14/07/2020
Il racconto del lunedì letto in diretta il 13 luglio 2020
DIALOGO TRA DUE STELLE IN UN PUNTO IMPRECISATO DELL'UNIVERSO
di Giuseppe D'Agostino
La festa era bella, ben riuscita, e lui si stava divertendo.
La serata estiva era calda e umida, e il fatto che avesse bevuto qualche drink di troppo non lo aiutava a star meglio, ma andava bene così. Era un solitario, e anche se amava la compagnia di quella sera, sentiva come sempre il bisogno di allontanarsi per un po’, per stare solo con i suoi pensieri.
Aprì il cancello della villa, che era peraltro appena accostato. Poco lontano c’era il mare, e spinto da una forza magnetica invisibile, decise di percorrere il viottolo che portava verso la spiaggia, e la raggiunse.
Il cielo era senza luna, e lui si ritrovò immerso nel buio assoluto, smorzato solo dalle luci lontane sul litorale.
Chiuse gli occhi e ascoltò lo sciabordio lento e appena accennato della risacca. Respirò profondamente per godere dell’odore del mare e trattenne il fiato un attimo. Poi aprì gli occhi e alzò la testa.
Una volta stellata immensa riempì la sua vista, e lo avvolse totalmente. Fece un giro su stesso, una goffa piroetta, quasi perdendo l’equilibrio, con la precisa intenzione di farsi stordire da quello spettacolo, mentre un refolo di brezza che arrivò dal mare riuscì finalmente a fargli scordare il caldo, gli ospiti e la festa che continuava poco lontano ma che sembrava in quel momento lontana anni luce.
Già, anni luce, come la distanza che lo separava da quel mare immenso di puntini sfavillanti sullo sfondo nero del cielo. Si sedette sulla sabbia fresca, cercando di dare un nome a quel momento, e gli venne in mente soltanto la frase di Immanuel Kant. “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, e pensò che sì, lui aveva capito tutto.
- Hai visto, sta guardando me?
- Ma chi, lui? Ma figurati, è lì sulla sabbia, per poco non cadeva. Non ti credere così importante, sei solo una nana gialla. Manco ti vede in mezzo a tutte noi.
- Ci pensi però, chissà dove sarà lui adesso, cosa starà facendo… la nostra luce gli è arrivata tanti anni fa.
- E’ il nostro destino cara. Gli uomini guardano noi, godendo della nostra brillantezza, sognando sui nostri destini, dedicandoci canzoni e poesie. Ma noi siamo una luce che arriva dal passato. In molti casi non esistiamo nemmeno più, perché siamo delle supernovae, o dei buchi neri. Eppure siamo il loro presente.
- Ma loro, gli uomini, su quel pianeta così piccolo e lontano, come fanno a capire noi stelle? Dimmelo tu, che sei una gigante rossa, che vivi da miliardi di anni.
- Non hanno bisogno di capire, hanno bisogno di sognare. Solo pochi di loro si chiedono cosa siamo in realtà. Noi siamo l’irraggiungibile, l’impensabile, quello che loro – pensa che teneri! – chiamano “Universo conosciuto”, illudendosi di conoscere qualcosa di cui non vedono nemmeno i confini. Ma gli uomini sono così, così affascinati dall’ignoto da trascurare ciò che hanno davanti agli occhi. Non hai sentito l’altra volta cosa diceva il Sole: “Io gli do energia ogni giorno e loro non la sfruttano, ma chi me lo fa fare!”
- Ma tu come fai a conoscere così bene i terrestri?
- Perché non ci sono solo loro nell’universo cara. Di pianeti come la terra ce ne sono tanti, e si somigliano un po’ tutti. Affollano piccoli pianeti, vivono grazie al nostro calore e alla nostra luce e si sentono soli e sperduti. Noi non possiamo parlare loro e dirgli che non è così, possiamo solo illuminarli e suggerirgli che, beh, se siamo così tante, un motivo ci sarà.
- Ma lui, quel terrestre sulla spiaggia, cosa sta pensando secondo te?
- Si starà chiedendo come sia possibile che il suo mondo vada in rovina, se nell’Universo esiste così tanta bellezza.
- Come in rovina? Ma, allora mi vuoi dire che il Sole…
- Ah ah ah, ma no sciocchina! Il Sole è poco più vecchio di te, e come te gode di ottima salute. Non è lui il problema, ma quello che i terrestri fanno agli altri terrestri, quando si dimenticano di alzare gli occhi e guardarci. Se lo facessero più spesso, forse cambierebbero.
- E perché non lo fanno? Noi siamo sempre qui, siamo a loro disposizione.
- Perché la bellezza è qualcosa che devi cercare dentro di te, prima di trovarla in qualcosa che ti sta intorno. Noi brilliamo a causa delle reazioni nucleari dentro di noi, e quindi la nostra luce viene da dentro. Gli uomini non sono così fortunati, loro possono solo brillare di riflesso, e in pochi ci riescono davvero. E poi la loro vita è così breve.
- E’ vero. Ma ci sono nostre sorelle di cui non vedranno mai la luce?
- E’ così, e questo somiglia così tanto alla vita di molti di loro: vivono senza vedere mai la luce, e la cosa che ti sembrerà incredibile è che altri uomini approfittano di questo per lasciarli ancora di più nell’oscurità.
- Come i buchi neri?
- Peggio cara, peggio. I buchi neri sono la nostra dolce morte, una porta verso altre dimensioni, quello che loro chiamano “orizzonte degli eventi”. Quando un uomo si spegne dentro, non apre la porta più a nessuno, neppure a se stesso.
- Come il Vuoto Gigante, che ci spaventa tutte?
- Sì, brava. Quell’enorme spazio senza galassie, senza stelle e senza luce, somiglia alla vita dei terrestri quando perdono la capacità di alzare la testa, verso di noi e verso i loro simili. E lì noi non possiamo che stare a guardare.
- Sai, voglio anche io un pianeta attorno a me, anzi un Sistema! Voglio anche io dei pianeti da scaldare e illuminare.
- Chissà, forse un giorno, tra qualche miliardo di anni…
Improvvisamente, mentre era assorto nell’immensità di quel silenzio, sentì qualcuno avvicinarsi. Una mano che lui ben conosceva gli toccò il braccio, e scese fino alla sua mano, stringendola. Sentì il corpo di una donna accostarsi al suo, i seni premere contro la sua schiena, e riconobbe quel profumo che amava.
“Che stai facendo qui amore, ti cercavo?”
“Niente tesoro, avevo voglia di vedere il mare”.
“Il tuo solito carattere da orso eh, non cambi mai. Vieni adesso, torna dentro, che ti cercavano”
“Sai, è strano…”
“Cosa amore mio?”
“Nulla, guardavo le stelle… Ed era come se mi parlassero. Che cosa stupida eh?”
“Chissà, forse no”
Lei si fermò e alzò la testa insieme alla sua. Poi quasi automaticamente i loro sguardi si incrociarono. E nel silenzio della notte si baciarono.
Le due stelle, lassù, dopo anni, sorrisero compiaciute.