05/01/2023
Nel 496 a.C. la lega latina e una parte di che sostenevano i Tarquini si preparano a combattere contro la repubblica romana. L’esercito latino ammontava a circa 40.000 uomini e 3.000 cavalieri, mentre Roma poteva mettere in campo 24.000 fanti (4 legioni) e 3.000 cavalieri. I consoli Aulo Postumio Albo Regillense e Tito Verginio Tricosto Celiomontano si trovarono ad affrontare tra i nemici anche Tarquinio il Superbo e Sesto Tarquinio. Verginio decise di nominare Aulo Postumio dittatore per provvedere con più risolutezza alla guerra; metà dell’esercito fu posto tra Roma e Tuscolo, con una legione al comando di Postumio e l’altra di Verginio, mentre due stavano di riserva a Roma, sotto il comando di Tito Ebuzio Helva, nominato magister equitum.
I latini, vista la scarsità dei nemici cominciarono a prepararsi all’attacco insieme ai Volsci di Anzio, mentre Postumio fece arrivare da Roma le forze rimanenti, che dispose tra la montagna e il lago Regillo (forse l’attuale zona di Monte Porzio Catone o Monte Compatri, nei Castelli Romani). Dopo uno scontro incerto il console Aulo Postumio guidò la carica della cavalleria romana.
L’intervento della cavalleria romana capovolse le sorti dello scontro, che vide i latini infine darsi alla fuga. Marco Valerio Voluso Massimo, fratello di Valerio Publicola, primo console di Roma con Lucio Bruto, si lanciò contro il giovane Tito Tarquinio ma venne ucciso. Tarquinio il Superbo attaccò Postumio ma fu ferito e portato in salvo dai suoi. Mamilio, ferito, ritornò a combattere. Ma Tito Erminio lo vide e lo uccise, ma ferito a sua volta, tornò tra i romani, dove spirò mentre veniva curato. Si sparse la voce che tra i romani, a guidare il contrattacco, fossero apparsi i Dioscuri Castore e Polluce, su due cavalli bianchi, forse un racconto in parte figlio del fatto che erano stati proprio i nobili romani che avevano capovolto la battaglia. Sarebbero stati poi Castore e Polluce a tornare di corsa a Roma ad annunciare la vittoria. Vinta la Lega Latina, Postumio ed Ebuzio rientrarono trionfanti a Roma. Il dittatore decise dunque di innalzare un tempio ai Dioscuri in segno di riconoscimento.