, ed è stato ucciso a soli 15 anni, il 22 aprile 2017.
Venne ucciso da una macchina guidata a Siracusa da Santo Salerno. Una macchina – denuncia la mamma di Renzo - senza assicurazione. “In qualsiasi altro caso sarebbe stata ritirata la patente, in quel caso non accadde ed a fare i rilievi dell’incidente furono i colleghi del padre di chi ha provocato l’incidente”.
Sua mamma, una guerriera, che da oltre sette anni chiede Giustizia per il suo Renzo, suo figlio. E ci chiede di condividere nel giorno in cui Renzo morì.
Condividere un post può voler dire poco per ognuno di noi, ma tanto per chi, come la mamma di Renzo, chiede di aiutarla “a non spegnere le luci sul caso di Renzo. Chi ha sbagliato deve pagare fino all’ultimo, altrimenti ucciderete mio figlio per la seconda volta”.
Lucia, siamo con voi: non dimentichiamo Renzo!

21/04/2024

Oggi l’Italia perde un gigante della lotta alla mafia, della resistenza, della ricerca della verità e della giustizia.
Quella sua barba lunga andrà raccontata ai ragazzi, era la pietra d’inciampo per chi faceva finta di non capire il dolore di chi ha perso un proprio caro, quello di un padre per un figlio, una nuora (con il nipotino in grembo) uccisi.

Io perdo una persona cara, un uomo dai mille insegnamenti, dalle tante telefonate fatte da parole sempre nette, chiare.

Ti saluto con uno dei tanti abbracci che ci siamo dati. E che io porterò sempre nel mio cuore, caro Vincenzo.

Che la Terra ti sia lieve, ora che ti sei ricongiunto con la tua amata moglie.
Un abbraccio alla tua cara famiglia.
Noi non arretriamo di un millimetro e chiederemo (anche) per te, per mamma Augusta la verità per la morte di Nino ed Ida.

16/04/2024

Oggi è un giorno bellissimo!

Il boss di Vittoria, Venerando Lauretta, è stato definitivamente condannato per le minacce mafiose nei miei confronti.
Mi voleva morto, disse che mi “avrebbe trovato anche a Roma”, che non avrei “camminato ancora per molto” e che anche se lo arrestavano “c’è chi viene a trovarti”.
Minacce paurose, dopo alcuni articoli d’inchiesta sui suoi affari.

Ma quanto fango ho ricevuto, quanta sofferenza.
Il 16 aprile per me rappresentava una ricorrenza bruttissima, quella dell’aggressione, oggi però riesco a sorridere.
Ringrazio gli avvocati, la Fnsi, l’Ordine, Articolo 21 e soprattutto voi per la vicinanza che mi avete sempre dimostrato.

Vi abbraccio di cuore!

10/04/2024

Lei è Eleonora De Falco e - per la festa della Polizia - vorrei raccontare la sua storia che ci fa comprendere come le mafie non vincano, anche laddove potrebbe sembrare l’esatto contrario.

Alberto De Falco, suo padre, ha con orgoglio indossato la divisa della Finanza. La notte tra il 23 e il 24 febbraio 2000, esattamente 24 anni fa, alle porte di Brindisi, morì insieme al collega Antonio Sottile, ucciso da due mafiosi e contrabbandieri di si*****te.

La figlia Eleonora è cresciuta con un sogno ‘voglio diventare come lui’. Ed avere l’orgoglio di indossare la Divisa.
Oggi Eleonora De Falco, poco più che ventenne, fa parte della Polizia di Stato.
La poliziotta Eleonora ci fa comprendere che la speranza è più forte di tutto.
Auguri a tutte le donne ed a tutti gli uomini della Polizia.

07/04/2024

Guardo questa foto e mi piange il cuore. Vivo con i Carabinieri da dieci anni e conosco la loro passione, i loro sogni, la loro voglia di indossare quella divisa. La stessa, sono certo, del maresciallo Francesco Pastore e dell'appuntato scelto Francesco Ferraro. Soltanto 25 e 27 anni.

Pastore voleva fare il carabiniere fin da piccolo per seguire le orme paterne. È infatti figlio d'arte: il papà Matteo presta servizio presso la stazione radiomobile dei carabinieri di San Giovanni Rotondo.
Anche Ferraro voleva fare il carabiniere. E c’era riuscito.
Alle loro famiglie ed a tutta la famiglia dell’Arma dei Carabinieri un abbraccio fortissimo.
Riposate in Pace 😌🙏🏻

02/04/2024

E poi arriva il 2 aprile ed ogni volta è un pugno allo stomaco ricordare. Ricordare che le mafie non hanno nessun onore e uccidono donne e bambini.
Ricordare loro, Barbara Rizzo e i due gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta.

Salvatore e Giuseppe avevano solamente 6 anni e Barbara, la loro mamma, ne aveva soltanto 30 quando, la mattina del 2 aprile del 1985 - 39 anni fa - saltarono in aria in un attentato di mafia.
Un’autobomba era stata preparata dalla mafia per il giudice Carlo Palermo e, quando venne fatta esplodere dai mafiosi, a saltare in aria fu l’auto di Barbara che stava portando a scuola i suoi due gemelli. Il corpo squarciato della donna venne catapultato fuori dall'auto, mentre sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile dei due bimbi.

Margherita Asta, l’altra figlia di Barbara, è un esempio nel suo impegno quotidiano. A Lei, che da quel giorno chiede incessantemente Giustizia, il nostro grazie. Ogni giorno.

01/04/2024

Al termine di queste due giornate di festa penso a due donne, Sabrina e Viviana Matrangola. Penso a ciò che avranno avuto nel loro cuore, in questa Pasqua che coincide con i 40 anni dall’uccisione di loro madre: Renata Fonte.

Aveva compiuto 33 anni da poco il 31 marzo di quaranta anni fa. Fu uccisa con tre colpi di pi***la mentre tornava a casa.

Lei che è stata la prima donna a essere eletta Assessore alla cultura e alla pubblica istruzione.
Renata Fonte ha pagato con la vita il proprio impegno civile, in particolare l'essersi opposta alla speculazione edilizia nel territorio di Porto Selvaggio.
Uno dei posti più belli al mondo.
Per non dimenticare Renata Fonte, un esempio per tante donne.

31/03/2024

Non rimaniamo indifferenti.
Non arrendiamoci a ciò che non va, mettiamoci la faccia e costruiamo un presente ed un futuro diverso.

Auguri, buona Santa Pasqua 🐣 a tutte/i voi!

28/03/2024

"Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine".
Sono le parole di Annalisa Durante, contenute nei suoi diari. Parole profetiche, purtroppo.
È il 27 marzo di 20 anni fa. A Napoli, quartiere Forcella, una sparatoria fra clan. Esattamente nel cuore della città.
Due scooter sfrecciano, poi gli spari: i sicari vogliono uccidere Salvatore Giuliano, rampollo di un clan. Uno dei proiettili colpisce proprio lei, Annalisa Durante, soltanto 14 anni.
In seguito alla sua morte, i genitori autorizzarono il prelievo degli organi. Così Annalisa continua a vivere nel corpo di persone a cui ha salvato la vita. Ma il suo sorriso non c’è più. La sua storia merita di essere conosciuta.
Lei, ennesima vittima innocente delle mafie.

20/03/2024

Sognava di fare il pizzaiolo, aveva 18 anni e venne ucciso da un colpo di pi***la mentre era in uno chalet di Mergellina, nel cuore di Napoli.
È la storia di Francesco Pio Maimone, vittima innocente, più che innocente.

Un ragazzo d’oro, con tanti sogni e tanta voglia di vita. Il suo amico, Carlo, racconta che “sognavamo di aprire una pizzeria. L’ho visto crollare a terra, morire”.
Si, morire così. Fu ucciso un anno fa, venne colpito da un proiettile vagante, come se sia normale trovarsi in un locale e ve**re uccisi da un proiettile.

Questa è la violenza delle mafie, noi abbiamo il dovere di ricordare e denunciare.
Rimanere indifferenti vuol dire fare il gioco dei mafiosi.
O si è contro o si è complici.

22/02/2024

Barbara Rizzo e i due gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta. Oggi avrebbero compiuto tutti e tre il compleanno.
Salvatore e Giuseppe avevano solamente 6 anni e Barbara, la loro mamma, ne aveva soltanto 30 quando, la mattina del 2 aprile del 1985, saltarono in aria in un attentato di mafia.
Un’autobomba era stata preparata dalla mafia per il giudice Carlo Palermo e, quando venne fatta esplodere dai mafiosi, a saltare in aria fu l’auto di Barbara che stava portando a scuola i suoi due gemelli. Il corpo squarciato della donna venne catapultato fuori dall'auto, mentre sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile dei due bimbi.
Margherita Asta, l’altra figlia di Barbara, da quel giorno chiede incessantemente Giustizia, per arrivare alla completa verità su quella strage (di cui ho parlato anche nel mio libro “Traditori”).

E' importante ricordare, per tutti coloro ancora convinti che i mafiosi siano "uomini d'onore" e che non uccidano donne e bambini. E poi, perchè, un filo rosso lega indissolubilmente le vite di mamma Barbara e dei due gemellini, Salvatore e Giuseppe: il giorno della morte, il 2 aprile ma anche il giorno della nascita, il 22 febbraio.

Oggi è il loro compleanno: ed allora auguri Barbara, auguri Salvatore e Giuseppe. Ovunque Voi siate.

17/02/2024

“Spero che papà sia contento...”.
Leggo e rileggo queste parole e penso ai sogni di un ragazzo, di appena 19 anni (e che oggi ne compirebbe 70) entrato nell’Accademia di Modena.
Il suo sogno era proprio quello di diventare un Carabiniere, ma le sue preoccupazioni erano quelle di tanti ragazzi che si dispiacevano per i soldi che stava facendo spendere alla famiglia.

Queste parole, infatti, si leggono nella lettera che Mario D’Aleo scrisse ai genitori tre giorni dopo l’ingresso in Accademia. Giorni in cui, al giovane Mario, mancavano i genitori.
“Chiedo scusa a papà se spendo un po' troppi soldi per telefonare, ma sentire la sua voce familiare è davvero bello!”. Scriveva ancora D’Aleo. E non poteva immaginare che, dieci anni dopo quella lettera, i mafiosi gli avrebbero fatto indossare per l'ultima volta, dentro una bara, la sua divisa di capitano dell'Arma.

Appena arrivato a Monreale aveva arrestato il feroce Brusca. Poi tre killer lo uccisero, a soli 29 anni.
Stava andando dalla sua ragazza, ma quegli occhi della donna amata non li vide mai più. Nell'agguato furono trucidati con lui i due uomini della scorta, l'appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici.
Erano ragazzi che indossavano la Divisa. Ragazzi che sognavano di diventare grandi.
La mafia ce li ha tolti solo fisicamente, sta a noi non dimenticarne l’esempio.
Io ho tentato di farlo raccontando la loro storia nel libro “Traditori”, perché se da un lato c’è stato chi ha tradito quella divisa, dall’altro ci sono persone come loro che l’hanno onorata. E non vanno dimenticati.

16/02/2024

Brutalmente uccisa, il suo corpo n**o venne ritrovato in un canale di irrigazione.
Aveva soltanto 20 anni quando, la notte tra il 16 ed il 17 febbraio 2001 venne uccisa, Tina Motoc.
Prima costretta a prostituirsi, poi ammazzata.

Lei che faceva tutto per sua figlia, diceva sempre che fosse “la cosa più preziosa, un amore senza confini”. Si sentiva responsabile della vita di sua figlia, aveva solo lei. Dopo il parto viene costretta a tornare in strada. Obbligata a prostituirsi, ancora una volta.

Poi quella notte drammatica. Sembra un film horror, invece purtroppo è tutto vero. Ad opera del serial killer Maurizio Minghella.

“Il suo corpo – scrivono i colleghi di ‘Chi l’ha visto’ - venne ritrovato con diverse ferite sul volto e sul capo, le gambe e il piede destro erano stati bruciati con il fuoco di un falò acceso con i vestiti della ragazza. Stretti intorno alla gola i suoi collant, poi legati alle mani dietro alla schiena”.

La sua storia per tanti anni è stata dimenticata, in molti dicevano (senza vergogna) “è solo una prostituita”.
Invece no, Tina Motoc era una donna resa schiava da italiani, ed uccisa per mano di un nostro concittadino.
Non si può dimenticare la sua storia, ne abbiamo il dovere morale.

16/02/2024

Non si può far finta di nulla. La morte di Aleksej Navalny è un crimine.
Il presidente Russo Putin dovrà rendere conto.

Navalny sapeva che combattere Putin fosse pericoloso, nonostante questo non si è arreso come non si arrese la giornalista Anna Politkovskaja.
Il loro coraggio sia d’esempio per molti 🙏🏻

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