15/02/2024
Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell'ippica di Gerald Murnane ( ; Traduzione: Roberto Serrai)
Quello che Murnane riesce a fare in questo libro di memorie è, ancora una volta, strabiliante nella sua semplicità superficiale e complessità profonda. Perché Murnane ci inganna, non ci racconta la sua vita pratica, in realtà ci trasporta nella sua immaginazione, crea collegamenti impensabili all’ombra dell’ippica, scivola su frequenze emotive altre incastonate nel mondo in maniera artigianale, sospendendo lo scorrere del reale con l’intrusione di un’immaginazione ben identificata, ma non per questo meno sospesa sul filo dell’ineffabilità.
Tutto lo scritto è permeato nella ricostruzione di un’unica grande ossessione: l’ippica. Un’ossessione ricostruita nei minimi dettagli e che permea qualsiasi aspetto della vita, sia pratica che mentale. Con una prosa disincantata, non priva di ironia, l’autore non calca mai la mano, descrive il proprio mondo nella normalità quotidiana in cui si stabilisce e i paradossi e le stranezze che filtrano sono più quelle di chi non segue l’ippica che quelle di chi dedica le proprie forze a questa ossessione. La scrittura di Murnane è fantastica anche qui, perché sa creare il mondo che desidera senza effetti speciali, con un lavorio continuo ed efficace.
La passione di Murnane per l’ippica è tutta costruita nel suo immaginario, certo ha bisogno dell’ippodromo per trovare sfogo, ma si tratta di una ricostruzione mentale. Diventa una passione personalissima, tanto è vero che non solo lo isola dal resto del mondo che di cavalli non ne vuole sapere, ma persino all’interno del mondo dell’ippica si ritaglia uno spazio tutto suo che non trova connessioni con altri. Le corse di cavalli sono lo scenario di una mente fervida, la forma che prende il riflesso interiore della luce, il manifestarsi dei colori di un’anima. Non si tratta di una distrazione dal mondo, si tratta della riproposizione ulteriore del mondo.
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